ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 21 gennaio 2016

Dopo la notte della desistenza conciliare

Pensieri cattolici ‘bombardano’ la proposta di Monica Cirinnà 

Dopo la notte della desistenza conciliare
di Piero Vassallo
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zzzzsdmVox clamantis in deserto catholico, il cardinale Angelo Bagnasco, colpevole di aver detto sempre così, sfida i guru squillanti nel salotto effeminato e nella sacrestia conciliare, e contesta l’oggetto della sessualità progressiva, in venerata, inarrestabile circolazione tra stelle democratiche e strisce gomorrite e gonorrite.
Spiace scrivere la squillante parola culo, ma di ciò si tratta, nelle severe e angosciate righe dell’arcivescovo di Genova: “la famiglia non può essere uguagliata da nessun altra istituzione o situazione. … la Cirinnà è una grande distrazione da parte del parlamento rispetto ai veri problemi dell’Italia”. La disoccupazione giovanile, ad esempio.
Nessuno potrà affermare seriamente che il giudizio del cardinale Bagnasco interpreta una  teologia di destra.
Applaudita dai rappresentanti della mistica ambidestra, infatti, la sodomia è una pratica chic, assiduamente incensata ed  esercitata dagli intellettuali trasversali, oscillanti tra Mishima e Pasolini e tra Junger e Gide.
Da uno squillante cabaret all’altro, gli intellettuali sciccosi hanno teorizzato e suggerito il passaggio attraverso un nichilismo assoluto, finalizzato all’attuazione di una vita sufficientemente forte per vivere senza inventare Dio.
Autore di tali ruggenti aforismi è un noto iniziato, il quale deve il dubbio sulla sua luminosa fama di maschio agli squadristi – manganellatori villani per statuto – che lo bastonarono chiamandolo signorina Evola.
La sodomia è un crocicchio ideologico, nel quale i fantasmi degli opposti estremismi infiorano la comune radice pagana.
Se non che l’oggetto di tale incontro ora appartiene a una minoranza viziosa, vivente nel margine estenuato di ideologie smentite dai fatti e macinate dalla storia propriamente detta.
Scritta con l’inchiostro grigio dei democristiani e con quello rosso dei socialcomunisti, la costituzione italiana non è una pia meraviglia, ma su un punto, almeno, ha allontanato il qualunque dubbio proclamando: “la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio”. Ove l’aggettivo naturale è postato per esclude la legittimità del matrimonio omosessuale.
L’impetuoso vento culocratico, che soffia dall’America contro la tradizione cattolica, ha invece per fine l’umiliazione del diritto naturale e delle virtù tradizionali.
Se non che l’ideologia pederastica non possiede la forza elastica e il fascino necessari a zompare oltre la costituzione italiana, nell’intento di violare e capovolgere la tradizione cattolica. La refrattarietà del patriarcale popolo italiano, infatti, è un argine contro la depravazione americana.
Il freddo silenzio del presidente Sergio Mattarella – verosimilmente – manifesta una forte contrarietà alla perversione sodomitica insita nel progetto dell’onorevole Monica Cirinnà.
Dalla Cei si levano segnali d’insofferenza. Il vescovo di Perugia, cardinale Gualtiero Bassetti, esorta le associazioni ecclesiali a scendere in piazza per manifestare il dissenso alla proposta della Cirinnà.
Perfino i prelati che applaudono le larghe concessioni del buonismo/immoralismo post-conciliare tentennano davanti alla scandalosa enormità della ventilata  legalizzazione della sodomia.
Non per caso, un progressista del calibro di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, si aggira, in veste di acrobatico cerchiobottista, nelle pie nebbie del dire e non dire e sentenzia: “lo stato ha il dovere di dare risposte a tutti nel rispetto del bene comune”. Tuttinella lingua della teologia conciliare, significa avvicinamento ai sodomiti festanti nel vespasiano, mentre il cauto riferimento al tradizionale bene comune mette in dubbio la liceità del vizio atlantico.
Accertata l’impossibilità di far correre la misericordia in direzione di due opposti traguardi, la normalità e la sodomia, l’Italia cattolica esce infine dalle piste della teologia danzante a passo doppio (argentino) e rigetta le suggestioni diffuse dai modernizzatori, rianimatori degli errori  scheletrici, che son sepolti nei cimiteri delle rivoluzioni.
Nella normalità, vivente oltre le tombe della desolazione progressista, corrono le insorgenze dei cattolici, che frenano l’intenzione di variare il decalogo canonizzando – surrettiziamente –  il comico girotondo intorno alla domanda “chi sono io per giudicare?”
«Contro le unioni civili, inutili e dannose. Torniamo a Roma»
La manifestazione del 20 giugno a Roma
di Lorenzo Bertocchi20-01-2016  


Il conto alla rovescia è partito, mentre mancano pochi giorni alla discussione in Aula del ddl Cirinnà, fra dieci giorni a Roma tornerà in piazza il popolo pro-family. Quello che lo scorso 20 giugno riempì piazza san Giovanni per un appuntamento che ha suonato la sveglia a molte orecchie. Quella piazza sbalordì analisti e addetti ai lavori soprattutto per il fatto di essersi auto-convocata, grazie all'impegno di un comitato nato dal basso e capace di tempi di reattività (e risultati) impensabili. Presidente del Comitato “Difendiamo i nostri figli” è il professor Massimo Gandolfini che la Nuova Bussola ha incontrato per chiedere come procede l’ avvicinamento al 30 gennaio.
Allora professor Gandolfini, quale partecipazione vi aspettate?
«Ci aspettiamo una partecipazione di popolo enorme e quindi posso dare innanzitutto la notizia che, per ragioni organizzative, non vi sarà un corteo, come avevamo prospettato, ma sarà un appuntamento di piazza così come fu lo scorso 20 giugno. Il ritrovo per tutti quindi è sabato 30 gennaio alle 12 al Circo Massimo a Roma». (l'accesso al Circo Massimo inizierà alle 12 e la manifestazione inizierà alle 14, ndr)
Quali sono le adesioni alla manifestazione, molti parlano di vari movimenti?
«Le adesioni sono moltissime, ben di più di quelle che saranno date in modo “ufficiale”. Molti movimenti daranno il loro appoggio in vario modo, non solo i Neocatecumenali, ma anche altri come, ad esempio, il Rinnovamento nello Spirito, il Movimento per la Vita e lo stesso Forum delle Associazioni Familiari. Anche Cl credo sia molto vicina alla manifestazione, ho buoni motivi per sperare che promuova in qualche modo la partecipazione all'evento. Comunque l'organizzazione e la paternità della piazza è del Comitato Difendiamo i nostri figli».
Recentemente le dichiarazioni favorevoli del cardinale Bagnasco hanno mostrato un cambio di passo anche da parte dei vescovi italiani a proposito del Family day?
«La dichiarazione del cardinale Bagnasco è stata preziosissima e penso rappresenti il sentire dell'episcopato italiano. Ci sono moltissimi vescovi diocesani che da tempo sono uniti a noi in questa battaglia, sono mesi che nelle varie diocesi vengono organizzati incontri e serate su questo tema a cui noi siamo stati invitati a parlare. Si può dire che siano centinaia i vescovi che su questo tema mostrano condivisione del nostro impegno pubblico. Tuttavia, e questo tengo a sottolinearlo, la nostra è una iniziativa laica senza alcun “vescovo-pilota”».
Sappiamo che siete contrari a “stepchild adoption”, affido “rafforzato” e utero in affitto, ma qual è la vostra posizione rispetto al ddl Cirinnà nel suo complesso?
«Il nostro è un “no” a tutto il ddl Cirinnà. É un no a ogni tentativo di trasformare le cosiddette unioni civili in qualcosa che possa anche solo assomigliare al matrimonio così come è indicato dall'art. 29 della Costituzione. Dirò di più: non vediamo alcuna necessità di procedere alla creazione di nuovi istituti giuridici quali le unioni civili, se proprio si vuole procedere in una qualche direzione, allora si metta insieme organicamente ciò che già esiste nel nostro ordinamento a proposito di diritti civili legati alla singola persona».
Eppure quelli che promuovono il ddl Cirinnà parlano di diritti...
«É esattamente il contrario. Quella del ddl Cirinnà è una battaglia che nega i diritti fondamentali, uno su tutti: il diritto di ogni bambino di avere una mamma e un papà. E poi vorrei ricordarne un altro, in Italia ci sono, secondo l'Istat, circa 1milione e 400mila famiglie sotto la soglia di povertà, allora noi sosteniamo che prima di tutto c'è un diritto da difendere. Quello di aiutare le famiglie indigenti. Se il ddl Cirinnà andasse in porto si stimano spese per le casse dello Stato che vanno dai 30 ai 300 milioni di euro, allora, questi soldi si utilizzino per le famiglie bisognose, che purtroppo non mancano. La tutela, anche economica, deve prioritariamente andare alle famiglie».
Cosa vi aspettate dal popolo di Roma?
«Conto sul fatto che possiamo essere uniti, determinati e coraggiosi. Consapevoli che la battaglia non finirà il 30 gennaio, anzi dovremo trovare modi per concretizzare strutture che sappiano vigilare e nello stesso tempo dare risposte concrete di fronte alle povertà delle famiglie che, purtroppo, vanno dall'aspetto economico a quello relazionale, morale e spirituale».
http://lanuovabq.it/it/articoli-contro-le-unioni-civili-inutili-e-dannose-torniamo-a-roma-15005.htm30 gennaio, anche Bagnasco spinge il Family Day
18-01-2016Family Day del 20 giugnodi Riccardo Cascioli
Il Family Day del 30 gennaio è un’iniziativa «a difesa della famiglia, del sostegno pieno alla famiglia che non può essere uguagliata da nessun’altra istituzione o situazione. L’obiettivo è decisamente buono» e «assolutamente necessario perché le politiche familiari sono piccolissime»: «la famiglia è il fondamento di tutta la società». Le dichiarazioni fatte ieri dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), a margine della messa celebrata in Duomo a Genova, segnano una svolta radicale nell’atteggiamento ufficiale della CEI nei confronti di movimenti e associazioni che sono mobilitati a difesa della famiglia naturale, contro il ddl Cirinnà che vuole il riconoscimento delle unioni civili. «La promozione della famiglia – ha detto Bagnasco - e l’invocazione di sostegni reali, che fino ad adesso sembra che non ci siano, dovrebbe essere una voce unitaria di tutto il Paese, di tutte le famiglie italiane, anche in modo diversificati».
Richiesto di un giudizio sul disegno di legge in questione, il cardinale Bagnasco ha detto che «ci sono diverse considerazioni da fare ma la più importante è che mi sembra una grande distrazione da parte del Parlamento rispetto ai veri problemi dell'Italia: creare posti di lavoro, dare sicurezza sociale, ristabilire il welfare». «Noi vediamo nelle nostre parrocchie – ha proseguito - una grandissima coda di disoccupati, inoccupati, di gente disperata che non sa come portare avanti giorno per giorno la propria famiglia. Di fronte a questa situazione - ha aggiunto Bagnasco - tanto accanimento su determinati punti che impegnano il governo e lo mettono in continua fibrillazione mi pare che sia una distrazione grave e irresponsabile». 
Il presidente dei vescovi italiani, pur ricordando che la manifestazione del 30 gennaio«è una iniziativa dei laici con la loro responsabilità, come il Concilio Vaticano II ricorda», ha con queste dichiarazioni definitivamente rovesciato l’atteggiamento di una CEI che finora appariva come “commissariata” dal segretario, monsignor Nunzio Galantino, in una posizione attenta alla mediazione politica con il governo e ostile alle famiglie che scendono in piazza per far sentire la loro voce.
Basti ricordare non solo tutti i tentativi fatti all’epoca per impedire la manifestazione del 20 giugno 2015, ma anche le prese di posizione dei giorni scorsi, ancora nel segno del compromesso politico. Fino al punto che Avvenire (il quotidiano della CEI) solo pochi giorni fa, nel mentre dava grande risalto ai movimenti dei “cattolici” del Partito democratico, aveva censurato una dichiarazione del cardinale Bagnasco decisamente più negativa nei confronti del ddl Cirinnà rispetto a quelle di Galantino. 
Può essere stata anche questa la goccia che ha fatto traboccare un vaso già pieno degli insuccessi “politici” di Galantino e di un distacco progressivo dei vertici della Chiesa italiana dal popolo, come la manifestazione del 20 giugno aveva già messo in evidenza. Così nei giorni scorsi, dopo l’ennesima discutibile intervista di monsignor Galantino al Corriere della Sera e il sempre più rumoroso malcontento anche da parte di una importante fetta dell’episcopato, qualcosa è improvvisamente cambiato e il cardinale Bagnasco – dopo mesi di silenzio e, immaginiamo, di sopportazione - ha ripreso in mano l’iniziativa facendo pesare il suo ruolo di presidente della CEI. A cominciare da Avvenire che da sabato ha decisamente cambiato linea, dedicando un ampio spazio in prima pagina alla convocazione della manifestazione del 30 gennaio.

Una sorpresa per gli osservatori, che ben ricordano l’imbarazzato silenzio lo scorso 20 giugno; e quindi è stato letto come il segnale del “contrordine”. Contemporaneamente il cardinale Bagnasco ha telefonato a Kiko Arguello, fondatore del Cammino Neocatecumenale e vera anima della manifestazione del 20 giugno, incoraggiandolo anche per la manifestazione del 30 gennaio. Lo ha riferito lo stesso Arguello in una intervista pubblicata ieri da Zenit: «Ieri mi ha chiamato il cardinale Bagnasco – ha detto Arguello -, che voleva parlare al telefono con me per dirmi che lui sarebbe molto contento se potessimo assistere e sostenere questo incontro del 30 gennaio. Io naturalmente gli ho detto di sì, che mi sembra ottimo e che saremo lì con tutte le nostre forze, come possiamo». Sapendo la grande capacità di mobilitazione del Cammino, questa telefonata è rivelatrice di quanto il cardinale Bagnasco tenga al successo della manifestazione.
L’intervento di ieri è dunque l’esplicitazione di una posizione che già era operativa e che probabilmente troverà una conferma solenne nella prolusione che lo stesso cardinale Bagnasco farà al Consiglio Permanente della CEI il prossimo 25 gennaio. Intanto possiamo aspettarci che il vento cambiato in CEI faccia uscire allo scoperto altri vescovi, finora timorosi di esporsi. Ieri già si è registrato un intervento deciso del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, che durante la messa celebrata nel duomo del capoluogo umbro, ha espresso pieno sostegno al Comitato Difendiamo i Nostri Figli e alla manifestazione del 30 gennaio. In realtà Bassetti aveva già sostenuto il Family Day del 20 giugno, ma nei giorni scorsi aveva dato una intervista alCorriere della Sera che risultava fortemente ambigua, e che di fatto ieri è stata smentita.
A metà del guado rischia invece di trovarsi il Forum delle Famiglie che finora, seguendo le indicazioni di monsignor Galantino, ha preso le distanze dal Family Day. Ma un direttivo svoltosi nei giorni scorsi è stato piuttosto burrascoso, e alla fine ne è risultato un compromesso pilatesco: no alla partecipazione, ma solidarietà a quanti lo faranno nella consapevolezza di condividere lo stesso obiettivo. Ora è da vedere se la discesa in campo del presidente della CEI non provochi qualche brusco ripensamento nel Forum, così come è avvenuto ad Avvenire.

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