CORVI CHE CINGUETTANO – DUE ANNI FA IL VATICANISTA DEL “GIORNALE” PUBBLICÒ I TWEET DELLA CHAOUQUI: “BERTONE È CORROTTO”, “TREMONTI UN OMOSESSUALE, “BENEDETTO XVI HA LA LEUCEMIA” – LEI DISSE CHE NON ERANO SUOI, MA QUANDO ANDÒ ALLA POLIZIA POSTALE POI NON FECE DENUNCIA - PAROLIN TRA I TESTIMONI -
Il vaticanista Marchese Ragona, in ogni caso, dopo l’intervento della pr calabrese su Paolo Berlusconi e Alessandro Sallusti, fu tenuto fermo ai box per vari mesi. Intanto al processo vaticano la Chaouqui chiama a testimoniare il segretario di Stato, Pietro Parolin…
1.QUEI TWEET AL VELENO DI CHAOUQUI E UNA DENUNCIA MAI PRESENTATA
Ilario Lombardo per “la Stampa”
Tutto è iniziato con un tweet. Poi un altro e un altro ancora. Per capire qualcosa di più di Francesca Chaouqui e delle sue grane giudiziarie bisogna risalire ai famosi e imbarazzanti messaggi attribuiti alla pr e a un articolo che svelò la foga social di questa attivissima ragazza dalle misteriose entrature vaticane.
Nell' agosto del 2013 Fabio Marchese Ragona, vaticanista del "Giornale", pubblica un ritratto della donna, che nello stupore di molti era appena entrata nella Commissione finanziaria voluta dal Papa. Il cronista riportò i tweet scritti dall' account della Chaouqui: «Tarcisio Bertone è corrotto». «Giulio Tremonti un omosessuale, per questo è stato chiuso il conto dello Ior».
«Benedetto XVI è malato di leucemia».
«Benedetto XVI è malato di leucemia».
In altri, la pierre elogiava Gianluigi Nuzzi (con cui è imputata nel processo della Santa Sede), autore di due libri sul Vaticano, uno dei quali si intreccia con il primo Vatileaks ai tempi di Ratzinger.
Chaouqui è infuriata. E' appena entrata nella Cosea e già si parla di lei in un intreccio di corvi e hacker, esattamente come oggi. Ma non si nasconde. La sua strategia è sempre stata di ostentare visibilità. Gioca con la società dello spettacolo.
E' ambiziosa e spregiudicata.
Siamo nell' autunno del 2013, il periodo a cui si riferisce l' inchiesta passata da Terni a Roma, in cui Chaouqui è indagata con il marito e altri per concussione e associazione a delinquere. Dopo il pezzo, i tweet scompaiono. Racconta la sua verità all' "Espresso". Nei mesi si contraddice, però. Di volta in volta, parla di hacker dalla Gran Bretagna, di messaggi photoshoppati, accusa Ragona di aver messo in piedi la truffa. Racconterà poi di aver sporto denuncia alla Polizia Postale.
Non è così. I suoi legali oggi spiegano che le consigliarono di non farlo per opportunità lavorativa: «L' esperienza in Vaticano era a tempo, lei è una pierre e con i giornalisti avrebbe dovuto lavorarci». In quei giorni direttore della Polizia Postale, titolata a indagare sui tweet, è Antonio Apruzzese. Dalla Polizia confermano alla "Stampa" che Chaouqui si presentò da loro, al comando di viale Trastevere.
Ma alla fine non presentò la denuncia. Perché? La dissuasero a non farlo? O non credevano alla storia degli hacker?
Chaouqui non si ferma, però.
Secondo gli investigatori chiede anche a Paolo Berlusconi, editore del "Giornale" di non far più scrivere Ragona. E il giornalista per un po' non scriverà.
In quei mesi però gli viene commissionato un pezzo da "Panorama", sempre sulla pr. Uscirà a novembre. Ma prima dell' articolo Ragona riceve strane chiamate, strani tweet. Poi al giornale arriva una telefonata. Di Sauro Moretti. Vuole parlare con il giornalista. E' un imprenditore di Forlì, re delle serate in riviera e braccio destro di Vittorio Sgarbi con il quale è presente più volte a cena da Silvio Berlusconi.
Moretti è tra gli indagati per concussione, assieme a Chaouqui. Sabato ha detto di non aver ricevuto avvisi di garanzia e di averla vista «due mezze volte». In realtà avrebbe cercato Ragona per dissuaderlo a scrivere un altro articolo su Chaouqui, sostenendo di conoscerla bene e di essere amico anche di molti politici.
@ilariolombardo.
@ilariolombardo.
2. CHAOUQUI INSERISCE PAROLIN TRA I TESTIMONI
Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”
A ventiquattr’ore dall’apertura della Porta Santa, riparte il processo ai «corvi» in Vaticano, con un’udienza destinata a far rumore. Nella lista dei testimoni Francesca Immacolata Chaouqui ha inserito anche il segretario di Stato della Santa Sede, monsignor Pietro Parolin. Vorrebbe che testimoniasse sulla «guerra tra due fazioni che portò sull’orlo di una sorta di colpo di Stato contro Papa Francesco». Una battaglia in cui lei avrebbe pagato l’aver preso le difese di Bergoglio.
La mossa, a sorpresa, arriva dopo le accuse lanciate da monsignor Lucio Vallejo Balda, indagato e tutt’ora detenuto. Per l’ex capo della commissione Cosea, sarebbe della Chaouqui la colpa della diffusione dei documenti finiti nei libri «Via Crucis» e «Avarizia».
Proprio lei lo avrebbe sedotto e poi costretto con il ricatto a consegnare quelle carte segrete. La difesa si prepara a dimostrare la situazione di stress subìta da Balda chiedendo una perizia psicologica. Ma per la Chaouqui la verità è un’altra.
FARSA VATICANA – RIPRENDE OGGI IL PROCESSO AI TRE “CORVI” E AI DUE GIORNALISTI – PER VALLEJO GIÀ SI SA CHE ANDRÀ A RINCHIUDERSI 5 ANNI IN UN MONASTERO A FARE LE MARMELLATE DI RABARBARO – PER GLI ITALIANI, SE CONDANNATI, IL VATICANO PUÒ CHIEDERE CHE SCONTINO LA PENA IN UNA GALERA ITALIANA
E per la serie “Facciamo a chi ha il codice penale più fascista”, sapete quanto può durare la custodia cautelare in Vaticano? Cinquanta giorni più altri cinquanta. Da noi? Da sei mesi a sei anni. Beccaria abita Oltretevere...
Giacomo Galeazzi per “la Stampa”
Domani il Papa apre la Porta Santa, stamattina nel tribunale vaticano riprende il processo per la fuga dei documenti riservati sulle «sacre finanze».
Solitudine e preghiere Saranno interrogati monsignor Lucio Vallejo Balda (detenuto da 5 settimane) e la sua ex collaboratrice Francesca Chaouqui.
Solitudine e preghiere Saranno interrogati monsignor Lucio Vallejo Balda (detenuto da 5 settimane) e la sua ex collaboratrice Francesca Chaouqui.
Nella prossime udienze deporranno gli altri tre imputati: Nicola Maio (segretario del prelato) e gli autori dei libri in cui sono pubblicate le carte trafugate, Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi. Oggi, dunque, Vatileaks 2 entra nel vivo della fase dibattimentale con gli interrogatori dei due ex componenti della commissione Cosea accusati, in concorso con Maio, di aver passato carte ai giornalisti co-imputati.
Il prelato ha già ammesso durante l' indagine di aver passato le password della Cosea a Nuzzi per l' accesso ai documenti. Sarebbe pronto per Vallejo un posto in un monastero in Spagna, non lontano dalla sua ex diocesi di Astorga.
L' idea è che vi trascorra 5 anni in preghiera ed espiazione.
L' idea è che vi trascorra 5 anni in preghiera ed espiazione.
«Abbiamo il nostro diritto penale e il Vaticano ha il suo, valgono le regole del diritto internazionale», risponde Angelino Alfano alla domanda su cosa accadrà se Nuzzi e Fittipaldi dovessero essere condannati. «Ci porremmo il tema quando ciò dovesse avvenire, ma non siamo in questa fase», precisa il ministro dell' Interno. Vallejo e Chaouqui, sono accusati di aver divulgato documenti riservati, reato che prevede da 4 a 8 anni di carcere, ma anche di associazione a delinquere insieme a Maio, e questo può far lievitare la pena da 3 a 6 anni aggiuntivi.
Secondo l' accusa avrebbero svelato carte sul patrimonio immobiliare, sui «forzieri» vaticani, lo Ior e l' Apsa, sulla condotta di alcuni porporati finiti nei volumi diventati «corpo del reato» e cioè «Avarizia» e «Via crucis», i cui autori sono accusati di concorso nel reato di divulgazione di segreti. Anche in Vaticano ci sono tre gradi di giudizio: giudice unico o Tribunale, a seconda dell' entità dei reati, per la prima istanza; Corte d' Appello; Corte di Cassazione.
In aula con leggi del '29 In caso di custodia cautelare, questa non può superare i 50 giorni, rinnovabili di altri 50 in casi complessi. Nel caso di condanna a una pena detentiva la Segreteria di Stato può chiedere all' Italia che la pena venga scontata in un carcere italiano, in base alle disposizioni dei Patti lateranensi. Il Papa può intervenire in qualunque momento del processo.
Di solito il Pontefice aspetta la conclusione del processo, com' è stato con il maggiordomo Paolo Gabriele, graziato da Benedetto XVI, ma solo al termine dell' iter giudiziario. L' azione giudiziaria viene condotta dal promotore di giustizia che è attualmente Gian Piero Milano. Avvocato, professore di diritto canonico ed ecclesiastico a Tor Vergata, Milano è stato chiamato all' incarico da Francesco. Il Promotore di giustizia corrisponde al pubblico ministero. Con una eccezione: per i reati meno gravi, può decidere autonomamente il rinvio a giudizio. Potere in più.
La giustizia si rifà in molte parti al processo italiano come era quasi un secolo fa, al momento della firma dei Patti Lateranensi del 1929. Come stabilisce la Legge sulle fonti del diritto, firmata da Benedetto XVI nel 2008, il codice di diritto penale italiano, promulgato nel 1889 e quello di procedura penale (in vigore in Italia dal 1913 al 1930) sono i testi ai quali attinge il diritto del tribunale vaticano . Un' impostazione che si è andata via via aggiornando, con le modifiche di Benedetto XVI e con il Motu proprio di Francesco dell' 11 luglio 2013. Se il processo nel suo complesso resta sostanzialmente uguale, mutano però quegli strumenti che consentono una maggiore cooperazione internazionale.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.