«La riforma del nostro Papa deve iniziare dalla dottrina»
Lo scrittore Vito Mancuso e la sua «rifondazione del progetto di Dio» E sottolinea il bisogno di una leadership che ristabilisca i valori fondamentali
Chiude in grande stile la rassegna “Se una domenica d’inverno uno scrittore…”, curata dal docente Fabrizio Fiocchi, che oggi, alle 17, all’Ibs+Libraccio presenterà l’ultimo saggio del teologo Vito Mancuso, Dio e il suo destino (Garzanti). Ed è lo stesso Mancuso a raccontarsi.
È ancora concepibile un Dio che non sia solo rito?
Di papa Francesco cosa ne pensa?
«Sta facendo un ottimo lavoro, però occorrerebbe che non si limitasse alla dimensione disciplinare e interna della Curia, che va raddrizzata, ma che la riforma toccasse la dottrina, se si vuole parlare alla coscienza contemporanea».
Compensa certe mancanze dei nostri politici?
«Dimostra il bisogno di una leadership che ristabilisca i valori fondamentali. Non che i politici di un tempo fossero migliori, o meno corrotti… o forse sì, chi lo sa. Un tempo la politica aveva una funzione ideale e i politici esercitavano un ruolo profetico sulla popolazione. Erano di più di semplici amministratori della “cosa pubblica”, riscaldavano i cuori delle folle, sfamavano il loro bisogno di simboli, di ideali. Tanto che per alcuni il partito era una vera e propria fede. L’enciclica Laudato sì ha suscitato il dialogo, intercettando il bisogno di spiritualità tanto a destra quanto a sinistra».
Però rimane impantanato negli affari interni…
«Riesce ancora a veicolare gli ideali civili, i buoni sentimenti; quando poi, però, si tratta di parlare alla ragione, fallisce. A differenza di un tempo, la Chiesa non riesce più a penetrare nel profondo».
Il suo “Deus” perché sarebbe diverso?
«L’idea veicolata dall’Occidente non è più all’altezza della dimensione etica raggiunta dal nostro tempo. Il Dio violento che s’impone dall’alto, che preferisce un popolo agli altri, per il quale “non si muove foglia che dio non voglia”, non è plausibile sotto il profilo etico. Nel libro propongo una rifondazione del progetto di Dio. Si tratta di prendere sul serio il messaggio fondamentale della Bibbia, per cui Dio è luce e bene, è amore. I lineamenti che Dante canta nel XX del Paradiso. L’immagine più alta che la tradizione del Cristianesimo possa tramandare».
E l’Islam intanto punisce la nostra incoerenza.
«All’indomani dello scorso 13 novembre, della tragedia, papa Francesco definì una bestemmia la giustificazione della violenza tramite la religione. Parole sante. Ma la richiesta all’Islam di non strumentalizzare il Corano non sarà credibile sino a quando gli stessi cristiani non avranno purificato il loro messaggio evangelico».
Tornando al titolo: quale destino s’intravede?
«Dobbiamo smettere di pensare che la Rivelazione cristiana sia conclusa, come l'evoluzione della specie umana non è definitiva. Il cuore e la mente continuano ad aprirsi sempre più all’unisono per abbracciare il futuro; perciò è necessario abbandonare una parte del passato e guardare a un Dio condiviso, che è pace e comunione, prima tra di noi poi verso l’Islam».
Matteo Bianchi
http://lanuovaferrara.gelocal.it/tempo-libero/2015/12/13/news/la-riforma-del-nostro-papa-deve-iniziare-dalla-dottrina-1.12616856
Il Papa: "Dio perdona tutto. I rigidi, legalisti ed egoisti non sanno nulla della misericordia di Dio"
di Matteo Matzuzzi | 14 Dicembre 2015 ore 17:38
"La speranza è libera, non è schiava, sempre trova un posto per arrangiare una situazione", ha detto Francesco (LaPresse)
Roma. "Quanto è bella la libertà, la magnanimità, la speranza di un uomo e una donna di chiesa. Invece, quanto brutta e quanto male fa la rigidità di una donna o di un uomo di chiesa, la rigidità clericale, che non ha speranza". Il Papa, nell'omelia pronunciata a Santa Marta il giorno dopo l'apertura della Porta santa in tutte le cattedrali del mondo, torna a invocare "apertura" in nome della speranza: "Questa è la profezia che oggi la chiesa ci dona. Ci vogliono donne e uomini di speranza, anche in mezzo a dei problemi. La speranza apre orizzonti, la speranza è libera, non è schiava, sempre trova un posto per arrangiare una situazione". In quest'anno santo della misericordia, ha chiarito Francesco, "ci sono due strade". Da una parte "chi ha speranza nella misericordia di Dio e sa che Dio è Padre; Dio perdona sempre, ma tutto; oltre il deserto c'è l'abbraccio del Padre, il perdono". Dall'altra, invece, "ci sono quelli che si rifugiano nella propria schiavitù, nella propria rigidità, e non sanno nulla della misericordia di Dio". Questi – ha aggiunto – "erano dottori, avevano studiato, ma la loro scienza non li ha salvati".
Bergoglio ha rievocato un fatto accaduto durante una messa per i malati celebrata a Buenos Aires, nel 1992. L'attuale Pontefice stava confessando da ore quando gli si avvicinò una donna di ottant'anni. "E io ho detto: 'Nonna, lei viene a confessarsi?'. 'Sì'. 'Ma lei non ha peccati'. E lei mi ha detto 'Padre, tutti ne abbiamo'. 'Ma forse il Signore non li perdona?'. 'Dio perdona tutto!', m'ha risposto. 'E come lo sa?', ho chiesto. 'Perché se Dio non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe'". Ecco – ha chiosato Francesco – "davanti a queste due persone – il libero, la speranza, quello che ti porta la misericordia di Dio e il chiuso, il legalista, l'egoista, lo schiavo delle proprie rigidità – ricordiamo questa lezione che questa anziana ottantenne portoghese mi ha dato: Dio perdona tutto, soltanto aspetta che tu ti avvicini".
'Perché se Dio non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe'
RispondiEliminaSe Dio perdonasse e basta non ci sarebbe nemmeno l'Inferno che è il luogo nel quale cadrà la parte di umanità dannata!
Adesso però si sta davvero esagerando....comincio ad aver seriamente paura che stavolta non ce la caveremo con poco, il castigo sarà enorme, forse secondo solo al Diluvio.... Cerchiamo riparo sotto il Manto di Maria!