Un passo avanti nella demolizione della famiglia
Le “novità” decise da Bergoglio in materia di dichiarazione di nullità matrimoniale sconcertano fino a un certo punto, perché si inquadrano in una logica unicamente umana e di marketing. Qualcuno si ricorda che il matrimonio è un sacramento?
di Paolo Deotto
.La buona stampa sta già tessendo le lodi delle decisioni di Bergoglio in materia di nullità matrimoniale. Né dobbiamo stupircene più di tanto. Da oltre due anni a questa parte assistiamo a una gioiosa marcia alla conquista del consenso del mondo e senza dubbio oggi si è fatto un bel passo avanti.
Naturalmente l’argomento è di tale importanza che dovrà essere approfondito, e da voci ben più autorevoli della mia. Però dalla lettura delle prime notizie ciò che appare evidente è un quadro desolante, nel quale si abbandona un principio che sempre aveva informato la materia della matrimonialità canonica, ossia la massima Matrimonium gaudet favore iuris. Si è passati agilmente all’opposto e il criterio fondamentale è quello – del resto esplicitamente dichiarato – di venire incontro alle mille situazioni che generano angoscia nei “fedeli” (a questo punto sarebbe lecito chiedersi “a cosa” siano fedeli questi fedeli…).
La semplificazione, la velocità e, ciliegina sulla torta, la gratuità del procedimento sembrano quasi essere in concorrenza con le leggi dello Stato che hanno già, col cosiddetto “divorzio breve” voluto dal cattolicissimo Renzi, trasformato il matrimonio in una burletta.
- Si abolisce il secondo grado di giudizio
- Si abolisce il collegio giudicante per sostituirlo col giudice monocratico
- Si trasferisce al vescovo la competenza a giudicare i casi in cui la nullità sia più “evidente”
- Si semplifica anche la “dispensa super ratum” inventando il dubbio “assai probabile” che il matrimonio non sia stato consumato
- Addirittura si inventano nuove cause di nullità…
Tuttavia possiamo ribadire quanto sopra scritto, ossia che appare subito evidente la banalizzazione del matrimonio e, si direbbe, la completa dimenticanza di un fatto che ormai sembra non interessare più di tanto la gerarchia ecclesiastica: il matrimonio è un sacramento, i cui celebranti sono gli stessi sposi (il sacerdote altro non è che un testis qualificatus). La millenaria saggezza della Chiesa ci ha sempre insegnato che il consenso reciproco, libero, cosciente, e l’assenza di una positiva volontà contraria ai bona del matrimonio (o anche solo a uno di essi: bonum fidei, bonum prolis, bonum sacramenti) rende il matrimonio valido e come tale indissolubile, proprio per la sua natura sacramentale. “Nessuno osi dividere ciò che Dio ha unito”. Questa frase, qualcuno la ricorda?
La dichiarazione di nullità di un vincolo matrimoniale, ossia di un sacramento, è di tale gravità che il doppio grado obbligatorio di giudizio (e il giudizio finale alla Sacra Rota, nel caso di difformità dei due giudizi) costituiva una garanzia contro il possibile errore dei giudici.
E potemmo andare avanti: come possa, ad esempio, la “brevità della convivenza” essere una causa di nullità, è un mistero. Salvo che si riferisca alla intentio contra bonum sacramenti, ma in tal caso si tradurrebbe in una ripetizione inutile o in una imprecisione ben grave, perché la volubilità e l’incostanza fanno parte della natura umana e se si vuole difendere il matrimonio, sono al più da correggere e non da elevare addirittura a cause di nullità di un sacramento.
Per ora ci fermiamo qui. Da questo primo sguardo sulle odierne “novità” ci sembra che venga ribadita null’altro che la tragedia – ripeto, la tragedia – della Chiesa: l’essere sempre meno Chiesa e sempre più fornitrice di una non ben precisata misericordia, dispensatrice di una “felicità” puramente terrena.
L’offesa a Dio stesso, nel ridurre a burla un vincolo sacramentale, e l’inganno agli sposi stessi, che non vengono aiutati sulla strada dell’eventuale sacrificio che pur ha caratterizzato nelle passate generazioni tante coppe “in crisi”, ma ben determinate a salvare il sacro vincolo del matrimonio, tutto ciò è di una gravità eccezionale.
Però è grave, ma ha una sua logica perversa, se si è perso il bene più importante, la Fede. E allora si ci trasforma, da custodi della Verità, in dispensatori, possibilmente anche a zero spese, di una felicità effimera, che nasce da una falsa misericordia.
Auguriamo di cuore agli sposi che vivessero difficoltà nel matrimonio di trovare buoni direttori spirituali, che li guidino anzitutto e soprattutto nella preghiera e nel sacrificio per salvare il loro matrimonio, arrivando così a una vera letizia, non a un prodotto da discount, in offerta speciale con i complimenti del mondo… il cui principe, sappiamo bene chi è.
– di Paolo Deotto
http://www.riscossacristiana.it/un-passo-avanti-nella-demolizione-della-famiglia-di-paolo-deotto/
Nullità del matrimonio, cambiano le regole
Nullità del matrimonio, cambiano le regole
08-09-2015
Con due lettere Motu Proprio datae di Papa Francesco, dal titoloMitis Iudex Dominus Iesus e Mitis et misericors Iesus, oggi è stata resa nota la riforma del processo per le cause di annullamento del matrimonio, rispettivamente nel Codice di diritto canonico e nel Codice dei canoni delle Chiese orientali cattoliche.
Nel giro di appena un anno si è arrivati al risultato presentato oggi. Il lavoro della commissione, nominata nell'agosto 2014, ha permesso al Papa di pronunciarsi, senza attendere i lavori del prossimo sinodo di ottobre. Come ha dichiarato Mons. Pio Vito Pinto, presidente della commissione incaricata, “il Papa ha capito nel Sinodo straordinario [del 2014] che su questa questione c'era quasi unanimità”.
Tenendo fermo il fatto che per la Chiesa la stella polare è “la salvezza delle anime”, queste sono le principali indicazioni della riforma:
- non è più richiesta la doppia sentenza conforme in favore della nullità del matrimonio, “affinché le parti siano ammesse a nuove nozze canoniche”. Rimane, ovviamente, la possibilità di appello e anche un terzo grado di giudizio;
- l'introduzione del “giudice unico”, comunque chierico, in prima istanza, viene rimessa alla responsabilità del vescovo. “Il vescovo dovrà costituire un tribunale per le cause di nullità nella sua diocesi”, ma avrà la facoltà di accedere a un altro tribunale di una diocesi vicina. “Le cause di nullità sono affidate a un collegio di tre giudici, presiedute da un chierico, mentre gli altri due giudici possono essere laici.”;
- il Vescovo stesso diviene “giudice” e può svolgere il compito senza delegare;
- il tribunale di seconda istanza per la validità deve sempre essere collegiale;
- viene introdotto il processo “breve”, che si aggiunge a quello cosiddetto “documentale”, e che si applica qualora “la domanda sia proposta da entrambi i coniugi o da uno di essi, col consenso dell’altro” e “ricorrano circostanze di fatti e di persone, sostenute da testimonianze o documenti, che non richiedano una inchiesta o una istruzione più accurata, e rendano manifesta la nullità”
- viene ripristinato l’appello alla sede metropolitana quale “segno distintivo della sinodalità nella Chiesa”.
Quelli sopra sono, in linea generale, i principali elementi introdotti dalla riforma presentata oggi in Vaticano. Una riforma che ha il suo principale obiettivo in una accelerazione dei tempi delle cause, ritenuti eccessivamente lunghi ed estenuanti.
Interessante notare che tra le cause che possono permettere di trattare il caso tramite la forma della processo “breve” vi è “quella mancanza di fede che può generare la simulazione nel consenso o l'errore che determina la volontà, la brevità della convivenza coniugale, l'aborto procurato per impedire la procreazione, l'ostinata permanenza in una relazione extraconiugale al tempo delle nozze o in un tempo immediatamente successivo, l'occultamento doloso della sterilità o di una grave malattia contagiosa o di figli nati da una precedente relazione o carcerazione, la causa del matrimonio del tutto estranea alla vita coniugale o consistente nella gravidanza imprevista della donna, la violenza fisica inferta per estorcere il consenso, la mancanza di uso di ragione comprovata da documenti medici».
Il Papa ha firmato i due Motu proprio il 15 agosto scorso, festa dell'Assunzione di Maria, e ha voluto espressamente che fossero resi pubblici oggi, 8 settembre, festa della Natività di Maria. La commissione incaricata ha votato all'unanimità i testi che, a loro volta, sono stati sottoposti al parere di quattro “grandi esperti” i cui nomi però non sono stati svelati.
E adesso il Sinodo sulla famiglia. Viene spontaneo chiedersi come influenzerà il dibattito questa riforma che, a molte orecchie, suona come l'anticipazione di un tema che dentro l'aula sinodale avrebbe dovuto mettere d'accordo tutti. Un freno ai novatori? Un segnale ai “conservatori”? Forse nessuno dei due, o tutti e due.
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-nullita-del-matrimonio-cambiano-le-regole-13764.htm
Durante la conferenza stampa è stato affermato che il Pontefice ha deciso di promulgare le modifiche al codice di diritto canonico prima del Sinodo sulla famiglia perché era evidente il consenso pressoché unanime sui cambiamenti da adottare. Una unanimità che, però, non pare sussistere, se si legge il paragrafo 115 dell’Instrumentum laboris diffuso lo scorso giugno: se sull’eliminazione della doppia sentenza conforme non c’erano troppe resistenze, sui poteri da assegnare al vescovo diocesano sì. Si legge infatti che “non riscuote unanime consenso la possibilità di un procedimento amministrativo sotto la responsabilità del Vescovo diocesano, poiché alcuni ne rilevano aspetti problematici”. Per il decano della Rota, mons. Pinto, è fondamentale che i vescovi siano stati investiti di fiducia da parte del Papa che “non fa sconti sul vincolo sacramentale”. Un punto, questo, su cui si è voluto soffermare mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, gesuita e segretario della congregazione per la Dottrina della fede: “Il matrimonio è uno, si possono unire in matrimonio soltanto un uomo e una donna”, ha detto, aggiungendo che “il matrimonio è anche indissolubile, così è stato insegnato da Gesù e abbiamo nei Vangeli numerose testimonianze di questo insegnamento”. Ladaria Ferrer ha però posto l’accento sul rischio concreto che le diverse sensibilità dei vescovi-giudici producano sentenze difformi su casi simili: “Anche se i processi si devono svolgere nelle diverse diocesi, e non potrebbe essere altrimenti, le regole, con le necessarie distinzioni fra l’oriente e l’occidente, sono le stesse per tutta la chiesa. E’ il Papa con la sua autorità che le stabilisce sia per le chiese orientali come per quella latina. Il potere delle chiavi di Pietro rimane sempre immutato”. Il vaticanista americano John Allen ha scritto che la riforma di Francesco annunciata martedì “ridurrà l’enfasi sulla questione della comunione per i divorziati risposati al prossimo Sinodo”. E questo perché “anticipando il compromesso”, il Pontefice ha reso “meno incandescente il dibattito sulla comunione ai divorziati risposati”, garantendo al contempo che “il Sinodo non si impantanerà nella discussione di ciò che potrebbe sembrare un annullamento, perché questo è ormai un fatto compiuto”. A ogni modo, i due motu proprio rappresentano solo un primo passo: “Sembra necessario, oltre a qualche aggiornamento piuttosto di natura dottrinale, una integrazione con canoni sulla famiglia”, ha detto il cardinale Coccopalmerio, osservando che “il codice latino dovrebbe dare spazio non solo al sacramento del matrimonio, bensì anche alla famiglia”. Senza dimenticare, poi, “il problema delle nuove normative civili relative a matrimonio e famiglia, spesso incompatibili con la dottrina e la disciplina della chiesa, però di fatto esistenti” e che hanno un impatto sull’ordinamento canonico. Il problema è come reagire a tali normative. “Un solo caso, tra i più semplici: nelle legislazioni in cui le coppie omosessuali possono adottare, se una coppia omosessuale vuole battezzare il bambino, come si deve procedere?”. Le risposte, è la promessa, non tarderanno ad arrivare.
La rivoluzione matrimoniale del Papa per “la salvezza delle anime”
Il Papa ha riformato il processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità matrimoniale. Francesco cambia, con i motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus e Mitis et misericors Dominus Iesus le norme, come prima di lui avevano fatto solo Benedetto XIV e Pio X
di Matteo Matzuzzi | 08 Settembre 2015 ore 19:59
Papa Francesco (foto LaPresse)
Roma. Il Papa ha riformato il processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità matrimoniale. Francesco cambia, con i motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus e Mitis et misericors Dominus Iesus le norme, come prima di lui avevano fatto solo Benedetto XIV e Pio X. Una decisione “presa con gravità ma anche con grande serenità”, dopo aver anche consultato “quattro grandi esperti i cui nomi rimarranno segreti”, ha spiegato durante la conferenza stampa di rito mons. Pio Vito Pinto, decano della Rota romana e presidente della commissione speciale per la riforma del processo matrimoniale canonico istituita un anno fa. E’ il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio consiglio per i Testi legislativi, a elencare le novità, che sono tante e tutte rilevanti. Innanzitutto, la premessa d’obbligo: “Non si tratta di un processo che conduce all’annullamento del matrimonio. Si tratta di un processo che conduce alla dichiarazione di nullità. In altre parole, si tratta di vedere se un matrimonio è nullo e poi, in caso positivo, dichiararne la nullità”. La nuova normativa – ispirata a un criterio di collegialità – pone al centro il vescovo diocesano, che è giudice nella sua chiesa particolare e che assume un ruolo decisivo nel nuovo processus brevior, il processo breve: trenta giorni (più ulteriori quindici di proroga) per arrivare a sentenza. In questo caso, il vescovo sarà giudice unico. Dinanzi a lui, la causa sarà introdotta da entrambe le parti, “le quali pertanto devono essere entrambe convinte della nullità del matrimonio”. La sentenza, ha chiarito Coccopalmerio, “è emanata dallo stesso vescovo diocesano se raggiunge la certezza morale circa la nullità del matrimonio, oppure da lui la causa viene rimessa a processo ordinario”.
ARTICOLI CORRELATI Il Papa e la pastorale low costL’appello è sempre possibile, a patto che non sia “meramente dilatorio”. Una struttura, insomma, “molto agile e perciò veloce”, anche se il prelato uditore della Rota, mons. Alejandro W. Bunge, ha auspicato che non si parli di “processo sommario”. Per quanto riguarda il processo ordinario, la novità maggiore è l’eliminazione della doppia sentenza conforme per dichiarare la nullità: “Non è più obbligatorio appellare ex officio a un secondo grado”, anche se nulla toglie che il ricorso sia sempre lecito. Con una precisazione, una “grossa novità”, secondo le parole usate dal porporato canonista: “Se l’appello risulta manifestamente dilatorio”, il tribunale collegiale infatti dovrà “confermare con proprio decreto la sentenza di prima istanza”. Per dirla con mons. Bunge, “l’appello può essere respinto in caso di evidente mancanza di argomenti”. Non ci sono cambiamenti per quanto attiene ai compiti del difensore del vincolo, che avrà sempre il compito di “proporre ogni genere di prove, di eccezioni, di ricorsi e appelli che, nel rispetto della verità, favoriscano la difesa del vincolo sia nelle cause di nullità del matrimonio che dello scioglimento del matrimonio rato, ma non consumato”. Uno snellimento delle procedure che ha incontrato l’opposizione di alcuni settori più conservatori dell’episcopato mondiale, che nei giorni scorsi avevano paventato il rischio di aprire le porte al “divorzio cattolico”. Il decano della Rota rispedisce al mittente ogni ragionamento di questo tipo: “La nostra massima legge, qui perseguita, è la salvezza delle anime”.
http://www.ilfoglio.it/chiesa/2015/09/08/nozze-nulle-in-tempi-record___1-v-132550-rubriche_c233.htm
Il Papa e la pastorale low cost
Ieri l’aborto, adesso il divorzio breve. La chiesa della misericordia di Francesco si è messa a correre rinunciando, buone intenzioni e fini santi a parte, a proteggere laici e cattolici dai lupi del postmodernismo
di Giuliano Ferrara | 08 Settembre 2015 ore 19:45
Papa Francesco (foto LaPresse)
Ieri l’aborto, adesso il divorzio breve. La chiesa della misericordia di Francesco si è messa a correre rinunciando, buone intenzioni e fini santi a parte, a proteggere laici e cattolici dai lupi del postmodernismo - di Giuliano Ferrara
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Venghino signori! Venghino in questa setta misericordiosa...
RispondiEliminaed ora Viaaa ! Tutti verso il burrone dell'inferno....Tana liberi tutti.....
Ed il principe del mondo chissà come se la ride!
Se dev'essere scisma, che scisma sia!
"Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d'uomo. E tal cifra è seicentosessantasei".( Ap. 16.18)
RispondiEliminaSecondo il codice A.S.C.I.I. che usiamo in ogni momento per tutti i nostri sistemi informatici ( computer, tablet, smartphone ecc. ecc..) sommando i numeri di esso, corrispondenti alle lettere che compongono il nome bergoglio , guarda caso come risultato dà 666.....
San Giovanni non è che per intelligenza,intendeva qualcosa di artificiale, avendo visto la nostra tecnologia?
profetadisventura.