Lavanda Generica: Buonanotte Tradizione (LGBT)
di Satiricus
Tra le novità della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, datata al 6 gennaio scorso, si conta la normalizzazione di una variazione liturgica, che di fatto il Pontefice si era già permesso di attuare nei primissimi tempi del suo mandato: per l'azione liturgica del Giovedì Santo anche le donne avranno lecitamente accesso al rito della lavanda dei piedi.
"Nel compiere tale rito, Vescovi e sacerdoti sono invitati a conformarsi intimamente a Cristo che «non è venuto per farsi servire, ma per servire» (Mt 20,28) e, spinto da un amore «fino alla fine» (Gv 13,1), dare la vita per la salvezza di tutto il genere umano.
Per manifestare questo pieno significato del rito a quanti partecipano, è parso bene al Sommo Pontefice Francesco mutare la norma che si legge nelle rubriche del Missale Romanum (p. 300 n. 11): «Gli uomini prescelti vengono accompagnati dai ministri…», che deve essere quindi variata nel modo seguente: «I prescelti tra il popolo di Dio vengono accompagnati dai ministri…» (e di conseguenza nel Caeremoniale Episcoporum n. 301 e n. 299 b: «le sedie per i designati»), così che i pastori possano scegliere un gruppetto di fedeli che rappresenti la varietà e l’unità di ogni porzione del popolo di Dio. Tale gruppetto può constare di uomini e donne, e convenientemente di giovani e anziani, sani e malati, chierici, consacrati, laici.".
Noi come commenteremo? La variazione è possibile (non eretica), ma non indifferente. L'obiettivo dichiarato è palesare la simbolica caritativa che, in quanto tale, non conosce ovviamente limiti di sesso o età (però nemmeno di orientamento sessuale o di genere, va anticipato). D'altro canto con questo mutamento la liturgia del Giovedì perde almeno due caratteri specifici. Non è infatti scritto né in qualche documento, né tantomeno nella natura liturgica, che essa debba esprimere valori sociologici, quali l'attuazione delle quote rosa e la soddisfazione delle rivendicazioni sessiste (nonostante un simile auspicio, di ausilio sociologico, fu rilanciato da Paolo VI al tempo della riforma). Più appropriato è che essa attui una ripresentazione della storia della salvezza, il disegno eterno che si riflette, si rinnova e si approfondisce di epoca in epoca, avendo ovviamente come esempio tipico la storia salvifica e i suoi personaggi. La lavanda dei piedi destinata a soli uomini sembra dunque la forma più conveniente. In primo luogo infatti richiama la verità storica, per cui Gesù ha lavato i piedi solo agli uomini; ciò a sua volta permette di ribadire l'istituzione del mandato apostolico, che non spetta al gentil sesso; ed inoltre era educativo per il senso liturgico conservare la verità cristomorfica del gesto, con il quale Gesù stesso ha obbedito al carattere rituale della cena ebraica, in cui non era ammesso il protagonismo femminile; dall'ultima si deduce che abbiamo perso ulteriormente la memoria liturgica cultuale della continuità tra i riti dell'antico Israele e i nostri; dai precedenti si intuisce che abbiamo spostato il boccino dalla continuità liturgica con gli ortodossi alla continuità rivoluzionaria con i protestanti. Dunque con l'iniziativa di Francesco si è impoverita la liturgia, negandole i riferimenti specifici alla storia biblica di Israele e del Messia. Ora la liturgia esprimerà meglio la sottomissione ai valori di questo mondo, sostituirà velleitariamente le fiacchezze sociologiche connesse alla ineliminabile disparità tra uomo e donna, alleggerirà la pedagogia classica femminile circa i valori del pudore e della sottomissione, illuderà le donne quanto all'impossibile vocazione presbiterale, frustrerà la già minata autostima del maschio che, in attesa di poter partorire, si scopre l'unico discriminato dalla natura e dalla religione.
Le ragioni appena esposte - connesse a elementi naturali della differenza uomo-donna, fondati sulla biologia, precisati dalla cultura, da sempre individuati nelle loro ricche peculiarità spirituali e sacramentali - confermano che la crisi liturgica potrà essere sanata solo ridando a ciascuno il proprio ruolo. Il ruolo della donna non è sull'altare, ma è a custodia della vita domestica, intesa come cellula sacrale dell'umanità; non è guida o apice, ma sostegno e basamento. La donna in liturgia o è prostituta sacra o non è donna (o non è liturgia, bensì siparietto).
Registriamo insomma l'ennesimo allontanamento della Chiesa dal suo cuore cristico e mistico, speranzosi forse di salvarci con le nostre intuizioni sociologiche cis-pelagiane, magari dando la parvenza di culto alle prassi etiche moderne, già dichiarate fallite dai loro teorici laici.
In definitiva, la novità è un piccolo dettaglio, i cui difetti sono già stati iniettati nel culto cattolico alcuni decenni fa con l'ammissione delle donne tra i ministranti. Di per sé nulla sembrerebbe aggiungersi, non fosse che si è andati a toccare il cuore della Liturgia, la settimana santa. Esistessero ancora dei cattolici, si strapperebbero le vesti. La discontinuità con Benedetto XVI (e quindi con la Chiesa) è radicale; il vuoto liturgico dell'attuale Pontificato è da manuale; la crisi di evangelizzazione non può che acuirsi e ormai si sfiora il punto dell'umano non ritorno. Francesco continua il suo gioco personale, con buona pace di secoli di tradizione e dibattiti, con buona pace di acuti teologi conciliari e post-conciliari: c'è un sogno nostalgico sessantottino da realizzare e, per amor dei settantenni delusi, lo realizzeremo. Hasta la noia!
Come tamponamento rimangono i riti orientali, l'ambrosiano, il rito antico - ormai ci troviamo a dare sempre il medesimo suggerimento: tornare all'antico - e dunque vi dono l'estratto della lavanda dei piedi nel rito bizantino, dove il riferimento al Cristo della storia, non a quello del mito ad personam, è così forte da includere anche il magistrale dialogo petrino:
Tra le novità della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, datata al 6 gennaio scorso, si conta la normalizzazione di una variazione liturgica, che di fatto il Pontefice si era già permesso di attuare nei primissimi tempi del suo mandato: per l'azione liturgica del Giovedì Santo anche le donne avranno lecitamente accesso al rito della lavanda dei piedi.
"Nel compiere tale rito, Vescovi e sacerdoti sono invitati a conformarsi intimamente a Cristo che «non è venuto per farsi servire, ma per servire» (Mt 20,28) e, spinto da un amore «fino alla fine» (Gv 13,1), dare la vita per la salvezza di tutto il genere umano.
Per manifestare questo pieno significato del rito a quanti partecipano, è parso bene al Sommo Pontefice Francesco mutare la norma che si legge nelle rubriche del Missale Romanum (p. 300 n. 11): «Gli uomini prescelti vengono accompagnati dai ministri…», che deve essere quindi variata nel modo seguente: «I prescelti tra il popolo di Dio vengono accompagnati dai ministri…» (e di conseguenza nel Caeremoniale Episcoporum n. 301 e n. 299 b: «le sedie per i designati»), così che i pastori possano scegliere un gruppetto di fedeli che rappresenti la varietà e l’unità di ogni porzione del popolo di Dio. Tale gruppetto può constare di uomini e donne, e convenientemente di giovani e anziani, sani e malati, chierici, consacrati, laici.".
Noi come commenteremo? La variazione è possibile (non eretica), ma non indifferente. L'obiettivo dichiarato è palesare la simbolica caritativa che, in quanto tale, non conosce ovviamente limiti di sesso o età (però nemmeno di orientamento sessuale o di genere, va anticipato). D'altro canto con questo mutamento la liturgia del Giovedì perde almeno due caratteri specifici. Non è infatti scritto né in qualche documento, né tantomeno nella natura liturgica, che essa debba esprimere valori sociologici, quali l'attuazione delle quote rosa e la soddisfazione delle rivendicazioni sessiste (nonostante un simile auspicio, di ausilio sociologico, fu rilanciato da Paolo VI al tempo della riforma). Più appropriato è che essa attui una ripresentazione della storia della salvezza, il disegno eterno che si riflette, si rinnova e si approfondisce di epoca in epoca, avendo ovviamente come esempio tipico la storia salvifica e i suoi personaggi. La lavanda dei piedi destinata a soli uomini sembra dunque la forma più conveniente. In primo luogo infatti richiama la verità storica, per cui Gesù ha lavato i piedi solo agli uomini; ciò a sua volta permette di ribadire l'istituzione del mandato apostolico, che non spetta al gentil sesso; ed inoltre era educativo per il senso liturgico conservare la verità cristomorfica del gesto, con il quale Gesù stesso ha obbedito al carattere rituale della cena ebraica, in cui non era ammesso il protagonismo femminile; dall'ultima si deduce che abbiamo perso ulteriormente la memoria liturgica cultuale della continuità tra i riti dell'antico Israele e i nostri; dai precedenti si intuisce che abbiamo spostato il boccino dalla continuità liturgica con gli ortodossi alla continuità rivoluzionaria con i protestanti. Dunque con l'iniziativa di Francesco si è impoverita la liturgia, negandole i riferimenti specifici alla storia biblica di Israele e del Messia. Ora la liturgia esprimerà meglio la sottomissione ai valori di questo mondo, sostituirà velleitariamente le fiacchezze sociologiche connesse alla ineliminabile disparità tra uomo e donna, alleggerirà la pedagogia classica femminile circa i valori del pudore e della sottomissione, illuderà le donne quanto all'impossibile vocazione presbiterale, frustrerà la già minata autostima del maschio che, in attesa di poter partorire, si scopre l'unico discriminato dalla natura e dalla religione.
Le ragioni appena esposte - connesse a elementi naturali della differenza uomo-donna, fondati sulla biologia, precisati dalla cultura, da sempre individuati nelle loro ricche peculiarità spirituali e sacramentali - confermano che la crisi liturgica potrà essere sanata solo ridando a ciascuno il proprio ruolo. Il ruolo della donna non è sull'altare, ma è a custodia della vita domestica, intesa come cellula sacrale dell'umanità; non è guida o apice, ma sostegno e basamento. La donna in liturgia o è prostituta sacra o non è donna (o non è liturgia, bensì siparietto).
Registriamo insomma l'ennesimo allontanamento della Chiesa dal suo cuore cristico e mistico, speranzosi forse di salvarci con le nostre intuizioni sociologiche cis-pelagiane, magari dando la parvenza di culto alle prassi etiche moderne, già dichiarate fallite dai loro teorici laici.
In definitiva, la novità è un piccolo dettaglio, i cui difetti sono già stati iniettati nel culto cattolico alcuni decenni fa con l'ammissione delle donne tra i ministranti. Di per sé nulla sembrerebbe aggiungersi, non fosse che si è andati a toccare il cuore della Liturgia, la settimana santa. Esistessero ancora dei cattolici, si strapperebbero le vesti. La discontinuità con Benedetto XVI (e quindi con la Chiesa) è radicale; il vuoto liturgico dell'attuale Pontificato è da manuale; la crisi di evangelizzazione non può che acuirsi e ormai si sfiora il punto dell'umano non ritorno. Francesco continua il suo gioco personale, con buona pace di secoli di tradizione e dibattiti, con buona pace di acuti teologi conciliari e post-conciliari: c'è un sogno nostalgico sessantottino da realizzare e, per amor dei settantenni delusi, lo realizzeremo. Hasta la noia!
Come tamponamento rimangono i riti orientali, l'ambrosiano, il rito antico - ormai ci troviamo a dare sempre il medesimo suggerimento: tornare all'antico - e dunque vi dono l'estratto della lavanda dei piedi nel rito bizantino, dove il riferimento al Cristo della storia, non a quello del mito ad personam, è così forte da includere anche il magistrale dialogo petrino:
Ma che vi aspettate da un papa che sta prostestantizzando la Chiesa di Cristo? Libera nos Domine!
RispondiEliminaForse , bisognerebbe , che invece di strapparci noi le vesti , strappassimo loro di dosso le vesti che indegnamente portano . jane
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