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giovedì 4 febbraio 2016

Controtendenza?

Preti sposati? Alla Gregoriana votano contro


I cardinali Parolin e Ouellet si schierano a difesa del celibato del clero latino, in un convegno nella prestigiosa università pontificia. Ma ai vescovi tedeschi il papa ha fatto ancora una volta capire di voler rompere con questa tradizione

di Sandro Magister

ROMA, 4 febbraio 2016 – Nel pomeriggio di oggi si apre alla Pontificia Università Gregoriana un convegno per molti versi sorprendente.

La sorpresa è data anzitutto dal tema: "Il celibato sacerdotale, un cammino di libertà". Un tema in netta controtendenza rispetto ai sempre più frequenti segnali di un prossimo allentamento della disciplina del celibato del clero cattolico latino, per volontà di papa Francesco:

> Il prossimo sinodo è già in cantiere. Sui preti sposati (9.12.2015)

Ma inusuale è anche l'alto livello delle personalità che prenderanno la parola nel convegno.

Relatore iniziale sarà il cardinale Marc Ouellet, prefetto della congregazione per i vescovi, che parlerà di "Celibato e legame nuziale di Cristo alla Chiesa". Ouellet appartiene alla Compagnia dei sacerdoti di san Sulpizio, da sempre finalizzata alla formazione dei candidati al sacerdozio e alla cura spirituale del clero.

Mentre relatore finale, nella mattina di sabato 6 febbraio, sarà il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, che parlerà di "Il prete ordinato 'in persona Christi'".

E subito prima di Parolin interverrà l'arcivescovo Joël Mercier, segretario della congregazione vaticana per il clero, che illustrerà l'enciclica di Paolo VI "Sacerdotalis caelibatus" del 1967 come "del tutto valida anche nel nostro tempo".

Il programma completo del convegno, curato da monsignor Tony Anatrella, psichiatra, sacerdote della diocesi di Parigi e docente al Collège des Bernardins, è nel sito della Gregoriana, la più prestigiosa delle università pontificie romane, affidata alla Compagnia di Gesù e attualmente retta da padre François-Xavier Dumortier, già relatore nel sinodo dello scorso ottobre del "Circulus gallicus B" presieduto dal cardinale Robert Sarah, certamente non un innovatore:

> Il celibato sacerdotale, un cammino di libertà

*

L'ultimo segnale della volontà di papa Francesco di procedere all'ordinazione al sacerdozio di uomini sposati è venuto pochi giorni fa dalla Germania, come già era capitato per altri precedenti segnali:

> Preti sposati. L'asse Germania-Brasile (12.1.2016)

Questa volta, a farsi interprete del pensiero di papa Jorge Mario Bergoglio è stato il vescovo ausiliare di Amburgo Hans-Jochen Jaschke, nel corso del talk show televisivo "Nachtcafe".

Jaschke, nel raccontare dell'incontro tra i vescovi tedeschi e il papa dello scorso 20 novembre, al termine della loro visita "ad limina", ha detto che quando il discorso cadde sull'ipotesi di ricorrere a preti sposati per celebrare la messa in regioni sperdute e con scarsità di clero, specie nel'America latina, Francesco "non ha fatto segno di no".

Certo, ha aggiunto Jaschke nel corso della trasmissione, il papa "non è un dittatore" e farà in modo di rendere simili innovazioni "accettabili globalmente" dall'insieme della Chiesa. Ma che egli voglia procedere in questa direzione sembrerebbe ormai assodato.

Queste dichiarazioni del vescovo ausiliare di Amburgo – assieme ad altre a favore di "un approccio rilassato al tema dell’omosessualità" – sono state riportate il 1 febbraio su Katholisch.de, il portale della conferenza episcopale tedesca:

> "Der Papst hat nicht abgewunken"

Tra i vescovi della Germania circola inoltre la voce che nel viaggio in Messico di metà febbraio Francesco avrebbe in animo di ordinare sacerdoti alcuni diaconi sposati della diocesi di San Cristóbal de Las Casas, nel Chiapas.

Ma questa voce è stata prima contraddetta dal vescovo di quella diocesi, Felipe Arzmendi Esquivel:

> L'altro Chiapas. Clero indigeno sì, ma celibe (12.12.2015)

E poi dal maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie Guido Marini, che ha assicurato a questo sito che durante il viaggio in Messico "in nessuna messa il papa farà delle ordinazioni".

*

In ogni caso, l'incontro del 20 novembre tra i vescovi tedeschi e il papa ha lasciato uno strascico piuttosto animato, anche a prescindere dalla questione dei preti sposati.

Come quasi sempre fa al termine delle visite "ad limina", anche quella volta Francesco non lesse il discorso preparato per l'occasione, ma semplicemente ne distribuì il testo, preferendo occupare il tempo a disposizione con un colloquio informale.

Solo che quando i vescovi tedeschi lessero quel testo a loro rivolto, lo trovarono tremendamente punitivo.

Ed è verissimo. Nel testo scritto c'era una requisitoria implacabile contro tutti i disastri prodotti in questi anni dai pastori della Chiesa di Germania, culminanti in una vera e propria "erosione della fede cattolica":

>  "Cari confratelli…"

E infatti il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente dei vescovi tedeschi, oltre che membro del consiglio dei nove cardinali che assistono il papa, va raccontando di aver chiesto ragione di quel discorso a Francesco, e di averne ricevuto l'assicurazione che lui di quel testo non sapeva nulla, e nemmeno l'aveva letto.

In effetti, non c'era neanche l'ombra dello stile di Bergoglio, né della sua simpatia per l'episcopato tedesco, in quel testo che sembrava piuttosto uscito dalla "officina" di un Benedetto XVI, quasi un seguito del memorabile rimprovero da questi rivolto il 25 settembre 2011 a Friburgo a una Chiesa di Germania troppo "soddisfatta di se stessa e accomodata ai criteri del mondo", invece che "alla sua chiamata ad essere aperta verso Dio e ad aprire il mondo verso il prossimo":

> "Cari confratelli nel ministero episcopale e sacerdotale…"

Tornando al discorso disconosciuto da papa Francesco, a voler proprio assegnargli un estensore, l'immaginazione va dritta al cardinale Gerhard Müller, prefetto della congregazione per la dottrina della fede, connazionale e antagonista da lunga data del riformista Marx, oltre che poco ascoltato custode, oggi, del dogma e della disciplina della Chiesa.
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351221


Convegno internazionale “Il celibato sacerdotale, un cammino di libertà” (Pontificia Università Gregoriana, 4-5-6 febbraio 2016)

Saluto del Rettore Magnifico P. François-Xavier Dumortier, S.I.

Eminenza, Monsignore, Cari amici, All’inizio di questo convegno: il celibato sacerdotale, un cammino di libertà, vorrei indirizzarvi un caloroso saluto e augurarvi il benvenuto. Permettetemi di rivolgermi anzitutto a Sua Eminenza il Cardinal Marc Ouellet. Desidero infatti esprimerLe, Eminenza, la mia gioia, che è anche la nostra, della Sua presenza questa sera nel farci l’onore e il privilegio di intervenire sul tema Celibato e legame nuziale di Cristo alla Chiesa. È ovviamente il responsabile di un grande dicastero della Chiesa che potremo sentire tra poco, ma è anche e al contempo il teologo profondo e rigoroso che siamo impazienti di ascoltare. Sappiamo bene quanto la Sua riflessione e le Sue parole siano radicate in un’esperienza lunga e ricca, e anche come sia importante una riflessione teologica profonda sul ministero sacerdotale o presbiterale e sul celibato sacerdotale. Permettetemi inoltre di accogliere in modo particolare Monsignor Tony Anatrella: ci conosciamo da molto tempo, dall’epoca in cui insegnava al Centro Sèvres ma anche, prima e dopo, attraverso le sue numerose pubblicazioni che fanno sempre riflettere e non permettono mai di adeguarsi a ciò che sembrerebbe imporsi in funzione dei tempi. Grazie, caro Padre, di aver avuto l’idea di questo convegno… un’idea che ho accolto molto volentieri in quanto Rettore di una Università dove vengono a studiare molti seminaristi e sacerdoti. Questo tema mi sembrava e mi sembra al contempo importante, ma non spesso affrontato. Il progetto di questo convegno è nato prima dei due Sinodi sulla Famiglia ed è quindi maturato lentamente in questi ultimi tre anni. Perché un tale convegno? Anzitutto, perché si parla relativamente poco del celibato sacerdotale in senso positivo e propositivo mentre, spesso, viene affrontato alla luce di quelle contestazioni o problematiche che peraltro non sono mai mancate nel corso dei secoli. Inoltre, la nostra Data cultura del “provvisorio” non ci porta all’assunzione di impegni definitivi, né nell’ambito del matrimonio, né nell’ambito della vita consacrata, né in quello del celibato sacerdotale. Per di più, a volte, spesso, troppo spesso, il sacerdozio e il celibato sacerdotale sono affrontati o trattati in funzione di dati sociologici, degli svolgimenti o pressioni dell’opinione pubblica o anche in termini puramente funzionali… Siamo tutti consapevoli che le difficoltà e gli ostacoli che esistono devono essere affrontati con lucidità… ma abbiamo anche tante testimonianze vissute e rese che dimostrano come il celibato sacerdotale sia un cammino e un cammino di libertà, cioè di dono assoluto di sé; questi testimoni ci dicono attraverso le loro vite come e quanto si tratta sempre di “un incontro personale e libero con Cristo scelto come maestro della sua propria esistenza”. In fondo, è sempre il desiderio di ascoltare e di seguire Cristo, di servirlo e di amarlo nella sua Chiesa che conduce più lontano, verso il mare aperto, cioè al cuore del mistero della Chiesa, al cuore del mistero di ciò che unisce la Chiesa al suo Signore, per mettersi al servizio del Vangelo e del Regno, con questa gioia del Vangelo che Papa Francesco non smette di ricordarci. Perciò, ci è sembrato importante riflettere sul valore del celibato sacerdotale così come è vissuto nella tradizione più antica della Chiesa latina e così come noi lo comprendiamo: non una maniera di dire “no” ad altre possibilità, di rinchiudersi all’interno di regole… ma un modo di dire “sì”, di dire umilmente “sì”, di vivere la logica di questo “si” attraverso i “no” che ne sono le condizioni di attuazione, di andare avanti accettando di vivere giorno dopo giorno questo dono di Dio e sapendo che la fedeltà del Signore fonda la nostra fedeltà sul cammino da percorrere. Il linguaggio dell’impegno e del dono di sé è importante per noi: significa qualcosa di radicale perché tocca tutta la persona nel suo intero essere. Infine, questo convegno non vuole essere esaustivo: molti argomenti non saranno trattati, o meglio, saranno lasciati per altri momenti… Ci sarà molto su cui riflettere, approfondire, lavorare, perseguire dopo questo convegno: il nostro desiderio è quello di aprire questo spazio di riflessione, di farlo alla luce della Scrittura, della tradizione e dell’insegnamento della Chiesa. Ci sembra, infatti, importante riflettere e appropriarci sempre più di ciò che abbiamo ricevuto e compreso come nostra vocazione. Si può pensare ad una riflessione teologica o intellettuale sotto diversi aspetti: in questa sede ce ne interessa una sola… Si tratta cioè di capire per meglio vivere ciò che abbiamo ricevuto come chiamata dal Signore. Si tratta di vedere più chiaramente con gli occhi del cuore e con quelli della ragione il cammino sul quale siamo spinti ad avanzare. Si tratta di considerare le condizioni che permettono di vivere il celibato sacerdotale nella lieta disponibilità dei pellegrini di Dio. Si tratta di conoscere più interiormente Cristo che si lascia amare in noi e attraverso di noi coloro ai quali Egli si è donato… Sì, si tratta di comprendere il celibato sacerdotale come un cammino di libertà. Auguro a tutti e ad ognuno di voi un buon convegno e cedo la parola a Monsignor Tony Anatrella
http://www.unigre.it/Univ/eventi/documenti_15_16/160204_PUG_Celibato_sacerdotale_Saluto_del_Rettore_v1_it.pdf

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