IMMIGRAZIONE E ACCOGLIENZA. L’anatema terzomondista. Riflessioni su massoneria e monito bergogliano
Riportiamo una interessante analisi di CdP Ricciotti
Recentemente Bergoglio ha scagliato il suo “anatema” che, per quel che possa valere, ossia nulla, palesandosi il soggetto oggettivamente non autorevole per via di una costante e notoria defezione dalla fede (cf. CJC ’17, can 188 § 4 – rif. 108 § 3; cf. Pastor Aeternus, Pio IX; Auctorem Fidei, Pio VI – ), comunque viene rilanciato dai media con enfasi, così rischiando di condizionare ulteriormente, anche solo sentimentalmente, sia l’opinione pubblica che la strategia comunicativa ed attuativa dei “gerarchi del modernismo”, sedicenti “vescovi” e “cardinali” che gli gravitano intorno e che lavorano, con Bergoglio stesso, per la costituzione di una religione universale, come alcuni di essi già sostengono pubblicamente (v. falso ecumenismo, cf. Mortalium Animos, Pio XI).
Per i meno avvezzi alla materia, si deve ricordare che il modernismo (clicca qui), “dottrina” che tali soggetti insegnano al posto del cattolicesimo, è “sintesi di tutte le eresie” (cf. Pascendi Dominici Gregis, san Pio X), perché vorrebbe, con precise tattiche indottrinanti, fra filosofeggiamenti, raggiri demagogici e sofismi assortiti (cf. Humani Generis, Pio XII), sostituire nelle cattedre l’insegnamento della vera dottrina cattolica con un simulacro più appetibile all’uomo contemporaneo, fraccomodo e tuttologo (cf. verificare le condanne presenti nel Sillabo e nella Quanta Cura, Pio IX). Come? Rimaneggiando, con abili “lavori di sartoria”, il dogma in chiave moderna e funzionale ai “confort della carne”, con punte di relativismo e di illogicità che farebbero impallidire anche un eretico mediamente acculturato (v. Immutabilità del dogma; cf. Dei Filius, Pio IX).
Il risultato? Una Chiesa scissa in mille correnti autoreferenziali (v. scisma), contrastanti nella trasmissione della fede addirittura da parrocchia a parrocchia, sentimentaliste e talvolta volgari, ree di mille scandali a causa di una morale corrotta alla radice (se si muta il dogma si contamina irrimediabilmente la morale), per poi evocare, qua e là, mirabolanti “mea culpa” a discapito della innocente Chiesa militante dei gloriosi secoli che furono.
Come dire: prima di noi c’era il buio, oggi c’è la luce. Poveretti. Sic!!!!!!!!!
Tutto questo è inconcepibile nella Chiesa, poiché, chi si manifesta eretico – apostata o scismatico, per il sol fatto – “secondo l’ordine di Dio”, precisa Pio XII – si colloca al di fuori del Corpo Mistico, ancor prima di qualsivoglia dichiarazione aggiuntiva di diritto semplicemente ecclesiastico (cf. Mystici Corporis, Pio XII). Sebbene sia opportuno attendere i dovuti e canonici chiarimenti, chi serenamente ritiene di essere adeguatamente formato in materia, ha tutto il diritto – talvolta il dovere – di riconoscere questo stato di fatto e di regolarsi di conseguenza (clicca qui).
Vediamo adesso l’anatema bergogliano sulla vicenda dei presunti immigrati (ovvero i clandestini, chiamiamoli come è opportuno).
Dopo il viaggio a Lampedusa e dopo aver invitato i romani ad accogliere tutti i migranti, ecco che il manifesto abusivo occupante lo scranno di Pietro (“chi non è integralmente cattolico non può essere Papa, non riceve la Potestà di Giurisdizione”; cf. Costituzioni varie sulla Sede Vacante – V. Elenco dei criteri nella individuazione di un soggetto idoneo al Pontificato: maschio, mentalmente stabile, almeno intenzionato a ricevere Ordinazione episcopale, in età di ragione, battezzato, professante la fede cattolica) lancia un anatema contro coloro che si rifiutano di accogliere i clandestini: “Vi invito tutti a pregare perchè le persone e le istituzioni che respingono questi nostri fratelli chiedano perdono”.
La stampa, i modernisti, gli speculatori ed una parte di politica ci ricamano su! Morale, milioni di cattolici si interrogano su queste illogiche dichiarazioni: molti diventano anticlericali, altri, al contrario, giubilano nella facile filantropia speculativa. È difficile contrastare chi si spaccia per Papa, poiché si diventa poco credibili. Lo stesso Salvini, per esempio, davanti all’ “anatema bergogliano” gli ha replicato con ragionato timore, credendo che Bergoglio sia Pontefice in atto, poco male: Salvini probabilmente non conosce la teologia e non ha difese a riguardo. Questo per far capire come sono perniciose determinate circostanze.
Ma come si arriva ad una dichiarazione del genere?
Perché Bergoglio scaglia il suo illogico “anatema” contro chi, invece, usa probabilmente la retta ragione nel contrastare l’evidente invasione?
Le basi vengono costruite da alcuni soggetti, poco a poco da anni, tuttavia in questa sede, per brevità, sono obbligato a tralasciare qualsivoglia approfondimento di teologia politica e geopolitica. Si sappia solo che l’ufficio marketing e comunicazione del Vaticano pilotato dai modernisti, a tempo debito, un tassello alla volta, verificata la predisposizione dei soggetti destinatari di un messaggio, così di epoca in epoca scaglia “missili contro il dogma”, lo fa solo al momento opportuno (ovvero “quando i tempi sono maturi”). Adesso i tempi sono maturi per condividere e far passare per cattolico addirittura il “divorzio breve” (v. “finestra di Overton”), per esempio. Veniamo al dunque.
Già tempo fa i miasmi pestiferi di Cantalamessa (clicca qui), sedicente predicatore della Santa Sede, avevano colpito nel segno. Cantalamessa disse: “[…] tutti i poveri del mondo, siano essi battezzati o meno, appartengono alla Chiesa. La loro povertà e sofferenza è il loro battesimo di sangue” (2013-12-20 da Radio Vaticana, ultima predica d’Avvento, Cappella Redemptoris Mater in Vaticano). Vediamo cosa dice invece la Chiesa Cattolica (Cat. san Pio X): n° 105. Che cos’è la Chiesa? «La Chiesa è la società dei veri cristiani, cioè dei battezzati che professano la fede e dottrina di Gesù Cristo […]». Secondo Cantalamessa invece “tutti i poveri del mondo, siano essi battezzati o meno, appartengono alla Chiesa“. Vediamo cosa dice invece la Chiesa Cattolica (Cat. san Pio X): n° 280. «[…] il Battesimo di sangue [è] il martirio sofferto per Gesù Cristo […]». Secondo Cantalamessa invece “la loro [dei poveri non battezzati] povertà e sofferenza è il loro battesimo di sangue“. Secondo Cantalamessa, quindi, il «battesimo di sangue» o «martirio» dipenderebbe dagli emolumenti transitati sul conto in banca o dai depositi postali/bancari/titoli/azioni, ecc … al di sotto di un certo patrimonio scatterebbe, sempre secondo Cantalamessa, il «battesimo di sangue» al pari delle esenzioni fiscali. Secondo Cantalamessa il «battesimo di sangue» dipenderebbe in alternativa dalla sofferenza, indipendentemente da come uno soffra, perché e per chi. A questo punto i dannati nell’Inferno che sono coloro che soffrono di più, oppure anche noi uomini che veniamo castigati da Dio per la nostra empietà con la sofferenza, riceveremmo tutti il «battesimo di sangue». (Evviva !!! Pecchiamo tutti e diventiamo poveri, così riceviamo il battesimo di sangue – sic!!!!!!).
Sulla falsa riga si è recentemente espresso Mattiazzo, che pretende di essere vescovo di Padova, quando ha detto in omelia: “Ricordiamoci sempre che anche Gesù, Maria e Giuseppe sono stati profughi”. I padovani, già vessati dallo Stato (democratismo, tassazione iniqua, legislazione violenta, disoccupazione, vessazioni varie – misure massoniche per favorire l’emigrazione degli onesti e per disgregare le identità nazionali in ragione del N.W.O.; cf. Rerum Novarum, Leone XIII), abbandonati anche da chi credono rappresenti la Chiesa, giustamente sono insorti, aggiungendosi alla schiera dei tanti anticlericali.
Come si vede, pure in questa circostanza il modernismo vuole allontanare dalla Chiesa con questi stratagemmi, per poi far confluire, a tempo debito, tutti in un’unica religione universale al servizio della Sinagoga (v. Noachismo): una sorta di consiglio direttivo della fede adeguata ai tempi (nulla di più eretico; cf. Simbolo). Il fedele poco preparato, difatti, attribuirà codeste ignobili dichiarazioni alla Chiesa, prendendone così le distanze ed indebolendosi nella fede, senza sapere che l’ente autore di tali miasmi si palesa semplicemente un burocrate modernista al servizio dei potentati mondialisti: ovvero egli stesso un nemico della Chiesa (che opera tuttavia nelle “viscere della Chiesa”, cf. San Pio X, Lamentabili; Pascendi; NCA; etc.)
Dove sta l’inganno nella dichiarazione di Mattiazzo? Secondo lui, il semplice fatto di essere “profugo” accomunerebbe tutti i profughi e li renderebbe uguali agli occhi di Dio. Nonostante le diversità di fede, comportamento, tendenze, cultura, abitudini, usi, costumi – quindi da Gesù, san Giuseppe e Maria di Nazareth, al ragazzino cresciuto col fucile in mano da bambino, o al filippino onesto lavoratore, o al clandestino che defeca in pubblico – se essi hanno UNA solo caratteristica in comune – “l’essere profugo” – sarebbero tutti uguali. Gesù, san Giuseppe e la Vergine Maria, secondo la sua logica, sarebbero uguali agli spacciatori, agli stupratori di importazione, etc … poiché tutti “profughi”. Insomma, una vera “patente di innocenza” che conferirebbe diritti assoluti. Sarebbe come dire che una Ferrari, una Fiat Duna, una Smart elettrica, o un Hammer H1 sono tutte uguali, perché sono tutte automobili, o perché hanno tutte le ruote! Quest’uomo o è affetto da un’ignoranza apocalittica in materia teologica, oppure mente da far vomitare. Non esistono alternative ammissibili.
Perché sono obbligato a definire il recente “anatema” di Bergoglio: terzomondista?
Il terzomondismo è una dottrina politica, con finalità cosmopolita (preludio al N.W.O.: mondo inferiore o Noachita, al servizio della Sinagoga),partorita in ambienti massonici, secondo la quale il sottosviluppo dei paesi del terzo mondo sarebbe un prodotto del presunto colonialismo occidentale e delle sue seguenti derivazioni.
Da questa generica ed imprecisata teoria, che fa leva piuttosto sul bieco sentimentalismo oscurando l’intelletto (v. indottrinamenti scolastici: UNICEF etc.), scaturiscono pericolosi sensi di colpa che inducono già nei bambini ed in masse di benpensanti occidentali (teologicamente preparati dai modernisti all’ignoranza religiosa, quindi quasi indifesi), solitamente fomentati da demagoghi al servizio dei potentati mondialisti, ad accogliere stranieri scriteriatamente a danno, sovente, dei propri stessi connazionali.
Secondo questa idea priva di qualsivoglia base storica così generalizzante, se non per le varie e gravi eccezioni commesse dagli antesignani dei mondialisti stessi (ovvero gli accusatori di oggi sono gli stessi autori dei soprusi), le potenze coloniali sarebbero responsabili della povertà delle loro antiche colonie ed avrebbero procurato benefici solo a se medesime.
Il terzomondismo è intrinsecamente pericoloso perché estromette i diritti di Dio, attribuisce colpe ad intere popolazioni innocenti, glissa sulla questione determinate delle grazie attuali (chi non ha fede ordinariamente ha meno grazie, dunque ordinariamente ha più castighi), urta i diritti degli uomini onesti, aprendo paurosamente ad invasioni -fino ad epoche recenti arginate con diplomazia e/o motivata guerra – ed a squilibrate forme di concorrenza.
La filantropia, oggi chiamata arbitrariamente “carità”, catalizza consensi e vorrebbe “lavare” le coscienze degli incoscienti, quantomeno agli occhi del pubblico, sul presupposto che il terzomondismo debba essere credibile e vincolante sul piano quantomeno umano.
Le tante dinamiche qui brevemente accennate, fanno parte di un piano molto più ampio – documentabile con evidenza cristallina – che è in atto da due secoli e che vorrebbe annientare, passo dopo passo, con precise misure strategiche, le due più forti identità (la cristiana e la mussulmana). Abbattuti questi eserciti di uomini di fede (di vera o falsa fede), si arriverebbe ad un passo dalla cristallizzazione e codificazione della religione globale al servizio della Sinagoga.
È un mio delirio? Non credo proprio: valutate voi. Leone XIII in Humanum Genus ricorda: occorre togliere la maschera filantropica alla massoneria.
Se consideriamo che due fra i peccati più gravi che “gridano vendetta al cospetto di Dio” sono l’oppressione ai poveri e la frode del giusto salario agli onesti lavoratori (cf. Cat. San Pio X), perché Bergoglio non “scomunica” Renzi, per esempio? Perché non scomunica Monti? Perché non scomunica soggetti e rappresentanti autorevoli di queste due tipologie di peccato ma se la prende con i “poveri cristi” che, per necessità, stanno diventando “razzisti”? Semplicemente perché Bergoglio, Renzi, Monti, etc … dimostrano evidentemente di lavorare per lo stesso padrone: certamente non può essere Dio.
di CdP Ricciotti
Fonte: Radio Spada
Vedi anche: Bergoglio ai presunti rifugiati: “Bibbia e Corano lo stesso Dio, condividere la propria fede”
Nella foto in alto: Il Papa Bergoglio incontra il rabbino capo, David Lau nel corso della visita in Terrasanta (da notare il particolare della Croce tenuta nascosta, un caso? ).
1. I CEFFONI PRESI DA PAPA BERGOGLIO E DA MONSIGNOR GALANTINO SUGLI IMMIGRATI, HA FATTO SCATTARE L’ALLARME AL GOVERNO: VUOI VEDERE CHE DIETRO LE POLEMICHE SU MIGRANTI E ACCOGLIENZA, IL VATICANO STA FACENDO GUERRA A RENZI SU DIRITTI CIVILI E IMU?
2. NELLE ULTIME SETTIMANE IL SEGRETARIO DELLA CEI HA ALZATO LA VOCE ANCHE SULLE TASSE CHE SI VOGLIONO FAR PAGARE ALLE SCUOLE PARITARIE, E SULLE TEMATICHE DELLA FAMIGLIA
3. MENTRE IL GOVERNO SI MOBILITA PER I DIRITTI DELLE COPPIE OMOSEX, LA SANTA SEDE PENSA CHE LA FAMIGLIA, IN ITALIA, SIA MENO SOSTENUTA RISPETTO AD ALTRI PAESI EUROPEI
4. IL RICHIAMO DI GALANTINO ALLE "RESPONSABILITÀ" DELLA POLITICA E DEL GOVERNO SULL’IMMIGRAZIONE E' UN PIZZINO PER DIRE: METTIAMOCI INTORNO A UN TAVOLO E DISCUTIAMO...
1 - L’IRRITAZIONE DEL PD E I DUBBI CHE IL BERSAGLIO SIANO LE UNIONI CIVILI
Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
Ai piani alti e semideserti del Nazareno, nessuno si aspettava una simile bordata da Oltretevere. Tanto che per ore i «big» del Pd si sono tenuti alla larga da microfoni e telecamere. Finché, alle otto della sera, Debora Serracchiani ha rotto un imbarazzato silenzio e lasciato trapelare la sorpresa, lo stupore e il fastidio del partito di Renzi per le parole di monsignor Nunzio Galantino: «A tutti quelli che dispensano soluzioni, a chi dà giudizi ingenerosi, a chi la fa facile, rispondiamo che questo governo sta affrontando con razionalità una soluzione difficile e lo sta facendo molto meglio che in altre parti». Una irritazione palpabile, attenuata solo a tarda sera dalle precisazioni di Famiglia Cristiana.
Il capo del governo si tiene fuori dalle polemiche, ma certo Renzi è amareggiato per un attacco che i suoi giudicano «ingeneroso» e che non terrebbe conto di quanto il premier si è speso in Europa sul fronte dell’immigrazione. Il governo italiano «del tutto assente»?
Angelino Alfano ufficialmente non commenta, ma lo stato d’animo del ministro dell’Interno filtra tra le righe dell’ Occidentale . Il giornale online vicino al Ncd fiuta il rischio di «fomentare lo scontro ideologico», rivendica il «difficile atteggiamento di apertura e solidarietà» mantenuto dal governo e fa notare come l’Europa, a cui monsignor Galantino si appella, sia la stessa «che si chiude a riccio» e che «alza muri», invece di sostenere uno sforzo che pesa «sull’Italia soltanto».
Tra i dirigenti del Pd l’affondo di Galantino è stato giudicato talmente pesante da suscitare il sospetto che il segretario generale della Cei si sia mosso in splendida solitudine, almeno rispetto ai vescovi. Un’uscita «del tutto personale», motivata magari da sentimenti che poco hanno a che fare con la drammatica ondata di sbarchi. La severità del monsignore circa le politiche di Palazzo Chigi riguarderebbe, a quanto si sussurra in casa pd, più i diritti civili che i migranti e cioè le norme allo studio su coppie di fatto e omosessuali.
«È un tema talmente delicato su cui il governo sta facendo le cose che deve fare, nel rispetto della vita umana» si tiene cauto il capogruppo Ettore Rosato. E la Serracchiani, al Tg1 della sera: «Nessuno può pensare che l’Italia risolva l’emergenza dell’intero continente da sola, motivo per cui abbiamo fatto sì che tutta l’Europa si muovesse». Se Galantino critica il governo per non aver cambiato leggi come la Bossi-Fini, la vice di Renzi assicura che l’Italia ha preso «tutte le misure» per la sicurezza dei suoi cittadini e chiederà alla Ue «che venga affrontato seriamente il tema del rimpatrio».
A toccare i «dem» fin nell’orgoglio è l’insinuazione che Renzi abbia trascurato il dramma dei profughi per mettersi in sintonia con i sentimenti più ostili degli italiani, fomentati da Salvini, Zaia e Grillo. Accusa indigeribile per un Pd convinto di aver pagato un prezzo altissimo alle Regionali, perdendo voti proprio per tener fermo il punto sull’accoglienza. «Che monsignor Galantino dica che si può fare di più lo accetto — replica piccato Emanuele Fiano, responsabile Sicurezza — Che affermi che l’azione del governo è totalmente insufficiente non lo accetto».
2 - IMMIGRATI, OMOSESSUALI E FAMIGLIA - TORNA LA VOCE FORTE DEI VESCOVI IN POLITICA
Andrea Tornielli per “la Stampa”
Prima ha reagito alle dichiarazioni della Lega e del M5S stigmatizzando quanti «dicono cose straordinariamente insulse» pur «di raccattare voti», quindi ha criticato l’Europa «incapace di rispondere al dovere prioritario di salvare le vite umane» e infine ieri ha invitato il governo a fare di più su accoglienza e integrazione.
All’origine dell’uno-due-tre del segretario della Cei Nunzio Galantino non c’è una strategia studiata a tavolino - le interviste prendevano tutte spunto dal recente viaggio del vescovo in Giordania dove l’episcopato italiano finanzia un progetto per l’istruzione - quanto piuttosto la reazione agli attacchi oggettivamente sconclusionati dei quali sono stati fatti oggetto il Papa, il Vaticano e in ultima analisi la Chiesa italiana. Accusata di predicare bene e razzolare male per quanto riguarda l’aiuto agli immigrati. Rilievi smentiti dalle nude cifre sulle tante realtà delle diocesi, delle parrocchie, delle associazioni, come pure della Santa Sede, che offrono sostegno, accoglienza, pasti, assistenza ai vivi e perfino ai morti con il rimpatrio delle salme.
Il segretario della Cei ha ritenuto di non far mancare la voce della Chiesa italiana a sostegno del Papa e del suo magistero: Francesco nel suo primo viaggio italiano aveva scelto di visitare Lampedusa, aveva parlato delle «bolle dell’indifferenza» nelle quali ci abituiamo a vivere, e recentemente ha paragonato il respingimento degli immigrati a un atto di guerra.
Non si capiscono queste parole di papa Bergoglio, come pure quelle del vescovo Galantino, se non si esce dal format dei battibecchi quotidiani dei politici attenti a tweet e ai sondaggi di Ferragosto. Per comprenderle basta aprire il Vangelo e leggere ciò che ha detto Gesù di Nazaret duemila anni fa calcando il suolo della Palestina.
Non si deve però dimenticare che nelle ultime settimane il segretario della Cei ha alzato la voce anche sull’Imu che si vuol far pagare alle scuole paritarie, come pure sulla famiglia, che nel nostro Paese - mentre si parla dei diritti delle coppie omosessuali - è meno sostenuta rispetto a quanto accade in altre nazioni d’Europa, magari più «laiche» dell’Italia.
Il richiamo alle responsabilità della politica e del governo, come pure dell’Europa, sull’immigrazione parla dunque della volontà di discutere di questi temi con realismo, fuori da slogan lanciati per racimolare voti e da sterili contrapposizioni. E questo vale sia quando si affronta dell’aiuto agli immigrati, sia quando si parla di scuola e di famiglia.
Di fronte a una politica italiana ed europea che appare sempre più involuta e chiusa in se stessa, l’invito della Chiesa è per una nuova assunzione di responsabilità. Non è un caso che la prossima settimana proprio Galantino interverrà sul tema della ricostruzione italiana del Dopoguerra all’annuale incontro dedicato a De Gasperi, con uno sguardo sull’oggi ma anche sul futuro del nostro Paese.
Infine, è possibile che i vescovi leggano dietro le schermaglie e gli attacchi di questi giorni anche il preludio di una campagna finalizzata a ridiscutere di tassazione degli immobili di proprietà ecclesiastica e dell’8 per mille. Forse anche per questo, nel presentare ciò che viene realizzato - il progetto Giordania come tante altre iniziative sul territorio italiano - il segretario della Cei ricorda che tutto ciò è reso possibile grazie al fatto che tanti cittadini italiani continuano a destinare queste risorse alla Chiesa cattolica.
- Galantino contro Salvini e blog di Grillo sui migranti: "Piazzisti da quattro soldi"
- I singoli stati nazione non ce la fanno con l'immigrazione
- Ricordate la missione Eunavfor Med contro gli scafisti? Langue in mare, in attesa di Bruxelles
- Sui migranti il Papa fa il Papa, non il politico. Mons. Galantino farebbe invece bene a rileggersi il Concordato
- http://www.ilfoglio.it/cronache/2015/08/13/migranti-lezioni-spagnole-per-la-cei___1-v-131769-rubriche_c292.htm
L’aut aut che la Cei purtroppo non si pone: gli immigrati o il nostro welfare
Si possono chiedere frontiere più aperte? Certamente, ma solo se ogni immigrato non finisce per gravare sulle spalle dei contribuentidi Carlo Lottieri | 13 Agosto 2015Immigrati al porto di Augusta (foto LaPresse)La polemica che oppone la Lega e la Cei sembra rinviare soltanto a una diversa accettazione del tema dell’accoglienza, ma a ben guardare le cose non stanno esattamente in questi termini.Al cuore del messaggio evangelico c’è il primato della carità: la necessità di mettersi al servizio del prossimo e in particolare dei più bisognosi. E’ quindi giusto che i vescovi italiani si preoccupino del destino di quanti lasciano i loro paesi e vanno incontro a situazioni di disagio approdando in Europa. Ma le regole di una buona politica in tema di immigrazione implicano anche considerazioni di altro tipo, su cui l’episcopato dovrebbe riflettere con attenzione.ARTICOLI CORRELATI Galantino contro Salvini e blog di Grillo sui migranti: "Piazzisti da quattro soldi" I singoli stati nazione non ce la fanno con l'immigrazione Ricordate la missione Eunavfor Med contro gli scafisti? Langue in mare, in attesa di BruxellesNel corso del Novecento l’evoluzione dello Stato moderno ha portato all’imporsi di ordinamenti redistributivi nei quali taluni possono ottenere abitazioni a canone agevolato, istruzione e sanità gratuite, forme di vario tipo di assistenza. Entro ogni welfare state l’arrivo di “nuovi poveri” crea dunque una competizione con le aree più deboli della popolazione locale e di conseguenza apre la strada all’inevitabile imporsi di movimenti populisti. Se un’amministrazione dispone di cento abitazioni per le famiglie più bisognose, le quali ritengono di vantare un qualche diritto a ciò, è normale che esse si oppongano all’arrivo di altri soggetti in difficoltà. La logica conflittuale del “noi” (gli italiani) contro “loro” (gli stranieri) caratterizza ogni sistema statuale, basato sulla cittadinanza, e viene però esaltata nel momento in cui la comunità politica si prende sempre più cura della società nel suo insieme. La socializzazione operata dal welfare State rafforza insomma la dimensione nazionalistica e la tensione tra insider e outsider.Prima dello Stato sociale i fenomeni emigratori incontravano meno ostacoli. Nulla è mai stato semplice (anche perché non vanno dimenticati i problemi di ordine pubblico che accompagnano l’arrivo di grandi masse di persone), ma è sicuramente vero – per ricordare un esempio classico – che era più facile andare in America quando chi vi arrivava non otteneva aiuto e assistenza, ma doveva semplicemente faticare e costruirsi in tal modo – anche grazie alla comunità di origine – un futuro migliore. I vescovi dovrebbero allora comprendere che ogni difesa del welfare state implica un moltiplicarsi dei contrasti tra la popolazione originaria e gli immigrati. E’ impossibile parlare di accoglienza entro un quadro in cui ogni nuovo arrivo diventa un peso per quanti già vivono lì. Sul piano morale, per giunta, qui si colloca la distinzione tra l’obbligo che ha ogni cristiano di aiutare il prossimo e la funzione specifica che le istituzioni pubbliche devono assumere. La sensazione è che in troppi casi questi due piani vengano confusi, sacrificando la libertà e la responsabilità personali sull’altare di buone intenzioni che attribuiscono al potere statale competenze che non dovrebbero essere sue.
Per il mondo cattolico questa dovrebbe soprattutto essere l’occasione di ricondurre la sfera della carità, della responsabilità e dell’accoglienza nel suo alveo: che è quello dei singoli e delle loro comunità volontarie, e non già del potere statale coercitivo. Perché o la carità nasce dal cuore, oppure non è tale.
http://www.ilfoglio.it/politica/2015/08/13/laut-aut-che-la-cei-purtroppo-non-si-pone-gli-immigrati-o-il-nostro-welfare___1-v-131768-rubriche_c342.htm
di Matteo Andriola
Chiesa e Lega: una lunga storia di amore e odio
Divisi dai migranti. Allineati su bioetica e famiglia. Cattolici-lumbard odi et amo. Tra attacchi e assi strategici. Diamanti: «Religione usata per creare consenso».
(© Imagoeconomica) Matteo Salvini, leader della Lega Nord.
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La polemica sui migranti, tra i due, va ormai avanti da settimane. Da una parte papa Francesco, dall'altra Matteo Salvini.
Il pontefice spiega che «respingere in mare gli immigrati è un atto di guerra». Il leader leghista replica che «con tutto il dovuto rispetto per il papa, non è un crimine ma, anzi, un dovere di qualunque buon amministratore, cattolico o no».
E sull'onda di queste schermaglie, il clima tra cattolici e lumbard si scalda. Tuttavia, la storia insegna che i rapporti fra le parti è molto più complesso di un muro contro muro. Tanto che le prime leghe regionali pescavano consensi proprio negli ex feudi democristiani e ‘bianchi’ in Lombardia e nel Veneto.
Il pontefice spiega che «respingere in mare gli immigrati è un atto di guerra». Il leader leghista replica che «con tutto il dovuto rispetto per il papa, non è un crimine ma, anzi, un dovere di qualunque buon amministratore, cattolico o no».
E sull'onda di queste schermaglie, il clima tra cattolici e lumbard si scalda. Tuttavia, la storia insegna che i rapporti fra le parti è molto più complesso di un muro contro muro. Tanto che le prime leghe regionali pescavano consensi proprio negli ex feudi democristiani e ‘bianchi’ in Lombardia e nel Veneto.
L'ASSE SU BIOETICA E FAMIGLIA. Il partito nordista e il mondo cattolico si trovano allineati su temi come la bioetica, la famiglia e la difesa dell’identità cristiana, ma entrano in collisione quando il Carroccio fa sfoggio del suo animo più regionalista. Specie negli Anni 90.
La Cei, tramite il cardinal Ugo Poletti e il vescovo Camillo Ruini, diffondeEvangelizzazione e testimonianza della carità (8 dicembre 1990), contro le «chiusure particolaristiche»; su Famiglia Cristiana nel novembre 1992 (e suL’Osservatore Romano e l’Avvenire), usciranno interventi di alti prelati contro il voto leghista perché anticristiano: «Allo stato attuale 'nessuna benedizione' può venire dai vescovi, perché corrisponderebbe a una legittimazione del particolarismo».
LE FRECCIATE DI BOSSI. In quella fase abbonderanno le dichiarazioni anticlericali bossiane («I preti pensino all'anima, lascino stare la politica»), e la Lega si barcamenerà fra posizioni filoprotestanti («Potremmo suggerire a tanti cittadini del Nord Italia di non guardare più a Roma, nemmeno per la religione. Ma di guardare […] ai civilissimi Paesi protestanti che credono in Dio e in Gesù Cristo ma non riconoscono l’autorità del papato») e panteiste (contro «il Dio che ci raccontano a catechismo») fino ad arrivare, oltre alle divise padane, all’introduzione di riti pagani (il rito dell’ampolla del dio Po, il dio Eridano, la ripresa del mito identitario celtico-longobardo e il Sole delle Alpi, una “swastica stilizzata”, fino al culto carismatico del leader), grazie anche alla cospicua presenza di militanti provenienti dalle file dell’estrema destra, come Mario Borghezio, o simpatizzanti della “Nuova destra” di Alain de Benoist, come Gilberto Oneto, direttore dei Quaderni padani ed ex vignettista della Voce della fogna di Marco Tarchi.
La Lega paladina dell''Occidente cristiano'
Questo non significa che non ci siano cattolici leghisti. Anzi.
La Croce diventa un collante identitario contro l’immigrazione, specie se islamica, soprattutto dopo l’11 settembre 2001, quando Bossi e i suoi diventano paladini dell’“Occidente cristiano”.
Come dimenticare poi l’ex presidente della Camera Irene Pivetti, ultracattolica, dal 1990 al 1994 responsabile della Consulta Cattolica della Lega lombarda e del Carroccio?
Bossi ha dovuto sempre tener conto della Consulta, guidata dal senatore Giuseppe Leoni, uno dei fondatori del movimento.
PIVETTI CONTRO IL CARDINALE MARTINI. Una realtà che arriverà a dividersi quando la Pivetti attaccherà il cardinale Carlo Maria Martini (definendolo «craxiano» e «tangentista», attaccando così anche il collega Leoni, che nel 1993 riceve un avviso di garanzia per la vicenda di un finanziamento illecito in veste di responsabile editoriale di una radio locale, un reato poi prescritto), favorendo la nascita dei 'Cattolici per il popolo' (Leoni), impegnati nel sociale, e i 'Cattolici per l'identità' (Pivetti).
Ma poco importa: anche se divisi in casa – la Pivetti però abbandonerà il partito perché critica verso la svolta secessionista – i cattolici nella Lega (o “Cattolici Padani”), saranno gli alfieri della tradizione da difendere a ogni costo, contro quello che potrebbe minare l’identità cattolica della Padania, come moschee, aborto, eutanasia e fine vita, matrimoni gay e inseminazione artificiale, con una radicalità che neanche i Comitati civici di Luigi Gedda e i settori più conservatori della Dc avevano mai manifestato negli Anni 50.
LA «RICRISTIANIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ». A prova di tale intransigenza ci sono le dichiarazioni della Pivetti in un convegno tenutosi nel 1993, dove propose di «ricristianizzare la società».
«Un cattolico», spiegava, «non può riconoscere sempre e a chiunque il diritto di manifestare la sua religione. Le fedi religiose non possono essere messe tutte sulle stesso piano. Solo quella cattolica è una religione rivelata per cui non possiamo sottoscrivere acriticamente l' articolo 18 della dichiarazione dei Diritti dell' uomo, quello che sancisce per tutti piena libertà di credo religioso».
Nel 1994 la presidente della Camera arrivò a commemorare in Francia i cattolici controrivoluzionari della Vandea, nemici monarchici della Rivoluzione – indossando la croce vandeana –, una simpatia che la Lega ‘condivide’ con certi settori dell’estrema destra.
La Croce diventa un collante identitario contro l’immigrazione, specie se islamica, soprattutto dopo l’11 settembre 2001, quando Bossi e i suoi diventano paladini dell’“Occidente cristiano”.
Come dimenticare poi l’ex presidente della Camera Irene Pivetti, ultracattolica, dal 1990 al 1994 responsabile della Consulta Cattolica della Lega lombarda e del Carroccio?
Bossi ha dovuto sempre tener conto della Consulta, guidata dal senatore Giuseppe Leoni, uno dei fondatori del movimento.
PIVETTI CONTRO IL CARDINALE MARTINI. Una realtà che arriverà a dividersi quando la Pivetti attaccherà il cardinale Carlo Maria Martini (definendolo «craxiano» e «tangentista», attaccando così anche il collega Leoni, che nel 1993 riceve un avviso di garanzia per la vicenda di un finanziamento illecito in veste di responsabile editoriale di una radio locale, un reato poi prescritto), favorendo la nascita dei 'Cattolici per il popolo' (Leoni), impegnati nel sociale, e i 'Cattolici per l'identità' (Pivetti).
Ma poco importa: anche se divisi in casa – la Pivetti però abbandonerà il partito perché critica verso la svolta secessionista – i cattolici nella Lega (o “Cattolici Padani”), saranno gli alfieri della tradizione da difendere a ogni costo, contro quello che potrebbe minare l’identità cattolica della Padania, come moschee, aborto, eutanasia e fine vita, matrimoni gay e inseminazione artificiale, con una radicalità che neanche i Comitati civici di Luigi Gedda e i settori più conservatori della Dc avevano mai manifestato negli Anni 50.
LA «RICRISTIANIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ». A prova di tale intransigenza ci sono le dichiarazioni della Pivetti in un convegno tenutosi nel 1993, dove propose di «ricristianizzare la società».
«Un cattolico», spiegava, «non può riconoscere sempre e a chiunque il diritto di manifestare la sua religione. Le fedi religiose non possono essere messe tutte sulle stesso piano. Solo quella cattolica è una religione rivelata per cui non possiamo sottoscrivere acriticamente l' articolo 18 della dichiarazione dei Diritti dell' uomo, quello che sancisce per tutti piena libertà di credo religioso».
Nel 1994 la presidente della Camera arrivò a commemorare in Francia i cattolici controrivoluzionari della Vandea, nemici monarchici della Rivoluzione – indossando la croce vandeana –, una simpatia che la Lega ‘condivide’ con certi settori dell’estrema destra.
Il Carroccio: «Tettamanzi? Un buonista amico dei comunisti»
Questo ha permesso una grande flessibilità, col Carroccio che da una parte attacca prelati come l’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, considerato un «buonista amico dei comunisti e degli immigrati musulmani», e dall’altra crea un asse privilegiato con gli ecclesiastici ultraconservatori, che vedono nell’Islam il ‘male assoluto’.
BIFFI CONTRO I MUSULMANI. È il caso del vescovo di Como Alessandro Maggiolini e dell'ex arcivescovo di Bologna Giacomo Biffi (secondo cui i governi europei dovrebbero «privilegiare l'ingresso degli immigrati cattolici» perché i musulmani «nella stragrande maggioranza vengono da noi risoluti a restare estranei alla nostra umanità, individuale e associata»).
Un asse che ha portato la Lega, nel gennaio 2001, a contrastare anche alcuni non-cattolici che però italiani lo sono al 100%, bloccando – con An, Forza Italia e Udc – l’intesa dello Stato con la Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova e l’Unione Buddista Italiana.
LA CROCIATA CONTRO I TESTIMONI DI GEOVA. L’onorevole leghista Luciano Dussin sostenne che «le garanzie offerte a Testimoni e buddisti rischiano di esporre la società italiana a pericoli di estrema gravità».
Borghezio, dal canto suo, disse che «c’è un’espansione delle sette religiose e un problema di compatibilità con il nostro ordinamento», il tutto in sintonia con associazioni cattoliche di destra come il Gris (Gruppo di ricerca e di informazione sulle sette, gruppo di privati cattolici che dagli Anni 80 analizzano tutte le confessioni non cattoliche avversandole, anche se cristiane) e il cardinal Biffi, che già nel novembre 1985 organizzò nella sua Bologna convegni contro i Testimoni di Geova, che gli «rubavano» i fedeli.
BIFFI CONTRO I MUSULMANI. È il caso del vescovo di Como Alessandro Maggiolini e dell'ex arcivescovo di Bologna Giacomo Biffi (secondo cui i governi europei dovrebbero «privilegiare l'ingresso degli immigrati cattolici» perché i musulmani «nella stragrande maggioranza vengono da noi risoluti a restare estranei alla nostra umanità, individuale e associata»).
Un asse che ha portato la Lega, nel gennaio 2001, a contrastare anche alcuni non-cattolici che però italiani lo sono al 100%, bloccando – con An, Forza Italia e Udc – l’intesa dello Stato con la Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova e l’Unione Buddista Italiana.
LA CROCIATA CONTRO I TESTIMONI DI GEOVA. L’onorevole leghista Luciano Dussin sostenne che «le garanzie offerte a Testimoni e buddisti rischiano di esporre la società italiana a pericoli di estrema gravità».
Borghezio, dal canto suo, disse che «c’è un’espansione delle sette religiose e un problema di compatibilità con il nostro ordinamento», il tutto in sintonia con associazioni cattoliche di destra come il Gris (Gruppo di ricerca e di informazione sulle sette, gruppo di privati cattolici che dagli Anni 80 analizzano tutte le confessioni non cattoliche avversandole, anche se cristiane) e il cardinal Biffi, che già nel novembre 1985 organizzò nella sua Bologna convegni contro i Testimoni di Geova, che gli «rubavano» i fedeli.
Lo strano asse con i lefebvriani
La Lega, però, non si limita a instaurare rapporti con i cattolici “istituzionali”: per anni è stata considerata vicina al movimento lefebvriano, che non riconosce la sovranità papale, col quale condivide il cattolicesimo della tradizione (con messa in latino), usato «all'occorrenza come elemento di identità padana».
IL FILO-PADANISMO DEL MOVIMENTO. Spiega Maurizio Ruggiero, lefebvriano, collaboratore della Lega e animatore di Sacrum Imperium, esistente dal 1989: «Noi siamo […] antimoderni, o meglio premoderni. Rifiutiamo la modernità. Si intende, quella ideologica […] La destra a cui noi ci rifacciamo è una destra metafisica di tipo tradizionalista e comunque sempre antecedente al 1789».
Pure Famiglia e Civiltà – movimento tradizionalista filolefebvriano – non nasconde le proprie simpatie per la Lega: «È quindi naturale che gli ambienti leghisti veri […] e i cattolici tradizionalisti seri e impegnati si considerino vicini […]. La Lega riprenderà a crescere e sarà determinante se riprenderà in modo deciso le battaglie in difesa della nostra identità, delle nostre tradizioni, di valori dei nostri popoli».
Un filo-padanismo che non esclude Famiglia e Civiltà da un contemporaneo apparentamento con la destra radicale, vedi Forza Nuova e, nella Verona di Tosi, con gli skinhead e la destra istituzionale.
«CAMERE A GAS? USATE PER DISINFETTARE». Peccato che il movimento lefebvriano, la Fraternità sacerdotale San Pio X, non sia il massimo della presentabilità: nonostante il capogruppo al Senato Federico Bricolo abbia espresso nel 2009 gioia per la revoca della scomunica che estraniava i lefebvriani dalla Chiesa dal lontano 1988 («Si chiude oggi un doloroso periodo che aveva visto i difensori della tradizione cattolica e del magistero costante e continuo della Chiesa allontanati, esiliati dalla chiesa romana»), le esternazioni negazioniste di don Floriano Abrahamowicz secondo cui «le camere a gas sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dirle se abbiano fatto morti oppure no», già celebrante di messe in latino per Padania Cristiana di Borghezio (altra associazione catto-padana) e vicino a Forza Nuova, hanno allontanato il Carroccio, almeno ufficialmente, da questa realtà.
RELIGIONE COME STRUMENTO DI CONSENSO. Resta il fatto che per la Lega, come spiega lo studioso Ilvo Diamanti, «la religione viene usata come strumento di consenso partigiano ed elettorale», anche se non è la Dc.
I suoi amministratori partecipano alle sagre, venerano il patrono e la storia locali, finanziano restauri delle chiese e dei musei di arte sacra, chiedono la benedizione della scuola o dell’ufficio comunale da inaugurare al parroco o al vescovo, ma il partito, non predicando dogmi, pur avendo membri cattolici e ferventi, è pronto a barcamenarsi – come già fatto in passato – fra intransigenza e indipendenza qualora debba prevalere la ragion politica.
IL FILO-PADANISMO DEL MOVIMENTO. Spiega Maurizio Ruggiero, lefebvriano, collaboratore della Lega e animatore di Sacrum Imperium, esistente dal 1989: «Noi siamo […] antimoderni, o meglio premoderni. Rifiutiamo la modernità. Si intende, quella ideologica […] La destra a cui noi ci rifacciamo è una destra metafisica di tipo tradizionalista e comunque sempre antecedente al 1789».
Pure Famiglia e Civiltà – movimento tradizionalista filolefebvriano – non nasconde le proprie simpatie per la Lega: «È quindi naturale che gli ambienti leghisti veri […] e i cattolici tradizionalisti seri e impegnati si considerino vicini […]. La Lega riprenderà a crescere e sarà determinante se riprenderà in modo deciso le battaglie in difesa della nostra identità, delle nostre tradizioni, di valori dei nostri popoli».
Un filo-padanismo che non esclude Famiglia e Civiltà da un contemporaneo apparentamento con la destra radicale, vedi Forza Nuova e, nella Verona di Tosi, con gli skinhead e la destra istituzionale.
«CAMERE A GAS? USATE PER DISINFETTARE». Peccato che il movimento lefebvriano, la Fraternità sacerdotale San Pio X, non sia il massimo della presentabilità: nonostante il capogruppo al Senato Federico Bricolo abbia espresso nel 2009 gioia per la revoca della scomunica che estraniava i lefebvriani dalla Chiesa dal lontano 1988 («Si chiude oggi un doloroso periodo che aveva visto i difensori della tradizione cattolica e del magistero costante e continuo della Chiesa allontanati, esiliati dalla chiesa romana»), le esternazioni negazioniste di don Floriano Abrahamowicz secondo cui «le camere a gas sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dirle se abbiano fatto morti oppure no», già celebrante di messe in latino per Padania Cristiana di Borghezio (altra associazione catto-padana) e vicino a Forza Nuova, hanno allontanato il Carroccio, almeno ufficialmente, da questa realtà.
RELIGIONE COME STRUMENTO DI CONSENSO. Resta il fatto che per la Lega, come spiega lo studioso Ilvo Diamanti, «la religione viene usata come strumento di consenso partigiano ed elettorale», anche se non è la Dc.
I suoi amministratori partecipano alle sagre, venerano il patrono e la storia locali, finanziano restauri delle chiese e dei musei di arte sacra, chiedono la benedizione della scuola o dell’ufficio comunale da inaugurare al parroco o al vescovo, ma il partito, non predicando dogmi, pur avendo membri cattolici e ferventi, è pronto a barcamenarsi – come già fatto in passato – fra intransigenza e indipendenza qualora debba prevalere la ragion politica.
di Matteo Andriola
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