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lunedì 13 aprile 2015

Mamma li turchi..!

Genocidio armeno, tutti i perché della diatriba fra Papa Francesco e Turchia




Era più che scontata la reazione della Turchia alle parole pronunciate ieri mattina in San Pietro dal Papa durante la messa per i fedeli di rito armeno, che ricordano il centenario del genocidio che avvenne per mano ottomana. Francesco lo sapeva bene e di certo sia lui sia la Segreteria di Stato avevano messo in conto la “forte irritazione” del governo di Ankara. Non è bastato (ma lo si sapeva) indicare nel testo ufficiale pronunziato a inizio della celebrazione che a parlare di “primo genocidio del XX secolo” era stato Giovanni Paolo II in una dichiarazione congiunta con Karekin II, il 27 settembre del 2001.



IL DISCORSO DEL PAPA

Il Pontefice aveva iniziato il Saluto ai presenti parlando ancora una volta della “terza guerra mondiale a pezzi, in cui assistiamo quotidianamente a crimini efferati, a massacri sanguinosi e alla follia della distruzione. Purtroppo ancora oggi sentiamo il grido soffocato e trascurato di tanti nostri fratelli e sorelle inermi, che a causa della loro fede in Cristo o della loro appartenenza etnica vengono pubblicamente e atrocemente uccisi – decapitati, crocifissi, bruciati vivi – oppure costretti ad abbandonare la loro terra”.

“UN GENOCIDIO CAUSATO DALL’INDIFFERENZA”

E anche oggi, ha aggiunto Francesco, “stiamo vivendo una sorta di genocidio causato dall’indifferenza generale e collettiva”. Quindi passava a elencare “le tre grandi tragedie inaudite” vissute dall’umanità nel secolo scorso: il genocidio armeno che “ha colpito il vostro popolo armeno, prima nazione cristiana”, nazismo e stalinismo. A questi si associano “altri stermini di massa, come quelli in Cambogia, in Ruanda, in Burundi e in Bosnia”.

LA REAZIONE DI ANKARA

Tanto è bastato per far reagire la Turchia. Innanzitutto, l’ambasciatore presso la Santa Sede, Mehmet Pacaci, ha cancellato una conferenza stampa pianificata da tempo, probabilmente – scrive l’agenzia Associated Press – dopo aver appreso le parole che il Papa avrebbe pronunciato in San Pietro. Nel primo pomeriggio, poi, il ministero degli Esteri di Ankara ha convocato il nunzio, mons. Antonio Lucibello, al quale è stata espressa la “forte irritazione” del governo per le frasi lette da Francesco durante la celebrazione. Nel pomeriggio, la terza mossa: richiamare in Turchia “per consultazioni” l’ambasciatore presso la Santa Sede.

“IL PAPA DISTORCE LA STORIA”

Il comunicato diffuso dal Ministero degli Esteri di Ankara è durissimo: “Il discorso del Papa è controverso in ogni suo aspetto, è basato sul pregiudizio e distorce la storia”. Inoltre, s’afferma, quel testo “riduce le pene patite in Anatolia, durante la Prima guerra mondiale, ai membri di una sola religione”. Il ministero degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, nel ritenere “inaccettabili” le parole di Francesco, ha anche sottolineato che un “leader religioso non dovrebbe fomentare l’odio religioso”.

IL VOTO DEL 7 GIUGNO

Scrive Marta Ottaviani sulla Stampa che “i siti internet dicono che la risposta di Ankara è appena iniziata e che nei prossimi giorni potrebbero arrivare nuovi segnali. A giudicare dai toni della Mezzaluna c’è da crederci”. Quotidiani come Hurriyet hanno scritto che il discorso del Pontefice è giunto come una sorta di doccia gelata, dopo che la visita del Papa in Turchia, lo scorso novembre, “era stata presentata come un grande successodel presidente Recep Tayyip Erdogan”. Anche i social network – prosegue Ottaviani – non hanno fatto mancare gli attacchi al Papa, “accusato di essere un bugiardo e di aver compiuto con le sue parole un passo indietro, allontanandosi dalla pace”. Forte è il sospetto che l’incidente diplomatico di ieri sarà usato dal partito di Erdogan per risalire nei sondaggi in vista delle elezioni politiche del prossimo 7 giugno.

“FRANCESCO NON ASSUME UNA POSIZIONE ANTITURCA”


Sul Corriere della Sera, lo storico Andrea Riccardi osserva che “fino a ieri sembrava che il Papa si sarebbe attenuto alla prudenza. Così hanno fatto i suoi predecessori fino a Giovanni Paolo II nel 2000, primo Papa a riconoscere il genocidio. Se Francesco non avesse parlato, avrebbe mancato nei confronti degli armeni, ma anche verso quei turchi (non così pochi) che si battono per rapporti veri con gli armeni”. Ma anche a giudizio del fondatore della Comunità di Sant’Egidio, per Francesco “esiste però una questione ulteriore: è in atto un genocidio causato dall’indifferenza generale”. A ogni modo, scrive, “il Papa non assume una posizione antiturca. Ma non si può restare prigionieri di una contrapposizione secolare. Il turco e l’armeno di oggi non sono quelli di cent’anni fa”.

13 - 04 - 2015Matteo Matzuzzi

http://www.formiche.net/2015/04/13/genocidio-armeno-turchia-papa-bergoglio/

Il Genocidio Armeno : 100 anni di silenzio

“Il Genocidio Armeno: 100 anni di silenzio”, parlano gli ultimi sopravvissuti
Novità in libreria.

“Il genocidio Armeno: 100 anni di silenzio. Lo straordinario racconto degli ultimi sopravvissuti” (Arkadia Editore, 2015). 
Un libro di Alessandro Aramu, Gian Micalessin, Anna Mazzone. 
Foto di Romolo Eucalitto. 
Prefazione di Raimondo Schiavone. 
Scritti di Giancarlo Pagliarini, Suren Manukyan (vice direttore del Museo del Genocidio Armeno a Yerevan), Sargis Ghazaryan (ambasciatore della Repubblica di Armenia in Italia) e Hovakim Manukyan (Direttore dell’Ufficio per le questioni ecclesiastiche della Santa Sede di Etchmiadzin). 

Il libro uscirà in tutta Italia il prossimo 1 aprile ed è promosso dal Centro Italo Arabo Assadakah con la collaborazione dell’Ambasciata della Repubblica di Armenia in Italia e dall’agenzia di stampa nazionale Armenpress.

La notte del 24 aprile 1915 iniziava l’orrendo e sistematico sterminio del popolo armeno nei territori dell’Impero ottomano da parte dei turchi musulmani. 
In un solo mese, più di mille intellettuali, tra cui giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati al Parlamento furono deportati verso l’interno dell’Anatolia e massacrati lungo la strada. 
Nelle marce della morte, centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento. 
Alla fine gli armeni cristiani massacrati furono circa un milione e mezzo.

A distanza di 100 anni da quel genocidio, il primo del secolo scorso, un giornalista italiano, Alessandro Aramu, e un importante fotografo di cinema, Romolo Eucalitto, incontrano a Yerevan, la capitale armena, gli ultimi sopravvissuti di una tragedia che la Turchia ancora oggi si rifiuta di riconoscere. 
Una testimonianza straordinaria, con una ricca documentazione fotografica, da parte di chi ha vissuto in prima persona le persecuzioni, le violenze e l’esilio forzato, lontano dalla patria negata. 
Un reportage che dal passato arriva fino ai giorni nostri, per comprendere come l’Armenia contemporanea, attraverso le nuove generazioni, affronti la sfida della memoria condivisa come elemento di identità e di appartenenza a un popolo.

Oggi gli armeni rischiano di subire un nuovo genocidio in Medio Oriente da parte dei fondamentalisti islamici dell’ISIS. 
Nella seconda parte del volume, Gian Micalessin, inviato di guerra de Il Giornale, racconta la sua esperienza in Siria, con una serie di reportage dalle città di Aleppo e Qamishli dove i cristiani patiscono più di altri la furia di una violenza che ha radici lontane. 
Il saggio vede la partecipazione di giornalisti, storici e intellettuali italiani e armeni, tutti impegnati a raccontare un secolo di storia del genocidio dimenticato. 
Infine la contemporaneità del Nagorno Karabakh e le tensioni tra Armenia e Azerbaigian in uno scritto della giornalista Anna Mazzone.


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Centro studi Giuseppe Federici -  
Per una nuova insorgenza

1 commento:

  1. lo storico andrea riccardi ??????????????????????!!!!!!!!!!!!!!!

    forse qualcuno non ha ben a mente il significato del termine storico...... lo storico non usa prudenza e non incita a farlo per non "irritare" chi quella storia vuole eliminare, lo storico vero racconta la VERA STORIA. Capito riccccccardi?

    ma verrà il giudizio di Dio e allora vedremo che storia racconterai......

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