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mercoledì 12 agosto 2015

Comandamento 2.0: NON ricordarti di santificare le feste (ndo' sta' Gesù?)

Il Papa: «Ritmi sregolati della festa fanno vittime tra i giovani»

Una dicoteca italiana
(©Ansa)
(©ANSA) UNA DICOTECA ITALIANA

All’udienza generale denuncia l’ossessione del profitto economico che si nasconde dietro alle «movide» e i milioni di schiavi del lavoro anche tra i bambini

IACOPO SCARAMUZZICITTÀ DEL VATICANO

«L’ideologia del profitto e del consumo vuole mangiarsi anche la festa»: Papa Francesco ha dedicato al tema della «festa» l’udienza generale settimanale, sottolineando che essa «non è la pigrizia di starsene in poltrona, o l’ebbrezza di una sciocca evasione», nonostante «l’ossessione del profitto economico» e «l’ingordigia del consumare» portino a «ritmi sregolati della festa» che – un implicito riferimento ai recenti fatti di cronaca italiana – «fanno vittime, spesso giovani». La festa, invece, è un tempo «sacro» di riposo e gratitudine per il buon lavoro svolto, perché l’uomo «non è schiavo del lavoro, ma Signore», una verità da ricordare tanto più al giorno d’oggi quando «ci sono milioni di uomini e donne e addirittura bambini schiavi del lavoro».
Nel quadro di un ciclo di catechesi che sta dedicando alla famiglia, in vista del sinodo di ottobre, «oggi – ha detto il Papa a oltre quattromila fedeli presenti nell’aula Paolo VI – apriamo un piccolo percorso di riflessione su tre dimensioni: la festa il lavoro e la preghiera. Incominciamo dalla festa. E diciamo subito che la festa è un’invenzione di Dio». Dio stesso – ha proseguito citando il libro biblico della Genesi – «ci insegna l’importanza di dedicare un tempo a contemplare e a godere di ciò che nel lavoro è stato ben fatto. Parlo di lavoro, naturalmente, non solo nel senso del mestiere e della professione, ma nel senso più ampio: ogni azione con cui noi uomini e donne possiamo collaborare all’opera creatrice di Dio».

La festa «non è la pigrizia di starsene in poltrona, o l’ebbrezza di una sciocca evasione. La festa è anzitutto uno sguardo amorevole e grato sul lavoro ben fatto. Festeggiamo un lavoro. È il tempo per guardare i figli, o i nipoti, che stanno crescendo, e pensare: che bello! È il tempo per guardare la nostra casa, gli amici che ospitiamo, la comunità che ci circonda, e pensare: che cosa buona! Dio ha fatto così. E continuamente fa così, perché Dio crea sempre, anche in questo momento!» Può capitare, ha detto Francesco, «che una festa arrivi in circostanze difficili o dolorose, e si celebra magari “con il groppo in gola”. Eppure, anche in questi casi, chiediamo a Dio la forza di non svuotarla completamente. Voi mamme e papà sapete bene questo: quante volte, per amore dei figli, siete capaci di mandare giù i dispiaceri per lasciare che loro vivano bene la festa, gustino il senso buono della vita! C’è tanto amore in questo!» E anche nell’ambiente di lavoro, «a volte – senza venire meno ai doveri! – noi sappiamo “infiltrare” qualche sprazzo di festa: un compleanno, un matrimonio, una nuova nascita, come anche un congedo o un nuovo arrivo…, è importante. È importante fare festa. Sono momenti di famigliarità – ha sottolineato il Papa – nell’ingranaggio della macchina produttiva: ci fa bene».

Il vero tempo della festa «sospende il lavoro professionale, ed è sacro», ha proseguito il Papa argentino, «perché ricorda all’uomo e alla donna che sono fatti ad immagine di Dio, il quale non è schiavo del lavoro, ma Signore, e dunque anche noi non dobbiamo mai essere schiavi del lavoro, ma “signori”. C’è un comandamento per questo, un comandamento che riguarda tutti, nessuno escluso! E invece sappiamo che ci sono milioni di uomini e donne e addirittura bambini schiavi del lavoro! In questo tempo – ha rimarcato Francesco – ci sono schiavi, sono sfruttati. Questo è contro Dio e contro la dignità della persona umana! L’ossessione del profitto economico e l’efficientismo della tecnica mettono a rischio i ritmi umani della vita.  Il tempo del riposo, soprattutto quello domenicale, è destinato a noi perché possiamo godere di ciò che non si produce e non si consuma, non si compra e non si vende. E invece – ha detto ancora il Papa – vediamo che l’ideologia del profitto e del consumo vuole mangiarsi anche la festa: anch’essa a volte viene ridotta a un “affare”, a un modo per fare soldi e per spenderli. Ma è per questo che lavoriamo? L’ingordigia del consumare, che comporta lo spreco, è un brutto virus che, tra l’altro, ci fa ritrovare alla fine più stanchi di prima. Nuoce al lavoro vero e consuma la vita. I ritmi sregolati della festa fanno vittime, spesso giovani».

Per il Papa, che prima dell’udienza generale ha ricevuto l’ambasciatore ungherese presso la Santa Sede in visita di congedo, Gabor Gyorivanyi, «il tempo della festa è sacro perché Dio lo abita in un modo speciale» con l’eucaristia domenicale e la famiglia «è dotata di una competenza straordinaria per capire, indirizzare e sostenere l’autentico valore del tempo della festa, e in particolare della domenica. Non è certo un caso se le feste in cui c'è posto per tutta la famiglia sono quelle che riescono meglio! La stessa vita famigliare, guardata con gli occhi della fede, ci appare migliore delle fatiche che ci costa. Ci appare come un capolavoro di semplicità, bello proprio perché non artificiale, non finto, ma capace di incorporare in sé tutti gli aspetti della vita vera. Ci appare come una cosa “molto buona”, come Dio disse al termine della creazione dell’uomo e della donna. Dunque, la festa è un prezioso regalo che Dio ha fatto alla famiglia umana: non roviniamolo!».

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