Rivolta in Vaticano: "Ora il Papa chiarisca la posizione su gay e divorziati"
800mila firme per chiedere a Bergoglio di pronunciarsi contro la comunione ai divorziati e le unioni omosessuali
Il Motu Proprio sulla riforma della nullità matrimoniale “non è il divorzio cattolico” e con questa riforma, anzi, è stata chiusa “la porta alla via amministrativa, che era la via dalla quale poteva entrare il divorzio”.
800mila firme per chiedere a Bergoglio di pronunciarsi contro la comunione ai divorziati e le unioni omosessuali
Il Motu Proprio sulla riforma della nullità matrimoniale “non è il divorzio cattolico” e con questa riforma, anzi, è stata chiusa “la porta alla via amministrativa, che era la via dalla quale poteva entrare il divorzio”.
Lo ha detto ieri Papa Francesco rientrando in Italia dal suo viaggio negli Stati Uniti, rassicurando in questo modo chi credeva che il Papa avesse introdotto il “divorzio cattolico” nella Chiesa.
Ma alcune preoccupazioni, a ridosso del Sinodo, su questo ed altri temi, centrali nell’assemblea dei vescovi che si aprirà il 4 ottobre, rimangono. E sono proprio questi dubbi ad aver determinato la raccolta firme per la petizione che è stata consegnata stamane alla Segreteria di Stato della Santa Sede. Il documento, infatti, è stato sottoscritto da oltre790mila fedeli, proprio per chiedere al Papa un “chiarimento” riguardo temi come quello della “comunione ai divorziati risposati” e della “virtuale accettazione delle unioni omosessuali”, sui quali, secondo i firmatari, dopo l’ultima assemblea dei vescovi è stata generata confusione e “disorientamento” all’interno della Chiesa.
Le firme per la Supplica Filiale al Santo Padre sono state raccolte in più di 178 Paesi, e includono quelle di illustri esponenti religiosi e della società civile. Fra i firmatari ci sono infatti almeno cinque cardinali - il cileno Medina Estevéz, il brasiliano Majella Agnelo, il filippino Rosales, Dos Santos del Mozambico e l’americano Burke - centinaia di vescovi e presuli da tutto il mondo, fra cui moltissimi provenienti dai Paesi in via di sviluppo. Sono presenti molti nomi di spicco anche tra i firmatari appartenenti alla società civile. Tra questi ci sono il già senatore statunitense Rick Santorum e le due parlamentari europee, Anna Zaborska, slovacca del PPE, e Ruza Tomasic, croata, del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei.
Scrivono al Papa in 800mila.
Venerdì prossimo sapremo se e come si svolgerà il Sinodo sulla famiglia. Sarà un appuntamento importante; l’anno scorso, per la prima volta nella storia dei Sinodi, la Segreteria dell’organismo aveva deciso che gli interventi dei Padri non dovessero essere resi pubblici. Questa decisione, insieme ad altre sulla stessa linea di chiusura, avevano privato il Sinodo 2014 della trasparenza che aveva caratterizzato tutte le occasioni precedenti.
Venerdì prossimo sapremo se e come si svolgerà il Sinodo sulla famiglia. Sarà un appuntamento importante; l’anno scorso, per la prima volta nella storia dei Sinodi, la Segreteria dell’organismo aveva deciso che gli interventi dei Padri non dovessero essere resi pubblici. Questa decisione, insieme ad altre sulla stessa linea di chiusura, avevano privato il Sinodo 2014 della trasparenza che aveva caratterizzato tutte le occasioni precedenti.
E naturalmente si era pensato che la Segreteria volesse pilotare l’assemblea verso obiettivi predeterminati. La reazione di molti Padri sinodali ha limitato l’effetto bavaglio; venerdì si saprà se il vertice vaticano ha tratto insegnamenti positivi dall’esperienza dello scorso anno. Intanto si moltiplicano le iniziative in attesa dell’apertura dei lavori.
Oggi in una conferenza stampa, a Roma, è stata ufficialmente presentata una “ Supplica filiale ” a papa Francesco, corredata di 790.190 firme, fra cui quelle di 202 presuli e cardinali. “Supplica Filiale al Papa Francesco sul futuro della Famiglia”, è il risultato di una colletta di firme che ha coinvolto 178 Paesi. I firmatari chiedono al Papa “una parola chiarificatrice” per dissipare il “generalizzato disorientamento causato dall’eventualità che in seno alla Chiesa si apra una breccia tale da permettere l’adulterio – in seguito all’accesso all’eucaristia di coppie divorziate e risposate civilmente – e perfino una virtuale accettazione delle unioni omosessuali. Tutte pratiche, queste, condannate categoricamente dalla Chiesa come opposte alla legge divina e naturale”.
Il portavoce dell’iniziativa, il professor Tommaso Scandroglio, docente di Etica e bioetica presso l’Università Europea di Roma ha segnalato che la Supplica “ha già avuto una ampia eco nella stampa italiana e internazionale” aggiungendo che “le sue ripercussioni nei mass-media, la quantità di firme raccolte e il numero di personalità del mondo ecclesiale, civile e accademico che hanno sottoscritto la supplica stanno a significare che c’è un popolo di credenti molto preoccupato per una certa piega teologica presente nella Chiesa”.
Domani invece si svolgerà a Roma il Convegno internazionale “Permanere nella verità di Cristo”, che avrà luogo nel pomeriggio presso l’Angelicum di Roma. Promosso da La Nuova Bussola Quotidiana, Il Timone, L’Homme nouveau, Infovaticana e Human Dignity Institute, il Convegno internazionale vedrà come relatori il cardinale Burke (che rifletterà sulle procedure canoniche riguardanti la nullità matrimoniale), il cardinale Caffarra, l’arcivescovo Vasil’ e il professor Kampowski. Il Convegno sfocerà poi in un “Appello” ai padri sinodali, già sottoscritto da diversi cardinali, vescovi e sacerdoti e da numerosi laici, tra i quali i filosofi Robert Spaemann, Giacomo Samek Ludovici, Thibaud Collin e Armin Schwibach, l’intellettuale statunitense Robert Royal, lo scrittore francese Guillaume d’Alançon, l’ex-presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi e il professor Armando Fumagalli, ordinario alla Cattolica di Milano.
Si chiede ai Padri sinodali “che dal Sinodo esca una riproposizione integrale della tradizione cattolica sui problemi della vita, della famiglia, dell’educazione, che consenta al popolo cristiano di oggi di approfondire la propria identità per svolgere in maniera adeguata la propria missione”.
Continuano i firmatari: “Vi chiediamo di investire tutte le problematiche particolari, alcune anche dolorose, non come punti totalizzanti ma come punti che esprimono la totalità della posizione. In particolare non è pensabile che la Chiesa ipotizzi l’equivalenza di fatto, non solo di diritto, fra un rapporto e una coppia eterosessuale e una relazione di carattere omosessuale, perché questa sarebbe la sovversione del diritto naturale e del piano d’amore di Dio creatore”.
MARCO TOSATTI
Supplica al Santo Padre
29-09-2015
Beatissimo Padre,
Con la più viva inquietudine constatiamo oggi intorno a noi il degrado progressivo del matrimonio e della famiglia, origine e fondamento di tutta la società umana. Questa deliquescenza si sta accelerando sempre più, soprattutto con la promozione legale dei comportamenti più immorali e più depravati. La legge di Dio, anche semplicemente quella naturale, è oggi pubblicamente calpestata, i peccati più gravi si moltiplicano in modo drammatico e gridano vendetta al Cielo.
Beatissimo Padre,
Non Vi possiamo nascondere che la prima parte del Sinodo consacrato alle “Sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione” ci ha vivamente messi in allarme. Abbiamo sentito e letto, dalla bocca di persone costituite in dignità ecclesiastiche – che si fanno forti del Vostro appoggio, senza essere smentite -, delle affermazioni così contrarie alla verità, così opposte alla dottrina chiara e costante della Chiesa circa la santità del matrimonio, che la nostra anima ne è stata profondamente scossa. Quello che ci inquieta ancora di più, sono alcune delle Vostre parole che lasciano intendere che potrebbe esserci un’evoluzione della dottrina per rispondere alle nuove necessità del popolo cristiano. La nostra inquietudine viene dalla condanna che san Pio X ha formulato, nell’enciclica Pascendi, di un simile adattamento del dogma alle pretese esigenze contemporanee. San Pio X e Voi, Santità, avete ricevuto la pienezza del potere di insegnare, di santificare e di governare nell’obbedienza al Cristo, che è Capo e Pastore del gregge in ogni tempo e in ogni luogo, e del quale il Papa deve essere il fedele Vicario sulla terra. L’oggetto di una condanna dogmatica non può diventare, con il tempo, una pratica pastorale autorizzata.
Dio autore della natura ha voluto l’unione stabile dell’uomo e della donna in vista di perpetuare la specie umana. La Rivelazione dell’Antico Testamento ci insegna, nel modo più evidente, che il matrimonio, unico e indissolubile, tra un uomo e una donna, è stato istituito direttamente da Dio e che le sue caratteristiche essenziali sono state sottratte alla libera scelta degli uomini, per restare sotto una particolarissima protezione divina: «Non desiderare la donna d’altri» (Es. 20, 17).
Il Vangelo ci insegna che Gesù stesso, in virtù della Sua suprema autorità, ha definitivamente ristabilito il matrimonio, alterato dalla corruzione degli uomini, nella sua primitiva purezza: «Ciò che Dio ha unito, l’uomo non separi» (Mt 19, 6).
È una gloria della Chiesa cattolica l’aver difeso contro tutti, nel corso dei secoli, nonostante le minacce e le tentazioni, la realtà umana e divina del matrimonio. Ha sempre tenuto alto lo stendardo della fedeltà, della purezza e della fecondità che caratterizzano il vero amore coniugale e familiare, anche se uomini corrotti l’hanno abbandonata per questo solo motivo.
Mentre ci avviciniamo alla seconda parte del Sinodo consacrato alla famiglia, riteniamo in coscienza di dover esprimere alla Sede Apostolica le profonde angosce che sentiamo al pensiero delle “conclusioni” che potrebbero essere proposte in quest’occasione, se per un triste caso dovessero costituire un nuovo attacco contro la santità del matrimonio e della famiglia, un nuovo indebolimento dello statuto delle coppie e dei focolari. Noi speriamo di tutto cuore invece che il Sinodo farà veramente opera di misericordia ricordando, per il bene delle anime, la dottrina integrale e salutare circa il matrimonio.
Abbiamo pienamente coscienza, nel contesto attuale, che le persone che si trovano in situazioni matrimoniali irregolari devono essere seguite pastoralmente, con compassione, per mostrare loro il volto misericordioso del Dio d’amore che la Chiesa fa conoscere. Tuttavia la legge di Dio, espressione della Sua eterna carità per gli uomini, costituisce in se stessa la suprema misericordia per ogni tempo, ogni persona e ogni situazione. Noi preghiamo dunque affinché la verità evangelica del matrimonio, che il Sinodo dovrebbe proclamare, non sia aggirata nella pratica da molteplici “eccezioni pastorali” che ne snaturerebbero il senso autentico, o da una legislazione che ne abolirebbe quasi automaticamente la reale portata. Su questo punto, non possiamo dissimulare che le recenti disposizione canoniche del motu proprio Mitis iudex Dominus Iesus, che facilitano delle dichiarazioni di nullità accelerate, apriranno di fatto la porta a una procedura di “divorzio cattolico” sotto altro nome, a dispetto delle dichiarazioni sull’indissolubilità del matrimonio che lo accompagnano. Queste disposizioni seguono l’evoluzione dei costumi contemporanei, senza cercare di rettificarli secondo la legge divina; come poi non essere sconvolti dalla sorte dei bambini nati da questi matrimoni annullati in modo sbrigativo, che saranno le tristi vittime della “cultura dello scarto”?
Nel XVI secolo, il Papa Clemente VII rifiutò il divorzio reclamato dal Re Enrico VIII d’Inghilterra. Di fronte alla minaccia dello scisma anglicano il Papa mantenne, nonostante le pressioni, l’insegnamento intangibile del Cristo e della Sua Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio. Vedremo ora la sua decisione disconosciuta da un “pentimento canonico”?
Nei nostri giorni, ovunque nel mondo, numerose famiglie si mobilitano coraggiosamente contro le leggi civili che minano la famiglia naturale e cristiana, e incoraggiano pubblicamente dei comportamenti infami, contrari alla morale più elementare. La Chiesa abbandonerà coloro che, a volte con proprio danno, e sempre sotto la derisione e gli oltraggi, portano avanti questa battaglia così necessaria e difficile? Sarebbe una disastrosa contro-testimonianza, e sarebbe per queste persone fonte di disgusto e scoraggiamento. Gli uomini di Chiesa, al contrario, in virtù della propria missione, devono portare loro un appoggio chiaro e motivato.
Beatissimo Padre,
Per l’onore di Nostro Signore Gesù Cristo, per la consolazione della Chiesa e di tutti i fedeli cattolici, per il bene dell’intera società umana, in quest’ora cruciale, Vi supplichiamo di far risuonare nel mondo una parola di verità, di chiarezza e di fermezza, in difesa del matrimonio cristiano e anche semplicemente umano, in sostegno del suo fondamento, cioè la differenza e la complementarità dei sessi, in sostegno della sua unicità e indissolubilità. Vi supplichiamo filialmente di far risuonare una parola accompagnata da provvedimenti efficaci, che mostrino il Vostro sostegno nei fatti alla famiglia cattolica.
Noi affidiamo questa umile supplica alla protezione di san Giovanni Battista, che subì il martirio per avere difeso pubblicamente la santità e l’unicità del matrimonio contro un autorità civile scandalosamente “risposata”; supplicando il Precursore di dare a Vostra Santità il coraggio di ricordare davanti al mondo la vera dottrina sul matrimonio naturale e cristiano.
Nella festa della Madonna dei Sette Dolori, il 15 settembre 2015
+Bernard Fellay
Superiore generale della Fraternità San Pio X
+Bernard Fellay
Superiore generale della Fraternità San Pio X
Sinodo sulla famiglia, i vescovi africani vogliono influenzare il dibattito
Vescovi africani pubblicano una definizione delle priorità per la seconda Assemblea del Sinodo sulla Famiglia, che si apre Domenica 4 ottobre a Roma documento.
09.28.15 - 16 H 56
CON QUESTO ARTICOLO
Per diversi mesi, teologi e vescovi africani stanno attivamente preparando per questa scadenza, al fine di influenzare il dibattito.
L'anno scorso, i rappresentanti del continente si era lamentato di non essere in grado di fare la voce dell'Africa.
Si tratta di un documento importante che è stata transennata dalle Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (Sceam). Tale organo, che riunisce i Vescovi cattolici dei 54 paesi del continente, sta attualmente conseguendo il testo, tradotto in quattro lingue, 51 vescovi africani che si preparano a partecipare al Sinodo sulla famiglia, dal 4 ottobre.
Al di là dei contenuti, la distribuzione di questo documento è indicativo di un desiderio dei vescovi del continente di organizzare prima del termine romano. Non c'è modo per loro di ripetere l'esperienza dello scorso anno.Molti del Sinodo era tornato con l'impressione di non essere in grado di sentire la loro voce.
DOCUMENTO SVILUPPATO DA OTTO ESPERTI
E soprattutto, le parole del cardinale Kasper, che avevano creduto che i vescovi africani "non dovrebbero dirci cosa fare," sono rimasti in gozzo di un certo numero di Padri sinodali. "Noi dobbiamo non solo che il Ovest ammette che siamo in grado di pensare in modo diverso da lui, ma anche imparare ad ascoltare quello che abbiamo da dire, senza le nostre proposte per lo spazzamento di mano, "irritato padre Nathanael Soede. Questo presidente del Benin moralistica dell'Associazione dei teologi africani (ATA), commissionato dai vescovi del continente per sviluppare questo documento e sviluppato da otto esperti. Due riunioni svoltesi nel mese di giugno ad Accra (Ghana) e nel mese di agosto ad Abidjan (Costa d'Avorio), hanno affinato analisi e proposte.
"Ci auguriamo che questo Sinodo non è a livello europeo, ma che è davvero di tutte le chiese," insiste don Soede. Oltre al lavoro svolto all'interno dell'organizzazione panafricana cattolica, i vescovi di alcune parti del continente hanno preparato anche impostare questo termine. Questo è per esempio il caso dei leader cattolici dei nove paesi dell'Africa orientale. "I vescovi della regione stanno cercando di coordinare il loro discorso preso non disperdere", analizza il P. Joseph Healey, missionario americano , uno dei boss da Nairobi, questo lavoro è africano.
PUBBLICAZIONE DI UN LIBRO DI UNDICI VESCOVI AFRICANI
Un altro forte iniziativa per celebrare la nascita di una "voce africana" al Sinodo: la pubblicazione di un libro di vescovi africani undici. Tra gli autori diAfrica, nuova patria di Cristo, che è quello di essere trasmesso in francese, inglese e portoghese, comprendono in particolare il cardinale senegalese Théodore-Adrien Sarr, arcivescovo emerito di Dakar e la Guinea Cardinale Robert Sarah Reeve della Congregazione per il Culto Divino.
Nel suo contributo, quest'ultimo critica duramente la Lineamenta del Sinodo: l'approccio dell'indissolubilità da questo documento preparatorio"lascia perplessi", ritiene che il cardinale guineano. Per quanto riguarda la"difesa della convivenza come una via d'uscita", è considerato "scandaloso" e minacciando di "distruggere il ministero pastorale (della Chiesa) alle famiglie '...
Gran parte del libro si concentra su questioni di morale sessuale che i vescovi africani stanno guardando molto da vicino. "Temo che saranno affrontare le questioni riguardano più al morale sessuale Sinodo che le questioni sociali", analizza il Serge P. Gougbèmon, specialista filosofia morale e docente presso l'Istituto Cattolico di Parigi. Eppure non mancano, soprattutto la povertà, le migrazioni e l'AIDS. "La società africana sta cambiando, con una rapida urbanizzazione, le famiglie che esplode a causa di esso. La struttura della grande famiglia africana, molto favorevole, è minata, ", ha continua.
Chiede anche per i capi del continente non si limitano alla difesa di un'"immagine idealizzata" della famiglia africana: "Sul nostro continente, la famiglia può anche promuovere una forma di confino, prevenire l'insorgere di le coscienze individuali. "
SEVERE CRITICHE
Ma il coordinamento delle voci africane sono dei limiti, dicono molti osservatori. L'ex consulente della Segreteria del Sinodo, il biblista Paolo Béré mostra grave. "I vescovi africani sono interessati al Sinodo che quando arrivano a Roma, critica l'ivoriano dei Gesuiti. L'anno scorso, i teologi della ATA erano anche incontrati, e Sinodo africano padri non sono stati specificamente studiati. Perché dovrebbe essere diverso quest'anno? "
Questo gesuita, che divide il suo tempo tra Abidjan e di Roma, nota anche che i vescovi africani rifiutano, per diversi anni, cioè Sceam cresciuta fino a diventare una conferenza regionale, come il CELAM, che riunisce i Vescovi dell'America Latina . "Ricordo un vescovo che, in una recente riunione, ha suggerito che tutti i vescovi africani si incontrano ogni dieci anni per definire gli assi comuni, ha detto. La sua proposta aveva incontrato una protesta dai suoi coetanei. "
LE RACCOMANDAZIONI DEI VESCOVI
Le 90 pagine del testo controllato dai vescovi africani, dal titolo "Il futuro della famiglia, la nostra missione", insistono su una constatazione fondamentale: anche se il contesto culturale africano, non è quella del Cristianesimo occidentale è spesso un cristianesimo occidentale. Il documento si concentra in particolare sul "matrimonio graduale", vale a dire la successione, nella maggior parte dei paesi africani, matrimonio tradizionale, il matrimonio civile e il matrimonio religioso. Teologi africani e offrono matrimonio cristiano altamente articolato e matrimonio a tappe.
Loup Besmond Sennevillehttp://www.la-croix.com/Religion/Actualite/Synode-sur-la-famille-les-eveques-africains-veulent-peser-sur-les-debats-2015-09-28-1362012(NB: traduzione automatica)
L'intemerata al sindaco di Roma Ignazio Marino ha soverchiato, nei media italiani, le altre risposte date da papa Francesco alle domande dei giornalisti, sul volo di ritorno da Philadelphia a Roma.
Tra queste la più ragionata ha riguardato il doppio motu proprio con il quale Francesco ha riformato i processi di nullità.
Jean-Marie Guénois, di "Le Figaro", ha chiesto al papa "cosa risponde a quelli che temono, con questa riforma, la creazione di fatto di un 'divorzio cattolico'".
E questo è stato l'inizio della risposta:
"Nella riforma dei processi, della modalità, ho chiuso la porta alla via amministrativa che era la via attraverso la quale poteva entrare il divorzio. E si può dire che quelli che pensano al 'divorzio cattolico' sbagliano perché questo ultimo documento ha chiuso la porta al divorzio che poteva entrare – sarebbe stato più facile – per la via amministrativa. Sempre ci sarà la via giudiziale".
Dopo di che Francesco ha così proseguito:
"Questo è stato chiesto dalla maggioranza dei padri sinodali al sinodo dell’anno scorso: snellire i processi, perché c’erano processi che duravano 10-15 anni. Una sentenza, e un’altra sentenza; e dopo, se c’è appello, l’appello, e poi c’è l’altro appello… E non finisce mai. La doppia sentenza, quando era valida [la prima] e non c’era appello, è stata introdotta da Papa Lambertini, Benedetto XIV, perché in Centroeuropa – non dico il Paese – c’erano alcuni abusi, e per fermarli lui ha introdotto questo. Ma non è una cosa essenziale al processo. I processi cambiano; la giurisprudenza cambia in meglio, si migliora sempre. In quel momento era urgente fare quello. Poi, Pio X ha voluto snellire e ha fatto qualcosa, ma non ha avuto tempo o possibilità di farlo. I padri sinodali hanno chiesto questo: lo snellimento dei processi di nullità matrimoniale. E mi fermo su questo. Questo documento, questo Motu proprio facilita i processi nei tempi, ma non è un divorzio, perché il matrimonio è indissolubile quando è sacramento, e questo la Chiesa no, non lo può cambiare. È dottrina. È un sacramento indissolubile. Il procedimento legale è per provare che quello che sembrava sacramento non era stato un sacramento: per mancanza di libertà, per esempio, o per mancanza di maturità o per malattia mentale… Tanti sono i motivi che portano, dopo uno studio, un’indagine, a dire: 'No, lì non c’è stato sacramento. Per esempio, perché quella persona non era libera'. Un esempio, adesso non è tanto comune, ma in certi settori della società è comune – almeno a Buenos Aires lo era –: i matrimoni quando la fidanzata rimaneva incinta. 'Dovete sposarvi'. Io, a Buenos Aires, ai sacerdoti consigliavo – ma con forza –, quasi proibivo di fare il matrimonio in queste condizioni. Noi li chiamiamo 'matrimoni di fretta', per salvare tutte le apparenze. E il bambino nasce, e alcuni matrimoni vanno bene, ma non c’è la libertà! E poi vanno male, si separano… 'Io sono stato costretto a fare il matrimonio perché dovevo coprire questa situazione'. Questa è una causa di nullità. Sono tante le cause di nullità; voi potete cercarle nell’internet, lì ci sono tutte".
Come si vede, all'inizio della sua risposta, il papa individua nella "via amministrativa" delle procedure di nullità "la via attraverso la quale può entrare il divorzio". E rivendica a proprio merito, per sventare tale pericolo, l'aver mantenuto i processi di nullità nel solo ambito giudiziale.
In realtà, però, tra la via amministrativa e quella giudiziale la differenza può essere molto evanescente.
Basta vedere l'impressionante somiglianza tra la via giudiziale del processo "più breve" – chiave di volta della riforma decretata da Francesco – e la via amministrativa proposta dal cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, alla vigilia del sinodo del 2014.
Ecco qui di seguito, testuale, la proposta del cardinale Scola:
"È da augurarsi che una qualche via possa essere trovata per accelerare i processi di nullità – nel pieno rispetto di tutte le procedure necessarie – e per rendere più evidente la natura intimamente pastorale di questi processi.
"Su questa falsariga, la prossima assemblea straordinaria potrebbe suggerire che il papa valorizzi di più il ministero del vescovo. In particolare, essa potrebbe suggerire che egli esamini la fattibilità della proposta, che è senza dubbio complessa, di dar vita a una procedura canonica non giudiziale che avrebbe come suo arbitro finale non un giudice o un collegio di giudici, ma piuttosto il vescovo o un suo delegato.
"Intendo con ciò una procedura regolata da una legge della Chiesa, con metodi stabiliti di raccolta e valutazione della prove. Esempi di procedure amministrative già attualmente previste dalla legge canonica sono le procedure per lo scioglimento di un matrimonio perché non consumato (canoni 1697-1706) o per motivi di fede (canoni 1143-50), o anche le procedure amministrative penali (canone 1720).
"In ipotesi, si potrebbe esplorare il ricorso alle seguenti opzioni: la presenza in ogni diocesi o in un insieme di piccole diocesi di un servizio di consulenza per i cattolici che avessero dei dubbi sulla validità del loro matrimonio. Da lì potrebbe prendere avvio un procedimento canonico per valutare la validità del vincolo, condotto da un apposito incaricato (con l'aiuto di personale qualificato come i notai richiesti dal diritto canonico); Questo procedimento sarebbe rigoroso nella raccolta delle prove, che sarebbero inoltrate al vescovo assieme ai pareri dell'incaricato stesso, del difensore del vincolo e di una persona che assiste il richiedente. Il vescovo (che potrebbe anche affidare questa responsabilità a un'altra persona con facoltà delegate) sarebbe chiamato a decidere se il matrimonio è o no nullo (e potrebbe consultare vari esperti prima di dare il proprio parere). Sarebbe sempre possibile per uno dei coniugi fare appello alla Santa Sede contro tale decisione".
Che cos'è il processo giudiziale "più breve" introdotto da papa Francesco se non il ricalco della procedura amministrativa proposta dal cardinale Scola?
Ne consegue che, se c'è una "via attraverso la quale può entrare il divorzio", questa non lo è perché "amministrativa" invece che "giudiziale", ma perché congegnata in un modo che favorisce di fatto il cosiddetto "divorzio cattolico".
E a giudizio di molti, i due motu proprio di papa Francesco – letti per intero, nelle loro molteplici incongruenze – paiono inclinare proprio in questa direzione:
Sinodo sulla Famiglia, la prima mossa è dei conservatori
29 settembre 2015, Americo Mascarucci
Il Sinodo sulla Famiglia è ormai alle porte e l'esercito dei conservatori ha già "attaccato" il fortino progressista. E' stato infatti pubblicato l'attesissimo testo intitolato "Matrimonio e Famiglia: prospettive pastorali" firmato fra gli altri dai cardinali Caffarra, Ruini, Sarah, Ruoco in difesa del Magistero della Chiesa e contro le aperture su divorziati risposati e le coppie gay.
Ne avevamo già parlato circa un mese fa evidenziando come l'uscita di questo libro segnasse in qualche modo il ritorno sulla scena dell'ex presidente della Cei Camillo Ruini considerato un anti-bergogliano di punta. Il Papa infatti non lo amerebbe e lui per tutta risposta sembrerebbe far di tutto per non farsi amare. Bergoglio non lo ha voluto nel Sinodo e lui non intende restarne fuori. Sarebbe infatti proprio Ruini uno dei massimi ispiratori di questo libro pubblicato da Cantagalli che vede le firme di ben undici cardinali di stampo tradizionalista; oltre a Ruini compaiono i nomi di Caffarra, Cleemis, Cordes, Duka, Eijk, Meisner, Onaiyekan, Rouco Varela, Sarah, Urosa Savino. I porporati in questione evidenziano come "i concetti stessi di matrimonio e famiglia siano diventati ambigui e non ben definiti in una larga fascia della cultura delle società occidentali. Per questa ragione - spiegano - è necessario che l'insegnamento di Gesù Cristo sia espresso in maniera chiara e senza omissioni nella dottrina della Chiesa". Come dire: altro che misericordia a tutti, è arrivato il momento di battere di più e con maggiore vigore sul Magistero per promuovere la dottrina e l'insegnamento del Vangelo senza compromessi o libere interpretazioni. Gli undici autori dei saggi cercano di rispondere a questioni che stanno particolarmente a cuore a tutto il mondo cattolico, "in sintonia con il Magistero della Chiesa e particolarmente con l'esortazione apostolica post-sinodale 'Familiaris Consortio' di Papa Giovanni Paolo II e con il Catechismo della Chiesa Cattolica".
Già, Giovanni Paolo II. E' lui il faro dei conservatori, i quali rifiutano l'etichettatura di essere anti-conciliaristi. Semmai secondo la loro visione, sarebbero gli altri, i modernisti, a tradire lo spirito del Concilio Vaticano II adattando e piegando il Vangelo alle istanze e ai desideri della società relativista. Dunque il Sinodo secondo gli undici firmatari del volume che raccoglie i vari contributi, rappresenterebbe uno snodo cruciale per il futuro della Chiesa. Restare fedele a se stessa e al Vangelo o abbracciare il mondo uniformandosi alle sue regole?
In una sola parola si tratta di scegliere se inseguire quelle che Bergoglio definisce ossessioni e crociate mondane, ossia la difesa dei temi etici, oppure abbracciare la tesi di chi ritiene che la Chiesa debba prediligere le porte aperte a tutti indipendentemente dal rispetto o meno di regole e principi. L'eterna lotta fra non negoziabilità dei valori e ricerca del compromesso ad ogni costo nella convinzione che il perdono e l'accoglienza debbano venire prima di ogni altra esigenza. Chi l'avrà vinta. I conservatori, con l'irriducibile Ruini in testa, non la daranno vinta convinti che "l'ospedale da campo" più volte evocato da Francesco per descrivere il suo modello di Chiesa ideale rischi di trasformarsi nella tomba del cattolicesimo.
Ne avevamo già parlato circa un mese fa evidenziando come l'uscita di questo libro segnasse in qualche modo il ritorno sulla scena dell'ex presidente della Cei Camillo Ruini considerato un anti-bergogliano di punta. Il Papa infatti non lo amerebbe e lui per tutta risposta sembrerebbe far di tutto per non farsi amare. Bergoglio non lo ha voluto nel Sinodo e lui non intende restarne fuori. Sarebbe infatti proprio Ruini uno dei massimi ispiratori di questo libro pubblicato da Cantagalli che vede le firme di ben undici cardinali di stampo tradizionalista; oltre a Ruini compaiono i nomi di Caffarra, Cleemis, Cordes, Duka, Eijk, Meisner, Onaiyekan, Rouco Varela, Sarah, Urosa Savino. I porporati in questione evidenziano come "i concetti stessi di matrimonio e famiglia siano diventati ambigui e non ben definiti in una larga fascia della cultura delle società occidentali. Per questa ragione - spiegano - è necessario che l'insegnamento di Gesù Cristo sia espresso in maniera chiara e senza omissioni nella dottrina della Chiesa". Come dire: altro che misericordia a tutti, è arrivato il momento di battere di più e con maggiore vigore sul Magistero per promuovere la dottrina e l'insegnamento del Vangelo senza compromessi o libere interpretazioni. Gli undici autori dei saggi cercano di rispondere a questioni che stanno particolarmente a cuore a tutto il mondo cattolico, "in sintonia con il Magistero della Chiesa e particolarmente con l'esortazione apostolica post-sinodale 'Familiaris Consortio' di Papa Giovanni Paolo II e con il Catechismo della Chiesa Cattolica".
Già, Giovanni Paolo II. E' lui il faro dei conservatori, i quali rifiutano l'etichettatura di essere anti-conciliaristi. Semmai secondo la loro visione, sarebbero gli altri, i modernisti, a tradire lo spirito del Concilio Vaticano II adattando e piegando il Vangelo alle istanze e ai desideri della società relativista. Dunque il Sinodo secondo gli undici firmatari del volume che raccoglie i vari contributi, rappresenterebbe uno snodo cruciale per il futuro della Chiesa. Restare fedele a se stessa e al Vangelo o abbracciare il mondo uniformandosi alle sue regole?
In una sola parola si tratta di scegliere se inseguire quelle che Bergoglio definisce ossessioni e crociate mondane, ossia la difesa dei temi etici, oppure abbracciare la tesi di chi ritiene che la Chiesa debba prediligere le porte aperte a tutti indipendentemente dal rispetto o meno di regole e principi. L'eterna lotta fra non negoziabilità dei valori e ricerca del compromesso ad ogni costo nella convinzione che il perdono e l'accoglienza debbano venire prima di ogni altra esigenza. Chi l'avrà vinta. I conservatori, con l'irriducibile Ruini in testa, non la daranno vinta convinti che "l'ospedale da campo" più volte evocato da Francesco per descrivere il suo modello di Chiesa ideale rischi di trasformarsi nella tomba del cattolicesimo.
A me continua a far ridere la dicitura "Supplica Filiale". Come se quest'elemento di pseudo papa fosse "padre", ma di che? Questo è un agente provocatore delle forze mondialiste, inutile quindi supplicarlo, supplicarlo di cosa?
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