Tutti i numeri della “Rerum Familiarium Novarum”
Dalle mezze parole che sfuggono agli “esperti” possiamo desumere una serie di caratteristiche “numeriche” della prossima Esortazione Apostolica sulla famiglia:
a) DELLA LUNGHEZZA
Prima si è detto che il prossimo documento ha “quasi 100 pagine”, poi “più di 100 pagine”, ieri si è arrivati a dire “di circa duecento pagine”…non sarà certo un testo breve.
b) SENZA FARE PARAGONI…
Vi è poi chi ha parlato non del numero delle pagine, ma del numero dei paragrafi: sarebbero ben 323 (da cui si capisce il lievitare delle pagine!)
Se consideriamo che Familiaris Consortio aveva 86 paragrafi, per arrivare a 323 ènecessario pensare ad un incremento dei 3/! Possiamo desumerne una bella proporzione:
323 sta a 86 come la Adhortatio di Francisco sta a Familiaris Consortio.
Il che significa che la nuova Esortazione sarà 4 volte la precedente. E che per 3/4 dirà res, se non “novae”, certo “nove”.
E se si chiamasse “Rerum familiarium novarum“?
E se si chiamasse “Rerum familiarium novarum“?
c) BACK TO THE FUTURE
Nelle parole di Kasper, pronunciate l’altro ieri a Lucca, si potrebbe leggere qualcosa di molto preciso. Ascoltiamole:
«Tra pochi giorni (19 marzo) uscirà un documento di circa duecento pagine in cui Papa Francesco si esprimerà definitivamente sui temi della famiglia affrontati durante lo scorso sinodo e in particolare sulla partecipazione dei fedeli divorziati e risposati alla vita attiva della comunità cattolica. Questo sarà il primo passo di una riforma che farà voltare pagina alla Chiesa dopo 1700 anni».
«Non dobbiamo ripetere formule del passato e barricarci dietro il muro dell’esclusivismo e del clericalismo, la Chiesa deve vivere i nostri tempi e saperli interpretare»
Quello che mi colpisce è che Kasper abbia detto non 100, 200, 500 anni, ma 1700! La cifra non può essere casuale. Il che ci riporta dritti dritti al IV secolo. Che cosa è accaduto di fondamentale nel IV secolo? Molte cose. Da un lato il riferimento potrebbe essere al 313 e alla riformulazione del rapporto tra Chiesa e Impero. Questo sarebbe un riferimento altamente significativo, ma generico. Se invece Kasper si fosse riferito alla disciplina matrimoniale, sarebbe quasi inevitabile pensare alla “disciplina sui digamoi” del Concilio di Nicea.
Il canone 8 del concilio di Nicea dice infatti:
“A proposito di quelli che si definiscono puri, qualora vogliono entrare nella Chiesa cattolica, questo santo e grande concilio stabilisce […] prima di ogni altra cosa che essi dichiarino apertamente, per iscritto, di accettare e seguire gli insegnamenti della Chiesa cattolica: e cioè essi entreranno in comunione sia con coloro che sono passati a seconde nozze, sia con coloro che hanno ceduto nella persecuzione, per i quali sono stabiliti il tempo e le circostanze della penitenza, così da seguire in ogni cosa le decisioni della Chiesa cattolica e apostolica”.
In ogni caso si tratterebbe di una novità molto significativa, in un senso o nell’altro.
http://www.cittadellaeditrice.com/munera/tutti-i-numeri-della-rerum-familiarium-novarum/
Kasper: L’esortazione post-sinodale farà voltare pagina alla Chiesa
«Tra pochi giorni (19 marzo) uscirà un documento di circa duecento pagine in cui Papa Francesco si esprimerà definitivamente sui temi della famiglia affrontati durante lo scorso sinodo e in particolare sulla partecipazione dei fedeli divorziati e risposati alla vita attiva della comunità cattolica. Questo sarà il primo passo di una riforma che farà voltare pagina alla Chiesa dopo 1700 anni».
Queste le parole del cardinale Kasper in un incontro con il vaticanista Raffaele Luise in quel di Lucca, riportate dal quotidiano Il Tirreno. Luise, notoriamente vicino alle posizioni del cardinale, non ha esitato a dire che «quello che abbiamo avuto la fortuna di sentire questa sera a Lucca da un membro chiave della Curia è rivoluzionario».
La serata era stata organizzata dalla parrocchia del centro storico di Lucca in collaborazione con la chiesa cattedrale di San Martino per un approfondimento sul libro “Testimone di Misericordia, il mio viaggio con Francesco”, conversazione tra lo stesso Kasper e Luise. Ma, a pochi giorni dalla firma dell’esortazione post-sinodale da parte del Papa, hanno sollevato molto interesse le dichiarazioni di Kasper a proposito dei temi del Sinodo.
«Non dobbiamo ripetere formule del passato e barricarci dietro il muro dell’esclusivismo e del clericalismo”, ha sottolineato il teologo tedesco, “la Chiesa deve vivere i nostri tempi e saperli interpretare».
Il documento ormai prossimo alla firma dovrebbe quindi essere piuttosto corposo, Kasper parla apertamente di circa 200 pagine, indiscrezioni indicano ben oltre i 300 paragrafi. Per capire di cosa si tratta basti pensare che la Familiaris consortio, esortazione post-sinodale di Giovanni Paolo II è costituita da soli 86 paragrafi.
Difficile avere indicazioni precise sul documento che verosimilmente sarà pubblicato poco dopo Pasqua, qualcuno, vista anche la mole, indica che il testo sarà strutturato con uno stile simile alla esortazione apostolica Evangelii gaudium e riprenderà in gran parte i temi e i testi della Relatio finale del Sinodo. Sulla questione dell’accesso all’Eucaristia per i divorziati risposati è molto probabile, vista anche la dichiarazione di Kasper, che il Papa si concentrerà sul concetto di “integrazione” alla vita della Chiesa. Quindi non si dovrebbe porre immediatamente l’accento sull’accesso ai sacramenti, quanto piuttosto ad un cammino di integrazione che, magari richiamando il tema del foro interno, potrebbe poi condurre ai sacramenti stessi.
Il cardinale Kasper parla apertamente di un “primo passo di un riforma che farà voltare pagina alla Chiesa”, come a dire che si aprirà una porta. Si avvierà un processo sui cui esiti è difficile pensare vi sia unanimità tra i padri che hanno preso parte al Sinodo.(LB)
Pedofilia, suicida padre Elizondo leader del movimento teologia della Liberazione
Il sacerdote era stato denunciato, nel maggio 2015, da un uomo che sostiene di aver subito abusi da parte del sacerdote nel 1983. Il prelato ha sempre negato gli episodi che gli venivano contestati, ma alla fine non ha retto alla pressione delle pesanti accuse che gli erano state fatte
Non ha retto alle accuse di pedofilia padre Virgilio Elizondo e si è suicidato. Il sacerdote, uno dei leader del movimento dellateologia della liberazione, si è tolto la vita con un colpo di pistola alla tempia nella sua casa di San Antonio in Texas. Padre Elizondo aveva 80 anni ed era un teologo di fama mondiale. Professore presso l’Università di Notre Dame ed ex rettore della San Fernando Cathedral, secondo le prime ricostruzioni, si sarebbe tolto la vita proprio per non aver retto alle accuse di pedofilia. Era stato, infatti, denunciato, nel maggio 2015, da un uomo che sostiene di aver subito abusi da parte del sacerdote nel 1983. Padre Elizondo ha sempre negato gli episodi che gli venivano contestati, ma alla fine non ha retto alla pressione delle pesanti accuse che gli erano state fatte.
Figlio di immigrati messicani e nato a San Antonio, padre Elizondo è stato ordinato sacerdote nel 1963 e nei primi anni Settanta ha partecipato alla lotta per i diritti dei lavoratori del suo Paese di origine. Nel 1972 ha fondato il Mexican American Cultural Center, ora chiamato Mexican American Catholic College, un centro di ricerca e di formazione per i leader pastorali che arrivano da ogni parte degli Stati Uniti e dall’America latina. E nel 2000 Timelo ha inserito nella lista dei principali leader spirituali americani. “Padre Virgilio – ha affermato l’arcivescovo di Los Angeles, monsignor José Horacio Gómez – è stato una figura paterna per un’intera generazione di giovani latinos. La Vergine di Guadalupe, che lui amava molto, lo accoglierà con compassione materna”.
La storia di padre Elizondo è soltanto l’ultima vicenda che vede un sacerdote della Chiesa cattolica al centro di accuse di pedofilia. Dopo l’Oscar per Il caso Spotlight, a far rumore nelle ultime settimane è stato il caso del cardinale australiano George Pell, interrogato per quattro giorni dalla Commissione nazionale d’inchiesta del suo Paese sulle sue responsabilità quando era arcivescovo di Melbourne sulla gestione dei preti della sua diocesi che hanno commesso abusi sessuali sui minori. Le vittime di quelle violenze, infatti, lo accusano di aver coperto i sacerdoti pedofili e di aver insabbiato centinaia di crimini.
Ma la pedofilia è tornata recentemente al centro del dibattito dell’opinione pubblica anche in Europa con la vicenda del cardinale di Lione Philippe Barbarin, accusato di aver coperto due sacerdoti che si sono macchiati di questo reato. Entrambi i casi di abuso, però, sono avvenuti quando il porporato non era alla guida dell’arcidiocesi. Quello che viene contestato al cardinale dalle vittime è di non aver rimosso dai loro incarichi i responsabili delle molestie sui bambini. Una vicenda che ha diviso tutta la Francia con il premier Manuel Valls che ha attaccato Barbarin chiedendo le sue dimissioni: “Si assuma le sue responsabilità. Parli e agisca. Non mi aspetto parole, ma fatti”. Immediata la replica del porporato: “Consiglierei a Manuel Valls di moderare le sue affermazioni. Ma non ha altro da fare che pronunciarsi su un dossier che non conosce, visto che i magistrati non comunicano gli elementi della procedura? Sono stupefatto”.
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Il tema della pedofilia del clero è stato anche al centro della prolusione del cardinale Angelo Bagnasco alla sessione primaverile del Consiglio permanente della Cei: “Com’è noto, i vescovi italiani sono stati tra i primi a mettere in essere con rigore le indicazioni della Santa Sede in ordine all’accertamento degli addebiti e all’erogazione delle pene, e hanno rafforzato le strutture di recupero nonché i criteri di prevenzione” . Parole, quelle del presidente della Conferenza episcopale italiana, che non coincidono affatto con quanto affermano le linee guida della Cei sul contrasto della pedofilia che non prevedono l’obbligo di denuncia alle autorità civili. Una posizione totalmente contraria a quella ribadita più volte da Papa Francesco e dalla Santa Sede.
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