La grande truffa alla fine è stata dunque svelata: il maxiemendamento su cui verrà votata la fiducia al governo, prevista per le 19 questa sera, è stato presentato ieri sera al termine di una giornata incandescente, con gli ultimi tentativi di trovare un accordo tra Pd e Ncd anche sugli articoli 2 e 3 del ddl Cirinnà, quelli che sanciscono l’equiparazione delle unioni civili al matrimonio. Alla fine, oltre alla stepchild adoption, dal testo originale viene cancellato l’obbligo di fedeltà. Resta invece l’obbligo di mantenimento in caso di separazione, la possibilità della “separazione lampo”, il cognome unico.
Alla fine quella che gli esponenti dell’Ncd vogliono far passare come una vittoria straordinaria in nome del popolo delle famiglie, è soltanto una foglia di fico che nasconde il cedimento su tutta la linea. Pur ammesso – e non concesso – che sia accettabile riconoscere le unioni civili se diverse dal matrimonio e senza adozione, la sostanza dell’accordo va in tutt’altra direzione.
Quanto alle adozioni, nel maxiemendamento (un lunghissimo articolo 1 che sostituisce gli articoli 1-23 del ddl Cirinnà) si rimanda esplicitamente alla normativa vigente sulle adozioni. Vale a dire che viene fatta salva la giurisprudenza che, caso per caso, ha già consentito lastepchild adoption e che continuerà dunque a farlo. È quanto confermato anche dal presidente del Tribunale dei minori di Firenze, Laura Laera, che in un’intervista al Corriere della Sera ha affermato che «i giudici possono decidere già in base alla legge esistente di riconoscere una stepchild adoption. E infatti è successo». La formula prevista dal maxiemendamento è perciò la scappatoia per mantenere questa possibilità, permettere di fatto ciò che si pretende di aver evitato di diritto. Certo, il percorso è più tortuoso visto che bisogna passare dal tribunale, ma niente paura perché – come ha affermato il capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda – la stepchild adoption verrà subito introdotta in un nuovo ddl di riforma delle adozioni che avrà la corsia preferenziale in Parlamento e dovrà essere approvato entro la fine della legislatura. Evidentemente anche questo fa parte dell’accordo Pd-Ncd.
Quanto al resto, seppure siano stati tolti i riferimenti espliciti agli articoli della Costituzione che riguardano la famiglia naturale e si confermi che le unioni civili sono una «specifica formazione sociale», la sostanza non cambia. Scorrendo il testo del maxiemendamento appare evidente che resta intatto l’impianto del ddl Cirinnà che scrive “unione civile” ma intende “matrimonio”. Si deve anche aggiungere che, sebbene il dibattito fin qui si sia concentrato esclusivamente sulle relazioni omosessuali, in realtà il ddl Cirinnà riguarda tutte le convivenze e anche questo è un fatto di assoluto rilievo (clicca qui)
Alla luce di questa rapida disamina, si fatica davvero a capire la grande soddisfazione espressa dai leader di Area Popolare (Ncd-Udc), che addirittura pensano così di aver interpretato le esigenze di quanti hanno partecipato al Family Day. Valgano per tutti le incredibili dichiarazioni di Rocco Buttiglione, vicepresidente vicario dei deputati di Area Popolare, secondo cui «ci siamo assunti la responsabilità di rappresentare la grande forza culturale e morale del popolo del Family Day incanalandola e disciplinandola attraverso una giusta mediazione politica». In altre parole, il popolo del Family Day nel chiedere il ritiro del ddl Cirinnà senza se e senza ma è un po’ stupido, sicuramente irrazionale: fortunatamente ci ha pensato l’Ncd a “incanalare” e “disciplinare” queste esigenze disordinate. Strano, perché nessuno ricorda di aver delegato qualcosa ad Alfano e soci.
Buttiglione afferma poi che dire no alle unioni civili non solo sarebbe stato sbagliato “politicamente” (perché sarebbe passata una legge peggiore), ma anche “moralmente”: «La legge morale naturale va affermata sempre - dice Buttiglione -, insieme al rispetto della persona e dei suoi diritti. Questo rispetto fa parte esso stesso della legge morale naturale. È importante non dimenticarlo mai, soprattutto nell'anno della misericordia».
L’onorevole Buttiglione deve avere però una sua personale concezione della legge morale naturale, visto che il Magistero della Chiesa ne propone tutta un’altra. Come afferma l’ormai famosa Nota del 2003 della Congregazione per la Dottrina della Fede che interviene proprio sul tema del riconoscimento legale delle unioni tra persone dello stesso sesso, le cose stanno diversamente: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. Il matrimonio è santo, mentre le relazioni omosessuali contrastano con la legge morale naturale. Gli atti omosessuali, infatti, “precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun modo possono essere approvati”».
Ritorna il concetto già espresso da Massimo Gandolfini, presidente del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, nella conferenza stampa di martedì: il voto dei parlamentari cattolici a questo provvedimento è un tradimento.
di Riccardo Cascioli
- Stepchild: la Consulta non ha detto no, di Tommaso Scandroglio- Raccolta firma, si muove il "Paese reale", di Andrea Lavelli
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-unioni-civili-laccordo-pd-ncd-e-una-truffasulle-adozioni-lasciata-mano-libera-ai-giudici-15365.htm
Ddl Cirinnà, scendono in campo i "preti arcobaleno"
Don Aldo Antonelli, prete noto per il suo antiberlusconismo, è il primo firmatario di un appello sottoscritto da altri 6 preti che chiedono l'approvazione del ddl Cirinnà, adozioni comprese
Don Aldo Antonelli, prete noto per il suo antiberlusconismo, è il primo firmatario di un appello sottoscritto da altri 6 preti che chiedono l'approvazione del ddl Cirinnà, adozioni comprese
Ora a difesa del ddl Cirinnà scendono in campi i ‘preti arcobaleno’, figli di un Dio laico.
In un appello pubblicato sull’Huffington Post, scritto da Don Aldo Antonelli, membro dell’associazione Libera di Don Ciotti e noto per il suo antiberlusconismo, esprime, a nome anche di altri 6 sacredoti tutto il loro “disagio nel difendere l'ultima versione del disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili perché è un compromesso al ribasso”.
Una soluzione frutto di un accordo di governo fatto da una maggioranza“raccogliticcia e indifferente ai diritti civili, ma interessata alle manovra di potere”, si legge nell’appello in cui vi è anche forte critica verso quei parlamentari che si definiscono cattolici e poi “appoggiano e votano qualsiasi sconcezza, calpestano qualsiasi etica, sono conniventi con malaffare, malavita e interessi di parte, facendo della corruzione e della illegalità il loro pane quotidiano”.
I preti arcobaleno si appellano al secondo e terzo articolo della Costituzione e chiedono che una legge come questa sia prerogativa del Parlamento e venga votata senza alcun vincolo di appartenenza.“Siamo convinti - si legge nella lettera - che la storia dell'umanità non è mai stata portatrice di un solo modello di famiglia e tanto meno si fa garante di 'una famiglia come voluta da Dio', dal momento che la Sacra Scrittura (Antico e Nuovo Testamento) non ne parlano, ma offrono a ciascuno la possibilità di vivere il dono dell'alleanza e dell'amore a perdere come segno e manifestazione del volto del Dio di Gesù Cristo”. Per loro la famiglia tradizionale promossa dal"Family Day" “è un'astrazione, legata a una particolare cultura di particolari momenti storici, condizionata da sistemi e costumi sociali, economici e religiosi”.
Un luogo che troppo spesso è teatro di violenze proprio nei confronti di quei bambini che si vorrebbe difendere proibendo coppie omosessuali di adottare dei bambini. I ‘preti arcobaleno’, invece, si schierano contro la posizione la posizione ufficiale espressa dalla Cei, e a favore delle adozioni gay. Da qui nasce l’appello di questi “preti cattolici rispettosi della laicità dello Stato” (così si definiscono) ai parlamentari affinché “senza manovre di bassa lega” approvino la legge Cirinnà, mentre invitano chi non la vuole a evitare “minacce di ritorsione elettorale”. La lettera è sottoscritta da altri 6 preti : don Giorgio De Capitani di Milano, don Claudio Miglioranza di Castelfranco Veneto, don Paolo Farinella di Genova, don Raffaele Garofalo di Sulmona, don Michele Dosio e don Pippo Anastasi, entrambi di Torino.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ddl-cirinn-ora-scendono-campo-i-preti-arcobaleno-1228856.html
L’accordo sulle unioni omosessuali tra Renzi ed Alfano
Posted By Lupo Glori On
(di Lupo Glori) Martedì 23 febbraio, al termine di una lunga riunione a Palazzo Madama fra i senatori del Pd e Matteo Renzi, è arrivato il via libera al maxiemendamento del governo sulle Unioni civili, frutto dell’accordo con il leader del “Nuovo Centrodestra”, Angelino Alfano. Il compromesso è stato possibile grazie allo stralcio dell’articolo 5 sulle adozioni e di lievi modifiche all’articolo 3. Il testo così emendato, dopo essere stato presentato al Senato mercoledì 24 febbraio, viene sottoposto, al decisivo voto di fiducia già giovedì 25.
A togliere dall’impasse il governo del premier Renzi ci ha pensato dunque il Nuovo Centrodestra (NCD) di Alfano che ha parlato addirittura di grande vittoria, commentando in questi termini l’accordo raggiunto: «è un risultato di straordinaria importanza. Sul resto vediamo come vien fuori l’emendamento (…). Per paura di avere imboscate, da parte anche del Pd, Renzi ha deciso per la fiducia. Quindi nella mediazione, grande vittoria di NCD».
Matteo Renzi ha scelto di affidarsi al fido alleato di governo NCD, piuttosto che al M5S che, attraverso i suoi leader Roberto Fico e Luigi Di Maio, in una conferenza stampa al Senato, pur dichiarandosi del tutto favorevole al “ddl Cirinnà”, ha ribadito la necessità di sottoporre il testo ad un serio e doveroso dibattito parlamentare: «Noi sulle Unioni Civili ci siamo. Renzi e il PD hanno paura del Parlamento e bloccano i diritti delle persone. Grasso prenda di più in mano la situazione e faccia valere il ruolo di seconda carica dello Stato. Dietro il maxiemendamento si nascondono beghe interne del PD e una maggioranza senza numeri».
Pronta la replica del premier che ha sottolineato l’impossibilità di fare affidamento al M5S per una legge che è sempre più urgente: «(…) Io difendo il tentativo fatto fino alla settimana scorsa di provarci con i Cinque stelle, ma c’è stato un dietrofront inaspettato, ci hanno fregato e ora non possiamo rischiare di affondare una legge fondamentale per milioni di italiani». Il capo del governo italiano, sembra aver dunque scelto di seguire il consiglio del premier omosessuale lussemburghese Xavier Bettel che come riportato la Repubblica del 22 febbraio, gli aveva suggerito: «Ma se non hai i numeri, che te ne importa di fare tutto assieme? Procedete un passo alla volta: prima le unioni civili, poi arriveranno anche le adozioni».
Una strategia evidente, che il capogruppo PD al Senato, Luigi Zanda, ha svelato, senza giri di parole, al termine dell’assemblea dei senatori sul ddl unioni civili, avvertendo: «Abbiamo scelto una strada che mette in sicurezza le unioni civili, riconoscendo i diritti a chi non li ha. Le adozioni dei figli del partner saranno inserite in un ddl che è già pronto, vediamo se farlo partire alla Camera o al Senato».
Dall’aula Nassiriya del Senato, è arrivato anche il commento di Massimo Gandolfini, il portavoce del Comitato promotore “Difendiamo i nostri figli”, il quale, attorniato dagli altri membri dell’organismo, ha dichiarato: «Siamo assolutamente contrari a una legge sulle unioni civili, inutile e profondamente ingiusta. Se sul maxi-emendamento fosse posta la fiducia e attraverso di esso dovesse emergere un nuovo modello di famiglia, votarlo sarebbe un vero tradimento da parte di parlamentari che si definiscono cattolici. Questi parlamentari devono avere bene in chiaro quel che dicono la tradizione e il magistero della Chiesa. Sarebbe scandaloso che un testo che contenesse istanze opposte a quelle cattoliche passasse con il voto di tali parlamentari».
Il Comitato (e con lui una larga parte del Paese) terrà «gli occhi ben aperti, anche in vista di scadenze elettorali non lontane. Sarà suo dovere morale indicare partiti e parlamentari che hanno sostenuto con il voto le istanze del “popolo della famiglia” e partiti e parlamentari che invece le hanno ignorate. Ciò avrà di sicuro riflessi anche sulle scadenze istituzionali (vedi referendum in materia) del prossimo autunno».
Alla fine il premier Renzi, pur di arrivare subito all’obiettivo delle unioni civili, ha scelto dunque di percorrere la via più facile e prudente, stringendo un patto machiavellico con il Nuovo Centrodestra. Per di più, Renzi, per evitare spiacevoli sorprese, ha deciso di ricorrere ancora una volta al ricatto politico, rappresentato dallo strumento della fiducia, al fine di “blindare” ulteriormente il “ddl” che va approvato a tutti i costi.
La storia sembra dunque ripetersi. La legge sulle unioni civili, iniqua e inaccettabile anche senza “adozione omosessuale”, passa grazie al paradossale e decisivo voto dei cattolici, mirabilmente espresso dall’alleanza del premier “cattolico” Matteo Renzi con il partito del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, a prevalenza cattolica. È bastato dunque “depurare” il “ddl Cirinnà” degli aspetti più “spinosi” per rendere “digeribile” un testo che di fatto introduce il matrimonio omosessuale nell’ordinamento italiano e spiana la strada all’adozione grazie alle annunciate prossime battaglie politiche e al facilmente prevedibile intervento di magistrati italiani o esteri. A meno che non ci siano colpi di scena presidenziali riguardo all’incostituzionalità del testo. (Lupo Glori)