Migranti. Vescovo di Aleppo: grazie Papa ma i cristiani non vogliono scappare dalla Siria
I cristiani siriani accolgono con gratitudine l’appello del Papa all’Europa ad accogliere i profughi ma sottolineano l’importanza per loro di restare in Siria. L’appello di Papa Francesco «esprime la sua sollecitudine verso chi soffre, ed è un invito a tutti i cristiani ad aiutare con evangelica concretezza chi si trova in situazioni di emergenza, come quelle vissute da chi veniva respinto alle frontiere». Nello stesso tempo, «davanti alle guerre che stravolgono il Medio Oriente, il nostro desiderio come cristiani e come Chiesa è quello di rimanere nel nostro Paese, e facciamo di tutto per tener viva la speranza».
Rispettiamo le famiglie che hanno i bambini e vanno via. Non dirò mai una parola, un giudizio non benevolo su chi va via perchè vuole proteggere i suoi figli dalle sofferenze. Ma per noi è un dolore vedere le famiglie partire, e tra loro tante sono cristiane. È un segno che la guerra non finirà, o che alla fine prevarrà chi vuole distruggere il Paese».
Tratto da: Sponda Sud
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– Dalla stessa città di Aleppo, poche settimane prima era arrivato dalla Congregazione dei Maristi di Aleppo, un appello al Papa: ” se si vuole che i cristiani rimangano, occorre fermare la guerra”
– Dalla stessa città di Aleppo, poche settimane prima era arrivato dalla Congregazione dei Maristi di Aleppo, un appello al Papa: ” se si vuole che i cristiani rimangano, occorre fermare la guerra”
Riportiamo l’appello a Papa Francesco del Dr Nabil Antaki (medico e direttore di uno degli ultimi due ospedali funzionanti ad Aleppo): poteva andarsene da tempo, è rimasto con i maristi blu per dare sollievo alla popolazione.
L’appello è la parte finale dell’intervista rilasciata al Coordinamento Nazionale per la pace in Siria e riproposta integralmente nel sito culturacattolica.it.
L’appello è la parte finale dell’intervista rilasciata al Coordinamento Nazionale per la pace in Siria e riproposta integralmente nel sito culturacattolica.it.
Domanda: Il giorno di preghiera per la Siria organizzato dal Papa Francesco nel settembre 2013 è stato molto importante, ha contribuito a evitare gli imminenti bombardamenti statunitensi in seguito alla disinformazione sulle armi chimiche a Ghouta. Cosa pensate che egli potrebbe fare ora? Cosa dirgli?
Risposta: Direi a Papa Francesco: fin dal primo giorno del vostro pontificato, i siriani L’hanno amata e hanno adottata. Le Sue svariate dichiarazioni, omelie, tweets, sono tanto apprezzati e diffusi tra di noi. Noi sentiamo che, in Lei, il Vangelo è al centro di tutto, sfidando la burocrazia e il politicamente corretto di una falsa diplomazia.
Risposta: Direi a Papa Francesco: fin dal primo giorno del vostro pontificato, i siriani L’hanno amata e hanno adottata. Le Sue svariate dichiarazioni, omelie, tweets, sono tanto apprezzati e diffusi tra di noi. Noi sentiamo che, in Lei, il Vangelo è al centro di tutto, sfidando la burocrazia e il politicamente corretto di una falsa diplomazia.
Lei ha domandato più di una volta ai cristiani di Siria (e del Medio Oriente) di non lasciare la terra dei loro antenati, di restare attaccati alle loro radici per dare un senso alla loro appartenenza e alla loro presenza in Siria. È esattamente ciò che il mio gruppo e io stesso ci sforziamo di fare da decenni.
Santo Padre, La imploriamo di fare ancora di più. Le dichiarazioni, il sollievo alle sofferenze, l’incitazione a restare nel paese non hanno impedito alla metà dei cristiani di Aleppo di andarsene definitivamente. I cristiani di Siria hanno una duplice paura: temono fisicamente i fanatici islamisti di Daesh (Stato Islamico), e hanno anche paura di perdere il loro futuro e quello dei loro figli a forza di pazientare e di aspettare la fine del conflitto. Se si vuole che l’altra metà dei cristiani rimanga, bisogna fermare la guerra.
Noi La imploriamo di usare la Sua autorità morale, il Suo prestigio incontestabile per fare pressione sui diversi governi affinché cessino di armare e di finanziare i gruppi armati, perché lottino effettivamente contro Daesh e perché facciano fermare il passaggio dei terroristi attraverso le nostre frontiere del Nord.
Perché una soluzione politica negoziata possa riuscire, bisognerebbe che l’opposizione accetti l’attuale governo della Siria, perché non si può negoziare con qualcuno di cui si esige, come precondizione, l’eliminazione.
Santo Padre, solo Lei può fare qualche cosa per fermare la distruzione del nostro bel paese, per far cessare la morte di centinaia di migliaia di esseri umani e per permettere ai cristiani di Siria di restare, o di ritornare, nel loro paese.
Nota: dichiarazioni del Vescovo Georges Abou Khazen, Vicario Apostolico di Aleppo:
Il conflitto siriano “non avra’ fine fino a quando vorranno farlo durare tutte le forze che lo stanno alimentando dall’esterno”.
“Usa e Turchia addestreranno i ribelli per 3 anni “Quindi hanno già messo in programma che la guerra durerà altri tre anni, e la gente qui continuerà a soffrire e a morire per altri tre anni”… Vedi: Agi.it
Coordinamento Nazionale per la pace in Siria www.siriapax.org
Nella foto in alto: La Cattedrale dei ‘Quaranta martiri’, dedicata ai quaranta martiri di Sebaste, appartenente alla Chiesa apostolica armena. Risalente al XV secolo, situata nel vecchio quartiere cristiano di Jdeydeh, uno dei più antichi della diaspora armena e della vecchia città di Aleppo.
Distrutta il 28 aprile dai missili Jihadisti.
Distrutta il 28 aprile dai missili Jihadisti.
http://www.controinformazione.info/migranti-vescovo-di-aleppo-grazie-papa-ma-i-cristiani-non-vogliono-scappare-dalla-siria/#more-12757
Profughi, Perucchietti: “Stanno usando il metodo del bipensiero orwelliano”
07 settembre 2015, Andrea Barcariol
Intervistata da IntelligoNews, Enrica Perucchietti, giornalista e saggista, esperta delle dinamiche "segrete" della società affronta il delicato tema dell’immigrazione, criticando il modus operandi della politica basato sulla spettacolarizzazione e sulla manipolazione.
Intervistata da IntelligoNews, Enrica Perucchietti, giornalista e saggista, esperta delle dinamiche "segrete" della società affronta il delicato tema dell’immigrazione, criticando il modus operandi della politica basato sulla spettacolarizzazione e sulla manipolazione.
La foto choc di Aylan ha inciso molto sull’opinione pubblica. Anche la Merkel ha aperto ai migranti. Come spiega questo cambiamento?
«La foto del bambino siriano è stata una diffusissima strumentalizzazione mediatica che fa parte di un processo volto a sdoganare un certo tipo di messaggio. Senza entrare nel merito, quella foto è l’emblema della spettacolarizzazione, si gioca tutto a colpi di immagini che vanno a colpire la pancia delle persone che si scandalizzano sul momento e dopo 5 minuti riprendono tranquillamente la loro vita. Delle foto di altre migliaia di bambini morti non importa a nessuno».
Sui migranti c’è chi parla di errore dell’Europa e chi invece, come Fusaro, sostiene sia una strategia per avere “nuovi schiavi sottopagati”. Lei da che parte sta?
«Quando si vedono in campo tutte queste forze unilaterali, probabilmente una strategia c’è. La tratta degli uomini ormai vale di più del traffico di armi e droga. Un quotidiano austriaco ha scritto un articolo interessante su tutto il giro di soldi che c’è intorno a questo fenomeno da parte di alcune banche e delle lobby nell’accoglienza dei migranti. Ha ragione Fusaro, una strategia c’è, perché c’è chi lucra sull’arrivo dei migranti e non dobbiamo dimenticare che se la situazione in quei Paesi è questa è perché noi siamo andati a distruggere i governi che c’erano prima producendo il caos. In Siria, ad esempio, c’è una regia occidentale che da anni sta tentando di far cadere il regime di Assad, che è l’unico che sta combattendo contro l’Isis. La politica ormai è schizofrenica e per far approvare i suoi interessi cerca di rendere schizofrenica l’opinione pubblica dicendo un giorno una cosa, un giorno l’altra. E’ il metodo del bipensiero orwelliano».
Papa Francesco ha detto: “Ogni parrocchia accolga una famiglia di profughi”. Cosa ne pensa?
«Io considero Bergoglio il Vescovo di Roma, nella sua funzione quella frase potrebbe avere senso, voglio però vedere se realmente le parrocchie accoglieranno i migranti. Nello Stato del Vaticano c’è molto posto, quindi credo che i profughi potrebbero essere accolti anche lì. Predica bene, ora bisogna vedere i fatti. Io non giudico quello che potrebbe fare a casa sua, nello Stato Vaticano, secondo me però si potrebbe trattare marketing. Ha detto anche tante cose sullo Ior, poi cosa ha fatto?».
Si riferisce anche all’acquisto degli occhiali a piazza del Popolo?
«Quello è emblematico adesso, come ha detto Socci, andrà dal macellaio a comprare la trippa per il gatto. Lui si muove a colpi di spot e in questo è bravissimo, come Renzi. A livello mediatico sono molti bravi e stanno manipolando l’opinione pubblica che si fa attrarre dalla spettacolarizzazione. La propaganda che prima si faceva solo nei periodi di guerra ormai si utilizza sempre, è tutto un battage pubblicitario e si tende molto ad alzare i toni per dividere i cittadini in tifoserie: c’è chi sta a favore e chi contro, non c’è possibilità di dialogo o via di mezzo. Così le questioni non si risolvono mai».
A proposito di toni alti, Renzi ha detto che sull’immigrazione non si tratta più di “Pd contro le destre, ma di umani contro bestie”.
«Ci dovrebbe essere il rispetto alla base di tutto. Una volta si criticavano i toni violenti di Grillo ma questa è la stessa cosa. Un Premier non può dare delle bestie a chi la pensa in maniera differente perché in questo modo legittima un clima di violenza che, da moderato, ha sempre condannato. Tutto fa parte di un processo di manipolazione delle masse per poter far passare il messaggio che vogliono. Da un lato si punta sul vittimismo strumentalizzando forse anche le morti dei bambini, e questo sarebbe vergognoso; dall’altro si alzano i toni per creare tifoserie che si scannano, anche sui social, senza mai andare alla radice dei problemi».
«La foto del bambino siriano è stata una diffusissima strumentalizzazione mediatica che fa parte di un processo volto a sdoganare un certo tipo di messaggio. Senza entrare nel merito, quella foto è l’emblema della spettacolarizzazione, si gioca tutto a colpi di immagini che vanno a colpire la pancia delle persone che si scandalizzano sul momento e dopo 5 minuti riprendono tranquillamente la loro vita. Delle foto di altre migliaia di bambini morti non importa a nessuno».
Sui migranti c’è chi parla di errore dell’Europa e chi invece, come Fusaro, sostiene sia una strategia per avere “nuovi schiavi sottopagati”. Lei da che parte sta?
«Quando si vedono in campo tutte queste forze unilaterali, probabilmente una strategia c’è. La tratta degli uomini ormai vale di più del traffico di armi e droga. Un quotidiano austriaco ha scritto un articolo interessante su tutto il giro di soldi che c’è intorno a questo fenomeno da parte di alcune banche e delle lobby nell’accoglienza dei migranti. Ha ragione Fusaro, una strategia c’è, perché c’è chi lucra sull’arrivo dei migranti e non dobbiamo dimenticare che se la situazione in quei Paesi è questa è perché noi siamo andati a distruggere i governi che c’erano prima producendo il caos. In Siria, ad esempio, c’è una regia occidentale che da anni sta tentando di far cadere il regime di Assad, che è l’unico che sta combattendo contro l’Isis. La politica ormai è schizofrenica e per far approvare i suoi interessi cerca di rendere schizofrenica l’opinione pubblica dicendo un giorno una cosa, un giorno l’altra. E’ il metodo del bipensiero orwelliano».
Papa Francesco ha detto: “Ogni parrocchia accolga una famiglia di profughi”. Cosa ne pensa?
«Io considero Bergoglio il Vescovo di Roma, nella sua funzione quella frase potrebbe avere senso, voglio però vedere se realmente le parrocchie accoglieranno i migranti. Nello Stato del Vaticano c’è molto posto, quindi credo che i profughi potrebbero essere accolti anche lì. Predica bene, ora bisogna vedere i fatti. Io non giudico quello che potrebbe fare a casa sua, nello Stato Vaticano, secondo me però si potrebbe trattare marketing. Ha detto anche tante cose sullo Ior, poi cosa ha fatto?».
Si riferisce anche all’acquisto degli occhiali a piazza del Popolo?
«Quello è emblematico adesso, come ha detto Socci, andrà dal macellaio a comprare la trippa per il gatto. Lui si muove a colpi di spot e in questo è bravissimo, come Renzi. A livello mediatico sono molti bravi e stanno manipolando l’opinione pubblica che si fa attrarre dalla spettacolarizzazione. La propaganda che prima si faceva solo nei periodi di guerra ormai si utilizza sempre, è tutto un battage pubblicitario e si tende molto ad alzare i toni per dividere i cittadini in tifoserie: c’è chi sta a favore e chi contro, non c’è possibilità di dialogo o via di mezzo. Così le questioni non si risolvono mai».
A proposito di toni alti, Renzi ha detto che sull’immigrazione non si tratta più di “Pd contro le destre, ma di umani contro bestie”.
«Ci dovrebbe essere il rispetto alla base di tutto. Una volta si criticavano i toni violenti di Grillo ma questa è la stessa cosa. Un Premier non può dare delle bestie a chi la pensa in maniera differente perché in questo modo legittima un clima di violenza che, da moderato, ha sempre condannato. Tutto fa parte di un processo di manipolazione delle masse per poter far passare il messaggio che vogliono. Da un lato si punta sul vittimismo strumentalizzando forse anche le morti dei bambini, e questo sarebbe vergognoso; dall’altro si alzano i toni per creare tifoserie che si scannano, anche sui social, senza mai andare alla radice dei problemi».
http://www.intelligonews.it/articoli/7-settembre-2015/30137/profughi-perucchietti-stanno-usando-il-metodo-del-bipensiero-orwelliano
LA "COMMEDIA" IMMIGRAZIONE
Chi nel nome dell’expo-democrazia esportava armi e riforniva le milizie dell’utopistica primavera araba salvo poi accorgersi di aver fatto esplodere una polveriera?l’Europa nichilista ha ucciso Dio e uccidendolo sta uccidendo sé stessa di D.Marchiori
Immigrazione atto primo e secondo
di Diego Marchiori l'Officina
La notizia del giorno è la drammatica foto che presenta al mondo un bambino siriano esanime sulla spiaggia, e come nelle migliori commedie drammaturgiche il protagonista non può che suscitare clamore e costernazione per l’epilogo nefasto. E’ una foto troppo ghiotta per la propaganda mass-mediatica che cerca di pilotare le coscienze, perché è una foto che non può trovare disaccordo. E così inizia nel pubblico teatro la commedia drammatica, teatro dove il bambino innocente è involontariamente il protagonista, il cui testo è scritto dai media e la regia data alla politica commediante e pullulante di attori da tragedia greca.
Obiettivo della commedia è suscitare nel pubblico imbevuto di opulenza qualche emozione compassionevole e pietista, in modo da muovere l’opinione pubblica verso precise scelte politiche. E’ la propaganda che esalta la morte per ubriacare le coscienze e distogliere l'attenzione dal vero problema: la guerra e chi ne ha responsabilità! Con le crude immagini di un bambino morto si vuole far sentire il senso di colpa alle popolazioni che faticano ad accogliere un flusso enorme di migranti incentrando l'attenzione solamente sul versante dell'accoglienza e distogliendola invece dalle domande che sono causa di quella morte: chi ha causato la guerra in quelle terre? Chi c’è veramente nella cabina di regia che ha voluto premere il pulsante rosso e sganciare le bombe su Siria, Iraq, Afghanistan, Libia, Egitto, Tunisia?
Chi, nel nome dell’expo-democrazia esportava armi e riforniva le milizie dell’utopistica “primavera araba” salvo poi accorgersi di aver fatto esplodere una polveriera? Per questo motivo, osservare la foto di quel bambino esanime sulla spiaggia, non mi suscita alcuna emozione. E non perché la morte di un innocente mi sia indifferente, anzi!
Piuttosto l’apatia è per l’ipocrisia che si cela dietro a quella morte, che fa piene le stanze dei bottoni di sciacalli ed avvoltoi pronti a versare lacrime su quel bambino per gonfiare lo share per qualche ora, ma clamorosamente silenti sullo scandalo planetario dell’aborto e presunte compra-vendite di organi prelevati dai feti appositamente abortiti.
Ma vengo al problema dell’immigrazione, e alle questioni politiche che esso porta. Com’è possibile, se è possibile, conciliare accoglienza con sicurezza? Com’è possibile, se è possibile, governare il fenomeno immigratorio senza ledere l’inalienabile dignità umana di ciascuna persona? Queste sono domande sì etiche, ma che abbisognano di una risposta politica; e allora pongo la domanda più grave: la politica attuale, sia italiana che europea ed internazionale, è davvero capace di essere Politica? La mia risposta attualmente è no.
E rispondo negativamente soprattutto guardando a questa Europa, riempita di scartoffie burocratiche e fondata sul relativismo, profondamente allergica a riconoscere le proprie radici morali, religiose, culturali con un perenne senso di colpa per ciò che è stata. E’ l’Europa nichilista che uccidendo Dio sta uccidendo sé stessa.
Fin qui l’atto primo della contro-commedia...
Immigrazione: atto secondo
Siamo al secondo atto della contro-commedia che si oppone al lavaggio del cervello ad opera del Quarto Potere. Nel primo atto ho concluso dicendo che l’Europa nichilista ha ucciso Dio, e uccidendo Dio sta uccidendo sé stessa.
Qualcuno potrebbe chiedersi cosa c’entri Dio nel problema immigrazione; io credo che c’entri dal momento che l’immigrazione proveniente dal Mediterraneo e dal Medio Oriente riguarda milioni di cristiani in fuga dalle proprie terre perché credenti nel medesimo Dio pregato in Europa, ma minacciati da animali con sembianze umane che nel nome di un non precisato Allah distruggono, saccheggiano e uccidono, con sentiti ringraziamenti per i finanziamenti americani. Dio c’entra perché la forte immigrazione proveniente da quelle terre necessariamente urta con l’identità culturale europea, che non è certo un’identità islamica, eppure tra i migranti vi sono coloro che professano un credo diverso se non opposto al nostro, e soprattutto professano un credo profondamente teocratico sul piano politico. Dio c’entra perché l’Europa si trova divisa sulle scelte da fare per governare l’immigrazione proprio perché ha deciso di uccidere Dio, e quindi di privarsi di una sua componente identitaria che ne ha caratterizzato la cultura e le istituzioni, e con questo suicidio identitario ha deciso di sterilizzare i propri cittadini raccontando la favola che chi arriva da fuori rimpiazzerebbe senza danno chi non si è voluto far nascere.
Il problema dell’immigrazione è quindi un problema che coinvolge interamente la vita sociale europea con conseguenze che potrebbero rivelarsi devastanti, e pretendere di risolverlo accogliendo o respingendo tutti tout court è pura follia politica.
Ma faccio un ulteriore passo avanti:
Nel Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, al punto 298 si indica nei criteri di “equità” ed “equilibrio” la condizione fondamentale per regolamentare i flussi migratori, che gli immigrati vanno accolti in quanto persone e che devono integrarsi nella vita sociale, ma allo stesso tempo vanno favorite tutte quelle condizioni che consentono maggiori possibilità di lavoro nelle proprie zone di origine.
Da questo passaggio quindi, quali proposte politiche si potrebbero avanzare? Ne abbozzo solamente due:
Dare priorità allo sviluppo in loco
Selezionare i migranti
Dare priorità allo sviluppo dei popoli in loco:
Significa garantire a tutti i popoli la possibilità di vivere in pace nelle proprie terre, quindi soccorrerli anche con interventi militari allorquando siano minacciati come nel caso dell’Isis.
Significa anche non dare adito che l’Europa e i Paesi membri siano la panacea dei loro problemi, qui non scorre latte e miele.
Significa avere coscienza storica e onestà intellettuale riconoscendo il ruolo delle multinazionali che in quei luoghi si comportano come dei coloni sfruttatori creando più fame che sviluppo.
Significa quindi attuare a livello globale il principio di sussidiarietà favorendo l’autentico sviluppo dei popoli e garantendo a tutti il proprio. Ma finché ci saranno Ban Ki Moon e Obama che diranno agli africani di legalizzare i matrimoni gay in cambio di aiuti umanitari, ivi compresi gli aiuti militari per combattere Boko Haram, il principio di sussidiarietà rimarrà al palo come il federalismo in Italia.
Selezionare i migranti
Potrà sembrare razzistico, ma uno Stato non può accettare l’anti-Stato, in tal senso le culture che sono inconciliabili con la propria non possono ottenere diritto d’asilo, perché difficilmente assimilabili nel contesto sociale e si arriverebbe a quei fenomeni di intolleranza registrati ad esempio nelle Banlieu francesi o nei sobborghi nord europei, per non parlare dei quartieri musulmani inglesi con tanto di tribunali islamici, o peggio ad avere in casa propria il terrorismo islamico che mira alla conquista europea. Inoltre andrebbe favorita l’immigrazione intellettuale, allo scopo di formare quelle menti che poi tornerebbero nelle rispettive patrie per dare un valore aggiunto ai propri popoli. Non sarebbe solidarietà anche questa?
Infine ci sarebbe anche un terzo punto politico: mandare a casa quei politichetti che da un lato promettono ruspe senza carburante, e dall’altro aprono le braccia a chiunque senza alcun criterio.
Poche sollecitazioni, in attesa del prossimo atto della commedia di massa.
continua...
Diego Marchiori
Fonte:http://www.lofficina.org/post_dett.php?id=55ea7ecfa9673 del 5/09/15 in redazione l'8 Settembre 2015
Si dimostra chi vuole lo sterminio della popolazione siriana: Washington chiede alla Grecia di bloccare il suo spazio aereo per gli aiuti umanitari
Si dimostra chi vuole lo sterminio della popolazione siriana: Washington chiede alla Grecia di bloccare il suo spazio aereo per gli aiuti umanitari russi verso la Siria
La Grecia risponde negativamente alla richiesta di Washington. Un netto rifiuto dal Governo greco ad una una richiesta avanzata dagli Stati Uniti per chiudere il suo spazio aereo agli aerei russi che trasportano aiuti umanitari in Siria.
L’informazione è stata confermata da un portavoce del ministero degli Esteri greco il quale ha di fatto confermato che gli Stati Uniti avevano avanzato richiesta ad Atene di chiudere il suo spazio aereo ai voli umanitari russi diretti in Siria.
L’informazione è stata confermata da un portavoce del ministero degli Esteri greco il quale ha di fatto confermato che gli Stati Uniti avevano avanzato richiesta ad Atene di chiudere il suo spazio aereo ai voli umanitari russi diretti in Siria.
L’informazione è trapelata il giorno dopo che i media russi, tra cui Ria Novosti e Sputnik, hanno comunicato la notizia che Atene avrebbe respinto la richiesta di Washington.
Risulta che la Russia ha finora inviato diversi convogli di aiuti umanitari in Siria, nel tentativo di alleviare le sofferenze della popolazione siriana che da oltre quattro anni patisce il peso della guerra per procura attuata mediante l’infiltrazione nel paese dei gruppi dei terroristi sostenuti ed armati dall’Occidente e dall’Arabia Saudita.
Ancora oggi la Siria si trova sotto sanzioni da parte dell’Europa e degli altri paesi occidentali per cui si è creato un blocco delle merci, inclusi generi di prima necessità e medicinali, aggravando le sofferenze della popolazione civile. Questo spiega perchè dalla Siria arrivano milioni di profughi nei paesi vicini (Libano, Turchia e Giordania) ed anche verso l’Europa.
Fonte: SputnikNews
Non si può risolvere la crisi dei profughi se si continua a voler destabilizzare la Siria
08-09-2015
La crisi dei profughi ha provocato tante lacrime di coccodrillo, un'accoglienza frettolosa dei fuggitivi e una rinnovata voglia di intervento militare in Siria, soprattutto di Gran Bretagna e Francia. Ma contro chi si dovrebbe combattere? Si continua con l'errore di voler abbattere il regime di Bashar al Assad, l'unico elemento di stabilità nel paese e l'unico che combatte realmente l'Isis.
INGLESI E FRANCESI IN SIRIA, SULL'ONDA DELL'EMOTIVITA' di Gianandrea Gaiani
Sull'onda dell'emotività, generata dalla crisi dei profughi di guerra, Francia e Gran Bretagna annunciano nuovi raid aerei in Siria. Le magre forze in campo non mutano e il risultato sarà dunque, molto probabilmente, ininfluente. In compenso, nella lista dei bersagli, non ci sarà solo l'Isis, ma anche il suo principale nemico: Assad. Guai in vista, per la Siria e per noi.
SIRIA, L'ERRORE DEL REGIME CHANGE di Robi Ronza
E' solo ipocrisia fare sfoggio di compassione per i profughi siriani, mentre si continua ad attizzare la guerra civile in Siria. L'amministrazione Obama dimostra ancora una volta di voler rimuovere Assad dal potere. E così non fa altro che prolungare la guerra in corso. Si dovrebbe cambiare corso, a partire dalla rimozione delle sanzioni a Damasco.
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-non-si-puo-risolvere-la-crisi-dei-profughise-si-continua-a-voler-destabilizzare-la-siria-13760.htm
Profughi siriani in Germania, la realtà nascosta
Profughi siriani in Germania, la realtà nascosta
È certamente una bella cosa vedere tanta gente, tanti volontari mobilitati in Germania e Austria per accogliere nel modo migliore i profughi siriani che erano stati per giorni bloccati in Ungheria. Ma devo ammettere che inni di Beethoven, applausi, cortei di auto per andarsi a prendere i profughi, commenti sul ritrovato spirito dell’Europa che vince contro i rigurgiti nazionalisti e xenofobi, mi lasciano anche qualche perplessità, soprattutto perché vengono accompagnati da una narrazione degli eventi che non corrisponde esattamente alla realtà. Ovvero: le buone Austria e soprattutto Germania hanno aperto le porte e i cuori a dei disperati maltrattati dalla cattiva Ungheria, e più in generale dai paesi dell’Est. E giù lodi sperticate ad Angela Merkel e al suo spirito umanitario capace di far cambiare strada alla politica europea, e giù altrettanti insulti e condanne per il presidente ungherese Viktor Orban.
Troppe cose stonano in tutto questo. Partiamo dall’Ungheria: il caos creatosi a Budapest, con blocco della stazione ferroviaria, contrariamente a quanto si è voluto raccontare non dipende dalla cattiva volontà del governo ungherese che, con Italia e Grecia, condivide l’onere di identificare gli immigrati in arrivo e valutarne la posizione. Peraltro nei primi 7 mesi del 2015 l’Ungheria ha accolto oltre 100mila immigrati, che su una popolazione globale di 10 milioni di persone, significa una percentuale molto più alta della maggior parte dei paesi europei che pure si sentono oggi in diritto di censurare Budapest.
Il caos dei giorni scorsi inoltre era provocato dalla combinazione tra la volontà dei migranti e il rispetto della Convenzione di Dublino che obbliga i paesi di prima accoglienza a esaminare le domande d’asilo. I profughi siriani infatti avevano ben chiaro che volevano andare in Germania e per questo rifiutavano di essere portati nei centri raccolta ungheresi per essere identificati. Essi sapevano infatti che questo sarebbe equivalso, nella migliore delle ipotesi, a restare in Ungheria. Chiedevano perciò di poter proseguire per la Germania senza essere identificati. Ma in base agli accordi europei il governo ungherese non poteva concederlo. E infatti solo la decisione di Germania e Austria di derogare alle regole europee ha sbloccato la situazione con l’apertura delle frontiere. I profughi l’hanno dunque avuta vinta e questo è senz’altro positivo per loro, ma anche per costringere la UE a rivedere questa assurda disposizione della Convenzione di Dublino.
Eppure anche riguardo ai profughi c’è qualcosa che non quadra completamente con la descrizione della “massa di disperati” che bussa alle nostre porte di ricchi insensibili. Guai a sottovalutare il dramma dei tanti siriani costretti a fuggire dalle proprie case a causa della guerra, e non si metta in discussione il diritto di desiderare un paese piuttosto che un altro. Ma l’assoluta determinazione nella pretesa di infrangere le regole europee fino ad averla vinta, fa nascere qualche domanda. Né si può tacere dello sconcerto che creano quelle immagini del treno di profughi bloccato in una stazione alle porte di Budapest, a cui polizia e volontari cercano di distribuire acqua e cibo. Invano, perché quelli li rifiutano e anche li buttano via. Si potrà anche dire che è una mossa estrema per forzare la via verso la Germania, ma resta il fatto che tali scene poco si conciliano con l’immagine di una folla di disperati bisognosi di tutto.
Il caos dei giorni scorsi inoltre era provocato dalla combinazione tra la volontà dei migranti e il rispetto della Convenzione di Dublino che obbliga i paesi di prima accoglienza a esaminare le domande d’asilo. I profughi siriani infatti avevano ben chiaro che volevano andare in Germania e per questo rifiutavano di essere portati nei centri raccolta ungheresi per essere identificati. Essi sapevano infatti che questo sarebbe equivalso, nella migliore delle ipotesi, a restare in Ungheria. Chiedevano perciò di poter proseguire per la Germania senza essere identificati. Ma in base agli accordi europei il governo ungherese non poteva concederlo. E infatti solo la decisione di Germania e Austria di derogare alle regole europee ha sbloccato la situazione con l’apertura delle frontiere. I profughi l’hanno dunque avuta vinta e questo è senz’altro positivo per loro, ma anche per costringere la UE a rivedere questa assurda disposizione della Convenzione di Dublino.
Eppure anche riguardo ai profughi c’è qualcosa che non quadra completamente con la descrizione della “massa di disperati” che bussa alle nostre porte di ricchi insensibili. Guai a sottovalutare il dramma dei tanti siriani costretti a fuggire dalle proprie case a causa della guerra, e non si metta in discussione il diritto di desiderare un paese piuttosto che un altro. Ma l’assoluta determinazione nella pretesa di infrangere le regole europee fino ad averla vinta, fa nascere qualche domanda. Né si può tacere dello sconcerto che creano quelle immagini del treno di profughi bloccato in una stazione alle porte di Budapest, a cui polizia e volontari cercano di distribuire acqua e cibo. Invano, perché quelli li rifiutano e anche li buttano via. Si potrà anche dire che è una mossa estrema per forzare la via verso la Germania, ma resta il fatto che tali scene poco si conciliano con l’immagine di una folla di disperati bisognosi di tutto.
Infine la Germania, la “terra promessa”. Anche qui il mistero della comunicazione: come è possibile che nel giro di pochi giorni nella descrizione dei media il cancelliere tedesco passi da “vecchia strega” senza cuore, principale responsabile della crisi greca, capace perfino di far piangere una povera bambina immigrata, all’angelo Merkel, la protettrice di tutti gli immigrati, “madre Merkel” e via dicendo? È evidente che grazie ai media l’opinione pubblica è dominata dalle emozioni del momento.
Nella fattispecie, la Merkel ha sicuramente dato prova di intelligenza politicaassumendosi la responsabilità di derogare per motivi umanitari alle regole UE, ma ci si illude se si pensa che questo preluda a un radicale cambiamento di atteggiamento. Austria e Germania hanno già fatto sapere che la deroga alla Convenzione di Dublino è temporanea, il tempo di superare la crisi del fine settimana e si torna al vecchio regime, e anzi da Berlino è arrivato un forte richiamo a Italia, Grecia e Ungheria per velocizzare l’esame delle domande di asilo. Inoltre la Germania ha sì aperto le porte ai profughi siriani senza limite, ma nello stesso tempo ha sospeso l’esame delle domande di 75mila richiedenti asilo provenienti dai Balcani. Una sorta di scambio dunque. A cui vanno aggiunti altri calcoli del governo tedesco che però sarebbe ora lungo analizzare.
Resta il fatto che dietro le emozioni suscitate dalle immagini di questi giorni si nascondono considerazioni e problemi che nessuno sembra abbia voglia di affrontare direttamente. La più importante riguarda l’origine di questa ondata migratoria, ovvero la guerra in Siria e Iraq. È un po’ ipocrita commuoversi per i profughi dopo aver fatto nulla per fermare quella guerra, anzi dandogli un contributo decisivo. Ed è ipocrita ergersi a giudici morali se non ci si interroga seriamente su come farla finire. Anche perché i veri “disperati” sono quelli che sono ancora lì, che non hanno né soldi né mezzi per scappare, e che vivono ogni giorno sotto l’incubo delle bombe e delle bande di tagliagole. Mentre aiutiamo quanti sono riusciti a raggiungere l’Europa, pensiamo in fretta a come far cessare l’inferno per i loro connazionali meno fortunati.
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