ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 1 luglio 2016

"Quantum mutatus ab illo!"

Quando Bergoglio diceva no all'intercomunione tra protestanti e cattolici

luterani
Dal cantone svizzero di San Gallo, un lettore ci fa notare che un paio d'anni fa papa Francesco non faceva affatto presagire quel via libera all'intercomunione tra cattolici e protestanti che invece oggi sembra consentire senza più remore:
Il 1 dicembre del 2014, infatti, ricevendo i vescovi della Svizzera in visita "ad limina", Francesco li ammonì così, a proposito dei rapporti ecumenici e in particolare dell'intercomunione tra cattolici e protestanti:
"Dobbiamo fare attenzione a permettere ai fedeli di tutte le confessioni cristiane di vivere la loro fede in maniera inequivocabile e libera da confusione, e senza ritoccare cancellando le differenze a scapito della verità. Quando, per esempio, con il pretesto di un certo andarsi incontro, dobbiamo nascondere la nostra fede eucaristica, non prendiamo sufficientemente sul serio né il nostro patrimonio, né quello del nostro interlocutore".

"Quantum mutatus ab illo!", verrebbe da esclamare al vedere l'enorme distanza tra il Bergoglio intransigente di due anni fa e quello ultracedevole di oggi. A patto però di trascurare ciò che invece è ormai manifesto a qualsiasi osservatore attento: che cioè questo pontificato ha fatto della mimesi una sua virtù cardinale.
Come per la comunione ai divorziati risposati, anche per l'intercomunione ecumenica papa Francesco procede con continui "stop and go". Dice, disdice, contraddice e poi ancora ridice. Ma proprio grazie a questo gioco dialettico porta ogni volta la Chiesa più avanti nella direzione voluta da lui.
A leggerlo tutto, appare evidente che il discorso del 1 dicembre 2014 ai vescovi svizzeri non era farina del sacco del papa ma un prodotto d'ufficio, con minimi ritocchi suoi personali, ad esempio dove sollecitava i pastori a "pascere il gregge camminando, secondo le circostanze, davanti, in mezzo o dietro", oppure dove invitava la Chiesa a non ridursi "solo a una bella organizzazione, un’altra Ong".
Ma il Bergoglio autentico non è quello che stancamente dà lettura di questi discorsi di routine, che oggi preferisce sempre più consegnare agli astanti, senza nemmeno più leggerli. È invece quello che parla a braccio, in apparente disordine, ma in realtà dispiegando un'oratoria estremamente sofisticata, da perfetto gesuita del secolo di Pascal.
Come quella ormai divenuta celebre, di sofisticazione forse ineguagliata, da lui usata il 15 novembre 2015 nella Christuskirche luterana di Roma, per dare il via libera, appunto, alla comunione dei protestanti nella messa cattolica, incurante della profondissima distanza che intercorre tra la concezione cattolica dell'eucaristia e quella dei seguaci di Lutero, perché, parole sue, "la vita è più grande delle spiegazioni e interpretazioni".

Settimo Cielo di Sandro Magister 01 lughttp://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/07/01/quando-bergoglio-diceva-no-allintercomunione-tra-protestanti-e-cattolici/

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