ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 21 gennaio 2016

A quando Gesù in gonnella?

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L'ultima lavanda dei piedi di papa Francesco, 
ai detenuti di Rebibbia

Papa Francesco cambia il rito lavanda piedi: “Anche donne”

Già nell'aprile del 2015 il pontefice, durante il rito del Giovedì Santo fatto ai detenuti del carcere romano di Rebibbia, aveva lavato i piedi ad alcune donne
CITTA’ DEL VATICANO – Papa Francesco cambia il rito della lavanda dei piedi: anche le donne e le ragazze potranno partecipare al rito nella veste degli apostoli a cui Gesù lavò i piedi. Il pontefice ha disposto la modifica delle regole che disciplinano liturgicamente il tradizionale rito della messa “in Coena Domini” del Giovedì Santo, prevedendo che per ricevere la lavanda dei piedi, che ricorda il gesto fatto da Gesù la sera dell’Ultima cena con gli apostoli, non debbano più essere scelti solo uomini o ragazzi, ma che “i pastori della Chiesa possano scegliere i partecipanti al rito tra tutti i membri del Popolo di Dio”, quindi anche donne o ragazze.
Ma quale è il significato della lavanda dei piedi? Lo spiega Famiglia Cristiana:  “Il Vangelo di Giovanni, al capitolo 13, racconta l’episodio della lavanda dei piedi. Gesù «avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine», e mentre il diavolo già aveva messo nel cuore di Giuda Iscariota, il proposito di tradirlo, Gesù si alzò da tavola, depose le vesti e preso un asciugatoio se lo cinse attorno alla vita, versò dell’acqua nel catino e con un gesto inaudito, perché riservato agli schiavi ed ai servi, si mise a lavare i piedi degli Apostoli, asciugandoli poi con l’asciugatoio di cui era cinto. Bisogna sottolineare che a quell’epoca si camminava a piedi su strade polverose e fangose, magari sporche di escrementi di animali, che rendevano i piedi, calzati da soli sandali, in condizioni immaginabili a fine giornata. La lavanda dei piedi era una caratteristica dell’ospitalità nel mondo antico, era un dovere dello schiavo verso il padrone, della moglie verso il marito, del figlio verso il padre e veniva effettuata con un catino apposito e con un “lention” (asciugatoio) che alla fine era divenuto una specie di divisa di chi serviva a tavola”.
Sala stampa della Santa
Al venerato Fratello Signor Cardinale ROBERT SARAH Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
Signor Cardinale,
come ho avuto modo di dirLe a voce, da qualche tempo sto riflettendo sul Rito della “Lavanda dei piedi”, contenuto nella Liturgia della Messa in Coena Domini, nell’intento di migliorarne le modalità di attuazione, affinché esprimano pienamente il significato del gesto compiuto da Gesù nel Cenacolo, il suo donarsi “fino alla fine” per la salvezza del mondo, la sua carità senza confini.
Dopo attenta ponderazione, sono giunto alla deliberazione di apportare un cambiamento nelle rubriche del Messale Romano. Dispongo pertanto che venga modificata la rubrica secondo la quale le persone prescelte per ricevere la Lavanda dei piedi debbano essere uomini o ragazzi, in modo tale che da ora in poi i Pastori della Chiesa possano scegliere i partecipanti al rito tra tutti i membri del Popolo di Dio. Si raccomandi inoltre che ai prescelti venga fornita un’adeguata spiegazione del significato del rito stesso.
Grato per il prezioso servizio di codesto Dicastero, assicuro a Lei, Signor Cardinale, al Segretario e a tutti i collaboratori il mio ricordo nella preghiera e, formulando i migliori auguri per il Santo Natale, invio a ciascuno la Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 20 dicembre 2014
FRANCISCUS
Decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti sul Rito della “Lavanda dei Piedi”. Decreto In Missa in Cena Domini - Traduzione in lingua italiana
La riforma della Settimana santa, con decreto Maxima Redemptionis nostrae mysteria (30 novembre 1955), diede la facoltà, dove lo consigliava un motivo pastorale, di compiere la lavanda dei piedi a dodici uomini durante la Messa nella Cena del Signore, dopo la lettura del Vangelo secondo Giovanni, quasi a manifestare rappresentativamente l’umiltà e l’amore di Cristo verso i suoi discepoli.
Nella liturgia romana, tale rito era tramandato col nome di Mandatum del Signore sulla carità fraterna secondo le parole di Gesù (cfr. Gv 13,34), cantate nell’Antifona durante la celebrazione.
Nel compiere tale rito, Vescovi e sacerdoti sono invitati a conformarsi intimamente a Cristo che «non è venuto per farsi servire, ma per servire» (Mt 20,28) e, spinto da un amore «fino alla fine» (Gv 13,1), dare la vita per la salvezza di tutto il genere umano.
Per manifestare questo pieno significato del rito a quanti partecipano, è parso bene al Sommo Pontefice Francesco mutare la norma che si legge nelle rubriche del Missale Romanum (p. 300 n. 11): «Gli uomini prescelti vengono accompagnati dai ministri…», che deve essere quindi variata nel modo seguente: «I prescelti tra il popolo di Dio vengono accompagnati dai ministri…» (e di conseguenza nel Caeremoniale Episcoporum n. 301 e n. 299 b: «le sedie per i designati»), così che i pastori possano scegliere un gruppetto di fedeli che rappresenti la varietà e l’unità di ogni porzione del popolo di Dio. Tale gruppetto può constare di uomini e donne, e convenientemente di giovani e anziani, sani e malati, chierici, consacrati, laici.
Questa Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in vigore delle facoltà concesse dal Sommo Pontefice, introduce tale innovazione nei libri liturgici del Rito Romano, ricordando ai pastori il loro compito di istruire adeguatamente sia i fedeli prescelti sia gli altri, affinché partecipino al rito consapevolmente, attivamente e fruttuosamente.
Nonostante qualsiasi cosa in contrario.
Dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, 6 gennaio 2016, solennità dell’Epifania del Signore.
Robert Card. Sarah
Prefetto
+ Arthur Roche
Arcivescovo Segretario
***
Decreto In Missa in Cena Domini
DECRETUM
In Missa in Cena Domini, post lectionem Evangelii secundum Ioannem, ad humilitatem et caritatem Christi erga discipulos suos quasi scaenice demonstrandam, instauratio Hebdomadae sanctae, decreto Maxima Redemptionis nostrae mysteria (die 30 Novembris 1955), dedit facultatem, ubi ratio pastoralis id suadebatur, lotionem pedum agendi duodecim virorum.
Qui ritus, in liturgia romana, traditus fuerat nomine Mandatum Domini de caritate fraterna ex Iesu verbis (cfr Io 13, 34), quae Antiphona in celebratione resonabant.
Episcopi et presbyteri hoc ritu agentes intime invitantur ad sese conformandum Christo qui «non venit ministrari sed ministrare» (Mt 20, 28) et, caritate «in finem» (Io 13, 1) compulsus, vitam dare pro totius generis humani salute.
Ut participantibus haec plena significatio ritus exprimatur bonum visum est Summo Pontifici Francisco normam variare quae in rubricis Missalis Romani (p. 300 n. 11) legitur: «Viri selecti deducuntur a ministris…», quae idcirco sequenti modo mutari debet: «Qui selecti sunt ex populo Dei deducuntur a ministris…» (et consequenter in Caeremoniali Episcoporum n. 301 et n. 299 b: «sedes pro designatis»), ita ut pastores seligere possint parvum fidelium coetum ad repraesentandam varietatem et unitatem uniuscuiusque portionis populi Dei. Qui coetus constare potest ex viris et mulieribus, et convenienter ex iuvenibus et senibus, sanis et aegrotis, clericis, consecratis, laicis.
Quam innovationem haec Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, vigore facultatum a Summo Pontifice tributarum, in libris liturgicis Ritus Romani inducit, pastores admonens de proprio munere instituendi, apta manuductione, sive fideles qui seliguntur, sive alios ut ritui participent scienter, actuose et fructuose.
Contrariis quibuslibet minime obstantibus.
Ex aedibus Congregationis de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, die 6 mensis Ianuarii anno 2016, in sollemnitate Epiphaniae Domini.
Robertus Card. Sarah
Praefectus
+ Arturus Roche
Archiepiscopus a Secretis

Il Papa ammette anche le donne alla lavanda dei piedi

Con un decreto a firma del cardinale Robert Sarah, Prefetto della Congregazione del culto, cambiano le rubriche del messale: potranno essere scelti tutti i membri del popolo di Dio, e non soltanto «uomini o ragazzi»
Papa Francesco ha deciso di ammettere anche le donne, e non soltanto gli uomini o i ragazzi al rito della lavanda dei piedi durante la messa in Coena Domini che la sera del Giovedì Santo dà inizio al Triduo pasquale ricordando l’istituzione dell’eucaristia. «Tutti i membri del popolo di Dio». È dal 1955, dalla riforma dei riti della Settimana Santa promulgata da Pio XII, che si era introdotta la possibilità per il celebrante di ripetere il gesto compiuto da Gesù con gli apostoli, lavando i piedi a dodici uomini.  

Papa Bergoglio ha deciso che per «migliorare le modalità di attuazione» del rito - come si legge in una lettera papale indirizzata al Prefetto della Congregazione del culto divino, il cardinale Robert Sarah - ed esprimere «pienamente il significato del gesto compiuto da Gesù nel Cenacolo, il suo donarsi “fino alla fine” per la salvezza del mondo», venga modificata la rubrica del Messale Romano nella quale si riservava ai soli uomini la possibilità di essere scelti per la lavanda.  

«Da ora in poi i pastori della Chiesa possano scegliere i partecipanti al rito tra tutti i membri del popolo di Dio. Si raccomandi inoltre che ai prescelti venga fornita un’adeguata spiegazione del significato del rito stesso». Nel decreto della Congregazione, reso noto oggi, si legge che nel compiere il rito della lavanda dei piedi, «vescovi e sacerdoti sono invitati a conformarsi intimamente a Cristo che “non è venuto per farsi servire, ma per servire” e, spinto da un amore “fino alla fine”, dare la vita per la salvezza di tutto il genere umano. Per manifestare questo pieno significato del rito a quanti partecipano, è parso bene al Sommo Pontefice Francesco mutare la norma che si legge nelle rubriche del Missale Romanum (p. 300 n. 11): “Gli uomini prescelti vengono accompagnati dai ministri…”, che deve essere quindi variata nel modo seguente: “I prescelti tra il popolo di Dio vengono accompagnati dai ministri…”». 

In questo modo i pastori possono scegliere «un gruppetto di fedeli - si legge ancora nel decreto - che rappresenti la varietà e l’unità di ogni porzione del popolo di Dio. Tale gruppetto può constare di uomini e donne, e convenientemente di giovani e anziani, sani e malati, chierici, consacrati, laici».  

In un commento al testo del decreto a firma dell’arcivescovo, Arthur Roche, segretario della Congregazione, viene ricordato che «il rito riveste tradizionalmente una duplice valenza: imitativa di quello che Gesù fece nel cenacolo lavando i piedi agli apostoli ed espressiva del dono di sé significato da questo gesto servile... Il comandamento dell’amore fraterno impegna tutti i discepoli di Gesù, senza alcuna distinzione o eccezione». 

Il Missale Romanum del 1970 rispetto alla riforma di Pio XII, aveva semplificato alcuni elementi, omettendo il numero «dodici» ma mantenendo tuttavia la riserva ai soli «viri» per una valenza imitativa del gesto di Gesù. «L’attuale mutamento prevede - osserva Roche - che siano designate persone scelte tra tutti i membri del popolo di Dio. La valenza si rapporta ormai non tanto all’imitazione esteriore di quello che Gesù ha fatto, quanto al significato di ciò che ha compiuto con portata universale». 

«La lavanda dei piedi - ricorda ancora il segretario del dicastero del Culto - non è obbligatoria nella Missa in cena Domini. Sono i pastori a valutarne la convenienza, secondo circostanze e ragioni pastorali, in modo che non diventi quasi automatica o artificiale, priva di significato e ridotta a elemento scenico. Neppure deve diventare così importante da catalizzare tutta l’attenzione della messa nella cena del Signore». 

Spetta dunque ai pastori, conclude l’arcivescovo Roche, «scegliere un gruppetto di persone rappresentative dell’intero popolo di Dio — laici, ministri ordinati, coniugati, celibi, religiosi, sani e malati, fanciulli, giovani e anziani — e non di una sola categoria o condizione. Spetta a chi è prescelto offrire con semplicità la propria disponibilità».  

Come si ricorderà, il 28 marzo 2013, nella prima messa del Giovedì Santo celebrata da Papa, Francesco si era recato al carcere minorile di Casal del Marmo, e aveva lavato i piedi anche a due ragazze, una serba e musulmana, l’altra italiana e cattolica. 

5 commenti:

  1. tranquilli!!c'è stato già chi ha anticipato i tempi mettendo una bimba al posto di Gesù bambino!la lavanda a tutti fuorchè ai discepoli ben sostituiti dai cresimandi perde il significato profondo che il Signore ha istituito nell'ultima cena!siamo in caduta verticale.....ormai si è instaurata una religione fai da te!ma quando dovranno rendere conto di quel "fate questo in memoria di me" che si sono permessi di snaturare......vedremmo se Gesù è solo misericordia o anche giustizia!!!!

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  2. Guardate che già da anni in varie parrocchie la lavanda dei piedi viene fatta a bambini e bambine; hanno semplicemente codificato quello che già da molti anni è in atto. Speriamo che non ci aggiungano anche i gattini o le pecorelle. jane

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  3. Ormai non val più la pena di stare dietro alle patetiche min***ate di Badoglio.

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  4. Evidente l'intento di lasciare una traccia indelebile..Tra l'altro non si capisce perchè abbiano fatto uscire la notizia ora quando era approvata dal 6 gennaio e richiesta a dicembre. Anche qui pare che si debba sempre stare al centro dell'attenzione. Finirà anche questo triste carnevale sudamericano.

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    1. Sì, e magari ne inizierà uno africano, contento lei....

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