ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 24 giugno 2016

Pastor-exit..

Annunciare la Verità sarà ancora possibile? 

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I recenti casi di presunti “reati d’opinione” che hanno colpito il card. Antonio Cañizares Llovera (reo di aver tenuto una predica sulla questione della diffusione dell’ideologia gender nella società) e del sacerdote don Pusceddu (colpevole per aver letto San Paolo durante un’omelia), stanno allarmando molti cristiani (e non solo) su quello che potrebbe accadere se il decreto legge sull’“l’omofobia” dovesse passare nei prossimi mesi. Il problema di riaffermare la dottrina cattolica tutta intera sta diventando (ma in verità è da circa cinquant’anni che lo è) un problema non solo di coscienza, ma addirittura anche penale. Il compito principale dei sacerdoti è quello di curare le anime dei fedeli a loro affidate, indicandogli la strada tracciata da Cristo e mettendoli in guardia dai peccati che portano l’uomo fuori dalla Grazia di Dio
. La Chiesa e i suoi pastori, a partire da Gesù Cristo, portano avanti questa missione, con autorevolezza e spirito di martirio, da più di duemila anni, convinti che la Verità non possa essere nascosta, ma “gridata dai tetti”, a vantaggio della salvezza delle anime. Ciò, dunque, che spinge gli uomini di Chiesa all’evangelizzazione è prima di tutto la cura delle anime dei loro fratelli e la premura che essi possano giungere in Cielo in Comunione con Dio e con tutti i Santi. Questo è avvenuto e avviene nonostante le consuetudini dei popoli siano cambiate, nonostante la percezione che una società ha di certi atteggiamenti sia mutata rispetto al passato. Un peccato, per la dottrina cattolica (e quindi per Dio stesso) è sempre un peccato, indipendentemente dal tempo e dallo spazio in cui è commesso. Se pensiamo a quante società, culture, tradizioni i cattolici hanno incontrato in duemila anni in ogni parte del mondo, dovrebbe far riflettere sulla capacità che ha avuto la Chiesa di rimanere fedele alla sua missione, senza che varietà di “credo” differenti influenzassero e mutassero la propria ed autentica fede. Oggi, di contro, sta avvenendo un tentativo di adattamento ai tempi (imposto dal politicamente corretto) in cui certi peccati, pur essendo peccati, non debbano essere dichiarati tali. Lo si fa per una vaga idea di rispetto e tolleranza. Ma siamo sicuri che sia davvero così? Veramente io rispetto una persona se gli nascondo la sua condotta di vita disordinata che lo allontana da Dio? Nell’anno del Giubileo della Misericordia si è ricordato tante volte che Dio è Misericordia e che, in quanto cristiani, siamo chiamati ad accogliere i nostri fratelli anche quando vivono nel peccato, che non sta a noi giudicarli, testimoniando con la nostra vita l’amore di Dio. Questo, però, può essere fatto solo tenendo bene a mente che la vera carità cristiana passa attraverso autentiche opere. il Papa ha ricordato che “ogni volta che un fedele vivrà” una delle opere di misericordia spirituale o corporale “in prima persona otterrà certamente l’indulgenza giubilare”. E le prime opere di carità spirituale richiamano proprio quell’essere vicini ai peccatori (ma in fondo chi non lo è!) consigliandoli alla luce del Vangelo e della Dottrina e ammonendoli circa la gravità del loro peccato. Solo così possiamo compiere la missione che Gesù stesso ci ha affidato, sapendo che la vera felicità per l’uomo non sta nella soddisfazione delle proprie voglie e dei propri desideri, ma nel servire la volontà del Padre, seguendo l’ordine della natura che Egli ha posto. La recente legge sulle “unioni civili” varata in Italia per le coppie dello stesso sesso, ha aperto la strada, ad esempio, all’idea che la “fedeltà coniugale” non debba essere un obbligo per legge. Non entrando nei meriti giuridici della vicenda, possiamo però ipotizzare che questo vincolo, per lo più morale, possa un domani essere cancellato anche per il matrimonio civile fra persone eterosessuali. Se questo avverrà sarà inevitabile anche il mutamento di percezione della società e della realtà che ogni legge si porta dietro. Si dice infatti che le leggi educano, e forse un domani sarà considerato disdicevole, e magari anche meritorio di denuncia penale, chiunque voglia riaffermare e difendere la fedeltà fra marito e moglie? Sembro esagerato? Forse, anche se io, ultimamente, ho smesso di meravigliarmi dei traguardi “moderni” che l’uomo ogni giorno dice di aver raggiunto.
Matteo Carletti23 giugno 2016


#SUPPORTDONMASSIMILIANOPUSCEDDU

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Sardegna, sacerdoti santi e vescovi apostati.
Chi scrive ha i suoi natali umani e cristiani nella bellissima isola della Sardegna. E in pochi giorni ha provato onore e disgusto allo stesso tempo. Onore perché un sacerdote di Cagliari, don Massimiliano Pusceddu, durante un’omelia, ha rammentato — citando la Lettera ai Romani di San Paolo — che l’omosessualità, anche quando viene esaltata dai potenti che governano il mondo, è peccato impuro contro natura che grida vendetta davanti a Dio e conduce, quando il peccatore non si converte, alla “seconda morte”, quell’anima.
Com’era prevedibile, Don Max (così chiamato da amici e figli spirituali) è stato messo alla gogna mediatica dalle lobby LGBT e da quelle anticattoliche.
Ciò che ha creato, in chi scrive e non solo, un profondo disgusto è il fatto chel’arcivescovo di Cagliari, mons. Arrigo Miglio, non abbia difeso il suo sacerdote — e dunque la Dottrina della Chiesa e la legge naturale — ma lo abbia addirittura censurato, costretto al silenzio. Infatti, nel canale Youtube di don Max sono stati rimossi tutte i video con le sue bellissime omelie. Non soddisfatto, Miglio ha persino chiesto scusa a quelli che si sono sentiti offesi dalle parole di Don Max, il quale — ribadiamo — citava la Sacra Scrittura.
Le motivazioni della decisione di mons. Miglio? A nostro modesto parere sono due. La prima perché, è simile a Don Abbondio: un vile, incapace di dire la verità e di difendere chi ha subito un’ingiustizia dal potente di turno. La seconda perché è afflitto dacardinalite: vuole farsi notare disperatamente dall’Imperatore — come già ci provò durante la visita pastorale del settembre 2013 — affinché gli conceda la berretta cardinalizia.
Da quando, infatti, papa Francesco ha creati cardinali tre “signori nessuno” (Bassetti di Perugia, Menichelli di Ancona-Osimo e Montenegro di Agrigento), le cui diocesi non sono mai state “sedi cardinalizie”, moltissimi vescovi italiani stanno facendo a gara, con iniziative e uscite discutibili e assurde, per compiacere l’Imperatore, al fine di fare “carriera” e ricevere la berretta rossa.
Lasciamo i cattivi pastori — mercenari che lasciano il gregge in balia dei lupi — a Dio, alla Sua misericordia e alla Sua giustizia.
Noi stiamo con Don Massimiliano Pusceddu.
Noi stiamo con l’Apostolo San Paolo.
Noi stiamo con la Verità.
Noi stiamo con Gesù Cristo e la sua Chiesa.
https://lecronachedibabele.wordpress.com/2016/06/24/supportdonmassimilianopusceddu/#more-111
I 7 vantaggi della tonaca
di Don Jaime Tovar Patrón



Articolo pubblicato sul sito Aleteia

Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti


Il sacerdote spagnolo Jaime Tovar Patrón è stato colonnello cappellano e ha compiuto importanti missioni nel Vicariato  Castrense. Grande oratore, è stato anche storico del sacerdozio castrense e ha scritto il libro Los Curas de la Cruzada, sui sacerdoti che hanno rischiato eroicamente la propria vita per portare avanti la loro opera pastorale durante la Guerra Civile spagnola, iniziata nel 1936. Sacerdoti, religiosi e religiose furono tra le vittime preferite di questo capitolo sanguinoso della storia della Chiesa in Spagna. Padre Jaime è morto nel gennaio 2004.

Nel testo che riportiamo, ricorda l’importanza dell’“uniforme sacerdotale”, la tonaca o abito talare, il cui impatto sulla società è così grande che molti regimi anticristiani l’hanno proibita espressamente. L’uso della tonaca, tradizione antichissima, è stato dimenticato e perfino disprezzato negli ultimi decenni, ma ciò non vuol dire che la tonaca abbia perso la sua forza come testimonianza di consacrazione e appartenenza a Dio e non al mondo.

1 – Promemoria costante del sacerdote

Sicuramente una volta ricevuto l’Ordine sacerdotale non si dimentica facilmente, ma un promemoria non fa mai male: qualcosa di visibile, un simbolo costante, una sveglia silenziosa, un segnale o una bandiera. Chi va vestito in modo secolare è uno tra i tanti, chi indossa la tonaca no. È un sacerdote ed è lui la prima persona a rendersene conto. Non può rimanere neutrale, l’abito lo denuncia. O diventa un martire o un traditore, se se ne presenta l’occasione. Quello che non può fare è restare nell’anonimato, come una persona qualunque. Non c’è impegno quando a livello esteriore nulla dice cosa si è. Quando si disprezza l’uniforme, si disprezza la categoria o la classe che questa rappresenta.

2 – Presenza del soprannaturale nel mondo

È indubbio che siamo circondati da simboli: segnali, bandiere, insegne, uniformi… Uno di quelli che hanno più influenza è l’uniforme. Un poliziotto, un vigile, deve agire, fermare, fare multe, ecc. La sua mera presenza influisce sugli altri: conforta, dà sicurezza, irrita o innervosisce, in base alle intenzioni e alla condotta dei cittadini. Una tonaca suscita sempre qualcosa in chi circonda la persona che la porta. Risveglia il senso del soprannaturale.

Non serve predicare, e neanche aprir bocca. Incoraggia chi è in buoni rapporti con Dio, avvisa chi ha la coscienza pesante, fa pentire chi vive lontano da Dio. I rapporti dell’anima con Dio non sono riservati al tempio. Moltissima gente non va in chiesa. Quale modo migliore per portare il messaggio di Cristo a queste persone di un sacerdote consacrato che indossa la sua tonaca? I fedeli lamentano la desacralizzazione e i suoi effetti devastanti. I modernisti criticano il presunto trionfalismo, eliminano gli abiti, respingono le tradizioni e poi si lamentano dei seminari vuoti e della mancanza di vocazioni. Spengono il fuoco e poi si lamentano del freddo. Non c’è dubbio: togliere la tonaca porta alla desacralizzazione.

3 – Grande utilità per i fedeli

Il sacerdote è tale non solo quando è in chiesa ad amministrare i sacramenti, ma 24 al giorno. Il sacerdozio non è una professione, con un orario stabilito; è una vita, una donazione totale e senza riserve a Dio. Il popolo di Dio ha diritto all’aiuto del sacerdote. Ciò è più facile se si può riconoscere il sacerdote tra le altre persone, se questi porta un segno esteriore. Chi desidera lavorare come sacerdote di Cristo deve poter essere identificato come tale a beneficio dei fedeli e per svolgere meglio la sua missione.

4 – Serve a preservare da molti pericoli

Quante cose farebbero chierici e religiosi se non avessero l’abito! Questa avvertenza, che era solamente teorica quando scriveva padre Eduardo F. Regatillo, S.I., è oggi una terribile realtà. Prima sono state cose di poco conto: entrare nei bar, nei luoghi ricreativi, divertirsi, convivere con i secolari, ma a poco a poco si è passati a cose più importanti.

I modernisti vogliono farci credere che la tonaca sia un ostacolo all’ingresso del messaggio di Cristo nel mondo, ma sopprimendola scompaiono le credenziali e il messaggio stesso. In questo modo, molti già pensano che la prima cosa che si debba salvare sia il sacerdote stesso che si è spogliato della tonaca presumibilmente per salvare gli altri. Si deve riconoscere che la tonaca rafforza la vocazione e diminuisce le occasioni di peccato per chi la indossa e per chi lo circonda. Delle migliaia di uomini che hanno abbandonato il sacerdozio dopo il Concilio Vaticano II, praticamente nessuno ha lasciato la tonaca il giorno prima di andarsene; lo avevano fatto molto prima.

5 – Aiuto disinteressato agli altri

Il popolo cristiano vede nel sacerdote l’uomo di Dio, che non cerca il suo bene personale, ma quello dei suoi parrocchiani. Il popolo spalanca le porte del cuore per ascoltare il sacerdote, che è lo stesso per il povero e per il potente. Le porte, per quanto alte possano essere, si aprono davanti alle tonache e agli abiti religiosi. Chi nega a una suora il pane che chiede per i suoi poveri o i suoi anziani? Tutto questo è tradizionalmente legato ad alcuni abiti. Il prestigio della tonaca si è accumulato con tempo, sacrifici e abnegazione. E ora ci si libera della tonaca come se si trattasse di una seccatura?

6 – Impone moderazione nel vestire

La Chiesa ha sempre preservato i suoi sacerdoti dal vizio di sembrare più di ciò che si è e dall’ostentazione dando loro un abito semplice che non lascia spazio al lusso. La tonaca è tutta d’un pezzo (dal collo ai piedi), di un solo colore (nero) e con una sola forma (sacco). Gli ornamenti vengono riservati al tempio, perché non adornano la persona ma il ministro di Dio perché sottolinei le cerimonie sacre della Chiesa. Vestendosi in modo secolare, la vanità può influenzare il sacerdote come qualsiasi mortale: le marche, la qualità della stoffa, i colori… Collocandosi al livello del mondo, la persona sarà alla mercè dei suoi gusti e dei suoi capricci. Bisognerà procedere in base alla moda, e la voce del sacerdote non si udirà più come quella del profeta che gridava nel deserto vestito di peli di cammello.

7 – Esempio di obbedienza allo spirito e alla legislazione

Come qualcuno che prende parte al Santo Sacerdozio di Cristo, il sacerdote dev’essere un esempio dell’umiltà, dell’obbedienza e dell’abnegazione del Salvatore. La tonaca lo aiuta a mettere in pratica la povertà, l’umiltà nel vestire, l’obbedienza alla disciplina della Chiesa e il disprezzo delle cose del mondo. Indossando la tonaca, il sacerdote dimenticherà difficilmente il suo ruolo importante e la sua missione sacra, e non confonderà il suo abito e la sua vita con quelli del mondo.

A questi sette vantaggi della tonaca potranno aggiungersene altri che vi verranno in mente, ma qualunque essi siano la tonaca sarà sempre il simbolo inconfondibile del sacerdozio, perché la Chiesa, nella sua immensa saggezza, ha disposto così, e ciò ha dato frutti meravigliosi nel corso dei secoli.




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I lupi in veste di pecore

Ammonimenti di Gesù sui falsi profeti e spiegazioni di chi siano realmente. L'importanza di conoscere e amare la Legge di Dio. Mercoledì 22 Giugno 2016

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