ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 10 dicembre 2015

Hortus conclusus soror mea sponsa

Ad Matutinum
De III die Infra Octavam Conceptionis Immaculatae Beatae Mariae Virginis 
Lettura 7
Omelia di san Bernardo Abate
Omelia 2 su Missus
Rallegrati, padre Adamo, ma tu soprattutto, madre Eva, esulta: come foste i progenitori di tutti, così di tutti foste pure la rovina; e, quel ch'è più deplorevole, prima rovina che progenitori. Consolatevi, la dico a tutti due, per questa figlia, e per tale figlia; ma principalmente a quella che fu la prima cagione del male, il cui obbrobrio s'è trasmesso a tutte le donne. Infatti si approssima il tempo in cui ormai sarà tolto l'obbrobrio, e l'uomo non avrà più di che accusare la donna: né cercando esso impudentemente di scusare se stesso, non dubitò di accusarla crudelmente, dicendo: «La donna, che m'hai data, m'ha dato del frutto, ed io l'ho mangiato» (Gen. 3,12). O Eva, corri dunque a Maria; o madre, corri a tanta figlia; risponda la figlia per la madre; liberi lei la madre dall'obbrobrio; lei soddisfaccia al padre per la madre: perché se l'uomo è caduto per la donna, egli ora non si rialza che per la donna.

Lettura 8
Che dicevi, o Adamo? «La donna che m'hai data, m'ha dato del frutto, e io l'ho mangiato» (Gen. 3,2). Queste sono parole maliziose, colle quali aggravi anziché diminuire la tua colpa. Nondimeno la Sapienza ha vinto la malizia, perché ella ha trovato nel tesoro della sua inesauribile bontà quell'occasione di perdono che Dio, interrogandoti, cercò, ma non poté cavare da te. Infatti invece della prima donna ci è data un'altra donna, una prudente, invece di una stolta, una umile, invece di una superba; la quale invece d'un frutto di morte, ti dia a gustare un frutto di vita, e in cambio di quell'amaro e velenoso alimento, ti procuri la dolcezza d'un frutto eterno. Muta, dunque, le parole della stolta scusa in voci di azioni di grazie, e di': Signore, la donna che m'hai data m'ha dato del frutto (dell'albero) della vita, e io l'ho mangiato; ed esso è più dolce alla mia bocca del miele, perché per esso m'hai reso la vita. Ed ecco perché l'Angelo fu mandato alla Vergine ammirabile e d'ogni onore degnissima! O donna singolarmente veneranda, ammirabile più che tutte le donne, riparatrice dei tuoi progenitori, sorgente di vita per l'intera posterità!
Lettura 9
Qual'altra donna ti sembra aver Dio preannunziato, quando disse al serpente: «Porrò inimicizia fra te e la donna» (Gen. 3,15). E se dubiti ancora avere egli inteso di Maria, ascolta quel che segue «Ella ti schiaccerà la testa». A chi è riservata questa vittoria, se non a Maria? Ella senza dubbio ha schiacciato la testa velenosa, ella ha ridotto a niente ogni suggestione del maligno sia ch'esso tenti colla seduzione della carne o con l'orgoglio dello spirito. E qual altra cercava Salomone quando diceva «Chi troverà la donna forte?» (Prov. 31,10). Conosceva infatti quest'uomo sapiente l'infermità di questo sesso, la fragilità del suo corpo, la volubilità del suo spirito. Ma siccome egli aveva letto la promessa fatta da Dio, e gli pareva conveniente che colui che aveva vinto per una donna fosse vinto per mezzo di essa, sommamente meravigliato, esclamava: «Chi troverà la donna forte?». Ch'è quanto dire: Se dalla mano d'una donna dipende così e la nostra comune salvezza e la restituzione dell'innocenza, e la vittoria sul nemico; è assolutamente necessario di trovare una donna forte che possa essere capace di tanta opera.
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ESEMPLARE DELL’UMANITÀ

Eva permise all’angelo ribelle d’insinuarsi fra i suoi pensieri con suggestioni di sfiducia verso Dio: così incominciò l’inquinamento del genere umano. Dio, allora, rese noto il suo disegno di riscatto: fra l’angelo ribelle e il genere umano ci sarebbe stata, da quel momento, una lotta aperta e continua e la stirpe della donna avrebbe riportato una decisiva e completa vittoria sul nemico. La stirpe della donna cui si profetizza vittoria è il Redentore, ma la madre del Redentore è forse estranea a questa vittoria? Dio creò tutta pura la prima donna e su di essa prevalse la malignità, sicché essa generò anche Caino; ma Dio creò tutta pura un’altra donna ed Essa rispose al disegno divino con perfetta fiducia ed umiltà: fu Lei – intatta da qualunque inferiorità verso il nemico – la fonte dell’acqua pura e rigenerante, la Madre libera dal male che educò il suo Bambino alla fierezza di schiacciare il capo al serpente. Per questo mentre l’angelo ribelle suggestionò Eva con ingiusti sentimenti d’inferiorità e di paura, Maria fu salutata dall’angelo fedele con parole riboccanti di letizia, di libertà e di sicurezza: Gioisci, o ricolma di grazia! Questa donna, Maria, è una bandiera di vittoria: si guardi a Lei dove più ferve la mischia tra la verità liberante e il peccato schiavizzante.
Immacolata
Tutti noi siamo peccatori, nasciamo con l’inclinazione al peccato. Anzi: fin dal primo istante del nostro concepimento ci sviluppiamo nell’inquinamento che il primo peccato dei nostri progenitori ha provocato nel patrimonio genetico della razza umana. Maria, invece, unica fra tutte le creature umane, fu del tutto immune dalla tabe del peccato originale. Questo significa, prima di tutto, il dogma dell’Immacolata Concezione. La vergine Maria, però, apparendo a Lourdes, suggerì alla nostra fede un’altra dimensione di questa verità. Richiesta, infatti, di manifestare precisamente la sua identità, la Vergine, con un’espressione di adorante gratitudine, rispose: «Io sono l’Immacolata Concezione». Essa, dunque, non è semplicemente l’unica creatura immune, fin dal momento del suo umano concepimento, da qualsivoglia peccato, ma è addirittura, Lei in persona, il concepimento ideale e puro della creatura umana, il prototipo di ciò che l’uomo avrebbe dovuto essere, tutto aperto e disponibile, adorante ed obbediente verso Dio.
di don Ennio Innocenti*
tratto da
http://www.presenzadivina.it/269.pdf

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