ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 10 settembre 2015

Più al passo con i tempi di così!

Sacra Rota "breve": le voci del dissenso e il pericolo "scisma di fatto"
Sacra Rota 'breve': le voci del dissenso e il pericolo 'scisma di fatto'
Il commento più dirompente sulla riforma della Sacra Rota voluta da Papa Francesco è sicuramente quello del professor Ettore Gotti Tedeschi, banchiere cattolico ed ex presidente dello Ior, legatissimo al Papa emerito Benedetto XVI ed estromesso dalla guida della banca vaticana per ragioni non ancora del tutto chiarite. 

La riforma ha introdotto due significative novità; ha ridotto i tempi di ottenimento delle nullità matrimoniali, concedendo maggiori poteri decisionali ai vescovi diocesani, e abolendo l’obbligo del giudizio concordatario fra primo grado ed appello.

Se le condizioni di nullità del sacramento saranno evidenti sin dal primo grado si potrà ottenere l’annullamento immediatamente senza alcun giudizio di appello.

Gotti Tedeschi spiega che la riforma, pur fatta a fin di bene, rischia di rivelarsi pericolosa; perché, è sempre il banchiere a parlare, semplificare o come in questo caso agevolare le richieste di nullità matrimoniale con l’intenzione di venire incontro il più possibile alle richieste dei fedeli, potrebbe mettere in luce l’incapacità della Chiesa nel saper comprendere quando un matrimonio è “immaturo”

Insomma, il sacerdote dovrebbe capire prima di celebrarlo se due coniugi si stanno sposando convinti di ciò che fanno o se al contrario il loro matrimonio potrebbe essere “viziato” da condizionamenti o difetti di qualsiasi natura. Un esempio: 

Anni fa a Viterbo destò molto scandalo la decisione dell’allora vescovo Lorenzo Chiarinelli di rifiutare il matrimonio religioso ad un paraplegicosulla base del fatto che, l’invalidità di uno dei coniugi, metteva in discussione la capacità di procreare. La cosa come detto destò scandalo, il vescovo fu messo sulla graticola perché, fu detto, l’amore dovrebbe venire prima di tutto. Vero, ma Chiarinelli spiegò che, codice di diritto canonico alla mano, quel matrimonio poteva essere suscettibile di annullamento ed ebbe pienamente ragione a non farlo celebrare, nonostante la comprensibile amarezza e delusione dei due coniugi e delle loro famiglie. Tornando a Gotti Tedeschi il rischio concreto denunciato dall’ex presidente Ior, potrebbe essere quello di “relativizzare il matrimonio” con la Chiesa di fatto costretta a denunciare la propria impotenza nel saper valutare il senso di responsabilità di chi si è sposato. In vista del Sinodo sulla Famiglia che si aprirà ad ottobre inoltre, il banchiere teme uno scontro fra episcopati, con Francesco di fatto costretto ad affrontare sfide impreviste. 

Destano allarme le posizioni ultra progressiste dei vescovi tedeschi favorevoli alla comunione ai divorziati risposati, alle coppie di fatto, alle nozze gay, che potrebbero addirittura portare ad uno “scisma di fatto” ossia all’assunzione di posizioni di rottura rispetto al magistero del Papa. Una posizione comune a quella del cardinale Gerhard Muller capo del Sant’Uffizio ed esponente del fronte conservatore che vede nella “rivolta” dei vescovi tedeschi e nello scontro da tempo in atto nell’episcopato germanico fra tradizionalisti e progressisti, gli stessi elementi che diedero vita a suo tempo alla riforma protestante. 

Insomma Francesco dovrà stare ben attento a mediare fra le posizioni in campo cercando di tenere unita una Chiesa smossa da forti fermenti rivoluzionarti. Gli stessi che, molto probabilmente, sono anche alla base della decisione di Benedetto XVI di rinunciare al Papato. E’ ciò che ad esempio adombra lo scrittore Antonio Socci nel libro “Non è Francesco” dove sostiene la tesi secondo cui, la rinuncia di Ratzinger, sarebbe motivata proprio dall’esigenza di scongiurare uno scisma ad opera di un gruppo consistente di vescovi e teologi tedeschi, infatuati dalle idee ultra moderniste di Hans Kung. Tornando alla riforma della Sacra Rota dunque, Gotti Tedeschi teme che la Chiesa, nel tentativo di venire sempre più incontro ai desideri dei fedeli , finisca con il delegittimare se stessa. Tesi questa che non è condivisa dal cardinale Francesco Coccopalmerio presidente del Consiglio vaticano per i testi legislativi e membro della commissione che ha predisposto la riforma

Una riforma che Coccopalmerio ha giudicato in linea con le necessità del tempo e con le proposte avanzate nel Sinodo ordinario dell’ottobre scorso. Già, lo spirito del tempo e l’esigenza di essere al passo con i tempi, frasi che si sono sentite ripetere spesso in questi ultimi tempi. Eppure nemmeno il Concilio Vaticano II aveva sentito il bisogno di riformare l’istituto della nullità matrimoniale in questo modo, fino a concedere poteri quasi esclusivi ai vescovi e introducendo una sorta di “divorzio breve”. 

Più al passo con i tempi di così!

10 settembre 2015, Americo Mascarucci

La crisi della chiesa italiana? "Ragiona secondo il mondo". Parla monsignor Negri


Foto LaPresse
Roma. “Mi rendo conto che quello che sto per dire non è in linea con l’ottimismo imperante, ma la società italiana è contraria alla chiesa”. Mons. Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, è preoccupato. Guarda fuori l’arcivescovado, riflette e “senza scadere nei purtroppo consueti toni da bar”, fa la diagnosi dello stato di salute della chiesa nella nostra società. “Noto una certa coesione, dentro il mondo ecclesiastico e dei movimenti, sul fatto che non bisogna mettere in crisi l’unità della società. Ma questi non comprendono che l’unità di questa società è l’unità contro la chiesa, e non mettersi contro un’unità che è contro la chiesa, vuol dire di fatto favorire l’attacco alla chiesa”.
E questa, dice “è la prima esperienza intellettuale e morale che si prova quando si accosta il variegato mondo della cristianità italiana”. La situazione, spiega, “è paradossale”: “L’attacco è frontale, e investe le radici stesse non tanto – o soltanto – della fede, ma della società”. Gli esempi sono quelli di cui tanto si discute: “Penso alla questione del gender, della sacralità della vita. Di fronte a questi attacchi è come se il mondo cattolico non dico che guardi da un’altra parte ma peggio: rischia di non accorgersi affatto della pervasività di questo attacco, non vedendo cose che normalmente si vedono a occhio nudo”. C’è anche la responsabilità della chiesa o, almeno, di qualche suo settore, facciamo notare.

ARTICOLI CORRELATI Il Papa e la pastorale low cost La rivoluzione matrimoniale del Papa per “la salvezza delle anime” "L'islam politico avanza sulle macerie del pensiero debole europeo"“Certo, il fatto che molta chiesa italiana sul gender non abbia detto niente, o quasi, costituisce uno scandalo per i credenti”. Il Papa, però, le parole sul gender le ha dette. Ci sono intere catechesi del mercoledì sul tema. “Mi domando se la cosiddetta teoria del gender non sia espressione di una frustrazione che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa”, diceva lo scorso aprile, ad esempio. “E’ vero”, dice l’arcivescovo di Ferrara: “Il Santo Padre è ripetutamente intervenuto sulla questione del gender, ed è stato non soltanto inequivocabile ma ha spinto a una azione sociale. Ora – dice Negri – dobbiamo riconoscere che gli inviti del Santo Padre non dico che siano stati disattesi ma certamente non sono stati un punto di promozione, tranne che per un gruppo di ecclesiastici italiani che parlando alle loro diocesi, e io mi metto fra questi, hanno reso possibile la partecipazione di tanto mondo cattolico a una manifestazione (il 20 giugno) che, anche dal punto di vista sociale, ha avuto il rilievo che conosciamo. Si tratta di chiarire dunque dove sta la ragione di questa grande debolezza”. Domanda che si è posto anche il cardinale Rylko, a giudizio del quale “la manifestazione di Roma non è stata una manifestazione contro qualcuno, ma ha voluto essere un umile servizio alla grande causa dell’uomo, oggi minacciata da più parti”. Dove stia, la ragione della debolezza, Negri lo dice subito dopo: “Come dice san Giacomo, la religione pura consiste nel soccorrere i bisognosi ma soprattutto nel non uniformarsi alla mentalità di questo mondo”.  Il problema è che “oggi ci troviamo di fronte una cristianità che ragiona secondo il mondo e che non ha la forza di opporre al mondo un’alternativa sul piano della verità della vita. In tal senso ci troviamo di fronte a una crisi culturale della cristianità italiana”.

Il problema è che ormai “i criteri fondamentali di giudizio della realtà sono presi dalla mentalità mondana e ci si rassegna a occupare solo gli spazi che questa società consente, ovvero spazi di spiritualità individuale e di iniziative caritative depotenziate, come ci ricorda Benedetto XVI all’inizio della Caritas in Veritate, quando scrive che “senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo”. Un quadro allarmante, una diagnosi che necessiterebbe di una terapia forte: “Credo davvero che occorra, a tutti i livelli e ciascuno nel suo campo, riproporre il cristianesimo nella sua oggettiva radicalità, per renderlo attuale ovvero un’esperienza pienamente corrispondente alle esigenze dell’uomo d’oggi”. Si potrebbe obiettare a mons. Negri che – considerato il livello di secolarizzazione che ormai ha permeato anche la società italiana – la terapia delineata appare di non così facile applicazione. Soprattutto, non si vede chi potrebbe metterla in pratica: “Devo dire che a questo livello la delusione più cocente – non solo mia ma di molti ecclesiastici veramente preoccupati per la presenza significativa del cristianesimo nella nostra società – è la sostanziale vanificazione del mondo associativo e laicale: è come se non ci fossero più i movimenti e le associazioni a sostenere il necessario e continuo confronto col mondo. La speciosa giustificazione è che non è più il tempo delle proposte forti che, quando ci sono, vengono additate come crociate. Senza considerare poi il fatto che un minimo di sensibilità storica dovrebbe far vergognare del modo con cui tanto mondo cattolico parla di crociate, fenomeno che non si conosce assolutamente e che viene criminalizzato sulla base di un laicismo insopportabile”.

A ogni modo, dal torpore qualcuno s’è svegliato, andando oltre il caos calmo in cui versa la disorientata Cei di questo ultimo biennio: “Penso in particolare a quando alcuni vescovi hanno parlato con chiarezza, ad esempio nel caso della manifestazione del 20 giugno scorso, e la maggior parte del popolo cattolico ha risposto, totalmente incurante dei dissidi interni alla Conferenza episcopale italiana. Questo ci dice che forse l’aspetto determinante, e l’ho anche scritto più volte, è che l’episcopato di base ha ripreso la sua funzione di guida”. Sull’associazionismo, l’arcivescovo di Ferrara è drastico: “La sua crisi è gravissima, e per questo la possibilità d’incidenza della chiesa in Italia è compromessa da una sostanziale inerzia di tante realtà cattoliche che fino ad ora erano risultate decisive”.

La conversazione si sposta poi sul dramma dei cristiani perseguitati in vicino e medio oriente. “La terribile esperienza di violenze rende chiaro che l’Isis ha dichiarato esplicitamente guerra al mondo e non conosce regole, quelle regole che sono nate dalla grande civiltà del diritto, soprattutto occidentale. Lì, infatti, si ammazzano donne, bambini, anziani, si stupra, si violenta, si distruggono i grandi monumenti della cultura e dell’arte mondiale”. E per fermare lo sterminio, bisogna agire. Non ha dubbi, mons. Negri: “La nostra cristianità, a certi livelli di responsabilità culturale e istituzionale, non si è ancora resa conto che forse è il momento di riprendere, con gli opportuni aggiornamenti e con le necessarie articolazioni, quell’idea fondamentale di san Tommaso d’Aquino – fatta propria dalla tradizione della dottrina sociale della chiesa – per cui è tollerabile che esista una forte azione di legittima difesa e di protezione, anche armata se necessario”. Agire così, però, presuppone una profonda riflessione, “perché per ipotizzare l’idea di una esperienza come questa, comunque eccezionale, bisognerebbe avere dei valori per cui si vive, per cui si lotta e per cui si è disposti a morire. Questo occidente ha tali valori?”, si domanda il presule, prima di toccare la questione che più d’ogni altra sta coinvolgendo l’Europa, con le migliaia di profughi che bussano alle porte dell’Unione: “E’ un fenomeno di migrazione epocale, certamente già accaduto ma in modo meno marcato in altri momenti della storia dell’occidente, che non si può affrontare senza una cultura adeguata. Non si può ridurre il problema a un banale ‘tutti dentro o tutti fuori’, insopportabile semplificazione di un razzismo incondivisibile, ma neanche a un buonismo che, alla lunga, non è certamente una soluzione. Occorre che l’occidente si renda conto di quello che è in gioco in tutti i suoi aspetti fino alle possibili conseguenze”. Ma la cultura che domina oggi l’occidente, qual è? “E’ ciò che rimane dell’orrenda crisi delle ideologie moderne contemporanee con la loro presunzione ateistica? E’ una cultura di tipo individualistico, consumistico, che vede la tecnoscienza come la soluzione di tutti i problemi? Questa – dice Negri – non è affatto  cultura. E non si può stare di fronte a una massiccia migrazione, come quella che sta avvenendo, se non si hanno ragioni adeguate per vivere e per affrontare correttamente la realtà”. Questo occidente, invece, “è disposto a vendere tutto, anima compresa; anche perché nella maggior parte dei casi l’occidente non sa neanche più di avere un’anima. Il che significa, a mio parere di pastore, che oggi la grande responsabilità ecclesiale è quella di una nuova radicale evangelizzazione, ovvero di un cammino educativo che riformi il popolo cristiano e che lo metta in grado di assumersi tutte le conseguenti responsabilità culturali, sociali, politiche e caritative”.
di Matteo Matzuzzi | 10 Settembre 2015
Al direttore - Pastorale low cost? Il perdono a chi si pente di aver abortito c’è sempre stato. Perché sbandierarlo ai quattro venti come un nuovo prodotto di restyling di una grande azienda, lanciato sul mercato della misericordia, senza croce? Cos’è il perdono? Cosa ci salva? Una formula o il cammino per arrivare a chiederlo?
Gabriele Sguazzini

La si sbandiera ai quattro venti perché la si considera una riforma necessaria per entrare in sintonia con le necessità del nostro tempo, per sedurre tutti, conquistare tutti e aprire il recinto della vecchia chiesa tradizionalista. Il problema è: che cosa ci perde la chiesa quando si preoccupa di non perdere consenso? Le consiglio di leggersi con attenzione l’intervista del nostro Matzuzzi all’arcivescovo Luigi Negri. E le consiglio di rileggere la bella risposta data ieri a Francesco Merlo su Repubblica (su Repubblica!) da un professore di Diritto che ha affrontato una lunga istruttoria della Sacra Rota: “Temo che il Papa pur di snellire le procedure abbia indebolito il vincolo e dunque ammorbidito il sacramento… Meglio un sacramento incartapecorito che un sacramento breve, invenzione suprema del rigore pieghevole”.

 Al direttore - Dottrina Bergoglio. Cari fratelli: l’islam religione di pace, una religione vale l’altra, veniti tutti che in Europa c’è posto per tutti, chi sono io per giudicare un gay, il capitale è lo sterco del diavolo, i padroni sono cattivi, i poveri e gli operai sono buoni, l’aborto è grave ma non gravissimo, separarvi sarà più semplice. L’opinione pubblica: Papa Francesco uomo dell’anno; Papa Francesco superstar; papa Francesco supereroe; Papa Francesco più misericordioso di Dio. Bergoglio: Papa cattolico o Papa di un’altra chiesa?

Gianni Toffali

Come direbbe forse lo stesso Bergoglio, un Papa dell’altro mondo.

matrimonio ridotto a sacramentale

PRURITO



Il matrimonio è stato ridotto al rango di sacramentale. Non sarebbe più sacramento? Visto che potrebbe essere annullato per mancanza di fede. La dottrina cattolica, invece, sancisce: "i sacramenti agiscono ex opere operato (lett. «per il fatto stesso che l'azione viene compiuta»), cioè in virtù dell'opera salvifica di Cristo, compiuta una volta per tutte. Ne consegue che «il sacramento non è realizzato dalla giustizia dell'uomo che lo conferisce o lo riceve, ma dalla potenza di Dio»,

Quando un sacramento viene celebrato in conformità all'intenzione della Chiesa, la potenza di Cristo e del suo Spirito agisce in esso e per mezzo di esso, indipendentemente dalla santità personale del ministro. Tuttavia i frutti dei sacramenti dipendono anche dalle disposizioni di colui che li riceve" (CCC n. 1128). Quanto sancito è la negazione di questa verità. Ricordo che nel matrimonio i ministri sono i nubendi e dire che il matrimonio per essere valido ci vuole la fede degli stessi significa dire che, per essere valido, ci vuole la santità dei ministri dello stesso. Ecco come è demolito un sacramento, degradato al rango di sacramentale. Francesco Patruno



Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente. Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà esser rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio.
Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose? E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora. Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. Solo allora sarà rivelato l'empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all'apparire della sua venuta, l'iniquo, la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi. E per questo Dio invia loro una potenza d'inganno perché essi credano alla menzogna e così siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all'iniquità. Parola di Dio.    (II Lettera ai Tessalonicesi, 2, 1-12)

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.