Funerali ideologici o evangelici? Priebke e Welby no, Casamonica sì...
D'accordo: lo scandalo della politica dopo gli sfarzosi funerali in Chiesa del patriarca dei Casamonica è un bel po' ipocrita, soprattutto dopo le recenti inchieste, con tanto di foto, in cui è uscito fuori che a Roma la famiglia non è affatto ignota agli esponenti dei principali partiti.
Ma diciamolo: l'acquiescenza della Chiesa rispetto a questo spettacolo indegno lascia decisamente perplessi. "Ciò che avviene fuori dalla chiesa non è di mia competenza. Io non sono un vigile urbano", ha precisato il parroco della chiesa in questione, ricordando un po' quel Ponzio Pilato che nella Bibbia non esce esattamente benissimo.
Intendiamoci, non è che Vittorio Casamonica, dopo la morte, andasse gettato in un fosso: una messa e una degna sepoltura non si negano a nessuno. Appunto. È proprio questo quello che lascia interdetti: i funerali a doppia velocità. Perché a qualcuno le esequie religiose le hanno negate, eccome.
Proprio nella stessa chiesa, nel 1990, fu celebrato il rito funebre del boss della Banda della Magliana, Renato De Pedis, mentre nel 2006 venne negato il funerale religioso a Piergiorgio Welby. E, impresentabili per impresentabili, ricordiamo anche l'ex capitano delle SS Erich Priebke: in quel caso il Vicariato di Roma mise un veto sullo svolgimento delle esequie nelle chiese della capitale.
La salma venne traslata presso l’istituto Pio X dei padri lefebvriani, ad Albano Laziale. Dopo una giornata di proteste, con il carro funebre assaltato dai manifestanti,la cerimonia venne sospesa e, nella notte, la salma venne trasportata all'aeroporto militare di Pratica di Mare per poi essere tumulata in un luogo segreto.
Certo, che la figura dell'ex ufficiale nazionalsocialista potesse riaprire delle ferite era ovvio. Il problema, però, è che bisogna stabilire una regola universale, perché nella generale perdita di riferimenti sembra che neanche la morte sia più una certezza. O quanto meno non lo è la sorte delle nostre spoglie terrene. Ora, il cristianesimo, cercando un regno che “non è di questo mondo”, ha saputo spesso astrarsi dagli odi di parte e dalle polemiche prosaiche, cercando di rappresentare qualcosa di così alto rispetto al quale tutti siamo dei semplici peccatori, dal boss della malavita al timorato di Dio: “Chi è senza peccato...”.
In quest'ottica, ci stanno i funerali per tutti: per Casamonica e per Welby, per De Pedis e per Priebke. Le divisioni che hanno accompagnato queste persone in vita appartengono agli uomini, la loro anima a Dio. Benissimo.
Una chiesa che invece si occupa sempre più spesso del regno “di questo mondo”, e non sempre felicemente (le polemiche sull'immigrazione e l'assurdo caso della preghiera dell'alpino censurata lo testimoniano), si espone inevitabilmente all'obiezione: davvero si è ritenuto che con i Casamonica non servisse un decimo dell'indignazione mostrata per le politiche di Salvini? Se Priebke offendeva le chiese della capitale, il capo della discussa famiglia sinti le lascia invece indifferenti?
Ecco, l'impressione è che ci sia una sorta di interventismo nelle cose mondane a corrente alternata: ora si ha a che fare con le anime, ora con gli uomini. Ora ci si occupa di Dio, ora di Cesare. Ora si è solamente dei preti, ora si è figure della società civile che devono esternare, polemizzare, giudicare. Ma in questo secondo caso si tenga presente che a volte sì: un prete deve fare anche il vigile urbano.
http://www.intelligonews.it/articoli/21-agosto-2015/29651/funerali-ideologici-o-evangelici-priebke-e-welby-no-casamonica-s-
Casamonica, dopo lo show funebre parte lo scaricabarile
Casamonica, dopo lo show funebre parte lo scaricabarile
22-08-2015
Il funerale show di Vittorio Casamonica, 65 anni, uno dei maggiorenti dell'omonimo clan che viene ritenuto responsabile di attività illecite come usura, racket e traffico di stupefacenti nell'area Sudest di Roma, ha inevitabilmente scatenato reazioni indignate nell’opinione pubblica. Omaggiare un boss mafioso con una carrozza antica trainata da sei cavalli neri, petali di rose lanciati da un elicottero, manifesti e note del film Il padrino, al termine del rito religioso regolarmente celebrato nella Basilica di San Giovanni Bosco, a Cinecittà, è apparso qualcosa di raccapricciante e di offensivo nei confronti del buon senso.
“Hai conquistato Roma, ora conquista il Paradiso”, “Vittorio Casamonica re di Roma”, recitavano alcuni manifesti affissi fuori dalla parrocchia romana dove si sono svolte le esequie, che ritraevano il defunto a mezzo busto con una corona in testa, il Colosseo e il Cupolone sullo sfondo. Dopo la funzione, la bara è stata trasportata in una Rolls-Royce mentre la banda musicale suonava la colonna sonora di un altro celebre film 2001 Odissea nello spazio. Peraltro si è saputo che la carrozza usata per il trasporto della salma è la stessa usata per i funerali di Totò.
Nell’immaginario collettivo tutto questo sfarzo è stato giustamente vissuto come uno sfregio alle istituzioni, come la conferma del fatto che la mafia comanda ancora, sia nella capitale che altrove, imponendo i suoi riti e le sue regole. Ma chi ha autorizzato i funerali? Ha fatto bene il parroco a celebrarli? Il parroco poteva non sapere che fuori dalla sua Chiesa si stava consumando quello stucchevole show con tanto di manifesti affissi ai muri? Come mai il carro funebre era scortato dai vigili, che hanno perfino bloccato il traffico per consentire l’arrivo del corteo in Chiesa? Perché il figlio di Casamonica, agli arresti domiciliari, aveva ottenuto un permesso speciale per assistere al rito funebre senza che nessuno ne sapesse nulla? Interrogativi che non mancheranno, anche nei prossimi giorni, di suscitare polemiche.
Intanto, un primo provvedimento è stato preso. L'Enac ha disposto la sospensione cautelativa della licenza del pilota ai comandi dell'elicottero che ha lanciato petali di rosa sul funerale di Casamonica. Lo si legge in una nota, che precisa che "non è stata data alcuna autorizzazione, da parte dell'Enac, al volo o al sorvolo della città di Roma".
Per il resto è un imbarazzante scaricabarile. Il parroco si difende dicendo di aver fatto soltanto il suo lavoro, Questura e Prefettura dicono di non essere state informate del funerale, il Comune di Roma chiede spiegazioni al Prefetto, così come il Ministro dell’Interno, il Vicariato si dice imbarazzato. Come se non bastasse, a gettare benzina sul fuoco è intervenuto ieri anche il nipote del boss, Luciano Casamonica, che si è rivolto direttamente al Ministro Alfano, cercando di giustificare quel tipo di funerale come un’ultima volontà del defunto: "Vittorio era una persona bravissima. Sapevamo che doveva morire e abbiamo fatto di tutto per accontentarlo: gli piacevano tanto le feste, non volevamo fare una cosa di pianto. È usanza, sono anni che quando muore uno dei nostri vecchi si usano le carrozze e i cavalli".
Non ha certo contribuito a stemperare il clima il commento del parroco della Chiesa Don Bosco, don Giancarlo Manieri: "Rifarei il funerale di Vittorio Casamonica. Io qui ho fatto il prete, non spettava a me bloccare un funerale. La Chiesa può dire no a un funerale? Ecco, questo è un problema. L’esponente di un clan è comunque dentro la Chiesa". La dottrina sul punto dà ragione al parroco: le esequie dovevano essere celebrate, trattandosi di un cattolico formalmente praticante che ne aveva fatto richiesta, con esplicita volontà prima di morire e attraverso la sua famiglia.
Fuorviante in tal senso l’accostamento al caso Welby. Quella parrocchia, infatti, è la stessa che nel 2006 negò i funerali a Piergiorgio Welby. Malato di Sla, in fase terminale, Welby chiese ai sanitari di staccare la spina (fu eretto a simbolo dell'eutanasia) e gli furono vietati i funerali religiosi. Inoltre, in quella quella stessa parrocchia nel '90 è stato celebrato il rito funebre del boss della Magliana Renato De Pedis, poi sepolto nella Chiesa di S. Apollinare. Inopportuno, però, accostare il caso Welby al funerale di Casamonica. Welby ha posto in essere una condotta che è profondamente contraria alla dottrina cattolica. L’incompatibilità tra eutanasia e rispetto della volontà di Dio è evidente e insuperabile. Anche il Vicariato di Roma, sia pure imbarazzato per la vicenda Casamonica, ha ribadito questo punto di vista.
Quello che invece si sarebbe dovuto impedire erano le modalità di quelle esequie da fiaba. La piazza antistante la Chiesa sembrava un set cinematografico. La sapiente regia di quello show è rimasta nell’ombra. Il prete risponde solo di quanto accade all’interno della Chiesa, ma fino a un certo punto. Avrebbe dovuto impedire l’affissione di quelle gigantografie del malavitoso, con le musiche evocative di contorno.
Ad essere interpellato è però il mondo politico e delle istituzioni, soprattutto locali. Proprio quando l’inchiesta Mafia Capitale svela un’amministrazione cittadina piena di infiltrazioni della criminalità organizzata, con responsabilità che andranno accertate nei processi, uno spettacolo del genere andava evitato. Probabilmente nessuno ha avuto il coraggio di intervenire, trascurando l’impatto, anche mediatico, che quei funerali avrebbero avuto.
Inutile piangere sul latte versato. Bisogna andare fino in fondo per capire cosa sia effettivamente successo e per scoprire chi sapeva e ha taciuto, consentendo uno sfregio del genere. E sarebbe opportuno che i media spegnessero fin da subito i riflettori su una cocente sconfitta della legalità, evitando di enfatizzarla ulteriormente e di continuare a fare pubblicità alla mafia. Il messaggio altamente diseducativo che è filtrato dai resoconti giornalistici è: le istituzioni laiche e cattoliche, impotenti e inermi, si inchinano alla mafia. Dopo la pietà ostentata nei confronti di un mafioso, subentri ora la pietà nei confronti di milioni di italiani che non vorrebbero più sentir parlare di una assurda storia come questa e che sperano di riuscire a illudersi che si sia trattato soltanto di un sogno tremendo.
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-casamonica-dopo-lo-show-funebre-partelo-scaricabarile-13598.htm
FUNERALE CASAMONICA: QUANTI SOLDI HA PRESO IL PARROCO? PERCHÉ NON HA ARRESTATO TUTTI?
Quella che segue è la risposta del parroco alle contestazioni che hanno seguito il funerale del boss dei Casamonica.
Molte le e-mail pervenutemi sul funerale al boss dei Casamonica. Alcune con domande altre con insulti… Provo a dire la mia.
Credo di aver fatto solo il mio dovere. Sono un prete, non un poliziotto e nemmeno un giudice. Se una persona viene da me chiedendo di confessarsi, lo confesso; se un’altra si accosta alla comunione gli porgo l’ostia, non gli chiedo la fedina penale, se un signore mi chiede di celebrare il funerale di un suo congiunto lo celebro; non è scritto da nessuna parte che debba indagare chi è, tanto più che l’addetto di sagrestia, compilando il foglio per il funerale, sotto dettatura della persona venuta a prenotarlo, alla voce “notizie che si desidera tenere presenti nella celebrazione eucaristica” ha scritto: “ praticante cattolico”.
Personalmente non conoscevo il nome del boss dei Casamonica, per me poteva essere il più lontano dei parenti.
Tanto per rispondere a certe insinuazioni sui soldi. “Quanto devo?”. “Può fare un’offerta, se vuole”. L’offerta è stata di € 50,00 (cinquanta non cinquemila). Molti colleghi giornalisti hanno insistito per sapere quello che è successo in chiesa. Nulla è successo. Quando sono arrivati con circa tre quarti d’ora di ritardo sull’orario [e solo allora ho saputo della carrozza con relativo contorno e anche dell’identità del defunto], sono entrati in chiesa. Un po’ di confusione c’è stata, come sempre, ma esortati a prendere posto (erano circa quattro o cinquecento persone) hanno immediatamente obbedito, in perfetto ordine e silenzio.
Hanno seguito la cerimonia, alcuni si sono confessati, molti hanno fatto la comunione e molti hanno risposto alle preghiere della messa, ben più numerosi di altri in altre consimili occasioni.
Predica… Avevo sottomano, come sempre, qualche semplice appunto. Nei sette o otto minuti di omelia ho ribadito il concetto che la morte è la compagna inseparabile di tutta la nostra esistenza: addii e malattie, dolori e delusioni, distacchi forzati, rovesci affettivi, improvvise tragedie ne sono i segni premonitori. La morte tuttavia resta per l’uomo un mistero profondo, un mistero che perfino i non credenti circondano di rispetto. Ebbene, essere cristiani cambia qualcosa nel modo di considerare la morte e affrontarla? Sì, certo! Poiché per il cristiano la morte è, secondo l’espressione diventata famosa di san Francesco di Assisi, “sorella”, sorella morte: non è cioè il risultato di un gioco tragico e ineluttabile da affrontare con freddezza, e nemmeno con disperazione. La morte del cristiano è nel solco della morte di Cristo… L’icona è questa: un Padre/Dio che al di là della soglia ci attende con le braccia spalancate nel gesto dell’accoglienza. In definitiva per il cristiano la morte è una vittoria vestita da sconfitta.
Molti mi hanno rimproverato di non aver bloccato il funerale a un boss che ne ha combinate più che Bertoldo. Ma se era così fuori norma, perché mai era a piede libero? Hanno aspettato la sua morte sperando che lo… “arrestasse” il parroco? Mio dovere è distribuire misericordia, m’insegna Papa Francesco. Ed è quello faccio.
Quanto al paragone con Welby non è congruo. In quel caso è intervenuto il Vicario del Papa, assumendosene la responsabilità e ordinando al parroco di non celebrare il funerale. Welby, se non vado errato, era non più considerato cattolico. A me nessuno ha detto nulla. Pregare per un morto, chiunque esso sia, non è proibito. Anche per Welby, del resto, i salesiani hanno pregato e molto e la chiesa è rimasta aperta tutto il giorno.
Parce sepulto, dicevano gli antichi romani (cfr Virgilio, Eneide III, 41), che pure non erano così teneri con chi rompeva loro le scatole. Oggi pare non sia più di moda. Pazienza!!!
I PADRONI DI ROMA
http://www.losai.eu/funerale-casamonica-quanti-soldi-ha-preso-il-parroco-perche-non-ha-arrestato-tutti/
La Chiesa ha espresso la sua legittima opinione sul problema dell’immigrazione. Stridente è invece il silenzio della Curia Romana sul funerale del boss Casamonica e sulla dichiarazione del Parroco che ha officiato il rito funebre di G.Porzi
I padroni di Roma
di
Gianni Porzi
La Chiesa, nella persona del Papa Francesco e di Mons. Galantino, ha espresso la sua legittima opinione sul problema dell’immigrazione, e in particolare sull’accoglienza.
Stridente è invece il silenzio della Curia Romana sul funerale del boss Casamonica e in particolare sulla dichiarazione del Parroco che ha officiato il rito funebre, il quale ha tranquillamente affermato che lo rifarebbe. Alla luce del silenzio assordante della Chiesa mi verrebbe da pensare che l’osservazione di Matteo Salvini il quale, rivolgendosi alla Curia, ha affermato “forse l’8 per mille dei boss fa comodo”, non è poi così lontana dalla realtà.
Le istituzioni dello Stato invece, more solito, hanno subito messo in atto la sceneggiata dello “scaricabarile delle responsabilità” in merito all’imbarazzante funerale, uno sport tutto italiano; trovare il responsabile nel nostro Paese è impresa ardua perché non vige il principio di responsabilità. Nessuno era al corrente di niente e, a cosa avvenuta, tutti sono stati pronti a scaricare le responsabilità sugli altri (dal Prefetto al Questore, ai Carabinieri, ai Vigili urbani, al Campidoglio e non da ultimo al Viminale). Tutti chiedono spiegazioni dell’accaduto, ma nessuno risulterà responsabile di nulla; l’unico finora ad aver pagato è l’elicotterista.
Lo sfarzoso funerale del “Re di Roma” Vittorio Casamonica, in stile hollywoodiano e accompagnato dalle note musicali de “Il Padrino”, ha dimostrato in modo inequivocabile che la mafia non si è infiltrata a Roma, ma ha conquistato la nostra capitale, ha ormai le chiavi della Città eterna. Un affronto non solo a Roma, ma alle Istituzioni repubblicane, cioè all’Italia intera.
Prof. Gianni Porzi
Casalecchio di Reno (BO)
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