Qualche domanda al Patriarca di Venezia
Di fronte alla morte la prima cosa da fare è pregare. Mi sembra superfluo specificare che se scrivo “pregare”, intendo pregare l’unico Dio, Uno e Trino, e la Beatissima Madre di Dio e invocare l’intercessione dei Santi per le anime dei morti.
di Paolo Deotto
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Poiché sappiamo, come ci insegna Sant’Atanasio, che “chiunque vuol essere salvo deve anzitutto mantenersi nella Fede cattolica”, non possiamo tenere in alcun conto le “preghiere” recitate da rappresentanti di false religioni. Né vogliamo spenderci in giudizio su “buone” o “cattive” religioni. False, punto e basta, perché la sola Fede è la Fede cattolica, la salvezza viene solo dalla Parola di Nostro Signore Gesù Cristo, di cui la Chiesa cattolica è custode. Per converso, come può salvarsi chi segue una falsa religione?
Tantomeno la salvezza può venire da cerimoniali laici, strane para-liturgie “nobilitate” (si fa per dire) dalla presenza di rappresentanti politici, detentori di un potere temporaneo e terreno, che sarebbe correttamente usato solo se esercitato in modo conforme alla Parola di Dio.
Ciò detto, mi viene spontaneo chiedere al Patriarca di Venezia, Mons. Moraglia, il senso delle sue parole, riportate oggi dall’ANSA, pronunciate in occasione del funerale civile della giovane uccisa a Parigi. “Ciascuno di noi è qui con la sua storia, le sue idealità, il suo credo religioso o di vita ma tutti insieme vogliamo dare a Valeria, cittadina di Venezia e del mondo, l’ultimo saluto”. E mi viene spontaneo anche chiedere al Patriarca perché ha ritenuto opportuno partecipare a un evento a cui sono intervenuti anche un rabbino e un imam.
La pietà e la condivisione di fronte alla morte, tanto più a una morte così crudele, sono ben comprensibili. Non è comprensibile, né accettabile, un comportamento, tanto più da parte di un Pastore, che possa alimentare un errore che si va sempre più diffondendo e che si chiama sincretismo, eretico anticamera dell’ateismo e di quella “religione laica” (orrendo ossimoro) verso cui si direbbe che spingano anche i vertici della Chiesa. Tanto più la confusione aumenta se al funerale civile si accompagna una benedizione del Vescovo (clicca su ANSA).
Qualsiasi considerazione di pietà e di condivisione non può venire prima di un dovere ben più grave e importante, ossia l’evangelizzazione. Se parole e atti, nati anche dalla buonafede, possono essere fonte di ambiguità e imprecisione, se possono alimentare errori gravissimi – ne va della salvezza eterna! – sono dannosi e pericolosi. Se con le mie parole posso far credere che è importante genericamente “pregare”, credere in “valori” civili et similia, quale insegnamento di salvezza do a i fedeli? E quale indicazione do ai non credenti, che dovrebbero essere ammoniti sulla necessità della conversione alla Fede?
Comunque i frutti di questa confusione, di questo embrassons-nous, che sembra sia l’unica cosa che sanno dire ormai troppi consacrati, lo vediamo in un post pubblicato sulla pagina Facebook di una parrocchia della diocesi di Padova (suffraganea del Patriarcato di Venezia) e che qui sotto riproduciamo (cliccate sull’immagine per ingrandirla). Se qualcuno trova qualcosa di cattolico nel sottostante guazzabuglio, ce lo faccia sapere…
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http://www.riscossacristiana.it/qualche-domanda-al-patriarca-di-venezia-di-paolo-deotto/
http://www.ilfoglio.it/preghiera/2015/11/24/perch-non-andrei-mai-oggi-ai-funerali-atei-di-valeria-solesin___1-vr-135297-rubriche_c211.htm
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Poiché sappiamo, come ci insegna Sant’Atanasio, che “chiunque vuol essere salvo deve anzitutto mantenersi nella Fede cattolica”, non possiamo tenere in alcun conto le “preghiere” recitate da rappresentanti di false religioni. Né vogliamo spenderci in giudizio su “buone” o “cattive” religioni. False, punto e basta, perché la sola Fede è la Fede cattolica, la salvezza viene solo dalla Parola di Nostro Signore Gesù Cristo, di cui la Chiesa cattolica è custode. Per converso, come può salvarsi chi segue una falsa religione?
Tantomeno la salvezza può venire da cerimoniali laici, strane para-liturgie “nobilitate” (si fa per dire) dalla presenza di rappresentanti politici, detentori di un potere temporaneo e terreno, che sarebbe correttamente usato solo se esercitato in modo conforme alla Parola di Dio.
Ciò detto, mi viene spontaneo chiedere al Patriarca di Venezia, Mons. Moraglia, il senso delle sue parole, riportate oggi dall’ANSA, pronunciate in occasione del funerale civile della giovane uccisa a Parigi. “Ciascuno di noi è qui con la sua storia, le sue idealità, il suo credo religioso o di vita ma tutti insieme vogliamo dare a Valeria, cittadina di Venezia e del mondo, l’ultimo saluto”. E mi viene spontaneo anche chiedere al Patriarca perché ha ritenuto opportuno partecipare a un evento a cui sono intervenuti anche un rabbino e un imam.
La pietà e la condivisione di fronte alla morte, tanto più a una morte così crudele, sono ben comprensibili. Non è comprensibile, né accettabile, un comportamento, tanto più da parte di un Pastore, che possa alimentare un errore che si va sempre più diffondendo e che si chiama sincretismo, eretico anticamera dell’ateismo e di quella “religione laica” (orrendo ossimoro) verso cui si direbbe che spingano anche i vertici della Chiesa. Tanto più la confusione aumenta se al funerale civile si accompagna una benedizione del Vescovo (clicca su ANSA).
Qualsiasi considerazione di pietà e di condivisione non può venire prima di un dovere ben più grave e importante, ossia l’evangelizzazione. Se parole e atti, nati anche dalla buonafede, possono essere fonte di ambiguità e imprecisione, se possono alimentare errori gravissimi – ne va della salvezza eterna! – sono dannosi e pericolosi. Se con le mie parole posso far credere che è importante genericamente “pregare”, credere in “valori” civili et similia, quale insegnamento di salvezza do a i fedeli? E quale indicazione do ai non credenti, che dovrebbero essere ammoniti sulla necessità della conversione alla Fede?
Comunque i frutti di questa confusione, di questo embrassons-nous, che sembra sia l’unica cosa che sanno dire ormai troppi consacrati, lo vediamo in un post pubblicato sulla pagina Facebook di una parrocchia della diocesi di Padova (suffraganea del Patriarcato di Venezia) e che qui sotto riproduciamo (cliccate sull’immagine per ingrandirla). Se qualcuno trova qualcosa di cattolico nel sottostante guazzabuglio, ce lo faccia sapere…
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– di Paolo Deotto
Perché non andrei mai oggi ai funerali atei di Valeria Solesin
di Camillo Langone | 24 Novembre 2015
San Marco, nemmeno se abitassi a Venezia, nemmeno se abitassi nel sestiere che da te prende il nome, nemmeno se abitassi a pochi metri dalla piazza a te intitolata sarei andato oggi ai funerali atei di Valeria Solesin, la donna veneziana uccisa dai coranisti al Bataclan. La sua anima è adesso nelle mani di Dio e io devo pensare alla mia. Non vorrei farmi complice di un gesto parassitario e irrispettoso: pensano che tu sia un contaballe e che il tuo Vangelo valga meno dei libri di Nuzzi e Fittipaldi? E allora perché usano la tua piazza? Per sfruttare la tua basilica come sfondo per selfie? Se fossero coerenti il loro rito nichilista lo avrebbero organizzato a Mestre, in qualche piazza dalla toponomastica assessorile con edilizia affine, una roba ovviamente squallida tipo piazza XXVII Ottobre. Leggo in un comunicato che la cerimonia è “aperta alle donne e agli uomini di ogni credo”. Pertanto pure alle donne e agli uomini che credono nello stesso Corano in cui credevano gli assassini di Valeria: forse però solo a quelli che credono nel Corano parzialmente, visto che l'evento è blindatissimo e che la blindatura non sembra avere altro scopo che tenere alla larga quelli che credono nel Corano integralmente. San Marco, i funerali disperanti di oggi sono un modo per strappare i denti al tuo leone, umiliare Venezia degradandola a fondale, procedere cantando in coro l’anticristica “Imagine” sulla via della deculturazione: ci vediamo un'altra volta.http://www.ilfoglio.it/preghiera/2015/11/24/perch-non-andrei-mai-oggi-ai-funerali-atei-di-valeria-solesin___1-vr-135297-rubriche_c211.htm
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