Conservatori in allarme
Pronta l’enciclica green del Papa. In America c’è chi prepara il diserbante
L’annuncio l’ha dato il segretario Onu, Ban Ki-moon. Adesso dal Vaticano assicurano: “Avrà uno stile pastorale”
L’Heartland Institute, un think tank vicino all’industria dei combustibili fossili, promette già battaglia
Roma. L’enciclica papale sulla custodia del creato è pronta e sarà resa nota al mondo a fine maggio o ai primi di giugno. Lo ha annunciato Ban Ki-moon, segretario generale dell’Onu, uscendo dal colloquio con il Papa a margine della conferenza “Proteggere la terra, nobilitare l’umanità”, che s’è tenuta ieri nella Casina Pio IV, in Vaticano. Quanto ai contenuti del testo – alla cui stesura avrebbero lavorato il teologo Victor Manuel Fernández, rettore dell’Università cattolica d’Argentina e il professor Jeffrey Sachs, gran teorico dello sviluppo sostenibile – poco si sa.
“Penso che l’enciclica toccherà due temi”, ha ipotizzato alla Radio Vaticana il cancelliere della Pontificia accademia delle scienze, mons. Marcelo Sorondo: l’uomo come custode della creazione in modo sostenibile e la situazione della Terra descritta dalle scienze naturali e sociali. Di certo, come ha osservato il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio consiglio giustizia e pace, la chiesa “non è esperta di scienza, tecnologia o economia”.
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Semmai, ha precisato il cardinale Turkson, la chiesa è esperta “in umanità”. E in queste parole può celarsi la chiave per intuire il taglio che avrà il documento firmato da Bergoglio. C’è chi già parla – come ha fatto il Washington Post – di imminente ed epocale svolta green di Francesco, quasi si mettesse di punto in bianco a controllare che le luci a Santa Marta siano tutte spente prima di andare a letto o, come faceva Ken “il rosso” Livingstone, già sindaco di Londra, a raccomandare di non tirare lo sciacquone per risparmiare acqua. “Potrebbe essere il più autorevole insegnamento papale sull’ambiente, argomento legato con l’economia, lo sviluppo globale e la politica”, scrive sempre il Washington Post che – pur ammettendo di non sapere quel che c’è scritto e dimenticando ciò che sull’ecologia scrisse e disse Benedetto XVI – sa bene che negli Stati Uniti si sta preparando una battaglia campale sul testo del Papa, atteso peraltro a Washington il prossimo settembre. “Siete in grado di immaginare quel che faranno i repubblicani quando Francesco dirà ‘voi dovete fare qualcosa contro il riscaldamento globale’?”, domanda in un commento per il New York Times un divertito padre Thomas Reese, ex direttore di America, rivista dei gesuiti: “Penso che lo speaker Boehner fosse fuori di sé quando ha invitato il Papa al Congresso”, ha aggiunto. Anche perché Boehner – fiero e fervente cattolico romano – è colui che più volte ha criticato l’Amministrazione Obama per l’agenda ambientalista, accusata di “ammazzare il lavoro”.
Semmai, ha precisato il cardinale Turkson, la chiesa è esperta “in umanità”. E in queste parole può celarsi la chiave per intuire il taglio che avrà il documento firmato da Bergoglio. C’è chi già parla – come ha fatto il Washington Post – di imminente ed epocale svolta green di Francesco, quasi si mettesse di punto in bianco a controllare che le luci a Santa Marta siano tutte spente prima di andare a letto o, come faceva Ken “il rosso” Livingstone, già sindaco di Londra, a raccomandare di non tirare lo sciacquone per risparmiare acqua. “Potrebbe essere il più autorevole insegnamento papale sull’ambiente, argomento legato con l’economia, lo sviluppo globale e la politica”, scrive sempre il Washington Post che – pur ammettendo di non sapere quel che c’è scritto e dimenticando ciò che sull’ecologia scrisse e disse Benedetto XVI – sa bene che negli Stati Uniti si sta preparando una battaglia campale sul testo del Papa, atteso peraltro a Washington il prossimo settembre. “Siete in grado di immaginare quel che faranno i repubblicani quando Francesco dirà ‘voi dovete fare qualcosa contro il riscaldamento globale’?”, domanda in un commento per il New York Times un divertito padre Thomas Reese, ex direttore di America, rivista dei gesuiti: “Penso che lo speaker Boehner fosse fuori di sé quando ha invitato il Papa al Congresso”, ha aggiunto. Anche perché Boehner – fiero e fervente cattolico romano – è colui che più volte ha criticato l’Amministrazione Obama per l’agenda ambientalista, accusata di “ammazzare il lavoro”.
Chi s’è già mosso per tentare di salvare il salvabile, temendo che tra le righe del documento ci siano anatemi contro il capitalismo liberale, è l’Heartland Institute, un think tank conservatore assai vicino all’industria dei combustibili fossili. Inviando a Roma alcuni rappresentanti, il suo presidente, Joe Bast, ha fatto sapere tramite comunicato stampa che “i poveri del mondo soffriranno orribilmente se le energie affidabili – garanzia di prosperità e di vita migliore – saranno rese meno affidabili per volontà dei pianificatori globali”. Sul fronte opposto, si va da chi spera che “l’approccio dell’enciclica agli animali e alla natura rifletta lo spirito di san Francesco d’Assisi”, come dice al National Catholic Reporter il vicedirettore del Catholic Climate Covenant, Lonnie Ellis, a chi vede finalmente l’occasione per dire basta con “lo scetticismo cattolico verso il cambiamento climatico”. Christiana Peppard, della Fordham University di New York, auspica infatti che il testo papale affermi che “la scienza contemporanea è una strada meravigliosa per conoscere il mondo”. Quel che è chiaro è che non si tratterà della parafrasi di un discorso di Al Gore, a cavallo tra la digressione scientifica e lo studio dei centimetri di ghiaccio squagliati negli ultimi due-tre anni: l’enciclica, infatti, “non potrà naturalmente dare argomenti specificamente scientifici”, ha chiarito mons. Sorondo. E questo perché il documento “ha uno stile pastorale”.di Matteo Matzuzzi | 29 Aprile 2015
Riscaldare il pianeta, col forno a legna di Bergoglio
Dato per scontato che non sarà poi così vero che Francesco è “infuriato” per i soldi spesi dal Vaticano per il padiglione dell’Expo, ma dato per scontato pure che, fosse stato per lui, al posto del padiglione avrebbe messo su un forno a legna per sfornare pizze gratis per i poveri del pianeta per sei mesi, resta che il 1° maggio Bergoglio si collegherà in diretta all’inaugurazione per “ribadire il coinvolgimento della chiesa nei confronti dei temi evocati” dall’Expo che vuole alimentare il pianeta. Ma la notizia più interessante, per rimanere al tema caldo di quel che pensano i cristiani del futuro del pianeta e di chi ci vive sopra, è la petizione presentata in vista di un incontro della pontificia Accademia delle scienze sul clima da due organizzazioni di scienziati e teologi americani, la Cornwall Alliance for the Stewardship of Creation e l’Heartland Institute (evangelici, va detto, ma chi siamo noi per giudicare?) per ammonire il Papa sui contenuti della sua annunciata enciclica ecologica: “Santità, mentre i leader mondiali riflettono su un accordo sul clima, molti guardano a Lei per una guida”. Il senso è che il riscaldamento globale è una bufala, e non è saggio “adottare politiche che richiedano una riduzione dell’uso di combustibile fossile”, poiché ciò manterrebbe nella povertà centinaia di milioni di esseri umani. “Ci appelliamo a Lei affinché consigli ai leader del mondo” di rigettare la bufala. Il forno a legna, o anche a carbone, e via andare. Ad maiorem gloriam Dei.
di Maurizio Crippa | 28 Aprile 2015
http://www.ilfoglio.it/contro-mastro-ciliegia/2015/04/28/riscaldare-il-pianeta-col-forno-a-legna-di-bergoglio___1-vr-128238-rubriche_c160.htm
Clima e Chiesa, si ritorna a prima di Galileo
Clima e Chiesa, si ritorna a prima di Galileo
«Come possiamo godere dello sviluppo sostenibile in un pianeta molto affollato? (…) Due secoli fa, il pensatore britannico Thomas Robert Malthus avvertì che una eccessiva crescita della popolazione avrebbe minato il progresso economico. Questa è la minaccia che abbiamo davanti ancora oggi…». Questo affermava alla CNN il 21 ottobre 2011 Jeffrey Sachs, il “profeta” dello sviluppo sostenibile gran protagonista ieri in Vaticano nel convegno dedicato allo sviluppo sostenibile e ai cambiamenti climatici. Non solo è stato relatore principale, ma dal presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, il cardinale Peter Turkson, le sue tesi sono state portate ad esempio: «Siamo nell’era dello sviluppo sostenibile e dobbiamo fare le scelte giuste, scelte morali», ha detto Turcson invitando a leggere il nuovo libro di Sachs, distribuito per l’occasione (clicca qui).
Ecco a chi è affidato il pensiero cattolico in tema di economia e ambiente, a un neo-malthusiano incapace perfino di riconoscere che la storia ha ampiamente smentito Malthus. E non che quello di Sachs, consigliere speciale del segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon per gli obiettivi del Millennio, sia un pensiero segreto. Il controllo delle nascite è da sempre uno dei pilastri del suo pensiero. Basti pensare che in un articolo del 2004 (clicca qui) rimproverava i paesi occidentali che si preoccupavano della denatalità nei loro paesi. Stolti, diceva Sachs, non vi rendete conto della vostra fortuna, ci saranno «grandi benefici in società con popolazione stabile o progressivamente declinante»: più ricchezza e meno pressioni sull’ambiente. E infatti si è visto cosa è successo in questi dieci anni. Quando si parla di pensiero non cattolico che si è insinuato nella Chiesa è anche a questo che ci si riferisce.
Eppure è a questo genere di “profeti” che sembra voglia affidarsi oggi la Chiesanell’elaborazione della Dottrina sociale, abbandonando quella visione realistica e quella saggezza, quella capacità di vedere oltre le mode del momento perché ancorata a valori eterni, che fin qui l’aveva caratterizzata.
Da questo punto di vista anche l’intervento del cardinale Turkson ieri presentava almeno due questioni critiche, oltre all’incensazione di Jeffrey Sachs, che non per niente è membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.
La prima questione è la confusione tra tesi scientifiche e azioni morali. Il presidente di Giustizia e Pace ha dato per scontata la tesi del Riscaldamento globale antropogenico (ovvero causato dall’uomo), che è questione tutt’altro che chiusa dal punto di vista scientifico, elevandola a verità di fede che richiede perciò un’azione morale immediata. Ha mescolato luoghi comuni pseudoscientifici – come il rapporto causa-effetto tra combustibili fossili e cambiamenti climatici – con princìpi religiosi, riportando la Chiesa indietro di 400 anni (ovviamente la responsabilità non è solo la sua, ma è la preoccupante tendenza in atto ai vertici della Chiesa). C’erano voluti 350 anni e Giovanni Paolo II per chiudere il “caso Galileo” chiarendo che la Bibbia non va interpretata come fosse un manuale di scienze. Ed eccoci di nuovo a mettere fittiziamente insieme dottrina della Creazione e politiche del clima, come se dall’una discendessero le altre. Si può capire allora perché in tanti si aspettino dalla prossima enciclica di Papa Francesco l’impulso a combattere contro i cambiamenti climatici, e Greenpeace abbia ieri addirittura pubblicata una lettera aperta di ringraziamento a papa Francesco per le sue iniziative “ecologiche”.
Eppure era stato proprio papa Francesco a prendere le distanze da certe posizioni che confondono dottrina e problemi scientifici. Nella conferenza stampa sull’aereo che nel recente viaggio in Asia lo portava dalla Corea alle Filippine, rispondendo a un giornalista tedesco che gli chiedeva dell’enciclica sull’ambiente, papa Francesco chiariva: «Ma adesso è un problema non facile, perché sulla custodia del creato, l’ecologia, anche l’ecologia umana, si può parlare con una certa sicurezza fino ad un certo punto. Poi, vengono le ipotesi scientifiche, alcune abbastanza sicure, altre no. E un’Enciclica così, che dev’essere magisteriale, deve andare avanti soltanto sulle sicurezze, sulle cose che sono sicure. Perché, se il Papa dice che il centro dell’universo è la Terra e non il Sole, sbaglia, perché dice una cosa che dev’essere scientifica, e così non va. Così succede adesso. Dobbiamo fare adesso lo studio, numero per numero, e credo che diventerà più piccola. Ma, andare all’essenziale e a quello che si può affermare con sicurezza. Si può dire in nota, a piè di pagina, "su questo c’è questa ipotesi, questa, questa…", dirlo come informazione, ma non nel corpo di un’Enciclica, che è dottrinale e deve essere sicura».
La seconda questione riguarda il ruolo della Chiesa e dei cattolici davanti ai problemi legati all’ambiente, che pure non mancano. Il punto originale del cattolicesimo è riconoscere che proprio in quanto Creato c’è un ordine naturale stabilito dal Creatore, che ha posto l’uomo al vertice della Creazione, unico essere vivente fatto a immagine e somiglianza di Dio. L’esperienza benedettina ci dimostra che chi vive “cercando Dio” rende più bello anche il Creato oltre che più umana la vita, e al contrario il disordine ambientale nasce dalla rottura del legame con Dio, che può generare sfruttamento selvaggio da una parte e divinizzazione della natura dall’altra. Ecco perché il primo contributo che la Chiesa può dare alla questione ambientale è l’evangelizzazione e questo è anche il senso più profondo dell’«ecologia umana».
Ma è una consapevolezza che sembra essersi offuscata, diluita in un ecumenismo ecologista che appare come il “braccio etico” di un potere globale: tutte le religioni insieme per dare una consistenza morale all’impegno che le agenzie ONU ci chiedono per la salute del pianeta. Davanti a prolungate siccità o repentini alluvioni, non più processioni, preghiere, messe; no, ora l’ordine è ridurre le emissioni di anidride carbonica. Oggi «la piena conversione di cuori e menti» significa per i leader religiosi essere dei «modelli» di sostenibilità, ha detto ieri il cardinale Turcson: «Guidiamo con l’esempio! Pensate quale messaggio positivo sarebbe per le persone di fede non solo predicare la sostenibilità ma vivere vite sostenibili! Ad esempio, pensate quale messaggio positivo sarebbe se chiese, moschee, sinagoghe e templi di tutto il mondo diventassero a “zero emissioni”».
Non sono le idee strampalate di un cardinale, è l’andazzo prevalente nella Chiesa: la stessa impostazione si trova nella “conversione ecologica” stabilita dall’ordine dei Gesuiti, nelle diocesi o nelle parrocchie dove si annuncia come un “gesto profetico” installare i pannelli solari sulla chiesa parrocchiale; nei sussidi per vivere i gesti di Quaresima dove tra le pratiche di conversione viene indicata la raccolta differenziata dei rifiuti; nei concorsi per la “Chiesa sostenibile”.
Insomma, il vero cambiamento di clima che ci dovrebbe preoccupare è quello nella Chiesa.
Ban Ki-moon: dal Papa sostegno per affrontare il cambio di clima
Il Segretario dell’Onu incontra Francesco e apre il convegno ecologico in Vaticano. «Attesa per l’enciclica a giugno e il discorso del Pontefice a New York il 25 settembre»
IACOPO SCARAMUZZICITTÀ DEL VATICANO
Papa Francesco ha una «leadership spirituale e morale» capace di incidere positivamente sul dibattito in corso per affrontare a livello globale il «cambiamento climatico». Lo ha sottolineato Ban Ki-moon, che ha incontrato stamane Francesco prima di aprire un convegno internazionale in Vaticano sul clima. Il Segretario generale delle Nazioni Unite, che ieri ha incontrato il premier italiano Matteo Renzi e domani vedrà Francois Hollande a Parigi in vista del vertice Onu sul clima che si svolgerà nella capitale francese a dicembre, ha espresso l’attesa sia per l’enciclica ecologica del Papa, che uscirà, ha detto, a giugno, sia per l’intervento che Bergoglio terrà al «Palazzo di vetro» di New York il prossimo 25 settembre.
«Ho discusso con politici, ong, e ora il motivo per cui vengo da papa Francesco è che abbiamo bisogno del sostegno morale dei leader religiosi», ha detto Ban Ki-moon nel corso di una conferenza stampa nella Casina Pio IV, sede della Pontificia Accademia delle Scienze dove si svolge, per tutta la giornata odierna, il workshop internazionale Protect the Earth, Dignify Humanity. The Moral Dimensions of Climate Change and Sustainable Development (Proteggere la terra, rendere degna l’umanità. La dimensione morale del cambiamento climatico e dello sviluppo sostenibile.
«Non penso che i leader religiosi siano scienziati, ma penso che l’impegno morale e la volontà politica possano mobilitare le persone. In questo senso non solo gli scienziati, ma tutti devono essere parte di questo processo e i leader religiosi hanno un ruolo molto importante. Affrontare il cambiamento climatico è un imperativo morale urgente, tutte le persone di fede e di coscienza possono concordare su questo, i religiosi e gli scienziati possono allearsi per un’azione globale», ha detto ancora Ban Ki-moon. «Abbiamo solo pochi anni prima che la possibilità si chiuda per sempre, per il bene delle generazioni future». Ban Ki-moon ha accennato, nel corso del suo intervento, che l’enciclica ecologica del Papa è terminata, è ora in fase di traduzione, e uscirà «a giugno», ossia, «in un momento critico», ha proseguito il segretario generale dell’Onu, evocando il vertice di dicembre a Parigi: «Faccio appello ai leader politici ad avere obiettivi ambiziosi», ha detto, affermando che quell’appuntamento «non sarà il punto finale, ma sarà un punto di svolta, e poi bisognerà applicare quanto verrà deciso».
Ban Ki-moon viaggerà oggi a Parigi, dove visiterà l’Ocse nel pomeriggio e incontrerà domani il presidente francese Hollande e il ministro degli Esteri Laurent Fabius. «Sradicare la povertà estrema, porre fine alle esclusioni sociali, proteggere l’ambiente sono valori che sono pienamente coerenti con le grandi religioni», ha detto Ban Ki-moon nel suo intervento. «Papa Francesco è una delle voci morali più appassionate di questi valori e io plaudo alla sua leadership».
Jorge Mario Bergoglio si è recato dalle 9,15 alle 9,45 nella Casina Pio IV per un «breve incontro in forma privata» con Ban Ki-moon. Il quale «ha manifestato al Papa la sua gratitudine per aver accettato di rivolgersi all’Assemblea delle Nazioni Unite il prossimo 25 settembre», ha riferito a fine mattinata il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, «gli ha espresso l’attesa per il suo discorso in tale occasione e per la sua prossima enciclica, e gli ha illustrato alcuni punti dell’attuale impegno delle Nazioni Unite a proposito non solo delle questioni ambientali, ma anche dei migranti e delle drammatiche situazioni umanitarie nelle aree del mondo colpite da conflitti».
Precisando di non potere parlare a nome del Papa, Ban Ki-moon, in conferenza stampa, ha risposto indirettamente a chi domandava un commento sulle critiche, provenienti per esempio da ambienti conservatori statunitensi, circa la posizione Onu sul cambiamento climatico e la probabile inclusione di questo tema nella prossima enciclica di Bergoglio. «Sua Santità Papa Francesco ha convocato l'incontro di oggi, con la partecipazione di scienziati e leader religiosi e la mia partecipazione. La scienza e la religione sono alleate sulla questione del cambiamento climatico ed hanno chiarito che è necessario modificare i comportamenti e gli stili di vita per affrontarlo. Non possiamo cambiare la natura. Sono sicuro che l'enciclica avrà un profondo impatto sulla discussione e spero che anche il discorso che il Papa pronuncerà a New York il 25 settembre avrà un profondo impatto. Sono convinto della sua leadership spirituale e morale».
Un think tank conservatore di Chicago, Heartland Institute, si trova proprio in questi giorni a Roma per sensibilizzare l'opinione pubblica e raggiungere papa Francesco affermando che «non c'è alcuna crisi di riscaldamento globale». «Sebbene il cuore di papa Francesco sia sicuramente nel posto giusto», ha scritto in una nota Joseph Bast, presidente del gruppo, «farebbe un disservizio ai suoi fedeli e al mondo ponendo la sua autorità morale dietro l'agenda non-scientifica delle Nazioni Unite sul clima».
Nel corso della conferenza stampa il Segretario generale dell’Onu, che ieri ha incontrato anche l’alta rappresentante Ue per la politica estera Federica Mogherini, è tornato a ribadire la necessità di creare «canali umanitari e legali» per gli immigrati anziché adottare misure come la distruzione dei barconi ipotizzato in sede Ue.
Al convegno sull’ecologia ha presenziato, dalle 10,30 mattina accanto a Ban Ki-moon, il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella. Presente, tra i partecipanti, l’economista statunitense Jeffrey Sachs, Romano Prodi e il presidente dell’Ecuador Rafael Correa. L’incontro è stato presentato dal monsignore argentino Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, e dal cardinale ghanese Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace.
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