“Se i romani pontefici hanno sempre avuto bisogno di aiuto esterno per il compimento della loro missione, questo bisogno è divenuto oggi molto più sensibile, considerate le difficilissime condizioni del tempo, in cui viviamo, e tenuto conto dei continui assalti ai quali la chiesa è esposta da parte dei suoi nemici. E qui non dovete, supporre, Venerabili Fratelli, che noi vogliamo alludere agli eventi di Francia, penosi senza dubbio, ma largamente compensati da preziosissime consolazioni: la unione ammirabile di quel venerando episcopato, il generoso disinteresse del clero, e la pia fermezza dei cattolici, pronti ad incontrare ogni sacrificio per la difesa della loro fede e la gloria della loro patria. Sempre più, è dimostrato che le persecuzioni mettono in evidenza e impongono all'ammirazione di tutti le virtù dei perseguitati...
No, la guerra che realmente affligge la Chiesa, la guerra che le fa gridare: “Ecce in pace amaritudo mea amarissima” è quella che nasce dalle aberrazioni intellettuali in virtù delle quali le sue dottrine sono bistrattate, e per cui si ripete nel mondo il grido di rivolta, per cui furono cacciati i ribelli dal cielo. E ribelli purtroppo son quelli che professano e diffondono sotto forme subdole gli errori mostruosi sulla evoluzione del dogma, sul ritorno al Vangelo, vale a dire sfrondato, come essi dicono, dalle spiegazioni della teologia, dalle definizioni dei Concilii, dalle massime dell'ascetica; sull'emancipazione della Chiesa, però in modo nuovo, senza ribellarsi per non essere tagliati fuori, ma nemmeno assoggettarsi per non mancare alle proprie convinzioni, e finalmente sull'adattamento ai tempi in tutto, nel parlare, nello scrivere e nel predicare una carità senza fede, tenera assai pei miscredenti, che apre a tutti purtroppo la via alla eterna rovina. Voi ben vedete, o Venerabili fratelli, se Noi, che dobbiamo difendere con tutte le forze il deposito che Ci venne affidato, non abbiamo ragione di essere in angustie di fronte a questo attacco, che non è eresia, ma il compendio e il veleno di tutte le eresie, che tende a scalzare i fondamenti della fede ed annientare il cristianesimo, perché la Sacra Scrittura per questi critici moderni non è più la fonte sicura di tutte le verità che appartengono alla Fede, ma un libro comune; l'ispirazione per loro si restringe alle dottrine dogmatiche, intese però a loro modo, e per poco non si differenzia dall'ispirazione poetica di Eschilo e di Omero. Legittima interprete della Bibbia è la Chiesa, però soggetta alle regole della cosidetta scienza critica, che s'impone alla teologia e la rende schiava. Per la tradizione finalmente tutto è relativo e soggetto a mutazioni e quindi ridotta al niente l'autorità dei Santi Padri. E tutti questi e mille altri errori li propalano in opuscoli, in riviste, in libri ascetici, e perfino in romanzi, e li involgono in certi termini ambigui, in certe forme nebulose, onde avere sempre aperto uno scampo alla difesa per non incorrere in una aperta condanna e prendere però gli incauti ai loro lacci.
Allocuzione concistoriale 17 Aprile 1907
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.