ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 8 aprile 2016

La femminizzazione della liturgia

 Trasformate i Sacramenti in merenda

Come uccidere le vocazioni


Niederaue2-660x350

(articolo nato in ambiente “cattolico conservatore” comunque interessante per i nostri lettori, già pubblicato sul sito: http://www.crisismagazine.com/2015/how-to-kill-vocations, ne pubblichiamo la traduzione a cura di Matteo Luini)
Il Cardinal Raymond Burke ha recentemente messo sotto accusa, per quanto riguarda il precipitoso declino nelle vocazioni sacerdotali, la femminizzazione della liturgia. Cosa sarebbe “femminizzazione”? Abbiamo davvero fatto questo alla liturgia? La domanda che non dovrebbe essere stimolata dall’asserzione sarebbe: “Una liturgia effemminata fa davvero sì che dei giovani uomini rifiutino l’idea del sacerdozio in modo indifferente, perplesso, o compatimento divertito?”
Ad esempio, la vista di due preti che piroettano sulle punte come panciute ballerine ad una funzione di veglia pasquale, assieme ad un plotone di ragazze sventolanti sciarpe, per sei minuti e più, il tutto sull’adattamento fatto da Aaron Copland di The lord of the dance,  eserciterebbe qualunque attrattiva naturale sulla stragrande maggioranza dei giovani che sanno a quale sesso appartengono?
Invece uno spettacolo di tale genere garantirebbe quasi automaticamente che costoro sarebbero impegnati a trattenere le risa, o a fissarsi le ginocchia aspettando che tutto finisca, o a lanciare occhiate verso le porte. E provate a immaginare se uno dei ragazzi commettesse l’orrendo errore di invitare un amico non cattolico alla funzione, o qualcuno che si sta domandando perchè si dovrebbe prendere la fede sul serio.
A volte mi domando se noi cattolici vogliamo davvero le vocazioni al sacerdozio. E’ ragionevole giudicare le persone dalle loro azioni abituali. Se faccio qualche esperimento con le mie classi in università, e tanti buoni studenti fuggono dal corso, potrei, se fossi testardo, riprovare modificando un po’ la forma.  Ma se ancora una volta i buoni studenti scappano, ed io persisto in quello che non è più un esperimento, un osservatore ragionevole potrebbe concludere che non mi interessa se se ne vanno. Non importerebbe nulla se esprimessi in continuazione le mie supposte intenzioni gridando: “questo corso ha bisogno di molti studenti in più, e dei migliori!”.  Certo, potrei ragionevolmente pregare quegli studenti di iscriversi e rimanere, esattamente come potrei pregare di dare testate al muro e di non avere mal di testa. In effetti, se le mie azioni continuano non solo ad essere inutili, ma anche a ferire molti altri, ed io persisto, l’osservatore ragionevole potrebbe attribuirmi qualcosa di più di incompetenza o indifferenza. Potrebbe concludere che io voglio davvero il risultato cattivo, che ne sono contento.
La nostra diocesi estiva, che serve 100.000 cattolici, ha zero seminaristi. Intendo letteralmente: neanche uno. Hanno ordinato due persone negli ultimi dieci anni, uno dei quali ha lasciato il sacerdozio per sposarsi. Le chiese stanno chiudendo dovunque. Il coraggioso prete che è il nostro parroco ha dovuto dire Messa in cinque chiese sparse per venti miglia. La diocesi più lontana di Lincoln, Nebraska, con meno di 100.000 cattolici, ha 48 seminaristi, almeno due preti in ogni parrocchia, nessuna chiesa in chiusura e molte scuole. La domanda ovvia è: “Perché nessuno prova a fare almeno qualcuna delle cose che fanno a Lincoln?”


Oppure, mettendola meglio: “Perché tutti gli altri non smettono di fare almeno nove o dieci delle cose che a Lincoln non sono mai state fatte?” 

L’invidia professionale spiega almeno in parte la resistenza. La testardaggine ne spiega un altro po’. Timidezza e impegni politici mondani potrebbero entrare nell’equazione.  Ma ho iniziato a domandarmi se qualcuno dei nostri leader non sia animato da un desiderio di vedere morta una Chiesa nella quale non credono più realmente. Quindi, basandomi su quanto ho osservato (ed ero in una posizione eccellente) nella diocesi decadente, ci sono qui alcune cose che dovreste fare se volete uccidere le vocazioni sacerdotali.
Le conteggerò in varie categorie:
Diluite la fede. I combattenti vogliono qualcosa per cui combattere. Assicuratevi che non ci sia nulla per cui combattere.  Non predicate l’ intera dottrina della Chiesa. Preoccupatevi di più di offendere un paio delle persone che ancora vengono a Messa rispetto ad offendere Dio. Togliete il sesto comandamento dai dieci. Intanto che ci siete, eliminate anche il secondo il terzo ed il nono.


Equiparate la “carità” cristiana con il rendere a Cesare ciò che è di Cesare, di Dio, il vostro, dei vostri bambini, e della vostra comunità. Affermate che tutti coloro che non si chiamano Hitler vadano in paradiso, perchè qualche minuscolo pezzettino di cordialità naturale è sufficiente per far piacere all’ Onnipotente. Disse Gesù: “Siate buoni, così come il vostro zio Ronnie era buono”, il vostro zio Ronnie divorziato che viveva con la sua fidanzata,  ma che era buono coi cani e coi bambini non suoi da mantenere. Abbassate lo standard per cui anche un moralmente handicappato potrebbe superarlo, e allo stesso tempo fate sembrare che l’acrobazia dell’ handicappato, e non la grazia di Dio, lo porti in cielo. Non suggerite mai che la fede sia una questione di vita o morte eterna.

Trasformate i Sacramenti in momenti merenda. Sbarazzatevi di ogni balaustra rimanente all’altare. Fate sì che  tutti prendano l’ Ostia nelle mani, come un biscotto della fortuna. Dite alla gente di stare in piedi dopo. Fate sì che sia il più possibile difficile per le persone accedere al sacramento della Confessione. Trattatelo come se fosse insignificante. Se qualcuno insiste, strabuzzate gli occhi e fate sì che il penitente sappia quanto vi sta seccando con la sua richiesta. Non prendete sul serio i suoi peccati: in effetti, date al penitente l’impressione di poter continuare a peccare impunemente. In questo modo sarà più facile che un alce passeggi lungo Main Street piuttosto che una singola anima peccatrice vi venga a cercare, o che una nutrita fila di esse si formi al confessionale. E già che ci siete fate sparire i confessionali, e trasformateli in ripostigli per scope, mocio e calce.
Spogliate gli altari. Ci sono delle statue nella vostra Chiesa? Copritele con intonaco o portatele via. C’è un vecchio altare grande nella parte posteriore della Chiesa? Fatelo a pezzi e usatelo come combustibile. Ancora meglio, abbattete due o tre chiese e costruitene una nuova con la forma di una palestra. Se mettete delle Stazioni della Via crucis sulle pareti, fatele così piccole ed ambigue che nessuno possa capire cosa sono da più di mezzo metro di distanza. Mettete la sedia del prete al centro, vicino al muro posteriore. Sbarazzatevi di ogni forma di arte genuinamente popolare, o di ogni traccia della grande eredità artistica della Chiesa. Cantate invece delle canzoncine, tristi brutte canzoncine.
      
Chiudete le scuole. Datele da gestire al governo, come hanno fatto in Canada. Assumete laicisti per insegnarvici, o ancora meglio, cattolici che odiano la Chiesa.   Se avete un liceo tutto maschile, trasformatelo in una scuola mista. Se avete un campionato di basket per i ragazzi e non avete i soldi per uno femminile, chiudetelo. Fate insegnare il catechismo a laici di dubbia moralità e pietà. Fate lo stesso per le lezioni di religione a scuola. Inoltre fate in modo che le lezioni di inglese o storia siano uguali a quelle che si trovano in tutti gli altri posti. Trasformate l’ educazione cattolica in educazione pubblica con un po’ di acqua santa (come mi disse una persona quando combatteva la battaglia per ripristinare il cattolicesimo nelle scuole cattoliche).
Siate effemminati. Sbarazzatevi di ogni singolo inno che abbia a che fare con la militanza cristiana. Castrate gli altri. O ancora meglio, scegliete inni che mostrino Gesù come una sorta di tenero fidanzato protettivo, col quale stare in compagnia su divano adesso e in paradiso poi. Lasciate che la musica sia diretta da donne, specialmente di quelle che amano farsi vedere e sentire mentre suonano. Mettete il cantore davanti, in modo che oscuri il prete e Cristo. Fate danzare stupidamente le ragazze lungo i corridoi; se potete fatelo fare a cinque o sei ragazze, in compagnia di un ragazzino che è stato messo lì da sua madre, e che starà lì in piedi digrignando i denti ed incavolandosi. Mettete tutti gli strumenti musicali tranne l’organo: fate sì che il suonatore di pianoforte solletichi i tasti come se fosse assunto in un piano bar, in modo che mentre i comunicanti ritornano al loro posto possano far scivolare 5 dollari nel cappello, vicino al calice di champagne.  Usate il più possibile le ragazze come chierichetti e scoraggiate i ragazzi dal partecipare, né date loro qualcosa di importante da fare. Usate il più possibile  lettrici donne. In effetti, una volta che la messa è diventata troppo blanda per le ragazze stesse, usate le anziane signore come accolite, cosicché si diano da fare attorno all’altare come se stessero stendendo la tovaglia e mettendo le posate per una festa.
Non suggerite mai che la Chiesa abbia bisogno di uomini per qualcosa. Fate diventare “uomo”  un’oscenità. Non suggerite mai che il padre e la madre hanno due ruoli complementari in famiglia. Non suggerite mai che Gesù avesse in mente qualcosa di importante quando scelse dodici uomini come suoi fratelli. Suggerite invece che per essere un buon cristiano, un uomo deve smettere di essere uomo. Recuperate la stupida nozione femminista per cui le donne sono state oppresse per duemila anni.
A questo punto pregate per le vocazioni, dopo aver fatto del vostro assoluto meglio per assicurarvi che non ce ne sarà mai neanche una.
Anthony Esolen
Il prof. Elosen insegna Letteratura Rinascimentale inglese e Sviluppo della civiltà Occidentale al Providence College. Contribuisce regolarmente al Crisis Magazine ed è l’autore di molti libri, incluso The politically incorrect guide to western civilization (Regnery Press, 2008), Ten Ways to Destroy the Imagination of Your Child (ISI Books, 2010) e Reflections on the Christian Life (Sophia Institute Press, 2013). I suoi libri più recenti sono Reclaiming Catholic Social Teaching (Sophia Institute Press, 2014); Defending Marriage (Tan Books, 2014); and Life Under Compulsion (ISI Books, 2015).
http://muniatintrantes.blogspot.com/2016/04/trasformate-i-sacramenti-in-merenda.html


QUEI «VOLI» DINANZI AL TABERNACOLO

Padre Pio è stato un vero innamorato di Gesù Sacramentato. Trascorreva molte ore alla sua presenza e cercava di trasmettere ai suoi figli spirituali il suo stesso spirito di adorazione, insegnando loro a "volare" con il cuore dinanzi al Tabernacolo quando non potevano recarvisi fisicamente.



Padre Pio è stato definito il "sacerdote estatico dell'Eucaristia". La sua vita, il suo pensiero, il suo cuore avevano un solo centro: il Prigioniero d'amore del Tabernacolo. E dall'Eucaristia egli ha attinto la forza per portare, per un'intera vita di oltre ottant'anni, il peso immane della sua missione di Cireneo, pronto a caricarsi della croce per salire il Calvario con Gesù. Per tutta la sua vita è vissuto ai piedi del Tabernacolo in continua adorazione: da fanciullo e da giovane, da studente e da sacerdote, a Pietrelcina, sotto lo sguardo della Madonna della Libera, la «Madunnella nostra», come amava chiamarla, e a San Giovanni Rotondo, sotto lo sguardo dolce e materno della Madonna delle Grazie. Sappiamo che, ancora bambino, si faceva chiudere in chiesa per adorare Gesù Sacramentato e spesso alla presenza di Gesù nel Tabernacolo si faceva prendere da tale commozione che non riusciva a trattenere il pianto; anche i suoi compagni vedevano le lacrime che inondavano il banco e il pavimento mentre egli stava in adorazione. Da frate poi, come la gente di Pietrelcina testimonia, sostava ogni giorno per lunghissime ore, e a volte anche per intere notti, dinanzi a Gesù Sacramentato, e quando qualcuno si raccomandava alle sue preghiere era solito dire: «Lo dirò a Gesù Sacramentato quando sarò vicino al suo Tabernacolo». Non si stancava mai di stare ai piedi del Tabernacolo in adorazione, quasi a rendere amore e tenerezza in risposta alle tenerezze di Cristo che, per amore dell'uomo ingrato, si è fatto prigioniero nel Divin Sacramento. Basti pensare che a San Giovanni Rotondo trascorreva le ore notturne in coro; chi ha vissuto con lui lo ricorda ancora proiettato verso il Tabernacolo, immancabilmente, ogni giorno dalle 9 alle 12 e al pomeriggio dopo le confessioni fino al tempo della Benedizione Eucaristica, in un continuo sgranare di Rosari.
Se Padre Pio non era all'altare, i suoi occhi erano in continuazione rivolti al Tabernacolo, anche durante il tempo delle confessioni. E che dire poi del tempo in cui gli fu ridotta l'attività pastorale? Durante questo lungo e penoso periodo, Padre Pio o stava per ore ed ore sull'altare della cappellina del convento a celebrare oppure stava in coro dinanzi a Gesù Sacramentato senza risparmio di tempo. Racconta padre Tarcisio da Cervinara che Padre Pio durante i funerali di padre Agostino, essendo stato lunghissime ore sul matroneo, era emaciato, abbattuto e stanchissimo, perciò, avvicinatosi, gli disse: «Padre spirituale, andiamo in cella ora, così riposa un tantino». E il Padre, fissando con gli occhi il Tabernacolo, gli rispose: «Dove voglio andare, figlio mio! Il mio posto è qua!».
L'anima eletta di Luigina Sinapi, figlia spirituale di Padre Pio - riferisce sempre padre Tarcisio da Cervinara - un giorno, stando in chiesa a San Giovanni Rotondo, vide un faro di fuoco uscire dal cuore di Padre Pio, che era sul matroneo, e proiettarsi sul Tabernacolo. Ella chiese al Signore cosa significasse quella visione e l'Angelo Custode le disse: «È l'amore di Padre Pio per Gesù Sacramentato».
Per oltre mezzo secolo, proprio durante la Visita al Santissimo Sacramento, da cui non separava mai la visita alla Santissima Vergine, i fedeli hanno potuto misurare l'intima unione di amore tenerissimo, dolcissimo di Padre Pio con Gesù Sacramentato. Essa si rivelava soprattutto dal tono della voce e dalla commozione con cui si rivolgeva a Gesù nel Santissimo Sacramento. Tutto si imprimeva nel cuore e nei ricordi dei fedeli. Ma ancor più indimenticabile era la Benedizione Eucaristica durante la quale il suo sguardo estatico era fisso sull'Eucaristia. Quante volte, alzando gli occhi verso Gesù Ostia, il suo sguardo avrà incontrato quello dolcissimo della Madonna delle Grazie che, dal bellissimo quadro, nella chiesetta antica, o dal maestoso mosaico, nella chiesa nuova, sovrasta tutto e tutti e sembra tutti voler abbracciare e portare al suo diletto Figlio!
Questo spirito di adorazione, da praticare ovunque ed in qualsiasi momento con i voli del cuore dinanzi al Tabernacolo, Padre Pio lo insegnava anche ai suoi figli spirituali. Così scriveva ad Assunta Di Tomaso: «Vola con lo spirito dinanzi al tabernacolo, quando non ci puoi andare col corpo, e là sfoga le ardenti brame e parla e prega ed abbraccia il Diletto delle anime meglio che se ti fosse dato di riceverlo sacramentalmente» (Epistolario III, p. 448). L'incitamento a "volare" con frequenza dinanzi al Tabernacolo, per amare e riparare, è frutto di un preciso lamento fatto dal Signore a Padre Pio, di cui il Santo parla in una lettera del 12 marzo 1913 indirizzata a padre Agostino. Gesù, apparendogli, gli aveva detto: «Con quanta ingratitudine viene ripagato il mio amore dagli uomini Mi rimangono solo di notte, solo di giorno nelle chiese. Non si curano più del sacramento dell'altare; non si parla mai di questo sacramento di amore e anche quelli che ne parlano ahimè! con che indifferenza, con che freddezza. Il mio cuore è dimenticato; nessuno più si cura del mio amore; io son sempre contristato. La mia casa è divenuta per molti un teatro di divertimenti» (Epistolario 7,"p"742). .Padre Pio soffriva immensamente nel vedere l'ingratitudine degli uomini verso Gesù e chiamava tutti i suoi figli alla riparazione delle offese fatte a Gesù Sacramentato, almeno con la preghiera: «Vedete - scriveva - quanti dispregi e quanti sacrilegi si commettono dai figli degli uomini verso l'umanità sacrosanta del suo Figlio nel sacramento dell'Amore? A noi tocca […] difendere l’onore di questo mansuetissimo Agnello, sempre sollecito quando si tratta di patrocinare la causa delle anime, sempre muto allorché trattasi della propria causa».
Si tratta di un invito, dettato da un amore appassionato a Gesù, che ancora oggi Padre Pio fa echeggiare nei cuori di coloro che vogliono vivere secondo i suoi insegnamenti.

Giacinta Cova

1 commento:

  1. http://www.youtube.com/watch?v=D4aT8GRUW-g

    Qualcuno le potrebbe dire come si fa il segno della croce?

    ;-]

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.