ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 10 ottobre 2015

In confusione e ..col mal di pancia.

La prima settimana del Sinodo, dedicata alla prima parte dell'Instrumentum laboris, si è chiusa con la pubblicazione delle prime relatio dei cosiddetti circoli minori. La battaglia sul metodo è stata la vera protagonista del primo pezzo di strada del Sinodo e c’è voluto l’intervento del Papa per tacitare alcuni malumori. Il dibattito tra dottrina e pastorale continua e nonostante la chiarezza della relazione del cardinale Erdö, tutto è ancora aperto.
Fedeltà alla dottrina e nuove strade pastorali Dopo sette giorni di Sinodo tutto è ancora aperto

Un momento del Sinodo sulla famiglia
La prima settimana del Sinodo, dedicata alla prima parte dell'Instrumentum laboris, si è chiusa con la pubblicazione delle prime relatio dei cosiddetti circoli minori (clicca qui). Proprio questi gruppi di circa 20-30 padri, riuniti nelle varie lingue, costituiscono la chiave portante del nuovo metodo di lavoro introdotto per questa sessione ordinaria dell'assemblea dei vescovi.
La battaglia sul metodo è stata la vera protagonista del primo pezzo di strada del Sinodo. Fin da subito (il mal di pancia si registrava già domenica scorsa intorno alla Basilica di San Pietro), diversi padri hanno manifestato apertamente alcuni dubbi sulla suddivisione dei tempi dedicati ai vari argomenti, sul modo in cui si dovrebbe arrivare al documento finale, e anche sulla composizione della Commissione incaricata di redigere la Relatio finale.  L'intervento del Papa di martedì nell'Aula nuova, imprevisto, rappresenta più di ogni altra considerazione il livello di malumore che serpeggiava tra i padri. D'altra parte sembra che la preoccupazione manifestata dal cardinale Baldisseri, Segretario Generale, fosse palpabile. L'intervento del cardinale australiano Pell in aula, così come lo hanno pubblicato i vescovi polacchi, mostra bene che il malcontento non era una bufala mediatica. Oltre ai dubbi metodologici, il cardinale australiano ha fatto anche una domanda precisa: «Perché la commissione che deve redigere il testo finale è stata scelta con questa composizione?»
Ricordiamo che questa commissione, oltre a vedere impegnati i principali membri della Segreteria del Sinodo, vede nominati il cardinal Oswald Gracias (India); cardinal Donald William Wuerl (Stati Uniti d’America); cardinal John Atcherley Dew (Nuova Zelanda); monsignor Victor Manuel Fernandez, Rettore della Pontificia Università Cattolica Argentina (Argentina); monsignor Mathieu Madega Lebukhean, (Gabon); monsignor Marcello Semeraro, Vescovo di Albano (Italia); Padre Adolfo Nicolas Pachon, S.I., Preposito Generale della Compagnia di Gesù. Probabilmente nella domanda posta in aula dal cardinale Pell, oltre a una questione di metodo, c'era anche la preoccupazione di un elenco ritenuto troppo sbilanciato verso una conversione pastorale non in armonia con la dottrina.
La risposta alla domanda del cardinale australiano è nell'intervento di Francesco in aula, cioè, in poche parole, tutto è stato visto, deciso e approvato dal Papa, così come era stato lo scorso anno. E, comunque, ha ricordato il Santo Padre, non c'è nessuna intenzione di mettere in discussione la dottrina. Nell'intervento il Papa ha anche richiamato i padri a non cedere a «ermeneutiche cospirative», per evitare di vedere lobby e manipolazioni in ogni dove. Questo è certamente un richiamo importante, ma non si può non vedere che l'autorevolezza di cui gode qualche membro della segreteria, almeno nei confronti di una parte dell'aula, sembra essere un po' scarsa. Forse perché memori di quello che è accaduto lo scorso anno. Sopratutto per la vicenda della Relatio intermedia, oggetto di sconfessioni pubbliche in conferenza stampa e di molte critiche in aula.
Protagonisti furono il cardinale ungherese Peter Erdö, Relatore generale, e il Segretario speciale, monsignor Bruno Forte. Gli stessi attori sono tornati a essere protagonisti anche quest'anno. Infatti, l'altro fatto di una certa rilevanza di questa prima settimana è stata la Relazione del cardinale Erdö. Un testo decisamente chiaro, molto “conservatore” hanno sottolineato i commentatori. Al punto che il cardinale tedesco Marx, presidente della sua conferenza episcopale, è intervenuto in aula per dire di essere rimasto sorpreso dalla relazione Erdö. «Abbiamo bisogno di un dibattito sul sacramento del matrimonio. “Tutto o niente” non è un’opzione. Non dobbiamo mostrare soltanto gli aspetti negativi della nostra cultura, perché il nostro popolo non capisce». 
Monsignor Bruno Forte, e anche monsignor Claudio Celli, intervenuti ai briefing con la stampa, hanno subito buttato acqua sul fuoco rispetto alla relazione Erdö. «Che ci stiamo a fare qui?», hanno ricordato i due prelati, «se la relazione Erdö avesse già chiuso il discorso?” Insomma, tutto «è ancora aperto», anche rispetto a quei temi (comunione ai divorziati risposati soprattutto) a cui la relazione del cardinale ungherese lascia ben pochi margini di manovra pastorale. Di certo c'è che la discussione nei circoli minori si è basata sull'Instrumentum laborise la relazione Erdö è rimasta ai margini. Così ha detto chiaramente il cardinale Menichelli giovedì, intervenendo al briefing. «La relazione Erdö non è un semplice testo, ma è, per così dire, “un sunto” che evidenzia i punti fondamentali. Una sua interpretazione dell’Instrumentum laboris? Questo lo dovete chiedere a lui. Comunque le discussioni nei circoli si fondano sull’Instrumentum laboris». Tutto è ancora aperto.
di Lorenzo Bertocchi 10-10-2015

Sinodo in confusione. La "Relatio finalis" tra gli oggetti smarriti


papa_cartella
Il primo a mettere in dubbio che una "Relatio finalis" vi sarà, al termine di questo sinodo, è stato il cardinale di Manila Luis Antonio Gokim Tagle, uno dei quattro presidenti delegati dell'assise.
Venerdì 9 ottobre, in conferenza stampa, il cardinale si è riscoperto storico della Chiesa – come in effetti è, con la "scuola di Bologna" – è ha ripercorso la sequenza dei sinodi, dal primo con Paolo VI all'attuale. Con un botto finale che ha lasciato tutti di sasso:
"In passato i circoli minori proponevano proposizioni per il Santo Padre, che poi scriveva una esortazione post-sinodale, ma i primi sinodi di Paolo VI non finivano con una esortazione papale. Paolo VI permise al sinodo di pubblicare il proprio documento finale, e solo con la 'Evangelii nuntiandi' iniziò la pratica delle 'propositiones' per l'esortazione papale, ma suppongo che non sia obbligatorio. Oggi, a questo riguardo, attendiamo la decisione del papa".
Attendiamo?
Ma non era stato detto e ridetto, l'ultima volta il 5 ottobre in apertura dei lavori, in forma ufficialissima, dal segretario generale del sinodo, il cardinale Lorenzo Baldisseri, che una "Realatio finalis" ci doveva essere e doveva essere discussa e votata e infine consegnata al papa, e che a questo approdo tutti i lavori del sinodo erano finalizzati?
E non era stato papa Francesco, lui di persona, a nominare il 2 ottobre una commissione di dieci cardinali e vescovi in rappresentanza dei cinque continenti proprio "per l'elaborazione della relazione finale"?
Come non detto. Alla fine della prima delle tre settimane del sinodo, improvvisamente nessuno sa più come il sinodo andrà a finire.
Sabato 10 ottobre è toccato a padre Federico Lombardi confermare che il sinodo ha perso la bussola:
"Riguardo alle votazioni, la maggioranza dei due terzi si pone solo nella relazione finale. Ovviamente se ci sarà. Perché ancora non abbiamo la certezza di come avverrà la conclusione, cioè se ci sarà un documento finale. Vedremo se il papa darà delle indicazioni precise".
Lombardi rimanda a quanto detto il giorno prima dal cardinale Tagle. Che in effetti aveva anche aggiunto qualcosa d'altro, e di molto appropriato:
"Il metodo nuovo adottato dal sinodo probabilmente è costato un po' di confusione, ma è bene essere confusi ogni tanto. Se le cose sono sempre chiare non sarebbe più la vita vera".
Sta di fatto che in nome di questa "vita vera" non solo non vi sarà più una classica esortazione post-sinodale del papa, ma forse nemmeno più una "Relatio finalis" dei lavori del sinodo stesso, votata punto per punto. In questo caso a chiudere tutto – per modo di dire, perché qui l'incompiutezza regna sovrana – sarà solo il discorso finale di papa Francesco.
*
Ma non è finita. Perché il 10 ottobre padre Lombardi ha dato notizia di un altro cambiamento avvenuto in corso d'opera.
Stando al meticoloso calendario dei lavori del sinodo reso pubblico il 2 ottobre, la discussione sia in aula che nei circoli minori avrebbe dovuto seguire l'ordine delle tre parti del documento base, l'"Instrumentum laboris", con ognuna di esse introdotta ogni volta da una "presentazione del relatore generale", il cardinale Péter Erdõ.
Invece al cardinale Erdõ – autore il 5 ottobre di una formidabile relazione generale introduttiva che ha seminato il panico tra i novatori – non è più stato dato il microfono per tornare a presentare le tre parti dell'"Instrumentum", e gli interventi in aula sono andati avanti per conto loro. Col risultato che sabato 10 ottobre già si è cominciato a parlare in aula della parte terza, quella più appetibile, con i piatti forti del divorzio e dell'omosessualità, mentre nei circoli linguistici ancora si sarebbe andati avanti fino a mercoledì 14 a discutere e votare sulla seconda parte del documento.
Il 10 ottobre padre Lombardi ha detto serafico che degli interventi in aula in anticipo sui tempi, quelli dedicati alla terza parte dell'"Instrumentum", avrebbe dato conto ai giornalisti un paio di giorni più in là. Per non far confusione.

Ci sarà un documento finale? “Vediamo cosa deciderà il Papa”


lombardiIl briefing odierno sui lavori del sinodo si è concentrato principalmente sugli interventi che si sono tenuti in aula ieri pomeriggio e, in parte, questa mattina. Si tratta di circa 75 interventi, compresi quelli tenuti nella sessione libera, per la maggior parte dei quali si tratta di padri “europei”, fra cui i curiali. Una quindicina sono, invece, stati attribuiti a vescovi africani ed altri dieci a padri dell’America Latina.
P. Federico Lombardi ha ricordato i temi principali toccati da questi interventi: la famiglia via concreta della Chiesa, scuola di carità e santificazione, spiritualità famigliare, la vocazione al matrimonio, la missionarietà della famiglia. Poi, ha detto Lombardi, si è parlato di “misericordia sotto diversi aspetti: vicinanza e tenerezza; misericordia e verità”, etc. Su questo tema, come sappiamo, gli interventi si sono collocati su punti di vista diversi, manifestando le varie “anime” presenti nell’Aula.
Ma la notizia del giorno è quella sulla possibilità che non vi sia alcuna Relazione finale. «Il processo sinodale va avanti”, ha detto il portavoce della Sala Stampa vaticana rispondendo a una domanda, “e tutti ne siamo contenti: tagliamo con soddisfazione il traguardo della prima settimana dei lavori. Tuttavia ancora non abbiamo la certezza di come avverrà la conclusione, cioè se ci sarà un documento finale. Vediamo se il Papa darà delle indicazioni precise».
“Sulla conclusione non c’è ancora totale chiarezza dentro al Sinodo – afferma il Portavoce della Santa Sede – Vedremo se il Papa darà indicazioni precise, riguardo alle votazioni i circoli minori approvano un modo a maggioranza assoluta, i modi sono poi sottoposti al lavoro della commissione. La maggioranza dei due terzi si pone solo nella relazione finale. Ovviamente se ci sarà».

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