ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 14 marzo 2015

Jubilemus igitur, iuvenes dum sumus?

 giubileo

Il papa indice un Giubileo Straordinario? 


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Due parole soltanto, strada facendo, stante il fatto che io ho promesso di non più scrivere di vaticanismo da nessuna parte, e in ogni caso di astenermi da giudizi sul papa: basta non scriverne, per riuscire ad astenervisi. Del resto reputo non troppo utile, anzi forse è persino dannoso parlare criticamente contro un pontificato. Certo è che, in generale, siamo giunti ad una situazione che, ho questa consapevolezza, ormai nessuno può più far nulla: solo Dio in persona e la Vergine possono intervenire dall’altro a sbrogliare la situazione in cui non da mò la Chiesa è venuta a cacciarsi.
Qualche tempo fa c’era un noto cardinale ipocondriaco che, forse in preda allo stato ansioso permanente in cu questa paturnia psicologica induce, aveva sentenziato in privato che lo IOR stava messo malissimo, il suo fallimento è questione di mesi. Esagerava? Forse. Fatto sta che non è la prima volta che si verificano situazioni finanziarie simili, alle quali sovente la Santa Sede ha risposto con una scelta: un Giubileo Straordinario. Nato come il più sacro e penitenziale degli atti collettivi straordinari della Chiesa, per via dell’eterogenesi dei fini, è diventato il più ordinario dei fenomeni profani, al quale si ricorre talora per batter cassa. E già che ci si trova, lucrare le indulgenze, ammesso e non concesso che qualcuno ancora sappia cosa siano.
Fatto sta che gli ultimi giubilei di penitenziale ebbero poco, e tutto basarono sulla sovraesposizione mediatica: sembrò, per chi come me in Roma lo visse in diretta, una sorta di sagra strapaesana dove ogni senso del limite si era perso, e dove la purgazione generale fu l’ultimo pensiero dei partecipanti nell’arco di un anno, il 2000. Tant’è che il cardinale Ratzinger, scorrendo lo psichedelico programma del Giubileo, sollevò gli occhi al cielo in segno di rassegnazione e disse “ogni venticinque anni passi pure…”, ma non oltre.
Oggi leggevo che al papa, nel biennio della sua elezione, spiace essere papa, perché non gli piace viaggiare, perché non gli piacciono le corti, perché non può andare in giro e in pizzeria senza essere riconosciuto, fortuna che, dice, ha presentimento che il suo pontificato durerà poco. Sorridevo pensando al perché accettò di candidarsi nel 2005, perché se ne tornò irritato in Argentina ancora cardinale, perché mesi e mesi prima del conclave era già in contatto con i suoi futuri grandi elettori. Poi è stato finalmente eletto: non glielo ha consigliato il medico di accettare, tanto più che candidati di caratura bene maggiore della sua ce n’erano a volontà, e volentieri ne avrebbero preso il posto. Dunque di che si lamenta?
Infatti ha fatto sapere che non ha alcuna intenzione però di dimettersi, al contrario di quanto dicono, anche ad alto livello dentro la Santa Sede: a 80 anni lascerà. Che poi era quanto nei giorni del pre-conclave andava dicendo il grande elettore e amico di Bergoglio, Hummes: “Quattro anni di Bergoglio bastano”. Bastano a cosa non abbiamo capito. Solo notavo con un sorriso sardonico una incongruenza: Bergoglio, prima del papato, ci andava a mangiare la pizza? I testimoni dei suoi anni molto introversi e passati inosservati a Buenos Aires dicono che Monsignore era tutt’altro che socievole, anzi semmai era scostante. Più che altro una grande timidezza e senso di inadeguatezza fu: Bergoglio è stato sempre solo, drammaticamente solitario, fin da giovane. Non a caso quando lo si invitava a qualche convivio, alla pizza insieme, andava, salutava e correva via. Dunque di che mancanza di pizza parla? Come tutti i solitari e i timidi.
Ma era di ben altro che volevo parlarvi. Mi avvisano i tecnici di una trasmissione religiosa di rilievo nazionale che stanno lavorando a un servizio in diretta: la Penitenziale del papa. Apparentemente nulla di che. Ma pare che dentro la Penitenziale verrà fuori, così dicono, la bombetta: il papa annuncerà clamorosamente l’indizione di un Giubileo Straordinario. Per cosa?
Non mi han saputo dire, ma trattandosi del Bergoglio che conosciamo, il pretesto può essere immaginato da tutti. Tant’è che mi è scappato di commentare che “se l’altro Giubileo fu prossimo al circo equestre, questo potrebbe essere assai prossimo al carnevale di Rio”. Il pretesto dei pretesti potrebbe essere  il 50° della conclusione del Concilio. La ragione vera è il “circo” per distrarre da quel sinodo, che proprio a fine 2015 ci sarà, in cui il papa è riuscito a rivoltarsi contro anche i vescovi tedeschi sui quali in un primo momento aveva fatto affidamento, avendo mollato Kasper e Marx e avendo capito che questi volevano andare ben oltre le intenzioni di Bergoglio. Ecco, il clima festaiolo più che penitenziale di un Giubileo distrarrebbe tutti dal fiasco di fatto del Sinodo sulla famiglia, che, ben inteso … sarebbe un successo per i vescovi ortodossi.
Ma al di là dei pretesti, la ragione ulteriore di un Giubileo Straordinario quale può essere oltre al prossimo pericoloso cinquecentenario dello scisma a cui portò l’eresiarca Lutero … altro tedesco … con tanto di pubblici atti di irenismo verso il protestantesimo, o almeno quei quattro gatti totalmente secolarizzati che ne restano in Europa?
Beh, forse può c’entra qualcosa proprio la questione IOR che accennavo all’inizio: i soldi.
Stiamo a vedere che succede, se niente succede.

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