Lettera ai “conservatori” perplessi, ovvero:
Pubblica riflessione sulla crisi del “conservatorismo” cattolico
Pubblica riflessione sulla crisi del “conservatorismo” cattolico
Questo appello, seppur dal sapore antico, reca tra i suoi primi firmatari un gruppo di giovani che sono “cresciuti” con e grazie a questo blog. L’età media di questi primi sottoscrittori è inferiore ai trentacinque anni. Si rivolge naturalmente (ma non necessariamente) a persone più anziane, con la schiettezza che la gioventù cattolica non può non avere. [RS].
Onde ora avendo a traverso tagliato,
questo Pagan, lo fe’ sì destramente,
Che l’un pezzo in su l’altro suggellato,
Rimase senza muoversi niente;
E come avvien, quand’uno è riscaldato,
Che le ferite per allor non sente;
Così colui, del colpo non accorto,
Andava combattendo ed era morto.
(Francesco Berni, Orlando Innamorato, LIII, 60)
questo Pagan, lo fe’ sì destramente,
Che l’un pezzo in su l’altro suggellato,
Rimase senza muoversi niente;
E come avvien, quand’uno è riscaldato,
Che le ferite per allor non sente;
Così colui, del colpo non accorto,
Andava combattendo ed era morto.
(Francesco Berni, Orlando Innamorato, LIII, 60)
Vi scriviamo, cari interlocutori, giunti ormai alla fine di questo Sinodo, mentre contempliamo il cumulo fumante di macerie della dottrina cattolica sul matrimonio. Di quell’imponente edificio, sul cui basamento per secoli si è edificata la civiltà cristiana, non rimane quasi nulla. Derubricato il divorzio, epocata l’indissolubilità, intronizzata sull’altare del diritto canonico la più sfrenata soggettività, dell’antica sacralità delle nozze cattoliche non rimangono che le ombre, affidate alla buona volontà dei singoli e relativizzate da una pastorale che ha neutralizzato la dottrina. Si badi: il tutto fatto esaltando simbolicamente la dottrina ma spingendola alle spalle nel fango di una falsa pastorale.
In questo frangente ci è sembrato necessario scrivervi, non senza una qualche trepidazione, come si scrivesse ad un amico perduto di cui si è persa da tempo frequentazione e familiarità. Voi siete quelli che hanno cercato, in questi decenni, di “salvare il salvabile”, scegliendo di volta in volta sempre un “male minore” (che coincideva via via sempre più con il male maggiore), noi siamo quelli che hanno cercato di difendere il Bene maggiore, con i nostri limiti e con le conseguenze che questo implica.
Vi scriviamo dai nostri oscuri scantinati, dai nostri capannoni, mutati in decorosissime cappelle, da umide chiesuole private di provincia, vi scriviamo dai nostri barocchi sottoscala, onorati dalla celebrazione della Messa cattolica, dalla somministrazione dei Sacramenti e dall’insegnamento della retta dottrina.
Vi scriviamo, ringraziando Dio, che ci ha concesso la grazia e la fortuna di scendere in questi piccoli spazi, nelle quali contiamo di rimanere ancora a lungo, e mossi da amichevole spirito di benevolenza, pur nella dolorosa separazione teologica che spesso ha contraddistinto i nostri rapporti.
Potremmo volgerci al passato, rimproverando le vostre pie illusioni, le vostre cautele, le vostre studiate prudenze, anche, a volte, il calcolato vostro disprezzo verso di Noi ma non lo faremo: preferiamo riconoscere il vostro dolore sincero di oggi, l’incredulità rispetto all’attuale accelerazione della crisi nella Chiesa, la costernazione di fronte ai detti e ai fatti di Bergoglio e dei suoi accoliti.
Annibale non è alle porte, è dentro la cittadella di Dio, Annibale è intronizzato nella rocca. Quello che vi chiediamo quindi è un atto di Fede e quindi, naturalmente, di coraggio e al contempo un atto di ricognizione storica del passato all’insegna di una efficace e coerente “ermeneutica della discontinuità”. Il “cattolico conservatore” ha creduto di poter ridimensionare la portata rivoluzionaria ed eversiva del Concilio Vaticano II, si è cullato con le illusioni della “Nota Praevia”, ha pianto sul “Credo” di Paolo VI, ha giurato sull’ “Humanae vitae”, ha accettato l’imposizione universale del “Novus Ordo”, abbandonando spesso la Messa romana alla custodia di pochi e liberi. Quando è arrivato Giovanni Paolo II ha inneggiato al suo anticomunismo restauratore, accontentandosi che reggesse (almeno giornalisticamente) sulla morale, mentre la vergogna dell’ecumenismo e di un’ecclesiologia sgangherata e fracassona disseminavano di scandali il Corpo Mistico. Ancor più con Benedetto XVI il “cattolico conservatore” ha creduto di aver avuto partita vinta, mentre gli esili e modernistici sofismi del dotto bavarese, come in una falsa restaurazione, quasi invocavano nuove tappe del percorso rivoluzionario. Pensiamo che la medicina della Verità non possa essere disgiunta dalla benevolenza: per questo vi scriviamo oggi, chiedendo di riflettere sull’attualità ecclesiale e di scegliere la via stretta dell’affermazione della Verità cattolica tutta intera, senza infingimenti e senza manomissioni. Questa scelta comporta una separazione, una dislocazione dei cattolici di oggi in piccoli gruppi che si sforzino e combattano per mantenere un cattolico e vandeano “ritorno al bosco”, nell’attesa di poter tornare nelle Chiese oggi occupate dal culto dell’Uomo e delle sue passioni piuttosto che dal Culto divino.
È giunta l’ora di rompere gli indugi! È giunta l’ora di riconoscere l’albero dai suoi frutti! È giunta l’ora di dire dove sta il problema: nel Concilio Vaticano II.
Le nostre energie sono a disposizione, la Buona Battaglia ci attende e noi vi attendiamo al nostro fianco.
Vi ringraziamo per la Vostra attenzione.
In Christo Rege et Maria Regina.
di jeannedarc
Pubblicata il 25 ottobre 2015 su Radio Spada
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1363_Lettera_ai_conservatori_perplessi.html
A proposito del Sinodo, e non solo
Ogni giorno assistiamo a continui attacchi a quel poco che è rimasto della fede cattolica, con il complice silenzio di molti. Per quanto tempo deve andare avanti un simile sfacelo?
di Don Marcello Bauriedel
.
Dopo la pubblicazione della Relazione finaledel Sinodo dei Vescovi, non pochi pseudo-conservatori hanno fatto a gara per dire che nulla è cambiato, che è andato tutto bene, che la dottrina è al sicuro, dilettandosi in una vera e propria arrampicata sugli specchi, per difendere l’indifendibile e negare la realtà.
Tanto per cominciare, a prescindere dal Sinodo, con la riforma del processo matrimoniale, che entrerà in vigore il prossimo 8 dicembre, si è già di fatto demolita l’indissolubilità del matrimonio, perché, con la nuova normativa, sarà possibile dichiarare nullo qualsiasi matrimonio. Gli stessi fautori di questa scellerata riforma hanno auspicato il moltiplicarsi il più possibile del numero dei processi di nullità. A parole si continua a dire che il matrimonio è indissolubile e poi lo si smantella a colpi di Motu proprio. Il vincolo matrimoniale invece di essere protetto viene ridicolizzato e si incitano i poveri fedeli a venir meno agli impegni assunti, promettendo una felicità a basso costo, mercificando il sacramento.
Per ritornare al Sinodo, innanzitutto, c’è da dire che solo il fatto di discutere di certe cose, di mettere in dubbio ciò che è già chiaro, costituisce una cosa grave. Poi, come accade da cinquant’anni a questa parte, si continua a utilizzare il trito e ritrito linguaggio ambiguo, per dire tutto e il contrario di tutto, per salvare capra e cavoli. Discernimento, integrazione, e via dicendo. Si parla dei divorziati risposati come di persone che ricevono doni a carismi particolari dello Spirito Santo, definendoli addirittura “membra vive della Chiesa”. Persone che vivono in condizione permanente di adulterio, in stato di peccato mortale, vengono definite membra vive? Ma è possibile dire un’idiozia del genere? Come se non bastasse si dice che li si “incoraggia nel cammino della vita e del Vangelo”, senza fare il minimo accenno di essere in contrasto con la legge di Dio, della necessità della conversione, di essere fedeli al vincolo matrimoniale che è indissolubile, qualsiasi cosa accada.
Sembra che l’unica preoccupazione sia quello che possono o non possono in questa condizione, senza ventilare nemmeno lontanamente la possibilità di lasciarla. E comunque non si esclude affatto la possibilità dell’accesso alla Comunione – quantunque non la si nomini – visto che si parla di “discernere quali delle diverse forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate”. Si parla di esclusione come se fosse la Chiesa a escludere, mentre sono stati loro (i divorziati risposati) ad auto-escludersi con il loro comportamento. Abilmente si cita laFamiliaris Consortio, naturalmente solo il punto che interessa, estrapolandolo dal contesto, senza riportare le frasi successive: “la Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall’Eucaristia”.
Si dice che “la misericordia di Dio non viene negata a nessuno”, senza specificare che esige il pentimento, il riconoscere il peccato, il cambiare vita. Ma non si parla mai di questo! Anzi si dice: “in determinate circostanze le persone trovano grandi difficoltà ad agire in modo diverso”, cadendo nel più bieco determinismo, come a dire, in certe situazioni non è possibile non peccare, non è possibile non andare contro la legge di Dio! Ma sono affermazioni cattoliche queste?
Eppure c’è chi si ostina a dire che va tutto bene, che non c’è nulla di fuori posto. Per quale motivo allora ben 80 padri sinodali hanno votato contro questo punto?
In ogni caso, si dice che la relazione finale non è vincolante, che non è stato deciso nulla, che dovrà decidere Bergoglio. Si, è vero questo. Beh, allora dobbiamo stare tranquilli!
Intanto è già molto chiaro quali sono le idee del vescovo di Roma. Al suo primo Angelus ha elogiato pubblicamente il cardinale Kasper, propugnatore di dottrine eterodosse, senza contare il ruolo decisivo che gli è stato accordato nella questione. E poi, se avevamo qualche dubbio, il durissimo discorso che ha pronunciato al termine del Sinodo, ci fa capire come la pensi. Mettere in dubbio verità fondamentali sul matrimonio e la famiglia lo chiama: sporcarsi le mani! Dice di “leggere la realtà con gli occhi di Dio”, quando invece fa esattamente il contrario e legge la realtà con gli occhi del mondo!
Bergoglio ha pronunciato delle parole sconcertanti e gravissime. Chi, in questo sinodo, ha cercato di difendere le verità fondamentali sul matrimonio e la famiglia è stato accusato: di avere indottrinato il Vangelo e di scagliarlo contro i fedeli, di avere il cuore chiuso, nascondendosi dietro gli insegnamenti della Chiesa, di sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare gli altri, di essere operai gelosi. Ma è possibile che chi siede sul soglio di Pietro dica queste cose? E poi, ha il coraggio di dire che la Chiesa non deve più lanciare condanne e anatemi! Ma è esattamente quello che fa Bergoglio! Si scaglia con una violenza inaudita contro chi è consapevole che non si può mutare il Vangelo e adattarlo al mondo, per ricevere da quest’ultimo applausi e approvazioni.
Quindi, Bergoglio ha completamente capovolto la realtà: secondo lui i cattivi sono i pastori che ricordano al loro gregge la verità, affinché possano convertirsi e salvarsi, mentre i buoni sono quelli che ingannano i fedeli dicendo loro che non devono preoccuparsi, che tanto la misericordia di Dio passa sopra a tutto. Chiama coloro che non sono stati fedeli al loro matrimonio “famiglie ferite”, poverini! Ma feriti piuttosto sono i figli, che sono quelli che pagano il prezzo più salato. E Bergoglio, con tutti i matrimoni che verranno dichiarati nulli grazie al suo Motu proprio, sarà sempre più responsabile di tutto questo!
Di fronte a questo è necessario alzare la voce. Ogni giorno assistiamo a continui attacchi a quel poco che è rimasto della fede cattolica, con il complice silenzio di molti. Per quanto tempo deve andare avanti un simile sfacelo? Bergoglio dice che ci si nasconde dietro gli insegnamenti della Chiesa per giudicare. Ma è lui che si nasconde dietro il suo abito bianco, che indegnamente sta portando, per smantellare il deposito della fede, giorno dopo giorno, attraverso parole e gesti, che portano sempre più sconcerto e confusione tra i veri cattolici.
http://www.riscossacristiana.it/a-proposito-del-sinodo-e-non-solo-di-don-marcello-bauriedel/
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Dopo la pubblicazione della Relazione finaledel Sinodo dei Vescovi, non pochi pseudo-conservatori hanno fatto a gara per dire che nulla è cambiato, che è andato tutto bene, che la dottrina è al sicuro, dilettandosi in una vera e propria arrampicata sugli specchi, per difendere l’indifendibile e negare la realtà.
Tanto per cominciare, a prescindere dal Sinodo, con la riforma del processo matrimoniale, che entrerà in vigore il prossimo 8 dicembre, si è già di fatto demolita l’indissolubilità del matrimonio, perché, con la nuova normativa, sarà possibile dichiarare nullo qualsiasi matrimonio. Gli stessi fautori di questa scellerata riforma hanno auspicato il moltiplicarsi il più possibile del numero dei processi di nullità. A parole si continua a dire che il matrimonio è indissolubile e poi lo si smantella a colpi di Motu proprio. Il vincolo matrimoniale invece di essere protetto viene ridicolizzato e si incitano i poveri fedeli a venir meno agli impegni assunti, promettendo una felicità a basso costo, mercificando il sacramento.
Per ritornare al Sinodo, innanzitutto, c’è da dire che solo il fatto di discutere di certe cose, di mettere in dubbio ciò che è già chiaro, costituisce una cosa grave. Poi, come accade da cinquant’anni a questa parte, si continua a utilizzare il trito e ritrito linguaggio ambiguo, per dire tutto e il contrario di tutto, per salvare capra e cavoli. Discernimento, integrazione, e via dicendo. Si parla dei divorziati risposati come di persone che ricevono doni a carismi particolari dello Spirito Santo, definendoli addirittura “membra vive della Chiesa”. Persone che vivono in condizione permanente di adulterio, in stato di peccato mortale, vengono definite membra vive? Ma è possibile dire un’idiozia del genere? Come se non bastasse si dice che li si “incoraggia nel cammino della vita e del Vangelo”, senza fare il minimo accenno di essere in contrasto con la legge di Dio, della necessità della conversione, di essere fedeli al vincolo matrimoniale che è indissolubile, qualsiasi cosa accada.
Sembra che l’unica preoccupazione sia quello che possono o non possono in questa condizione, senza ventilare nemmeno lontanamente la possibilità di lasciarla. E comunque non si esclude affatto la possibilità dell’accesso alla Comunione – quantunque non la si nomini – visto che si parla di “discernere quali delle diverse forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate”. Si parla di esclusione come se fosse la Chiesa a escludere, mentre sono stati loro (i divorziati risposati) ad auto-escludersi con il loro comportamento. Abilmente si cita laFamiliaris Consortio, naturalmente solo il punto che interessa, estrapolandolo dal contesto, senza riportare le frasi successive: “la Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall’Eucaristia”.
Si dice che “la misericordia di Dio non viene negata a nessuno”, senza specificare che esige il pentimento, il riconoscere il peccato, il cambiare vita. Ma non si parla mai di questo! Anzi si dice: “in determinate circostanze le persone trovano grandi difficoltà ad agire in modo diverso”, cadendo nel più bieco determinismo, come a dire, in certe situazioni non è possibile non peccare, non è possibile non andare contro la legge di Dio! Ma sono affermazioni cattoliche queste?
Eppure c’è chi si ostina a dire che va tutto bene, che non c’è nulla di fuori posto. Per quale motivo allora ben 80 padri sinodali hanno votato contro questo punto?
In ogni caso, si dice che la relazione finale non è vincolante, che non è stato deciso nulla, che dovrà decidere Bergoglio. Si, è vero questo. Beh, allora dobbiamo stare tranquilli!
Intanto è già molto chiaro quali sono le idee del vescovo di Roma. Al suo primo Angelus ha elogiato pubblicamente il cardinale Kasper, propugnatore di dottrine eterodosse, senza contare il ruolo decisivo che gli è stato accordato nella questione. E poi, se avevamo qualche dubbio, il durissimo discorso che ha pronunciato al termine del Sinodo, ci fa capire come la pensi. Mettere in dubbio verità fondamentali sul matrimonio e la famiglia lo chiama: sporcarsi le mani! Dice di “leggere la realtà con gli occhi di Dio”, quando invece fa esattamente il contrario e legge la realtà con gli occhi del mondo!
Bergoglio ha pronunciato delle parole sconcertanti e gravissime. Chi, in questo sinodo, ha cercato di difendere le verità fondamentali sul matrimonio e la famiglia è stato accusato: di avere indottrinato il Vangelo e di scagliarlo contro i fedeli, di avere il cuore chiuso, nascondendosi dietro gli insegnamenti della Chiesa, di sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare gli altri, di essere operai gelosi. Ma è possibile che chi siede sul soglio di Pietro dica queste cose? E poi, ha il coraggio di dire che la Chiesa non deve più lanciare condanne e anatemi! Ma è esattamente quello che fa Bergoglio! Si scaglia con una violenza inaudita contro chi è consapevole che non si può mutare il Vangelo e adattarlo al mondo, per ricevere da quest’ultimo applausi e approvazioni.
Quindi, Bergoglio ha completamente capovolto la realtà: secondo lui i cattivi sono i pastori che ricordano al loro gregge la verità, affinché possano convertirsi e salvarsi, mentre i buoni sono quelli che ingannano i fedeli dicendo loro che non devono preoccuparsi, che tanto la misericordia di Dio passa sopra a tutto. Chiama coloro che non sono stati fedeli al loro matrimonio “famiglie ferite”, poverini! Ma feriti piuttosto sono i figli, che sono quelli che pagano il prezzo più salato. E Bergoglio, con tutti i matrimoni che verranno dichiarati nulli grazie al suo Motu proprio, sarà sempre più responsabile di tutto questo!
Di fronte a questo è necessario alzare la voce. Ogni giorno assistiamo a continui attacchi a quel poco che è rimasto della fede cattolica, con il complice silenzio di molti. Per quanto tempo deve andare avanti un simile sfacelo? Bergoglio dice che ci si nasconde dietro gli insegnamenti della Chiesa per giudicare. Ma è lui che si nasconde dietro il suo abito bianco, che indegnamente sta portando, per smantellare il deposito della fede, giorno dopo giorno, attraverso parole e gesti, che portano sempre più sconcerto e confusione tra i veri cattolici.
http://www.riscossacristiana.it/a-proposito-del-sinodo-e-non-solo-di-don-marcello-bauriedel/
Triste e sconfortante quadro quello esposto dal Reverendo, ma purtroppo reale e sanguinante. jane
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