La notizia è vecchia – del 25 luglio 2014 -, ma mantiene la sua attualità perché aiuta a comprendere con quale “capo” hanno a che fare i fedeli cattolici.
Nulla da eccepire circa la commovente umanità di questo vescovo di Roma, ma tanto da riflettere sulla pateticità di un uomo che non riesce a capire qual è la funzione che è stato chiamato a ricoprire.
Ratzinger dimostrò più realismo nel fuggire davanti ai lupi per la sua intrinseca debolezza umana che lo portava a non saper affrontare la dura prova della lotta fino al martirio, se necessario. Bergoglio invece dimostra di non avere il minimo senso della realtà, vivendo la sua condizione di “papa” come se si trattasse di qualcosa di ordinario e di nessun significato. Quello che ci si chiede è se egli abbia coscienza di questo o se si muove con una leggerezza e un’incoscienza che comunque non risolvono la sua responsabilità.
Anche un semplice uomo della strada mantiene, in genere, una certa attenzione per le situazioni in cui si viene a trovare, così che se non se la sente di assumersi la responsabilità degli atteggiamenti richiesti dal caso, piuttosto fugge tali situazioni e si accontenta della sua limitatezza. Ma se tale uomo invece ha la presunzione di imporre la sua limitatezza a scapito delle situazioni, ecco che allora le vive con un certo compiacimento per la provocazione.
Mi avete messo qui? Ora zitti e prendetemi per quello che sono! Sembra gridare questo inedito personaggio. Fino a convincersi che sia stato chiamato ad occupare quel posto proprio per la sua natura inadeguata e perfino conflittuale con esso.
Così eccolo presentarsi alla mensa e recitare la parte dell’uomo qualunque, ben sapendo che tutti lo guarderanno come “il papa” e ne trarranno la conclusione che “il papa”, in fondo, è uno qualunque, che fa “il papa”, certo, ma che lo fa come potrebbe farlo qualunque altro commensale lì presente.
Compiacimento nel ridurre a niente la figura del “papa” e nel demolire in un mare di banalità la funzione di “Vicario di Cristo”. Lavoro fatto in piena consapevolezza e col preciso intento di far capire al mondo intero che a Roma non c’è più alcun “papa”, alcuna autorità spirituale, alcun riferimento morale, se non un qualunque divo del momento che si mette in posa per dare sfogo alla sua vanagloria… come riporta l’articolo di lode pubblicato da L’Osservatore Romano del 25 luglio 2014:
“Alla fine del pranzo, verso le 12.50, il Pontefice si è alzato da tavola e con alcuni operai ha posato per la classica foto ricordo in un clima di grande familiarità. Infine, prima del congedo, ancora uno scatto con il gruppo del personale della mensa sulla soglia d’ingresso.”
di Belvecchio
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