ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 9 ottobre 2015

Noli eam tangere ?!?

‘Voice of the Family’ svela le mosse dei dissenzienti al Sinodo

SinodoNella ridda di commenti succedutisi in questi primi giorni di Sinodo Ordinario sulla Famiglia, spicca per chiarezza ed obiettività di contenuti quello diffuso in merito da Voice of the Family, coalizione internazionale di gruppi pro-life e pro-family: se «le speranze dei fedeli cattolici» sono state confortate dallaRelazione introduttiva affidata al Card. Péter Erdö, che ha riaffermato la Dottrina tradizionale della Chiesa in tema di morale sessuale – si legge nella nota -, tale esordio positivo è stato purtroppo «gravemente compromesso» in occasione dell’intervento di papa Francesco ed in una successiva conferenza-stampa promossa da padre Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Conferenza-stampa, durante la quale alcuni Padri Sinodali hanno decisamente parlato troppo. E male.

Che cos’è accaduto? Da un lato il Card. Erdö ha respinto al mittente la linea kasperiana, iperprogressista su omosessualità, indissolubilità del matrimonio e contraccezione, ed ha ricollocato lo stesso concetto di «misericordia» nell’alveo della retta Dottrina, specificando come qualsiasi sviluppo possa avvenire solo, sempre e comunque «in conformità con la Tradizione». Alla prima occasione, però, mons. Bruno Forte, Segretario speciale del Sinodo, ha innestato la retromarcia, intendendo il Sinodo come «pastorale», quindi chiamato a trovare «nuovi modi per affrontare le sfide pastorali» di oggi. Lui si dice convinto che «i tempi e le situazioni cambino». In tal modo fa totalmente proprie le istanze provenienti dai settori dei dissenzienti dell’aula sinodale, con l’ormai consunta distinzione tra «Dottrina» e «pastorale», come se si trattasse di due ambiti paralleli, ciascuno destinato ad andar per conto proprio. Niente di più falso ed infondato: «In realtà, le cosiddette modifiche pastorali ch’essi propongono – si legge nell’interessante commento diffuso da Voice of the Family – come la riammissione alla Santa Comunione degli adulteri impenitenti, contraddicono nei fatti la Dottrina cattolica».
Anche l’intervento di papa Francesco non è stato tuttavia privo di problematicità: innanzi tutto, ha chiesto di considerare il Sinodo Ordinario in perfetta continuità con quello Straordinario, dove s’erano udite sin troppe voci sopra le righe; poi ha invitato a concentrarsi su tre documenti in particolare, vale a dire il suo discorso di apertura del Sinodo Straordinario, la criticatissima Relatio Synodi del medesimo, infine il suo intervento conclusivo. Benché abbia ricevuto l’approvazione personale del Santo Padre, quella Relatio presenta contenuti chiaramente eterodossi, già evidenziati peraltro da Voice of the Family in un apposito, dettagliato dossier.
Il fatto inoltre che il Pontefice abbia invitato a non considerare l’accesso ai Sacramenti per i “divorziati risposati” come l’unico punto da analizzare, suggerisce implicitamente che in ogni caso anche per lui si tratti di una questione ancora aperta, benché in merito abbiano già detto tutto Sacra Scrittura, Tradizione e Magistero: l’intervento del Papa pertanto «ha minato l’autorevolezza della relazione del Card. Erdö – spiega Voice of the Family – ed ha indicato ai Padri Sinodali di preferire che la discussione proceda sui binari eterodossi della Relatio Synodi piuttosto che su quelli ortodossi dell’indirizzo introduttivo del Card. Erdö». Nello stesso solco tracciato dal Pontefice, si sono posti anche i successivi, problematici interventi espressi in conferenza-stampa dall’Arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, e da mons. Paul-André Durocher, Arcivescovo di Gatineau (Canada): sollecitati dai giornalisti, il primo ha ribadito come la questione dei “divorziati risposati” sia tuttora aperta, ripudiando il costante insegnamento della Chiesa; il secondo ha osservato quanto differenti siano i pareri dei Padri sinodali su questo tema, come se ci si trovasse nell’ambito dell’opinabile e mancasse in merito un criterio, o meglio, una Verità oggettiva di riferimento.
Alla conferenza-stampa era presente anche don Thomas Rosica, portavoce in lingua inglese della Santa Sede. E’ stato lui a fornire una sintesi degli interventi dei Padri sinodali decisamente ed unilateralmente progressista, sintesi in cui si invita a «por fine al linguaggio dell’esclusione» e ad abbracciare piuttosto «la realtà così com’è», senza aver «paura delle situazioni nuove e complesse». In tale riassunto si dà voce ad un Padre sinodale, per il quale «nella cura pastorale della gente, il linguaggio dell’inclusione dev’essere il nostro linguaggio, tenendo sempre in considerazione le possibilità e le soluzioni pastorali e canoniche». Don Rosica ha poi fatto riferimento agli interventi, che han richiesto una «nuova catechesi per il matrimonio», un «nuovo linguaggio per parlare alla gente del nostro tempo», nuovi «approcci pastorali per chi conviva prima di sposarsi» e verso l’omosessualità.
Inquietante nella sintesi di don Rosica è la prospettiva che all’accesso ai Sacramenti da parte dei “divorziati risposati” si possa dare una soluzione differente nelle diverse aree geografiche, come se la Dottrina fosse adattabile alle situazioni e dovesse ad esse piegarsi: si tratterebbe di uno scisma di fatto.
Conclude Voice of the Family: «Se la Relatio Synodi e l’Instrumentum Laboris continuassero ad essere la base per i lavori del Sinodo Ordinario, va da sé come i suoi responsabili e chiunque ne segua l’esempio sian destinati a permanere in una traiettoria di ripudio formale della Dottrina della Chiesa Cattolica». Con tutto quel che ne consegue. L’aria che si respira al Sinodo è davvero pesante.
"Davanti a gente che soffre la dottrina non è intoccabile"
Il lavoro è ancora lungo e, mi permetta di dire, anche faticoso. Al Sinodo niente è deciso. 
L' introduzione di Peter Erdo, il cardinale relatore, non ha sigillato il dibattito sui divorziati risposati, sulle unioni omosessuali, sulla Chiesa che incontra le nuove realtà del mondo. Altrimenti, che staremmo a fare qui?".
Claudio Maria Celli, l' arcivescovo che presiede il Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, conosce Jorge Mario Bergoglio dal '79 e ne apprezza il metodo: discussione fra i padri sinodali, massima trasparenza in aula e poi la sintesi del pontefice, perché la Chiesa non può ignorare le domande che pone la società. "Prendiamo il caso dei matrimoni falliti: non stiamo parlando - spiega Celli-di oggetti, ma di uomini e donne che soffrono. E lo stesso vale per i gay. La Chiesa non giudica, ma soccorre". Monsignore, non ha già vinto la linea inflessibile dei padri sinodali che non accettano riforme su questi temi per voi sensibili? Tutt' altro. Papa Francesco desidera ascoltare cosa pensa la Chiesa e cosa pensano i vescovi, ma siamo all' inizio e il panorama è largo. Poi non dimentichiamo che, con il duplice motu proprio perle cause di nullità dei matrimoni, la Chiesa già s' è spinta in avanti. Erdo non ha inteso bloccare il progetto finale e il Santo Padre ha fatto bene a precisare che le riflessioni non riguardano soltanto i matrimoni e che la dottrina non è cambiata. Ma non è servito a sbrogliare le evidenti divergenze che animano l' assemblea. Mi sembra naturale, le questioni che stiamo trattando fanno emergere posizioni non sempre uniformi. La Chiesa ragiona non soltanto sui matrimoni cattolici, ma anche sulla famiglia in generale. Ora stiamo affrontando la prima parte dell' Intru se del Sinodo - e ci sono tante testimonianze da ogni angolo del pianeta, tante proposte di modifica dai circoli minori formati per lingua. Anche dal mio gruppo: studiamo, esaminiamo e votiamo. Tutto sarà stabilito a maggioranza. È anche un duello fra lobby di continente e di pensiero, fra progressisti e conservatori? Non è difficile da immaginare unasituazione del genere. Chi ha un' idea cerca di attrarre il maggior numero di persone intorno asé. Ci sono vescovi che ritengono intoccabile la dottrina, io mi sento un po' più aperto. La domanda è semplice: come ci facciamo carico delle esigenze e dei bisogni degli uomini e delle donne di oggi? Ci sono tanti divorziati che non sono interessati ai sacramenti, ma anche ex coniugi cattolici che si sono sposati giovani, magari con scarsa intenzione e sono intrappolati da un errore che agli uomini può capitare. La vita di un uomo non è un meccanismo, ma un continuo crescere, camminare, lottare e anche sbagliare. La Chiesa deve accompagnare queste persone con profonda simpatia e compiere un discernimento (capacità di distinguere, n dr) pastorale. Quanto ha pesato sul Sinodo la rivelazione del prete gay Charamsa? Per niente, non ci ha toccato. Ha compiuto una scelta da uomo libero, ma sbaglia a evocare una Chiesa omofoba oppure a definire disumano il celibato. Non credo che ci sia omofobia fra di noi. Certo abbiamo vecchi sacerdoti e vecchi monsignori che sono negativi sui gay. Ma sono una parte molto minoritaria, come in tutte le comunità. Io ho vissuto una vita nel celibato e non mi sento di avere un' esistenza disumana.
Il Fatto Quotidiano(Carlo Tecce) 

http://ilsismografo.blogspot.com/2015/10/vaticano-davanti-gente-che-soffre-la.html 

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