ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 29 aprile 2016

Due tipi di scetticismo

Il diavolo esiste davvero ed è il “tentatore”

“Padre nostro  … non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male” (Mt 6, 13)

“Temete piuttosto colui che ha il potere di far perire l’anima e il corpo nella Geenna” (Mt 10, 28).
“Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell’inferno, serbandoli per il giudizio” (2 Pt 2, 4).
di Carla D’Agostino Ungaretti
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zzzztntznE’ cosa ben nota che oggi quasi nessuno crede più all’esistenza del diavolo, esattamente come quasi nessuno crede più all’esistenza di Dio. I due tipi di scetticismo sono strettamente connessi e al massimo si ritiene il diavolo un mito ormai svuotato di contenuto, la personificazione letteraria dell’idea primordiale del Male, un terrificante personaggio da film horror.Tutto ciò  in uno strano miscuglio di magia, folklore, morbosità, superstizione, deviazioni psichiche, forme maniacali, il tutto alimentato dall’inadeguata o deformata conoscenza della Verità a sua volta provocata dall’aver ricevuto un’inadeguata o deformata educazione cristiana. E di tutto ciò più di una generazione dovrà rendere conto a Dio.
Perfino le concrete manifestazioni del diavolo che hanno vissuto sulla loro pelle certi Santi mistici, come Padre Pio da Pietrelcina, sono ritenute allucinazioni. I saccenti “liberi pensatori” ottocenteschi alla Baudelaire lo ritenevano una superstizione assurda; il filosofo italiano Remo Bodei ha scritto che il diavolo, se esiste, non può essere identificato né con il Maligno della tradizione cristiana, né con il “non – essere” di Platone[1] .
Io invece, cattolica “bambina”,  non certo capace di raggiungere i vertici speculativi dei “liberi pensatori” e meno che mai di Remo Bodei, credo fermamente all’esistenza del diavolo e credo che  esso sia un essere personale molto concreto e molto potente, di per sé invisibile in quanto spirito che, attraverso la tentazione, non esita a suggerire all’uomo pensieri e comportamenti finalizzati ad allontanarlo, più o meno percettibilmente e quindi subdolamente, dal sentiero stabilito per lui da Dio, facendogli sembrare buone e giuste le azioni che gli ispira, mentre in realtà sono cattive e perverse. Dirò di più: penso che mai, come in questo XXI secolo, il “nemico” abbia schierato in campo tante forze per conquistare l’umanità e farla passare dalla sua parte, usando un’arma subdola e ipocrita ma potentissima, e cioè convincerla della sua inesistenza. Da questa battaglia vinta dal diavolo consegue che il Male ora imperversa nel mondo ad ogni latitudine e sotto forme diverse.  Perciò penso che avesse ben ragione Paolo VI quando proclamò senza mezzi termini che uno dei maggiori bisogni della Chiesa è la difesa da quel male che chiamiamo il Demonio, aggiungendo poi : “Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerlo esistente; ovvero chi ne fa un principio a se stante, non avente esso pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure lo spiega come una pseudo – realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni”[2]
Ma attenzione: non dobbiamo neppure dare troppa importanza al diavolo immaginandolo come lo hanno raffigurato Dante, nella Divina Commedia, o Luca Signorelli nel Duomo di Orvieto, o Michelangelo nella Cappella Sistina. Tutte raffigurazioni suggestive, certo, ma non vere. Il diavolo è un essere spirituale, perverso e pervertitore che non può essere descritto empiricamente, la cui realtà va ricercata soltanto nella Rivelazione di Dio e all’interno della Tradizione della Chiesa e non certo attraverso l’elaborazione fantastica dell’arte.
Pertanto, procederò come sempre nella mia riflessione tenendo aperti davanti a me la Sacra Bibbia e il mio antico testo di filosofia del liceo. Mentre nelle religioni orientali il male presente nel mondo è collegato all’esistenza di un principio del Male in contrapposizione a quello del Bene, la Bibbia rifiuta ogni dottrina dualistica e afferma l’esistenza del diavolo mettendoci in guardia dalle sue astuzie. L’esistenza di satana (che la Bibbia cita sempre con l’iniziale minuscola, e così farò anch’io) è una verità contenuta nella Rivelazione divina, negata però dal pensiero moderno di derivazione kantiana.
Qualunque studente, che nell’ultimo anno della scuola superiore abbia studiato almeno un po’ di filosofia, sa (o meglio dovrebbe sapere) che per Kant, vertice della filosofia  illuministica, l’idea di Dio e il convincimento della sua esistenza devono rinvenirsi solo nella ragione e derivare solo da essa  e non da un’ispirazione o da un’autorità, ancorché grande. Per dirla in termini un po’ più difficili, ma filosoficamente più eleganti, Dio sarebbe un “postulato della ragion pratica” che, essendo autonoma, deve scegliere le idee (come quella di Dio) che possano soddisfare il suo bisogno. Ma in questo modo (faceva osservare ai  suoi allievi il mio antico professore di filosofia) il buon Kant, fervente luterano, non si accorgeva di ridurre Dio a una mera creazione dell’uomo. La cultura filosofica moderna, però, si ispira a lui e di conseguenza rifiuta di affrontare una discussione seria sul diavolo perché l’idea di un essere personale, spirituale e maligno non sarebbe di alcuna utilità o interesse per la “ragion pratica”.
Inoltre il presuntuoso pensiero moderno, che  si fida ciecamente delle scienze biologiche e neurologiche, ritiene l’esperienza religiosa un mero fatto irrazionale e perciò disprezza qualunque religione istituzionale e positiva; tuttavia ammette, benevolmente, che si possa credere in Dio e anche nel diavolo, purché questa “fede” rimanga confinata nell’ambito privato del fedele, al quale pertanto si dovrebbe scoraggiare (se non proprio vietare) qualunque manifestazione pubblica del suo credo[3]. Però, a dispetto della presunzione degli scienziati moderni, la neognosi e il panteismo, cacciati dalla porta, rientrano dalla finestra finendo per esprimere un misticismo laico ed esoterico che, pur credendo di negare qualunque religione positiva, tende a instaurare una super – religione trasversale, di modello New Age, che aspira a sostituirsi alle religioni istituzionali imponendo verità generiche[4]. Il cristiano non può non ravvisare l’opera del demonio in tutto ciò e non rilevare contemporaneamente l’inutilità di discutere seriamente con gli scettici sulla realtà rivelata e teologica di satana.
La Scrittura e la Tradizione della Chiesa vedono in questo essere un angelo caduto chiamato, appunto, satana la cui “caduta” consistette nell’avere egli, con libera scelta, rifiutato Dio e il Suo Regno radicalmente e irrevocabilmente.  Il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 392) ci fa notare che un riflesso di questa ribellione si rintraccia nelle parole rivolte dal serpente ad Adamo ed Eva: “Diventerete come Dio” (Gen 3, 5) e aggiunge (n. 393) che il peccato del diavolo e della sua corte è imperdonabile a causa del carattere irrevocabile della sua scelta, e non certo per un difetto dell’infinita misericordia di Dio. Viene citata al riguardo una frase di S. Giovanni Damasceno: “Non c’è possibilità di pentimento per loro dopo la caduta, come non c’è possibilità di pentimento per gli uomini dopo la loro morte”.
Lo stesso nome di satana, nella sua radice ebraica, lo definisce come l’avversario di Dio e l’accusatore degli uomini. Il Nuovo Testamento, nella versione greca dei Settanta, lo chiama diàbolos, ossia ingannatore, calunniatore, fomentatore di discordia, maldicente[5] . Il suo peccato e quello di tutti gli angeli ribelli è per sua stessa natura irrevocabile; la spiegazione che tradizionalmente viene data di questo fatto è che avendo  l’angelo una natura puramente spirituale, nella sua libera scelta dispone interamente di sé e si determina pertanto in modo irrevocabile.  Anche l’uomo nella sua libera scelta dispone di sé. Dati però i suoi condizionamenti, questa disposizione non è totale; può quindi pentirsi e tornare a Dio finché sta in questo mondo.
Il diavolo, tentatore per antonomasia, tenta perfino di distogliere Gesù dalla sua missione (Mt 4, 1 – 11), semina la zizzania (cioè la discordia) in mezzo al buon grano seminato da Dio (Mt  13, 24), Gesù lo chiama “omicida fin dal principio e padre della menzogna” (Gv 8, 44). Cosa ci vorrebbe di più per convincere l’umanità a stare  perennemente in guardia contro di lui? Invece il mondo moderno ha cancellato il diavolo dal suo vocabolario così come si cancellano i sostantivi antiquati il cui uso, nel linguaggio comune, oggi farebbe solo ridere.
Perciò, “non ti curar di lor ma guarda e passa”. Meditiamo piuttosto sui Vangeli, sulle Lettere Apostoliche, sull’Apocalisse, sul Concilio Lateranense IV, sul Magistero dei Papi che non possono ingannarci.  Proseguendo nella mia riflessione mi limiterò a leggere, con una meditazione che vuole farsi preghiera, soprattutto il Cap. 4 del Vangelo secondo Matteo che, pur nella sinteticità semitica dello stile di questo Evangelista, sprigiona da ogni parola un mondo intero di Verità e di esempio cristiano validi in ogni epoca e in ogni paese.
All’inizio della sua missione, Gesù – che ha appena ricevuto il Battesimo da Giovanni, “svuotandosi” (secondo l’espressione usata in greco da S. Paolo (Fil 2, 7 ss) della Sua natura divina e accomunandosi così, Lui senza peccato, alla miseria della condizione umana  – viene spinto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. Questo significa che la tentazione rientra nel disegno di Dio su ogni uomo, e quindi anche su Gesù come vero uomo libero. I tre Vangeli sinottici evidenziano un’intima connessione tra i due eventi: il Tentatore si rivolge a Gesù dicendogli: “Se sei il Figlio di Dio …” rifacendosi alla“voce” che dal cielo era risuonata sul Giordano: “Questi è il Figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto” (Mt 3, 17). E’ quindi sulla sua natura ontologica che Gesù  viene tentato per essere credibile ed è la stessa voce che sarebbe risuonata più tardi nel momento dell’agonia: “Se tu sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce” (Mt  27, 40). A ben guardare non è lo stesso grido che il diavolo ha sempre ispirato all’umanità nel corso della storia? “Dio, se esisti veramente, perché consenti la morte e la rovina degli innocenti? Cristo, se sei veramente il Figlio di Dio, fa’ qualche miracolo!” come, nel racconto della Passione secondo Luca (23, 8), sperava  anche Erode. Ma il miracolo è un evento straordinario e meraviglioso che Dio compie come parte integrante dell’opera di redenzione e il diavolo non aveva certo l’intenzione di collaborare con Lui in quest’opera.
Le tentazioni cui satana sottopone Gesù sono modernissime e valide anche oggi: “Fa’ che queste pietre diventino pane!”.Cosa c’è di più attuale in un mondo in cui intere popolazioni affamate cercano di sopravvivere emigrando in altri paesi? Ma Gesù risponde: “Non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio “, perché Lui non è un Messia “economico” venuto a soddisfare i bisogni materiali dell’uomo e a risanare i bilanci degli Stati, ma ad annunciare l’unica cosa che conta nella vita umana e cioè la Parola di Dio.
“Gettati giù” dal pinnacolo del Tempio! Tanto, se sei davvero il Figlio di Dio, Lui impedirà che ti sfracelli! E’ la tentazione modernissima del messianismo spettacolare che cerca il consenso dei popoli sbalordendo gli ingenui. Qui il diavolo è veramente “diabolico”, perché si dimostra un ottimo conoscitore del meraviglioso Salmo 91 (11, 12): “Egli darà ordine ai suoi angeli /di custodirti in tutti i tuoi passi”. Ma Gesù gli risponde con la stessa “arma”, la Parola di Dio, ma citata correttamente:“Non tenterai il Signore Dio tuo” (Dt 6, 16).
La terza tentazione è la più allucinante e spudorata: tutti i regni del mondo io ti darò “se, prostrandoti, mi adorerai”.  Ma forse è anche la più moderna: cosa non farebbero gli uomini per raggiungere il potere, per conservarlo e per riguadagnarlo dopo averlo perduto?[6] La storia non è forse attraversata da guerre scatenate per conquistare, estendere e rafforzare il dominio su altri popoli? Mi vengono in mente le guerre europee dei secoli XVI e XVII dette “di successione” perché i sovrani europei si disputavano la corona delle nazioni vicine, usando i loro sudditi come carne da cannone, per non parlare poi delle due guerre mondiali del XX secolo. Ma Gesù taglia corto: “Vattene satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi culto”.
“Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli si accostarono e lo servivano” (Mt 4, 11). L’Evangelista con queste poche parole di conclusione del racconto, ci apre un immenso panorama teologico. Gesù non è solo, ma gode della compagnia degli angeli, “ministri e servitori di Dio” i quali, ponendosi al Suo servizio, riconoscono che Egli condivide la regalità di Dio. Gesù rifiuta il pane del diavolo, simbolo di una vita vissuta secondo la volontà del proprio “io”, ma può mangiare il pane degli angeli, frutto della Sua totale disponibilità alla volontà del Padre.
Le tentazioni diaboliche riferite da Matteo sono solo tre, ma la Prima Lettera di Giovanni ( 2, 16) parla anche di altre tentazioni: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita. Tutti noi sappiamo, per la nostra personale esperienza, che le tentazioni possono essere innumerevoli, ma tutte si riassumono in un’unica “grande tentazione”: quella di scegliere tra Dio e noi stessi, tra la volontà del Padre e la nostra, tra l’amore per Dio e l’amore per noi stessi, tra il SI e il NO a Dio. E’ la scelta che affonda le sue radici nel “cuore”  là dove – non essendo consentiti, secondo la Bibbia, ambiguità o compromessi – l’uomo è veramente uomo, ossia essere libero e cosciente.
La riprova di tutto ciò si rintraccia in due passi biblici. Nel Deuteronomio (30, 15 – 16; 19) Dio mette il Suo popolo davanti a una scelta radicale: “Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male,  perché io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi … perché tu viva e ti moltiplichi … io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione, scegli dunque la vita …”.  La stessa scelta radicale è proposta da Gesù: “Chi vorrà salvare la propria vita, la   perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se poi si perde o rovina se stesso?” (Lc  9, 24 – 25).
Ma se il diavolo ha tentato così violentemente Gesù perché vero uomo oltre che vero Dio, che sarà di noi, poveri esseri umani qualunque, quando deciderà di tentare noi? Anche noi, discepoli di Gesù, siamo coinvolti nelle Sue tentazioni perché il Suo comportamento ci è di esempio e di norma, allora che cosa comporta per noi e per le nostre tentazioni imitare l’esempio, seguire la norma e accogliere la Grazia di Cristo che si lascia tentare e vince il Tentatore? Credo che meditare questo brano di Matteo ci stimoli tutti a una profonda riflessione personale sui nostri comportamenti confrontandoli con quelli di Gesù. Personalmente, se mi guardo dentro non posso dire che quello che vedo mi piaccia molto, perché mi accorgo di quanto io sia debole e peccatrice e quanto poco fedelmente Lo imiti. Ma la Chiesa, Mater et Magistra, mi ha insegnato anche che, se Dio permette che il Tentatore ci insidi, ci dà anche la forza per resistergli, se glielo chiediamo sempre con cuore sincero. Satana non può impedire in noi né la vita evangelica, né la salvezza eterna perché il Signore risorto ha sconfitto lo Spirito del Male e perciò egli non può nuocerci se noi, nella nostra libertà, non glielo consentiamo. Col suo atteggiamento di fronte alle tentazioni Gesù ci insegna che le richieste che rivolgiamo a Dio debbono riguardare, in primo luogo, non le cose che si possono conseguire con lo sforzo personale, né quelle che sono finalizzate esclusivamente al nostro vantaggio, ma piuttosto le cose che ci fanno avanzare sulla via della santità.
Concludendo questa mia riflessione, mi rendo conto che ci sarebbe ancora molto da dire e da riflettere sul diavolo e sull’inferno, soprattutto su quest’ultima misteriosa realtà che molti, anche cristiani, ritengono esistente ma vuota. Lo farò in una prossima occasione, sempre se Dio vorrà.
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[1] Cfr. R. Bodei, “La mediocrità del male”, in  IL SOLE 24 ORE, 27.5.2012, pag. 24.
[2] Udienza generale del 15 novembre 1972. Cfr. Insegnamenti di Paolo VI, , vol. X, Città del Vaticano, Tipografia Poliglotta Vaticana, 1973.
[3] E’ il principio di laicità di stampo illuministico vigente in Francia che però non è affatto detto che sia migliore di quello pragmatico – garantistico vigente, per esempio, in U.S.A dove, per garantire la pari dignità a tutte le fedi, si vive in un “melting pot” di fedi, chiese, sette, gruppi religiosi e ognuno può fondare il tipo di aggregazione che gli è più congeniale. Tanto, “in God we trust” e i dollari ce lo ricordano continuamente.
[4] Cfr. O. Visioli, IL SACRO DEFORMATO, in Coscienza 64 (2012) , n. 5 – 6, 17 – 21.
[5] A proposito di quest’ultimo appellativo, voglio ricordare il passo del Libro di Giobbe (1, 6 ss) in cui satana ha la sfacciataggine di contraddire il Signore che loda il suo servo Giobbe, integro e retto, dicendoGli:  “Stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!”. Tutti conosciamo il seguito.
[6] Shakespeare, nel “Macbeth”, descrive la perversa parabola di un uomo valoroso che, cedendo alla tentazione diabolica del potere inoculatagli dalle streghe, diventa re commettendo tutta una serie di delitti che saranno poi la causa della sua rovina finale.

  –  di Carla D’Agostino Ungaretti




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