ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 7 aprile 2016

Il futuro dell'intera Tradizione

FSSPX OGM: non c'è bisogno di sviolinate

Gli anni passano, e si avvicina il momento in cui la Fraternità Sacerdotale San Pio X (FSSPX) avrà necessità di un altro vescovo, con o senza il mandato di Roma.

Ho letto con interesse un articolo su Radio Spada a proposito della forse imminente normalizzazione dei rapporti fra la FSSPX e la Chiesa Cattolica:

http://www.radiospada.org/2016/04/25336/

Non è condivisibile la sviolinata iniziale, fondata sul presupposto che la FSSPX avrebbe di fatto e di diritto l'esclusiva mondiale della Tradizione (è l'errore delle tifoserie lefebvriane, errore persino più grande dell'identificare la Tradizione con Lefebvre), al punto che il suo superiore, il vescovo Fellay, avrebbe nelle sue mani nientemeno che «il futuro dell'intera Tradizione».

Vorrei far notare che in quest'ultima espressione il termine «Tradizione» è sottilmente usato come sinonimo di "fazione" (altro tipico errore delle tifoserie lefebvriane). Il tesoro della Tradizione, infatti, non perde valore quando in tanti (magari lo stesso Pontefice) vi si rivoltano contro; e se uno fuori dalla FSSPX può godere anche solo parzialmente dei beni di quel tesoro, non sta certo influendo sui meriti e demeriti della FSSPX.

Questo è anche il motivo per cui tanti tifosi lefebvriani, nonostante i fervorini di circostanza, vedono tuttora come fumo negli occhi il Summorum Pontificum e ancor più le realtà che seguono la Tradizione senza avere come riferimento la FSSPX. È come se avessero più a cuore il proprio club che la Tradizione stessa.

L'autore del sopracitato articolo fa poi quattro condivisibili osservazioni ma evita di toccare l'argomento tabù: il vescovo Williamson, espulso nell'ottobre 2012 dalla FSSPX in maniera quantomeno discutibile, ha ordinato illecitamente due vescovi e promette di ordinarne ancora. Williamson è convinto di trovarsi nello stesso stato di necessità in cui si trovò il vescovo Lefebvre, e a giudicare dalla "deriva accordista" della FSSPX, dalle incongruenze di Fellay e dalle possibili conseguenze dell'accordo (riassunte in quelle quattro osservazioni), oltre che dagli interventi di Lefebvre stesso sul tema, onestamente non gli si possono dare tutti i torti.

C'è stato infatti un tempo non troppo lontano in cui si veniva espulsi dalla FSSPX o dai suoi seminari solo per essersi mostrati un pochino possibilisti su un accordo con Roma: oggi avviene invece il contrario. Negli scorsi anni abbiamo assistito ad uno stillicidio di espulsioni e addirittura "scomuniche" (aberrante - oltre che eloquente - quella contro Gianluca e Anna Rita) contro chi fa notare quell'inversione di rotta, contro chi fa notare che l'Autorità è serva (non padrona) della Verità. Se infatti in nome dell'accordo con Roma il superiore ritiene lecito virare di 180 gradi rispetto a quanto aveva detto neanche quindici anni fa, vuol dire che è il principale sostenitore della mutazione genetica della FSSPX, come se fossero più importanti l'identità, il ruolo, la consistenza numerica di questa piuttosto che la Tradizione stessa.

Ed è esattamente il motivo per cui i circoli progressisti già si leccano i baffi: la FSSPX OGM "riconosciuta", cioèrecintata, uno «specchio di acqua stagnante», una "riserva indiana", una "striscia di Gaza".

giovedì 7 aprile 2016

http://letturine.blogspot.it/2016/04/fsspx-ogm-non-ce-bisogno-di-sviolinate.html
Leggo su La Croix di oggi 7 aprile.
Notevoli le dichiarazioni di Mons. Pozzo ai fini del riconoscimento dei punti controversi anche da noi indicati nei documenti conciliari e, soprattutto, l'abbandono dell'affermazione del concilio come evento da accettare in blocco senza distinzione del diverso livello di adesione richiesto dai suoi documenti. Purtroppo una esternazione mediatica non ha il dovuto grado di autorevolezza; ma sembra vi si possano trovare riscontri in alcune dichiarazioni di Mons Fellay. [Sui diversi livelli del Vaticano II e corrispondenti gradi di adesione, vedi tesi di Mons. Gherardini qui]

Pochi giorni dopo l'incontro tra Papa Francesco e il superiore della Fraternità San Pio X (FSSPX), mons. Guido Pozzo, Segretario della Commissione Ecclesia Dei, ha affermato che «i documenti del Vaticano II (dovrebbero) essere accolti a seconda del grado di adesione richiesto». L'accettazione dei testi sulle relazioni con le altre religioni non è un prerequisito per il riconoscimento giuridico della Fraternità e alcune domande possono rimanere « oggetto di discussione e di chiarimento » ha precisato a La Croix.
L'incontro del 1° aprile, tra il Papa e il vescovo Bernard Fellay, Superiore dei lefebvriani, si inserisce «nel contesto del percorso della Fraternità San Pio X verso la piena riconciliazione che avverrà con il riconoscimento canonico dell'Istituto», ha dichiarato a La Croix Mons Guido Pozzo, Segretario della Commissione Ecclesia dei, che cura i rapporti con la Tradizione all'interno della Congregazione per la dottrina della fede.

«Ciò ch'è soprattutto importante in questo momento, è contribuire a creare un clima di fiducia (...) per superare diffidenza a e irrigidimento, comprensibili dopo tanti anni di distanza e di frattura», continua mons. Pozzo, assicurando la volontà di « dissiparli » al fine di ritrovare « le ragioni dell'unità e promuovere l'integrità della fede cattolica e la tradizione della Chiesa».

Richiesti diversi livelli di adesione
Per il responsabile sulle discussioni con la Fraternità San Pio X, vale la pena ricordare i tre punti fondamentali che fanno di una persona un cattolico: «l'adesione alla professione di fede, il vincolo dei sacramenti e la comunione gerarchica con il Papa». Questo è ciò che conterrà la Dichiarazione dottrinale «da sottoporre ai membri della Fraternità San Pio X al momento opportuno».

«Per quanto riguarda il Concilio Vaticano II, il percorso effettuato attraverso gli incontri degli ultimi anni ha portato ad una chiarificazione importante: «il Concilio Vaticano II non può essere adeguatamente compreso che nel contesto di tutta la tradizione della Chiesa e del suo costante magistero», precisa Pozzo.

«Le affermazioni delle verità della fede e la certezza dei contenuti dottrinali nei documenti del Vaticano II devono essere accolti a seconda del grado di adesione richiesto», prosegue il vescovo italiano, che ha ribadito la distinzione tra il dogma e alcuni decreti o dichiarazioni contenenti «linee guida per l'azione pastorale, indicazioni e suggerimenti o esortazioni di carattere pratico-pastorale», come soprattutto nel caso di Nostra Aetate, che apre il dialogo con le religioni non cristiane.

Non è un ostacolo al riconoscimento canonico
Queste «costituiranno, anche dopo il riconoscimento canonico, argomento di discussione e approfondimento per una maggiore precisione al fine di evitare fraintendimenti o ambiguità che, sappiamo, attualmente sono diffusi nell'intero mondo ecclesiale».

«Le difficoltà sollevate dalla Fraternità San Pio X sui rapporti Chiesa-Stato e la libertà religiosa, l'ecumenismo e il dialogo con le religioni non cristiane, alcuni aspetti della riforma liturgica e la sua concreta attuazione, formeranno oggetto di discussione e chiarimenti, ha aggiunto Pozzo, ma non costituiscono un ostacolo al riconoscimento canonico e giuridico della Fraternità San Pio X».

È richiesto alla Fraternità San Pio X di «accettare che il Magistero della Chiesa è l'unico cui è affidato il deposito della fede da preservare, proteggere e interpretare. Credo che questo chiarimento possa costituire un punto fermo per la Fraternità San Pio X».
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

2 commenti:

  1. Non sono d'accordo. Questi sno sofismi. Il chanta porteño vuol farci "entrare" ? Bene otilizzeremo ciò per infettare d Verità la parachiesa modernista utilizzandne suoi metodi. Più Machiavelli meno Williamson, please

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  2. più facile il contrario....

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