Altro che Jeb Bush, a snobbare l’enciclica in America sono i vescovi
L'assemblea primaverile dell'episcopato Usa ha parlato di tutto tranne che d'ambiente
Il giurista conservatore Robert George: "Leggere con rispetto quel che ha scritto il Papa”
Roma. C’è Jeb Bush che fa sapere urbi et orbi di non farsene nulla dei consigli del Papa e c’è il senatore dell’Oklahoma, Jim Inhofe, che suggerisce al Pontefice, senza badare troppo al politically correct, di farsi gli affari suoi. Sono le reazioni – non le uniche – della destra americana alla vigilia della pubblicazione della summa ecologica di Francesco sulla cura della casa comune (presentazione fissata per oggi, nell’Aula Nuova del Sinodo, con parterre de rois tra eminenze, scienziati, professori).
Tutto più o meno scontato, tanto che settimane fa il padre gesuita Thomas Reese, già direttore di America magazine, si chiedeva ironicamente se il leader repubblicano alla Camera fosse stato lucido nel momento in cui aveva spedito a Santa Marta l’invito per Bergoglio affinché parlasse al Congresso. Ma c’è un’altra opposizione, meno incline allo scontro aperto, che potrebbe creare più problemi circa la ricezione del documento papale in terra americana. E’ rappresentata dai vescovi statunitensi che nella recente assemblea primaverile hanno parlato di tutto tranne che di ambiente, come ha confermato al New York Times il cardinale Theodore McCarrick, arcivescovo emerito di Washington: “Nessuno ne ha parlato. Non capiscono la complessità della questione”. Qualcuno tra i presuli ha detto che prima di esprimersi bisogna attendere il testo ufficiale del Papa, mentre altri hanno osservato che la questione è controversa e che farsi un’idea in proposito è assai complesso. Altri ancora hanno invece messo in guardia da alleanze con gli ambientalisti, tra cui non sono pochi coloro che promuovono il controllo demografico come rimedio al sovrappopolamento del pianeta. Solo uno, l’arcivescovo di Miami, mons. Thomas G. Wenski, ha fatto sapere che per l’estate ha già pianificato una serie di omelie e conferenze stampa finalizzate a sensibilizzare i fedeli (e soprattutto i candidati cattolici alle primarie per la Casa Bianca) sui temi che saranno richiamati dal Papa.
ARTICOLI CORRELATI Chi è il laico catastrofista che presenterà l’enciclica green del Papa Global warming Pope I vescovi americani in “lotta per seguire Francesco”, ma non tutti. Anzi La curiosa parabola di Laudato si’A un seminario di questi giorni dedicato all’enciclica, hanno preso parte solo una quarantina di vescovi, sui duecentocinquanta che compongono la conferenza episcopale. E quando s’è trattato di stilare l’elenco delle priorità per il triennio 2017-2020, come unico riferimento all’ambiente s’è deciso di inserire un accenno alla “creazione di Dio”. Il resto era occupato da famiglia, matrimonio, evangelizzazione, libertà religiosa, vita e dignità umana, vocazioni sacerdotali. Un vescovo del Montana ha fatto notare che anche alla povertà era stato dedicato ben poco spazio. La bozza di lavoro è stata approvata con 165 sì e solo 14 no.
di Matteo Matzuzzi | 18 Giugno 2015
Chi è il laico catastrofista che presenterà l’enciclica green del Papa
Tutte le tesi del professor John Schellnhuber
di Matteo Matzuzzi | 17 Giugno 2015
John Schellnhuber, fondatore e direttore del Postdam Institute for Climate impact research
Roma. Oltre al cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio consiglio giustizia e pace, al metropolita di Pergamo, John Zizioulas (in rappresentanza di Bartolomeo I di Costantinopoli) e alla dottoressa Carolyn Woo, ceo e presidente del Catholic Relief Services, a presentare l’enciclica sulla cura della casa comune, domani nell’Aula Nuova del Sinodo, ci sarà anche il chiarissimo professor John Schellnhuber, nominato oggi da Papa Francesco membro ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze. Questi è un’autorità mondiale in tema di ghiacci che si sciolgono, di anticicloni delle Azzorre e di buchi nell’ozono che fanno scomparire gli iceberg dell’Artico. Fondatore e direttore del Postdam Institute for Climate impact research, è considerato uno degli scienziati più determinati e combattivi sulla questione del riscaldamento globale causato dall’uomo. Salì all’onore delle cronache nel 2009, a margine della conferenza (fallita) di Copenaghen sul clima, quando osservò che “il riscaldamento globale, in maniera davvero cinica, è un trionfo per la scienza, perché almeno abbiamo potuto stabilire qualcosa, ovvero che le stime affinché il pianeta si possa mantenere in equilibrio richiedono una popolazione inferiore al miliardo di persone”. Cosa pensi Schellnhuber degli altri sei miliardi, non è dato sapere, ma da quel momento, ogni volta che prendeva parte a una conferenza, l’accoglienza era garantita da un manifesto su cui campeggiava la scritta “la vita è sacra”. Un concetto, quello perorato dall’augusto professore, che fu immediatamente rilevato dal New York Times, che alle tesi di Schellnhuber dedicò un ampio servizio in cui si dava conto delle sue proposte, che portava all’attenzione della cancelliera Angela Merkel, di cui era consigliere. Fautore delle teorie più catastrofiste in materia ambientale – che nella bozza non definitiva diffusa lunedì dall’Espresso sembrano condivise dallo stesso Pontefice – è sua la teoria chiamata “obiettivo due gradi”.
ARTICOLI CORRELATI Altro che Jeb Bush, a snobbare l’enciclica in America sono i vescovi Enciclica, fu vero embargo? Sanzione spietata per Magister, vaticanista “ostile” Global warming Pope Il piano del G7 sul clima è così ambizioso che non lo vedremo mai La curiosa parabola di Laudato si’ Un caldo sinistroIn sostanza, osservava il fondatore del Postdam Institute, i governi non devono permettere che la temperatura sia più alta di due gradi rispetto a quella che c’era all’inizio della rivoluzione industriale. Se ciò accadrà, sarà il disastro: “Molte vite sulla terra potrebbero perire o rimanere gravemente infortunate”. Schellnhuber è un gran cultore del catastrofismo in materia climatica: già undici anni fa, alcuni suoi studi predicevano entro mezzo secolo piogge monsoniche su Londra, la trasformazione del Tamigi in una fogna ricolma di circa seicentomila tonnellate di rifiuti organici, la trasformazione di mezzo Yorkshire in una sorta d’Olanda d’oltremanica. Un po’ come si vedeva nei film “Alta tensione” che Canale 5 trasmetteva qualche anno fa ogni martedì sera, tra luglio e agosto, con New York sommersa dall’acqua o ibernata nei ghiacci, con le praterie del midwest stuprate da uragani da Armageddon e terremoti devastanti. Da tempo la sua equipe lavora di concerto con la Pontificia accademia delle Scienze, con la quale, nel 2011, presentò un denso rapporto sul “destino dei ghiacciai di montagna nell’Antropocene”. Visto il tenore dello scritto (firmato tra gli altri da Carlo Rubbia, unico italiano), il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi fu costretto a intervenire: pur sottolineando l’importanza del documento, sottolineò come esso riflettesse “solo le conclusioni degli scienziati indipendenti che l’hanno stilato”.
Benedetto XVI, nella Caritas in veritate, auspicava la “presenza di una vera autorità politica mondiale ordinata alla realizzazione del bene comune e impegnarsi nella realizzazione di un autentico sviluppo umano integrale ispirato ai valori della carità nella verità”. Schellnhuber recepisce il concetto ma va oltre, invocando una “Costituzione della terra” chiamata ad “andare oltre la Carta delle Nazioni Unite” al fine di “creare un consiglio globale eletto da tutti i popoli della terra e una corte planetaria, un corpo legale transnazionale aperto al ricorso di ciascuno, specialmente riguardo le violazioni della Costituzione della terra”.
La curiosa parabola di Laudato si’
Da “sarà un’enciclica solo pastorale” al catastrofismo scientifico abbracciato
Papa Francesco (foto LaPresse)
Roma. “Sulla custodia del creato, l’ecologia, anche l’ecologia umana, si può parlare con una certa sicurezza fino ad un certo punto. Poi, vengono le ipotesi scientifiche, alcune abbastanza sicure, altre no. Si può dire in nota, a piè di pagina, ‘su questo c’è questa ipotesi, questa, questa…’, dirlo come informazione, ma non nel corpo di un’Enciclica, che è dottrinale e deve essere sicura”.
Così rispondeva Papa Francesco, meno di un anno fa, a chi gli chiedeva del contenuto dell’enciclica che verrà pubblicata giovedì ma di cui online già circola una bozza non definitiva da lunedì sera. Parole simili a quelle del cancelliere dell’Accademia Pontificia delle Scienze sociali, mons. Marcelo Sanchez Sorondo, che commentando la fine della stesura del documento, qualche settimana fa, parlava di “argomenti specificamente scientifici che naturalmente l’Enciclica non potrà dare perché ha uno stile pastorale”.
ARTICOLI CORRELATI Altro che Jeb Bush, a snobbare l’enciclica in America sono i vescovi Chi è il laico catastrofista che presenterà l’enciclica green del Papa Enciclica, fu vero embargo? Sanzione spietata per Magister, vaticanista “ostile” Global warming PopeA leggere le bozze, ma soprattutto quello che siti e quotidiani di tutto il mondo hanno subito sottolineato, però qualcosa non torna. Qui non si discute di Genesi, salmi e antropocentrismo moderno (lo faranno altri su queste pagine) ma ci si permetta un po’ di sorpresa nel leggere come – nonostante le assicurazioni citate – il testo scenda in particolari molto tecnici, e abbracci la tesi del riscaldamento globale incontrollato e causato dall’uomo, e tragga conclusioni che neppure i climatologi dell’Onu hanno tratto (un esempio su tutti: è difficile non mettere in relazione tale riscaldamento globale “con l’aumento degli eventi meteorologici estremi”, si legge). In poche righe dà per concluso ogni dibattito o quasi sulle cause dei cambiamenti climatici: è colpa dell’uomo, e delle emissioni di gas serra da lui prodotte. Anche le conseguenze sono già definitive: il riscaldamento ha effetti sul ciclo del carbonio, farà estinguere parte della biodiversità del pianeta, scioglierà i ghiacciai provocando la fuoriuscita di gas metano, cancellerà le foreste tropicali e distruggerà gli oceani. C’è molto del vescovo sudamericano che Bergoglio è stato, e che ha visto i danni causati da alcune multinazionali nel suo paese: il nemico dichiarato di queste prime pagine è l’alleanza tra tecnologia e finanza che ha prodotto in questi anni un’illusoria idea di progresso (e il fatto che mai un’enciclica sia stata così avversata prima di uscire lo conferma).
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