ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 2 maggio 2015

Si professa ancora “la fede cattolica, trasmessa dagli Apostoli”? […]

SINODO 2015, SCHIERAMENTI IN CORSO. Il rilevamento di un fenomeno tanto interessante quanto poco colto e la nostra posizione


«Ti supplichiamo, Dio Onnipotente, di non permettere che da alcuna tempesta siamo sconvolti noi, che Tu hai saldamente edificati sulla roccia della fede apostolica». (Messa della Vigilia dei S.S. Apostoli Pietro e Paolo)

«Cosa ne direbbe la prima comunità cristiana, quella che era “un cuor solo e un’anima sola”? Si professa ancora “la fede cattolica, trasmessa dagli Apostoli”? […] Come si può riempirsi la bocca della comunione e nel contempo dare (o lasciar dare), dietro veste ufficiale, queste picconate a quella che della comunione è proprio la base, la dottrina della fede?». (Dalla nostra lettera più recente alla Diocesi, di protesta per uno scandalo parrocchiale contro la fede)

30-IV-2015
S. Caterina da Siena, Patrona d’Italia



E' di queste settimane la seguente affermazione: «Un cambiamento della dottrina, del dogma, è impensabile. Chi tuttavia lo fa consapevolmente, o invoca con insistenza che venga fatto, è un eretico, anche se indossa la porpora romana». Il bersaglio è alquanto evidente.

Fino a ieri (ma sul territorio, soprattutto italico e specialmente marchigiano, ancora oggi) sarebbe stato detto che è un discorso inaccettabile, contro la comunione ecclesiale, atto a essere – in qualche modo – “fatti fuori”. Eppure, sapete chi è il “pazzo isolato” che in tal modo ha fatto sentire la sua voce? Un alto ecclesiastico: il cardinale Brandmüller.

S.E. IL CARD. BURKE.
Un prelato per cui pregare
E non è il solo: prese di posizione in consonanza sono state recentemente espresse da più Vescovi, come Schneider e Lenga (la cui lettera aperta abbiamo offerto al nostro Vescovo, in spirito di parresia, come dono – veramente filiale e non opportunisticamente servile – per alcuni suoi anniversari), e Cardinali, come Burke (che ha detto: se S.S. Francesco si ostinerà – con l’autoreferenzialità di cui accusano gli altri, rileviamo ironicamente noi – nel sostegno, finora informale, alla “linea Kasper”, mi vedrò costretto a resistergli) e Sarah (cfr. citazioni introduttive all’ultimo articolo).

Ricordate cosa avevamo scritto, certo con delle riserve? Finalmente è rottura della solidarietà nella menzogna. Chi ha snobbato questo discorso (per vigliaccheria, per disattenzione o per ottusità che sia) non è stato proprio buon osservatore, non ha avuto certo una gran vista: l’analisi infatti si sta mostrando sostanzialmente fondata. Ora c’è un fenomeno nuovo, stavolta positivamente nuovo, da noi lungamente atteso; e questo è l’ “effetto Bergoglio” che ci piace: paradossalmente, il tenebroso e ribaltonistico febbraio-marzo 2013 è stato anche provvidenziale (come già detto e come, pur attendisticamente, avevamo ipotizzato da subito).

Le prese di posizione, talvolta insolitamente forti, stanno fioccando anche a livello geografico: mentre la Chiesa in Germania, per bocca del cardinale Marx, reclama comunque l’applicazione della linea Kasper, l’Africa, con il cardinale Sarah, proclama con fermezza apostolica la sua risoluta opposizione ad ogni eventuale tradimento. Schierati contro la posizione espressa da Kasper anche la Polonia, implicitamente l’Ucraina (giacché la famosa fotografia, di tutto il suo episcopato in ginocchio dal “Papa emerito”, non è circolata certo a caso) e sostanzialmente gli Stati Uniti d’America.

La codarda Italia (per non dire delle stagnanti e miopi Marche, armoniche e buonsensiste ma anche piccole dentro) tende, nello scontro esplicito e temuto pesante, a starne fuori. Dimentica dei moniti divini per cui il tiepido, per certi versi, è addirittura peggio del male, e si fa vomitare dal Signore: sarà un caso che entrambi i papabili che già stanno emergendo per il prossimo Conclave, sia il candidato dei progressisti sia quello dei ratzingeriani, sono extraeuropei? Sarà un caso che, con ogni probabilità, il prossimo Conclave sarà il quarto di seguito (giacché il mezzo piemontese Bergoglio ufficialmente è stato presentato come argentino) da cui, dopo secoli di monopolio, uscirà un Papa (Vescovo di Roma) non italiano? D’altra parte, è anche vero che la bocciatura di mons. Forte al ballottaggio per una vicepresidenza della Cei, bocciatura 70 a 30 nonostante la percezione diffusa della sponsorizzazione franceschiana a suo vantaggio, è stata anch’essa un fatto e un segnale (pur soltanto implicito).

E mentre il card. Kasper si chiede preoccupato: «Rimarrà il pontificato di Francesco solo un breve interludio nella storia della Chiesa?», il card. Napier tenta di separare Kasper e Bergoglio, per non lasciare la copertura popolare del secondo alla faziosa corrente del primo.

A questo punto, Sua Santità Francesco che farà? è piuttosto risaputo a Roma che l’anno scorso ha ricevuto dal Sacro Collegio Cardinalizio, pare anche per iscritto, qualcosa che assomiglia al primo grado delle monizioni canoniche; adesso siamo agli avvertimenti pubblici. Certamente, come abbiamo scritto, non si trova in una situazione facile: che la Madonna di Fatima lo aiuti a compiere, con lucidità, un atto di amore alla Chiesa (e non una falsa terza via gesuitica, ad esempio soluzioni locali dell’empasse). 

Ad ogni modo, i resistenti (al partito al potere) del Sinodo 2014 non sembrano andare verso quello 2015 in aria di resa; il che è notevole; il dubbio semmai è se, e quanti, sono disposti – all’occorrenza – a passare effettivamente al piano B: ringraziamo il Cielo per la prima cosa e preghiamo per la seconda.

"ANTICO E SEMPRE NUOVO".
La giovanissima organista della Cappellania
per la Tradizione cattolica
inizia il suo servizio. Auguri Serena!
In questo quadro, che sempre più suona campana a morto per la linea della “cura condivisa”, intanto si è spaccata l’area ecclesiale non progressista; sostanzialmente l’area moderata, che – già propensa, in genere, all’individualismo – è andata in pezzi. I conformisti e governativi si sono buttati tutti col partito dato per vincente. Comunione e liberazione, pubblicamente insultata da padre Bergoglio (peraltro assai sgradevolmente, vista la rivalità al Conclave col ciellino Scola), al seguito di don Carron si sta dando talvolta a delle autocritiche così servili da dare dei punti a quelle dei regimi comunisti; confessandosi colpevoli, anzi colpevolissimi, di autoreferenzialità quando a siffatta accusa, tutt’altro che nuova verso l’ “integralista” Cl, ieri rispondevano con dignità: “Autoreferenziali? No, diversi”. Non pochi ciellini però stanno con Socci, su posizioni opposte. In generale il partito moderato-conservatore (spesso indicato con la denominazione di ratzingeriani) è tendenzialmente scisso tra la linea di quei ratzingeriani voltagabbana, che con zelo servile si sono buttati con il nuovo potere (come quel sacerdote di cui abbiamo scritto qualche mese fa; come quel prelato che, già legato al card. Bertone, vistosamente e vanamente sta cercando di accreditarsi come franceschiano) e quella dei protagonisti della reazione montante che stiamo descrivendo, a maggioranza e trazione appunto ratzingeriana. Particolarmente pesante la spaccatura nell’area Vetus Ordo, dilaniata dal contrasto tra la tendenza viscerale al rigetto del bergoglismo e il timore di perdere – mostrandosi non “allineati” e non “integrati” – le tante Messe in belle chiese (e noi non siamo scontenti di essere un piccolo gruppo; libero da complessi, provvisto di una mentalità da tempi di guerra e da terra di missione – in quali siamo –, organizzato per durare: sicché queste cose possiamo dirle, tranquillamente e senza doppiezza). Emblematiche in tal senso le reazioni dei lettori del sito più popolare nell’ambiente, Messa in latino, a un articolo (a impegnativa firma della redazione) di tenore servile su Papa Francesco: si sono divisi esattamente a metà, 19 “mi piace” contro 19 “non mi piace”; poi 22 a 22! (E poi non sappiamo perché non lo leggiamo molto, preferendo rileggere la ricca rassegna di articoli presenti in questa nostra sede). Spaccati come una mela.

E noi? Nell’incipiente quadro bipolare, siamo schierati con il blocco dei ratzingeriani resistenti. Senza giochetti (quali, ad esempio, dirottare l’opposizione su discorsi e attitudini vanamente accademici, o virtuali): che sono, in ultima analisi, forme menzognere della vigliacca fuga dal campo. In un “appoggio esterno” che – come evidente in loco e più ampiamente ai nostri lettori attenti e fedeli – integriamo con un contributo specifico, di tipo appunto “tradizionalista”: il lodevole insorgere delle coscienze contro questo recentissimo passo ulteriore (che è reale), “questo è troppo”, non può non essere integrato da un’ampia riflessione critica sulla strada che ci ha condotti a questo; da una radicale (cioè profonda) rimessa in causa della pianta. Come dicevamo già sotto Benedetto XVI (e in precedenza), con pensosità e senza trionfalismi. E come talvolta riconosciuto, in qualche misura, da alcune autorevoli personalità di area ecclesiale centrale, non tradizionaliste ma piuttosto liberali moderate, quali il card. George (R.I.P., e preghi per la Chiesa), e più recentemente il card. Ruini e Antonio Socci, che hanno fatto anche degli accenni “revisionisti” sul nuovo corso ecclesiale: aperture che, con l’aiuto della realtà e della “via regale della Santa Croce”, testimoniamo vadano ben approfondite.

www.cattolicitradizionalistimarche.org

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