ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 12 luglio 2016

La Chiesa mamma ?

Paloma Garcia Ovejero, chi è e cosa pensa la vice di Greg Burke alla Sala stampa vaticana




Sarà la prima donna a ricoprire un incarico di vertice all’interno Sala Stampa Vaticana. Paloma García Ovejero sarà la vice di Greg Burke, l’americano di 56 anni – membro dell’Opus Dei e attuale vice direttore della Sala Stampa Vaticana – chiamato a sostituire Padre Federico Lombardi: l’uomo che negli ultimi dieci anni ha accompagnato Benedetto XVIprima e Jorge Bergoglio dopo, il prossimo primo agosto lascerà il suo incarico per dedicarsi alla Congregazione della Compagnia di Gesù di cui fa parte.

UNA SPAGNOLA ALLA SALA STAMPA VATICANA

Una spagnola ai vertici della Sala Stampa Vaticana, a conferma che, con il pontificato del primo pontefice sudamericano della storia, lo sguardo della Chiesa è sempre più rivolto oltreoceano e all’America Latina in particolare (ad esempio lo sostiene Rocco Buttiglione in questa intervista a Formiche.net). Garcia Ovejero è nata, infatti, a Madrid il 12 agosto del 1975: Monsignor Dario Viganò, il Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, ha proposto il suo nome direttamente al Santo Padre. Laureata in giornalismo all’Università Complutense di Madrid nel 1998, Garcia Ovejero ha poi ottenuto un master nel 2001 in Studi Baschi presso la Uned – l’università telematica spagnola – e una specializzazione in Management Strategies and Communication alla New York University nel 2006.

IL LAVORO DA GIORNALISTA

Nel frattempo però – mentre proseguiva negli studi – cominciava anche a lavorare come giornalista. Dal suo curriculum vitae (consultabile sul social network “professionale” Linkedin) può essere ricostruita la sua carriera: inizia nel 1998 come redattrice e conduttrice per la radio spagnola Cadena Cope di proprietà della Conferenza Episcopale Spagnola. Un ruolo che ricopre ininterrottamente fino al 2010, quando – per quasi due anni – si occupa dei rapporti con la stampa in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid dell’agosto 2011. Quindi il rientro in radio e la nomina dal settembre del 2012 a corrispondente per l’Italia e per la Città del Vaticano. Oltre allo spagnolo, Garcia Ovejero parla anche l’inglese, l’italiano e il cinese.

ESSERE VATICANISTI 

Abbastanza frequenti le sue apparizioni in televisione, durante le quali si è anche interrogata sulla professione di giornalista e su quali siano gli elementi e le caratteristiche di cui devono essere in possesso i vaticanisti. In questa intervista – rilanciata da Repubblica Tv – Garcia Ovejero afferma che “bisogna conoscere molto bene la Chiesa Cattolica per poterne parlare” in modo professionale. “Soprattutto” – aggiunge – “è necessario rispettare la professione e non cadere nella propaganda o nell’autodifesa“.

GARCIA OVEJERO A ROMA

Nel 2014 Garcia Ovejero è intervenuta all’evento conclusivo del premio Giuseppe De Carli, istituito in onore di uno dei decani dei vaticanisti italiani – fondatore e primo capo di Rai Vaticano – scomparso nel luglio 2010 a 58 anni. In quell’occasione il nuovo vice direttore della Sala Stampa Vaticana fu chiamata a parlare del tema: “Comunicare il Vaticano al di fuori dell’Italia: alcune esperienze. Una tavola rotonda alla quale parteciparono anche il Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione monsignor Rino Fisichella e l’esperto di Vaticano del Corriere della Sera Gian Guido Vecchi.

LA FAMIGLIA SECONDO GARCIA OVEJERO
Lo scorso ottobre, intervistata a Tv2000, la televisione della Conferenza Episcopale Italiana, commentando l’esito del Sinodo sulla Famiglia (la relazione finale è consultabile per intero a questo link), il nuovo vice direttore della Sala Stampa Vaticana ha sottolineato la volontà del Santo Padre di essere inclusivo e di rivolgersi non solo ai cattolici praticanti: “Parla alle famiglie dei fedeli ma non esclude nessuno: ad esempio c’è una parte della relazione che si rivolge a chi non si è sposato“. “Al termine del Sinodo il voto è stato segreto ma c’è stata comunque l’unanimità assoluta. Vuol dire che la Chiesa non era così divisa com’è stata descritta“, ha aggiunto. A conclusione della conversazione – alla domanda su quale fosse il messaggio di fondo arrivato dal Sinodo sulla Famiglia – Garcia Ovejero ha risposto così:  “Né lassisti né rigoristi, ha vinto la Chiesa mamma. Dio ci vuole a tutti, cattivi e buoni. Cristo è venuto per dire io: <Vi amo>. Pertanto, la Chiesa deve dire: <Siamo qui per amarti>. Questo è il messaggio fondamentale del Sinodo: “Se Dio è amore, la Chiesa non può fare altro che la mamma“.




http://formiche.net/2016/07/12/paloma-garcia-sala-stampa-vaticana/ 


Papa Francesco, Greg Burke e gli americani in Vaticano

L'articolo di Maria Antonietta Calabrò
“Nominando Greg Burke come suo nuovo portavoce, Papa Francesco mette a segno un tiro da tre. Perché ha fatto cadere l’impressione di essere antiamericano, ha mostrato che la competenza è importante e ha mostrato apertura verso i gruppi visti come conservatori. In più ha nominato una donna come vice”. Il giudizio del vaticanista americano John Allen non si può non condividere. Ma la valutazione della “rivoluzione” nella Sala Stampa vaticana va inquadrata in un più generale riassetto degli equilibri vaticani, avvenuto negli ultimi nove mesi. Cade, e forse non casualmente, a pochi giorni dalla conclusione del processo sulla divulgazione di documenti riservati del Vaticano (Vatileaks2), e dopo mesi in cui – in parte come conseguenza di Vatileaks2 –  si è assistito a un significativo riassetto delle posizioni di vertice della Santa Sede, fino al nuovo Motu proprio sui “Beni temporali” che ha drasticamente ridotto i poteri del cardinale George Pell, trasformandolo da zar delle finanze a ministro senza portafoglio.
Sono stati questi i mesi in cui si è registrato un significativo “ritorno degli italiani”, dopo il grande gelo seguito al Vatileaks1, alla rinuncia di Benedetto XVI e alla nomina di Francesco. A partire da marzo scorso, tre su quattro posizioni apicali della Segreteria di Stato sono diventati appannaggio degli italiani: il Segretario di Stato Pietro Parolin, il Sostituto Angelo Becciu, di fresco riconfermato per cinque anni insieme al Comandante della gendarmeriaDomenico Giani, e l’Assessore Paolo Borgia. Il quarto è l’inglese Paul Richard Gallagher.
Ciò è avvenuto dopo che gli americani hanno perso il loro guy-to go, l’assessore Peter Brian Wells (nominato nunzio in Sudafrica e in altri paesi dell’Africa australe, posizione non di primissimo piano, visto che le voci di palazzo sostenevano che sarebbe dovuto andare in Messico). Da marzo gli americani non avevano più nessuno al vertice della Chiesa cattolica. Non accadeva dal 2006. Dopo essere stati i grandi elettori di Bergoglio e aver puntato su Pell come ariete di sfondamento contro la vecchia segreteria di Stato bertoniana e la loro gestione finanziaria. Insomma, è sembrato proprio che si sia rotto il feeling tra Bergoglio e gli “americani”. Non il popolo americano, ma gli alti prelati e la stessa conferenza episcopale statunitense, complessivamente attestata su posizioni dottrinali distanti da Papa Francesco.
In questo generale riassetto ha giocato un ruolo importante anche la vicenda di Vatileaks2, con la pubblicazione dei due libri di Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi. ll cardinale Pell, ad agosto del 2015, in occasione del Meeting di Rimini, cioè qualche mese prima dell’uscita dei due libri (5 novembre 2015), aveva annunciato che “i prossimi scandali” sarebbero stati ” finanziari”. L’influenza del cardinale australiano è stata fortemente limitata, inoltre, dopo la battaglia persa per imporre la società americana Price Waterhouse and Coopers come revisore de facto di tutte le finanze del Vaticano (5 dicembre 2015), “scavalcando” le competenze del Revisore generale, Libero Milone (il cui computer è stato hackerato nel settembre 2015 e le indagini su questo fatto hanno dato inizio a quelle su monsignorVallejo e sulla fuga di notizie).

Questo quadro – che naturalmente si fa più complicato tenendo un occhio sugli sviluppi della prossima campagna elettorale presidenziale negli Stati Uniti – fa valutare appieno il peso della nomina di un americano come Portavoce del Papa, cioè l’uomo che dal 1 agosto sarà nella posizione vaticana più visibile al mondo, dopo quella del Papa stesso.


Corriere della Sera
(Gian Guido Vecchi) Nelle facoltà di comunicazione è già oggetto di studio la conferenza stampa memorabile dell' 11 febbraio 2013, un Papa che si era appena dimesso, i media della Terra nel panico e padre Federico Lombardi, al solito imperturbabile («bene, vedo che ci siamo tutti») che in diretta col pianeta spiegava tranquillo la faccenda come fosse la cosa più normale del mondo, tutto sotto controllo, fino a coniare lucidamente la definizione che anni dopo lo stesso Francesco avrebbe fatto propria, «è stato un grande atto di governo della Chiesa».Con la «rinuncia» di padre Lombardi, dopo dieci anni da portavoce della Santa Sede, finisce un' epoca. E se il nuovo direttore, l' americano Greg Burke, faceva già parte dello «staff» (era il vice di Lombardi), la nomina a vicedirettrice di Paloma García Ovejero, quarantenne madrilena, la prima donna ai vertici della sala stampa vaticana, mostra tutta la portata della riforma voluta da Francesco con la nascita, il 27 giugno 2015, della Segreteria per la Comunicazione. La scelta è coerente con la volontà di Francesco di far crescere la presenza femminile in posti di responsabilità nella Chiesa e in fondo «è normale», sorride lei, pur «sorpresa» della nomina: «Nel Vangelo sono le donne a vedere e annunciare per prime la Resurrezione, no?». Ma non si tratta solo di questo. La riforma impostata da monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto per la Comunicazione, porta all'«accorpamento» di tutti i media vaticani - radio, giornale, tv, internet, la stessa sala stampa - che ora fanno direttamente capo alla nuova Segreteria. Così il Papa ha scelto ai vertici della sala stampa due giornalisti con esperienza in tutti i media (carta stampata, tv, radio, Web), a lungo corrispondenti dal Vaticano per le loro testate: le loro lingue madri sono le più diffuse, inglese e spagnolo. «Non è che il Papa abbia "scelto una donna": ha scelto un uomo e una donna, due giornalisti. Per me è un servizio, cambia la missione ma resto una giornalista», dice Paloma Ovejero, che dal 2012 è stata corrispondente della Radio Cope dei vescovi spagnoli. Greg Burke, 56 anni, a lungo corrispondente di Time e Fox News (nel 1998 pubblicò un libro con l' amico Carlo Ancelotti: « Parma: a Year in Serie A »), è «numerario» dell' Opus Dei come Navarro-Valls, portavoce di Wojtyla, e fu nominato «advisor» per la comunicazione nella Segreteria di Stato nel pieno della bufera del primo Vatileaks, prima di affiancare padre Lombardi a fine 2015. «La parola chiave è international », spiega: la sala stampa si dà un profilo sempre più internazionale. Padre Lombardi resterà fino al 5 agosto e a fine luglio seguirà anche il viaggio di Francesco alla Gmg di Cracovia. Non lascerà il Vaticano. Dopo l' estate, del resto, sarà impegnato nella Congregazione generale della Compagnia di Gesù - è uno dei quattro «assistenti» del padre generale - che dal 2 ottobre si riunirà per eleggere il trentesimo successore di Sant' Ignazio di Loyola.

http://ilsismografo.blogspot.it/2016/07/vaticano-un-segno-del-nuovo-ruolo.html#more
Il Foglio
(Matteo Matzuzzi) Roma. Greg Burke, cinquantasei anni da Saint Louis (Missouri), è il nuovo direttore della Sala stampa vaticana. A partire dal prossimo 1° agosto prenderà il posto di padre Federico Lombardi S.I., che dopo dieci anni esatti lascia l' incarico che gli aveva affidato Benedetto XVI. Dopo l' èra di Joaquín Navarro-Valls, tocca di nuovo a un laico numerario dell' Opus Dei fare da tramite tra la Santa Sede e i giornalisti. Burke il Vaticano lo conosce bene: dal 2001 al 2012 è stato corrispondente da Roma per Fox News. Quattro anni fa, nel pieno di Vati leaks, con la corrispondenza privata papale finita un po' negli scatoloni di maggiordomi infedeli e un po' sui giornali, veniva nominato consulente per la comunicazione della Segreteria di stato. Incarico mantenuto fino allo scorso febbraio, quando fu promosso a vicedirettore di Lombardi. Il curriculum è quello di un giornalista che oltre a un libro scritto nel 1997 con Carlo Ance lotti ("Parma: A Year in Serie A"), può vantare esperienze da freelance all' agenzia Reuters, al conservatore National Catholic Register e lunghi anni a Time, dalle cui colonne avrebbe pure raccontato ai lettori americani cos' è il Foglio: "Che giornali leggono gli italiani?", gli chiesero quindici anni fa. "Chiamai diversa gente. E andai anche in giro. Le risposte erano sempre le stesse: il Corriere e il Foglio. Il Sole e il Foglio. La Repubblica e il Foglio. E così - disse conversando con questo giornale - scrissi la verità sul vostro big little newspaper, definendolo uno dei più influenti giornali della penisola". Burke, studi liceali dai gesuiti e laurea alla Columbia University di New York, dopo l' 11 settembre alterna la permanenza a Roma con i frequenti viaggi nei teatri di guerra, in Asia. Le foto lo ritraggono accanto a soldati in mimetica, lui con il giubbotto antiproiettile. Più tardi - era il 2006 - realizzerà per Fox alcuni speciali sui cristiani in medio oriente. Con il fiuto del giornalista che dopo il barbarico exploit qaidista e l' uso della religione come strumento per espandere l' orda terroristica capisce che il mondo è in preda a un drammatico sconvolgimento, per i suoi reportage sceglie l' Egitto, la Turchia, Betlemme e il Libano. E proprio qui sarà sorpreso dalla guerra con Israele. Suo malgrado, si reinventerà inviato di guerra per la tv di Rupert Murdoch. Di certo, il suo profilo è assai più "imponente" rispetto a quello del prudente Lombardi - uomo dalla "pazienza sconfinata", ha riconosciuto il successore - che come pochi altri conosceva i meandri e gli equilibri della comunicazione vaticana anche nei momenti più drammatici, come Vatileaks e la revoca della scomunica ai vescovi della Fraternità sacerdotale San Pio X (i lefebvriani), tra cui figurava anche Richard Williamson, celebre per aver negato l' esistenza delle camere a gas. Fino alla "prima" storica della rinuncia di un Papa al Soglio di Pietro, con ore di briefing e asciutte risposte ai reporter di mez zo mondo che gli domandavano di tutto, perfino il segreto menù della prima colazione di Benedetto XVI - "penso latte e biscotti, ma bisognerebbe chiederlo a lui", disse serissimo Lombardi - e il colore delle scarpe non più rosse che avrebbe calzato una volta terminato il pontificato. Accanto a Burke ci sarà la giornalista spagnola Paloma García Ovejero, dal settembre del 2012 corrispondente per l' Italia e per la Città del Vaticano di Radio Cope. Quarantun anni da compiere il prossimo agosto, è specializzata in Management Strategies and Communication a New York. Particolare non da poco, dato lo sguardo geopolitico del presente pontificato, conosce il cinese. Le due nomine rappresentano un ulteriore passo avanti nella riorganizzazione dei media d' oltretevere, opera iniziata un anno fa con la nomina di monsignor Dario Edoardo Viganò a prefetto della Segreteria per le comunicazioni, organismo creato ex novo per rimettere ordine nella complessa e articolata struttura dei mezzi di comunicazione vaticani. Lo scorso febbraio, Lombardi aveva lasciato l' incarico di direttore generale di Radio Vaticana, prossima all' accorpamento con il Centro televisivo vaticano, come anticipato nei mesi scorsi. E proprio a Radio Vaticana Greg Burke ha rilasciato le prime parole da direttore della Sala stampa in pectore: "Sono molto entusiasta, direi excited in inglese. Allo stesso tempo, però, devo dire che non nascondo anche un po' di paura. Una cosa è fare il giornalista, e questo mi è piaciuto molto in questi anni, ma questo lavoro qui mi sembra una cosa ben più complicata".

http://ilsismografo.blogspot.it/2016/07/vaticano-greg-burke-dai-reportage-sui.html


Il Fatto Quotidiano
(Carlo Tecce) Padre Federico Lombardi lascia la direzione della Sala Stampa della Santa Sede: "Ma non andrò in ritiro, vivrò sempre a Roma". Non vado in pensione, per un sacerdote è una scadenza inesistente. Io rimango in servizio per la Chiesa". Federico Lombardi, chiamato padre Lombardi, piemontese di Saluzzo, gesuita classe '42, comunicatore con laurea in Matematica, voce e volto dinanzi ai taccuini di Joseph Ratzinger e Jorge Mario Bergoglio, studi in teologia a Francoforte, viaggi in bicicletta per l' Europa con tenda, formaggio e pomodori nel portapacchi (citazione), nipote di un giurista (zio), di un senatore (nonno) e di un predicatore (zio), fra venti giorni lascia la direzione della Sala stampa vaticana dopo dieci anni. È prematuro accogliere la malinconia: "Ancora non ho capito di preciso cosa mi mancherà. Per un tempo lungo ho ricevuto il privilegio di seguire da vicino i pontificati di Francesco e Benedetto: è l' aspetto più gratificante di un' esperienza intensa. E poi aggiungo - adesso mi permetto una carineria - pure il rapporto dialettico con i giornalisti mi ha appassionato". Il momento non s' è palesato di sorpresa: "Me l' aspettavo, è normale. In un incontro con papa Francesco, di recente, ne abbiamo parlato con serenità. Mi fa piacere che il compito sia affidato a Greg Burke e Garcia Ovejero, professionisti di indubbie qualità". Padre Lombardi è pragmatico e riservato. Ha un carattere bonario che avvolge la rigidità di un funzionario di estrema cultura. Forse preferisce dire una parola in meno, anziché una parola di troppo: "Il mio ruolo ha regole chiare. Quello che ho appreso, e spero di aver colto in profondità e diffuso all' esterno, è il messaggio papale". Il significato di un pontificato. Per Bergoglio: "Il senso è la Chiesa in cammino. Il termine è il "discernimento", l' attitudine a valutare e distinguere per risolvere le questioni più delicate della vita e del mondo. Ogni scelta di Francesco rafforza il concetto di Chiesa in cammino, cioè non chiusa, ferma, sorda". L' eredità di Ratzinger: "Ha saputo raggiungere la sintesi fra scienza e spirito, fra il maestro di teologia e l' uomo di fede. Ha insegnato tanto, e sono felice che sia riuscito a concludere la meravigliosa opera su Gesù". Padre Lombardi ha informato, rettificato, smentito e affrontato periodi diversi con tensioni diverse e - ora che una stagione è finita - può ammettere: "Ho sofferto per gli abusi sessuali che hanno ferito la Chiesa, mi riferisco agli episodi di pedofilia negli Stati Uniti, in Germania e in Irlanda. Queste sono pagine terribili per la Chiesa. Ho tentato di assicurare la massima trasparenza, la correttezza e la volontà di cambiamento. Mi sentivo coinvolto, soprattutto dal punto di vista emotivo. Per un sacerdote non è semplice seguire vicende simili e confrontarsi con i media". Vatileaks con il maggiordomo, le dimissioni di Ratzinger, la replica di Vatileaks, una coppia di libri sul banco degli imputati, gli scandali finanziari, le riforme di Francesco, le tensioni curiali: "Ho patito anche per gli scandali economici, fanno malissimo al Vaticano. I peccati della Chiesa feriscono". Cosa farà domani, padre Lombardi? "Guardi che ho ancora venti giorni e il viaggio in Polonia. Non andrò in ritiro, in Piemonte o altrove. Resterò a Roma e, lo scriva bene, non mi tratti da pensionato".

http://ilsismografo.blogspot.it/2016/07/vaticano-non-sono-pensionato.html#more

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