ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 9 aprile 2015

Per chi suona la campana?

L'altra campana sul sequestro dei beni nell'ambito del commissariamento dei Francescani dell'Immacolata


Il sequestro preventivo dei beni di due Associazioni civili con scopi vicini alla Famiglia religiosa dei Francescani dell’Immacolata, disposto dalla Procura di Avellino, è un atto collegato all’indagine in corso, relativa alla gestione dei beni stessi.
L’indagine si muove parallelamente al Commissariamento canonico dell’Istituto dei Frati, disposto dalla Santa Sede nel luglio del 2013, per dissensi interni all’Istituto. Il patrimonio in questione, è legato a enti di natura civile e non ecclesiastica, come rivendicato dal Commissario Apostolico, non è mai stato di proprietà dell’Istituto dei Frati, che vive in un regime di assoluta povertà, con il consenso della Santa Sede.
Di rilievo è la constatazione che i presidenti e tutti i membri di dette Associazioni sono laici stimati dai Frati stessi, aventi sicura integrità morale, i quali, da decenni, hanno sostenuto anche con donazioni proprie, in denaro, mobili e immobili, l’attività dei Frati e delle Suore.
Le Associazioni son nate come enti di diritto civile; la possibilità che siano costituite da laici di provata rettitudine di vita, è un’azione totalmente legittima, fatta in modo pubblico e trasparente, in ossequio allo spirito francescano di povertà assoluta.

Il commissariamento canonico è oggetto di ampia contestazione interna ed esterna all’Istituto e, allo stato, sono migliaia i laici che disapprovano il comportamento del Commissario apostolico e dei suoi stretti collaboratori, da loro ritenuti responsabili di gravi abusi in danno dell’unità della Famiglia religiosa e della tutela del suo carisma e statuto di vita.
Sul commissario gravano anche denunce per diffamazione da parte di alcuni laici e sarebbe stato perlomeno opportuno, sul piano morale, che egli, essendo parte in causa, rifiutasse la custodia giudiziaria del patrimonio delle Associazioni; tale provvedimento di custodia, oltretutto, mette nelle sue mani anche i beni che sono in uso al ramo femminile, le Suore Francescane dell’Immacolata, senza che egli abbia ricevuto specifico mandato canonico in tal senso.
La situazioni che si è così determinata, fa sì che molti laici autori di donazioni nei confronti delle Associazioni, si sentano derubati e truffati, non accettando l’idea che i loro beni siano dati in gestione al Commissario, il quale potrebbe farne uso anche in modo difforme dagli originari intenti; a riprova di ciò, si consideri che molti laici, i quali avevano disposto lasciti testamentari in favore di dette Associazioni, stanno procedendo, proprio in questi giorni, a modificare tale disposizioni.
Questa assurda lotta interna all’Istituto finisce, inevitabilmente, per gettare fango anche sui singoli frati che ancora sostengono il carisma originario impresso all’Ordine dei suoi storici Fondatori; Tra le vittime di quest’aggressione mediatica, vi sono due bravissimi Frati Francescani dell’Immacolata, Padre Bernardino Maria Abate e Padre Pietro Maria Luongo, entrambi accusati di essersi procurati un profitto ingiusto, per sé o per altri. Ma quale sarebbe questo profitto? Forse i frati in questione godono di qualche particolare vantaggio economico? Hanno proprietà loro intestate in Italia o all’estero? Gestiscono conti o amministrano patrimoni per interessi personali? Si è mai arricchito qualcuno della loro famiglia a seguito del loro ingresso nella vita religiosa? Chi li conosce da sempre, sa benissimo che sono due buoni e stimatissimi religiosi, che si sforzano di fare della preghiera e dell’apostolato la loro ragione di vita. Si preoccupano solo del bene delle anime e si impegnano, giorno dopo giorno, a vivere la Regola dell’Istituto. Schivi da mondanità, frivolezze, meschinità e operazioni di piccolo cabotaggio, ovunque sono stati, hanno seminato esempi di una vita sobria, esente da lussi, anzi, a volte, mancava loro anche il necessario sostentamento. Alcuni anni fa, ricordo che un giorno mi fermai a fare colazione con padre Pietro. Si serviva pane, acqua calda e zucchero. Ecco il tenore di vita di chi avrebbe messo da parte il tesoretto. Chiunque sia stato loro vicino è stato colpito dal loro comportamento esemplare e dagli edificanti buoni esempi di vita religiosa.

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