ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 23 aprile 2016

Le conseguenze preannunciate dalla Madonna si sono puntualmente avverate

                        
                                LO ZAR
Nel corso della storia Cristo ha avuto un ruolo rilevante anche nelle Chiese scismatiche d’Oriente le quali, pur separate dalla Sede romana per divergenze dogmatiche e disciplinari, hanno conservato nella loro immutabilità i misteri essenziali della Fede. Malgrado le controversie la grande insegna della Croce si è imposta nella religione ortodossa e nella profonda spiritualità del popolo russo. Proprio questo popolo ha trovato nelle opere dei poeti e dei letterati del primo novecento gli ispiratori più accreditati di un cristianesimo che ha perseguito il superamento dell’antagonismo sociale e dell’evoluzione storica del materialismo. Vladimir Solovëv (1853-1900) in particolare con i suoi scritti, oltre a moderare l’intraprendenza ideologica delle generazioni più giovani, ha ricomposto nel messianismo tutti i valori spirituali che portano alla rigenerazione dell’umanità disperata. Ha inneggiato ai valori della Chiesa Cattolica, alle beatitudini del Vangelo, alla rappresentatività romana del Pescatore di anime. Dal suo profondo misticismo è scaturita la libera voce della poesia con il canto di lode alla Vergine e con l’esaltazione della fede degli antichi padri.
Altri scrittori affermeranno la giustizia evangelica col fermento rivoluzionario e con la lotta di classe. Dicevamo che la poesia di Solovëv è mossa dal desiderio di migliorare il mondo ravvisando proprio nella contrapposizione sociale la perdita della coesione morale negli individui. Ha visto, infatti, proprio nel decadimento dei valori l’agonia della società con il numero crescente di delitti e suicidi. Ha difeso il dogma dell’infallibilità del Papa e dell’Immacolata Concezione. Ha considerato il Papato l’unica voce dell’ortodossia, ha commiserato la Chiesa russa per la subordinazione ai poteri dello Stato. La straordinaria personalità di questo scrittore, dalla fede profonda, dalla forte tensione religiosa, dalla decisa attrazione a Roma, ripropone il luminoso spessore dell’anima russa che, malgrado la successione tragica e dolorosa degli eventi politici, è rimasta ancorata a Cristo, all’unità visibile del Corpo Mistico, all’universalità della norma morale. Confluisce nel pensiero cristiano anche la spiritualità di un personaggio oggi ampiamente noto. È raro ma può succedere che tra i potenti della terra ci sia qualcuno che creda e pratichi il cristianesimo. Espressione d’una ferma adesione alla Fede è la testimonianza, incisivamente sottolineata dal giornalista e scrittore Gennaro Sangiuliano, riguardante la personalità dell’uomo più potente del pianeta. Il testo: “Putin, vita di uno Zar” fornisce alcune significative chiarificazioni sulla spiritualità del personaggio. Ne citiamo qualche aspetto comportamentale rilevato dallo scrittore. «Nell’agosto 2001, in compagnia di tutta la famiglia Putin decide di dedicare una settimana a una “vacanza spirituale”, alla visita, cioè, dei quattro luoghi simbolo del cristianesimo russo, situati tutti nel grande Nord del Paese. Comincia con il monastero delle isole Solovki, nel Mar Bianco, luogo che assume anche un ulteriore e importante significato perché in epoca stalinista era stato trasformato nel primo gulag sovietico, poi si reca al monastero Iverskij, tra fitti boschi, attorno al lago Valdai, nella regione di Novgorod. A ogni tappa compie riti del buon ortodosso: bacia, in segno di devozione, le icone con le immagini della Vergine, partecipa attivamente alle messe, si intrattiene con il clero locale. Ma coglie anche l’occasione per tornare a lanciare un messaggio politico: “I russi devono riscoprire l’origine cristiana del Paese, fonte di ispirazione per questo periodo di transizione post-ideologica e di ricerca di nuove basi morali dell’esistenza. La nostra religione è l’essenza delle tradizioni russe, senza connotati sciovinisti”». Nel testo affiorano altre conferme sulla componente morale del personaggio da cui è venuto, in ambito politico, il più incisivo dei segnali: il non ritorno al passato. Pur con il parziale superamento del marxismo Putin ha guidato l’opera di transizione portando l’apparato governativo alla legalità, alla democrazia, alla tutela dei diritti dei cittadini. Malgrado la crisi ucraina, malgrado il rifiuto dell’Europa di perseguire relazioni commerciali con Mosca, il mandato affidato a Putin (in parte concretato con i successi internazionali) è proteso alla ricostruzione sociale e al risveglio della coscienza morale del popolo. La natura del cristianesimo di questo personaggio, comunque, non lo ha messo al riparo da errori anche gravi che, però, non gli hanno impedito di salvare dallo sprofondamento la società russa. Gli va riconosciuto quel minimo di onestà intellettuale che potrebbe tranquillamente indirizzare a tanti suoi colleghi. La chiave di tutto il nostro discorso, tuttavia, si trova nelle vicende riguardanti l’apparizione a Fatima (1917) della Madonna che aveva chiesto la consacrazione della Russia al Suo Cuore. «Dio vuole stabilire al mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato…. Io verrò a chiedere la Consacrazione della Russia al Mio Cuore e la comunione riparatrice dei primi sabati del mese. Se si ascolteranno le mie domande la Russia si convertirà e si avrà la pace altrimenti essa diffonderà i suoi errori nel mondo». In seguito la Madonna apparirà a Lucia (1929) facendole la seguente richiesta: «È venuto il momento in cui Dio chiede al S. Padre di fare, in unione con tutti i vescovi del mondo, la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato». La Madonna chiedeva non solo la consacrazione della Russia ma che la stessa fosse fatta dal Papa in unione con tutti i vescovi del mondo. Questo atto solenne e pubblico non è stato mai fatto da nessun Pontefice. Con la mancata adesione alla volontà di Dio tutte le conseguenze preannunciate dalla Madonna si sono puntualmente avverate. Pio XII consacrò la Russia a Maria ma senza l’unione di tutti i vescovi del mondo e senza l’atto solenne e pubblico di riparazione e consacrazione. Infatti proprio in quella circostanza (1952) Lucia mostrò il suo disappunto: «Sono addolorata che la consacrazione della Russia non sia stata fatta come la Madonna l’aveva chiesta». Nemmeno Wojtyla, che consacrò il mondo e non la Russia a Maria nel 1982, adempì quanto richiesto dalla Madre di Dio. «Sono anziana, ho 75 anni – dirà Lucia nel 1982 – e la consacrazione della Russia come l’ha domandata la Madonna non è stata fatta». Anche nel 1984 il Papa rinnovò la consacrazione spiegando poi a Mons. Cordes (vice presidente del Pontificio Consiglio per i laici) le ragioni per le quali anche in quella circostanza aveva rinunciato a nominare la Russia. «Temeva – riferì Cordes – che le sue parole fossero interpretate come una provocazione dai dirigenti sovietici». Ancora una volta suor Lucia espresse le sue perplessità. «Questa consacrazione non può avere un carattere decisivo» era l’amaro commento della veggente. É nostro dovere precisare come la grave disobbedienza a Dio abbia privato l’umanità delle numerose e preziose grazie. L’allontanamento dai disegni divini, infatti, non ha portato la pace nel mondo promessa con la consacrazione. «Il Santo Padre – diceva la Madonna – mi consacrerà la Russia che si convertirà e sarà dato al mondo un certo tempo di pace. Alla fine il Mio Cuore Immacolato trionferà». Resta da chiedersi se la questione Fatima è chiusa. Un’indicazione precisa del contrario viene dalla posizione netta e inequivocabile della Parola di Dio che dai Papi attende ancora una risposta che confermi l’unione alla Sua Volontà. La consacrazione dovrà portare la conversione della Russia e il ritorno del Patriarcato di Mosca (costituito nel 1589) alla unità con la Sede di Roma, da cui tutte le Chiese dipendenti dal Patriarca di Costantinopoli si erano separate con lo scisma d’Oriente (1054). Dovrà anche portare, lo ribadiamo, un periodo di pace e il trionfo del Cuore Immacolato. Perché questo avvenga sarà necessaria la presenza nella storia futura della Chiesa di un Papa che, in unione con tutti vescovi del mondo, consacri la Russia al Cuore Immacolato di Maria dando testimonianza di fede nella Santità della Chiesa di Roma. Allo stato attuale gli auspici, dai quali attendersi floridi e splendidi risultati, dipendono dai pellegrinaggi di Bergoglio. Va in giro, infatti, a vantare le proprie ragioni non con la Bibbia in mano ma con la carta dei diritti dell’immigrato. Dicevamo che le promesse e le parole della Vergine riguardanti l’Autorità di Dio, non possono essere interpretate arbitrariamente, né possono essere dimenticate o lasciate cadere nel vuoto. Si impone il ritorno al rispetto delle decisioni di Dio per un futuro favorevole al popolo russo dalla cui conversione scaturiranno benefici per il mondo intero. A distanza di un secolo le vicende di Fatima risultano ancor meglio comprensibili per il disgelo ideologico, per la metamorfosi politica e per il ruolo di protagonista che la Russia ricopre sulla scena politica mondiale moderando ed eliminando in futuro l’interferenza tenebrosa dei poteri statunitensi nelle vicissitudini dei popoli. È chiaro che solo dalla consacrazione potrà scaturire la conversione con tutto ciò che essa (come abbiamo visto) favorirà. Torniamo brevemente a ciò che scrive Sangiuliano riguardo a Putin. «Nel 2014 ha voluto che nel Cremlino fosse ospitato il “Forum internazionale delle famiglie numerose” sotto l’egida del Patriarcato accogliendo politici conservatori e rappresentanti di diverse Chiese di ben 45 Paesi. In quegli stessi saloni dove si predicava in epoca sovietica l’ateismo di Stato, si è parlato di salute morale e del ruolo che la famiglia riveste nella società. “Sono convinto che in queste condizioni sia grandemente importante – ha scritto Putin nel saluto indirizzato al Patriarca Kirill – restare fedeli alla tradizione spirituale e agli ideali morali che sono alla base della nostra Patria e della nostra grande storia e cultura». Una simile concezione della salute morale, aggiungiamo noi, non ha nemmeno sfiorato l’atto iniziale e finale dei due Sinodi sulla famiglia, nei quali l’unico punto di riferimento è stato lo strapotere di Bergoglio. Avrà faticato non poco, comunque, per sciogliere l’enigma annunciando, qualche giorno fa, che l’unione tra due persone dello stesso sesso non è equiparabile al matrimonio. La delegazione dei “protestanti”, caduta nello sconforto, si è però rincuorata all’annuncio della comunione ai divorziati. E qui Bergoglio ha superato se stesso sprofondando nel grave e doloroso problema di coscienza tutti quei preti che intendono seguitare a testimoniare la fedeltà alla Parola e agli Atti di Cristo. Siamo solo agli inizi; altri pericoli incombono. I Sacramenti sono stati fondati da Qualcuno che attraverso la Sua Persona li incarna. Essi confermano la Verità e riaffermano i poteri dati agli Apostoli e alla Chiesa. Le ragioni addotte da Cristo sulla loro validità (Sacramenti) resistono al vaglio di presunte logiche che tenderebbero a ribaltare anche i criteri del buon senso con il superamento del celibato e con il sacerdozio alle donne.

di Nicola Di Carlo
http://www.presenzadivina.it/274.pdf

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