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Il Messaggero
(Franca Giansoldati) Veleni dopo il giallo del pc violato al revisore generale dei conti: imminente un arresto, ma i religiosi infedeli potrebbero essere tre. Il passato che non passa, anzi, minaccia di tornare. Un corvo, anzi due o forse tre. Voci insistenti, diffuse, incalzanti. Anche ieri mattina davano per imminente l'arresto di un ecclesiastico già indagato. Uno in vista. Un collaboratore infedele, chissà, uno che ha trafugato e portato fuori importanti documenti. Un deja vu.
Tutto come se l'orologio fosse rimasto ai tempi di Vatileaks, il periodo buio dei tradimenti, delle amarezze, dei sospetti vicendevoli conclusosi con la punizione di pesci sostanzialmente piccoli. Un maggiordomo invasato, Paolo Gabriele, finito in gattabuia per 5 mesi, poi l'allontanamento di un operatore dei computer, Paolo Sciarpelletti e di un gendarme. Il processo ai tempi di Benedetto XVI durò quasi un anno, mettendo a dura prova il clima del piccolo Stato. Nel febbraio 2013 Ratzinger stanco e provato si dimise, lasciando il compito al successore di riprendere il bandolo della matassa. Lui avrebbe avuto più energie. Tuttavia la parola fine a Vatileaks deve ancora essere messa, tanto che i dubbi su una realtà diversa da quella giudiziaria restano intatti.
TRADIMENTI
La nuova puntata parte da una inchiesta molto delicata in mano alla gendarmeria, iniziata tempo fa, sul furto avvenuto in un ufficio. Un evento che ha determinato esiti investigativi insperati, riuscendo a far coincidere diversi tasselli. Il mosaico mancante. Ma stavolta chi può avere interesse a tradire Bergoglio? Due giorni fa Bergoglio su Twitter scriveva: «L' aiuto dell'Arcangelo Michele serve per difenderci dalle insidie e dalle trappole del diavolo». Negli ultimi tempi si è soffermato a denunciare le tentazioni degli ecclesiastici al potere, al denaro, così come l' inclinazione alle calunnie, come se vi fosse una azione demoniaca dietro. Il fumo di Satana. Ieri mattina c' è chi si ricordava di un evento carico di significati, sulla medesima visione - tra Ratzinger e Bergoglio- della lotta interna iniziata proprio con la riforma finanziaria di Benedetto XVI. Nel 2013, un paio di mesi dopo la sua elezione, Francesco telefonò personalmente a Ratzinger ormai ritirato in clausura per invitarlo all' inaugurazione di una imponente scultura in bronzo, raffigurante San Michele che lotta contro il serpente, il più insidioso nemico della Chiesa. Il patto di ferro tra i due pontefici, vicini nella preghiera per estirpare il male dal Vaticano. «Questa scultura ci dice che il male è vinto, l'accusatore è smascherato, la sua testa schiacciata, perché la salvezza si è compiuta». Ora l'inchiesta delicatissima sul furto avvenuto in un ufficio ha permesso di arrivare al bandolo della matassa. Carte trafugate che sono finite (ancora una volta) all'esterno. Le indagini sono alle battute finali. Intanto la vita nel piccolo Stato scorre parallela, senza scossoni apparenti. Ieri l'udienza con il presidente di Macedonia, poi i cardinali Mueller e Ouellet e, infine, l'udienza agli imprenditori cattolici ai quali Francesco ha chiesto un favore: «Ora vi do un po' di lavoro anche io, pregate per me».
La nuova puntata parte da una inchiesta molto delicata in mano alla gendarmeria, iniziata tempo fa, sul furto avvenuto in un ufficio. Un evento che ha determinato esiti investigativi insperati, riuscendo a far coincidere diversi tasselli. Il mosaico mancante. Ma stavolta chi può avere interesse a tradire Bergoglio? Due giorni fa Bergoglio su Twitter scriveva: «L' aiuto dell'Arcangelo Michele serve per difenderci dalle insidie e dalle trappole del diavolo». Negli ultimi tempi si è soffermato a denunciare le tentazioni degli ecclesiastici al potere, al denaro, così come l' inclinazione alle calunnie, come se vi fosse una azione demoniaca dietro. Il fumo di Satana. Ieri mattina c' è chi si ricordava di un evento carico di significati, sulla medesima visione - tra Ratzinger e Bergoglio- della lotta interna iniziata proprio con la riforma finanziaria di Benedetto XVI. Nel 2013, un paio di mesi dopo la sua elezione, Francesco telefonò personalmente a Ratzinger ormai ritirato in clausura per invitarlo all' inaugurazione di una imponente scultura in bronzo, raffigurante San Michele che lotta contro il serpente, il più insidioso nemico della Chiesa. Il patto di ferro tra i due pontefici, vicini nella preghiera per estirpare il male dal Vaticano. «Questa scultura ci dice che il male è vinto, l'accusatore è smascherato, la sua testa schiacciata, perché la salvezza si è compiuta». Ora l'inchiesta delicatissima sul furto avvenuto in un ufficio ha permesso di arrivare al bandolo della matassa. Carte trafugate che sono finite (ancora una volta) all'esterno. Le indagini sono alle battute finali. Intanto la vita nel piccolo Stato scorre parallela, senza scossoni apparenti. Ieri l'udienza con il presidente di Macedonia, poi i cardinali Mueller e Ouellet e, infine, l'udienza agli imprenditori cattolici ai quali Francesco ha chiesto un favore: «Ora vi do un po' di lavoro anche io, pregate per me».
La Repubblica
(Paolo Rodari) File rubati da un computer e nuovi documenti trafugati, l' inchiesta della gendarmeria a una svolta Il giallo delle telefonate del Papa fatte filtrare all' esterno in cui critica la Curia: "I costi sono fuori controllo". Si è rincorsa per tutta la giornata di ieri la notizia che la gendarmeria vaticana starebbe indagando un monsignore della curia romana dopo la scoperta della violazione del computer del revisore generale della Santa Sede, Libero Milone, e l'uscita di due libri con documenti inediti provenienti dall'interno e relativi alle più recenti vicende finanziarie.
Si tratta dei volumi del giornalista dell'Espresso Emiliano Fittipaldi e del giornalista di Mediaset Gianluigi Nuzzi. Anche se le fonti ufficiali vaticane non confermano alcunché, mantenendo la linea del riserbo assoluto, ancora una volta dopo la fuga di notizie e documenti avvenuta durante gli ultimi mesi del pontificato di Benedetto XVI a finire nel mirino della sicurezza vaticana sarebbe una figura interna, addirittura un ecclesiastico, capace di arrivare a diffondere all' esterno il contenuto di telefonate riservate fatte direttamente da Francesco: «Se non sappiamo custodire i soldi, che si vedono, come custodiamo le anime dei fedeli, che non si vedono?», è una frase carpita al Papa. E ancora: «I costi sono fuori controllo. Ci sono trappole... ». Questa volta la Santa Sede non vuole farsi trovare impreparata. Tanto che l'impressione è che la gendarmeria abbia le idee chiare su chi dall'interno abbia commesso le violazioni. Qualche mese dopo l'elezione al soglio di Pietro, Francesco aveva istituito due commissioni: una incaricata di studiare una riforma dello Ior. E una seconda che aveva invece compiti di studio e indirizzo sull' organizzazione della struttura economico e amministrativa della Santa Sede. Da questo lavoro è nata la Segreteria per l'Economia, guidata dal cardinale australiano George Pell. Il percorso per arrivare alla nuova Segreteria, tuttavia, non è stato sempre lineare. E non sono mancate le frizioni interne (di cui si vocifera i due libri in uscita daranno conto) fra la nuova Segreteria e l'Amministrazione del patrimonio della Santa Sede.
(Paolo Rodari) File rubati da un computer e nuovi documenti trafugati, l' inchiesta della gendarmeria a una svolta Il giallo delle telefonate del Papa fatte filtrare all' esterno in cui critica la Curia: "I costi sono fuori controllo". Si è rincorsa per tutta la giornata di ieri la notizia che la gendarmeria vaticana starebbe indagando un monsignore della curia romana dopo la scoperta della violazione del computer del revisore generale della Santa Sede, Libero Milone, e l'uscita di due libri con documenti inediti provenienti dall'interno e relativi alle più recenti vicende finanziarie.
Si tratta dei volumi del giornalista dell'Espresso Emiliano Fittipaldi e del giornalista di Mediaset Gianluigi Nuzzi. Anche se le fonti ufficiali vaticane non confermano alcunché, mantenendo la linea del riserbo assoluto, ancora una volta dopo la fuga di notizie e documenti avvenuta durante gli ultimi mesi del pontificato di Benedetto XVI a finire nel mirino della sicurezza vaticana sarebbe una figura interna, addirittura un ecclesiastico, capace di arrivare a diffondere all' esterno il contenuto di telefonate riservate fatte direttamente da Francesco: «Se non sappiamo custodire i soldi, che si vedono, come custodiamo le anime dei fedeli, che non si vedono?», è una frase carpita al Papa. E ancora: «I costi sono fuori controllo. Ci sono trappole... ». Questa volta la Santa Sede non vuole farsi trovare impreparata. Tanto che l'impressione è che la gendarmeria abbia le idee chiare su chi dall'interno abbia commesso le violazioni. Qualche mese dopo l'elezione al soglio di Pietro, Francesco aveva istituito due commissioni: una incaricata di studiare una riforma dello Ior. E una seconda che aveva invece compiti di studio e indirizzo sull' organizzazione della struttura economico e amministrativa della Santa Sede. Da questo lavoro è nata la Segreteria per l'Economia, guidata dal cardinale australiano George Pell. Il percorso per arrivare alla nuova Segreteria, tuttavia, non è stato sempre lineare. E non sono mancate le frizioni interne (di cui si vocifera i due libri in uscita daranno conto) fra la nuova Segreteria e l'Amministrazione del patrimonio della Santa Sede.
Corriere della Sera
(Gian Guido Vecchi) L' indagine della Gendarmeria vaticana sul nuovo «corvo» prosegue e ci sarebbe già (almeno) un indagato: un monsignore, secondo «fonti informate» citate dall'agenzia Ansa. La Santa Sede non conferma nulla: la linea è di non commentare «chiacchiere e illazioni» che si susseguono sulla vicenda. Di certo c'è l'inchiesta aperta sulla la violazione, nelle ultime settimane, del computer di Libero Milone, Revisore generale della Santa Sede, nominato a giugno da Francesco.
L'inchiesta riguarderebbe anche la fuga di notizie alla base della pubblicazione, la settimana prossima, di due libri che promettono «documenti» inediti, «registrazioni» e «carte» varie sulle finanze vaticane: Via Crucis di Gianluigi Nuzzi e Avarizia di Emiliano Fittipaldi. L'indagine sul monsignore si riferirebbe a quest'ultimo caso di «fuga» di documenti. Anche nel caso del computer di Milone, comunque, chi ha violato i file ha lasciato tracce. Nel corso dell'inchiesta potrebbero essere sequestrati altri computer. A Milone, Francesco ha affidato un compito assai delicato: la revisione dei dicasteri della Curia romana, delle istituzioni a essa collegate e delle amministrazioni che fanno capo al Governatorato della Città del Vaticano. Il Revisore può controllare ciò che ritiene opportuno e risponde solo al Papa. Bergoglio è determinato: basta scandali finanziari, basta sprechi. La nomina di Milone ha coronato la riforma delle finanze e degli enti economici vaticani, in nome della trasparenza e del controllo. Chiaro che la riforma abbia incontrato resistenze in chi ha perduto influenza e potere. Quanto ai documenti pubblicati nei libri, molti proverrebbero dal lavoro della Cosea, la commissione referente per lo studio dei problemi economici e amministrativi della Santa Sede - il presidente era il maltese Joseph Zahra; il segretario monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, segretario della Prefettura degli Affari economici - che venne nominata all'inizio da Francesco e nel frattempo ha completato il suo lavoro ed è stata sciolta.
(Gian Guido Vecchi) L' indagine della Gendarmeria vaticana sul nuovo «corvo» prosegue e ci sarebbe già (almeno) un indagato: un monsignore, secondo «fonti informate» citate dall'agenzia Ansa. La Santa Sede non conferma nulla: la linea è di non commentare «chiacchiere e illazioni» che si susseguono sulla vicenda. Di certo c'è l'inchiesta aperta sulla la violazione, nelle ultime settimane, del computer di Libero Milone, Revisore generale della Santa Sede, nominato a giugno da Francesco.
L'inchiesta riguarderebbe anche la fuga di notizie alla base della pubblicazione, la settimana prossima, di due libri che promettono «documenti» inediti, «registrazioni» e «carte» varie sulle finanze vaticane: Via Crucis di Gianluigi Nuzzi e Avarizia di Emiliano Fittipaldi. L'indagine sul monsignore si riferirebbe a quest'ultimo caso di «fuga» di documenti. Anche nel caso del computer di Milone, comunque, chi ha violato i file ha lasciato tracce. Nel corso dell'inchiesta potrebbero essere sequestrati altri computer. A Milone, Francesco ha affidato un compito assai delicato: la revisione dei dicasteri della Curia romana, delle istituzioni a essa collegate e delle amministrazioni che fanno capo al Governatorato della Città del Vaticano. Il Revisore può controllare ciò che ritiene opportuno e risponde solo al Papa. Bergoglio è determinato: basta scandali finanziari, basta sprechi. La nomina di Milone ha coronato la riforma delle finanze e degli enti economici vaticani, in nome della trasparenza e del controllo. Chiaro che la riforma abbia incontrato resistenze in chi ha perduto influenza e potere. Quanto ai documenti pubblicati nei libri, molti proverrebbero dal lavoro della Cosea, la commissione referente per lo studio dei problemi economici e amministrativi della Santa Sede - il presidente era il maltese Joseph Zahra; il segretario monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, segretario della Prefettura degli Affari economici - che venne nominata all'inizio da Francesco e nel frattempo ha completato il suo lavoro ed è stata sciolta.
IL SACRO BORDELLO - A FINIRE NEL MIRINO DELLA SICUREZZA VATICANA UN MONSIGNORE CAPACE DI ARRIVARE A DIFFONDERE ALL’ESTERNO IL CONTENUTO DI TELEFONATE RISERVATE FATTE DIRETTAMENTE DA FRANCESCO: "SE NON SAPPIAMO CUSTODIRE I SOLDI, COME CUSTODIAMO LE ANIME DEI FEDELI?” - E ANCORA: “I COSTI SONO FUORI CONTROLLO. CI SONO TRAPPOLE...”
Si è rincorsa per tutta la giornata di ieri la notizia che la gendarmeria vaticana starebbe indagando un monsignore della curia romana dopo la scoperta della violazione del computer del revisore generale della Santa Sede, Libero Milone, e l’uscita di due libri del giornalista dell’Espresso Emiliano Fittipaldi e del giornalista di Mediaset Gianluigi Nuzzi.... -
Paolo Rodari per “la Repubblica”
Si è rincorsa per tutta la giornata di ieri la notizia che la gendarmeria vaticana starebbe indagando un monsignore della curia romana dopo la scoperta della violazione del computer del revisore generale della Santa Sede, Libero Milone, e l’uscita di due libri con documenti inediti provenienti dall’interno e relativi alle più recenti vicende finanziarie. Si tratta dei volumi del giornalista dell’Espresso Emiliano Fittipaldi e del giornalista di Mediaset Gianluigi Nuzzi.
Anche se le fonti ufficiali vaticane non confermano alcunché, mantenendo la linea del riserbo assoluto, ancora una volta dopo la fuga di notizie e documenti avvenuta durante gli ultimi mesi del pontificato di Benedetto XVI a finire nel mirino della sicurezza vaticana sarebbe una figura interna, addirittura un ecclesiastico, capace di arrivare a diffondere all’esterno il contenuto di telefonate riservate fatte direttamente da Francesco: «Se non sappiamo custodire i soldi, che si vedono, come custodiamo le anime dei fedeli, che non si vedono?», è una frase carpita al Papa. E ancora: «I costi sono fuori controllo. Ci sono trappole... ».
Questa volta la Santa Sede non vuole farsi trovare impreparata. Tanto che l’impressione è che la gendarmeria abbia le idee chiare su chi dall’interno abbia commesso le violazioni. Qualche mese dopo l’elezione al soglio di Pietro, Francesco aveva istituito due commissioni: una incaricata di studiare una riforma dello Ior.
E una seconda che aveva invece compiti di studio e indirizzo sull’organizzazione della struttura economico e amministrativa della Santa Sede. Da questo lavoro è nata la Segreteria per l’Economia, guidata dal cardinale australiano George Pell. Il percorso per arrivare alla nuova Segreteria, tuttavia, non è stato sempre lineare. E non sono mancate le frizioni interne (di cui si vocifera i due libri in uscita daranno conto) fra la nuova Segreteria e l’Amministrazione del patrimonio della Santa Sede.
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