ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 13 luglio 2016

Sorridere in questa valle di lacrime


OMISSIS. Sorridiamo un po’, con un interessante indovinello

Mercoledì 13 luglio 2016.
È pervenuta in Redazione:

Gentile dottor Gnocchi,
ho trovato molto gustoso il numero della rubrica in cui usava il termine OMISSIS al posto del nome di Bergoglio. Ho notato che molti stanno seguendo l’esempio con un effetto divertente. Ogni tanto bisognerà pur sorridere in questa valle di lacrime, senza contare che l’umorismo può fare più di molti trattati… Le chiedo quindi di dare nuovo impulso all’iniziativa. Non so come, però mi fido di lei e la ringrazio in anticipo.
Giuseppe Previtali

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Caro Giuseppe,
ho scelto di rispondere alla sua lettera perché anch’io penso che il sorriso e l’umorismo possono arrivare al bersaglio con una tempestività e un’efficacia che tante seriose riflessioni neanche si sognano. Allora le propongo un giochino buono per un pomeriggio d’estate da provare al posto del solito cruciverba.
Qui sotto trova un famoso testo di un ancor più famoso autore che ho opportunamente tagliato senza alterarne il significato. Lo scritto è dedicato a un personaggio che nella mia elaborazione ho chiamato OMISSIS. Lei, caro Giuseppe, legga il testo pensando all’OMISSIS che intendiamo noi e vedrà che tutto fila senza il minimo intoppo. Le chiedo di indovinare quale è il testo originale e chi è l’autore, che vengono svelati al termine della lettura. Buon divertimento.
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Il caso più vistoso di riduzione del superman all’everyman lo abbiamo nella figura di OMISSIS e nella storia della sua fortuna. Idolatrato da milioni di persone, OMISSIS deve il suo successo al fatto che in ogni atto e in ogni parola del personaggio cui dà vita davanti alle telecamere traspare una mediocrità assoluta unita (questa è l’unica virtù che egli possiede in grado eccedente) ad un fascino immediato e spontaneo spiegabile col fatto che in lui non si avverte nessuna costruzione o finzione scenica: sembra quasi che egli si venda per quello che è e che quello che è sia tale da non porre in stato di inferiorità nessuno spettatore, neppure il più sprovveduto. Lo spettatore vede glorificato e insignito ufficialmente di autorità nazionale il ritratto dei propri limiti.
OMISSIS non si vergogna di essere ignorante e non prova il bisogno di istruirsi. Entra a contatto con le più vertiginose zone dello scibile e ne esce vergine e intatto, confortando le altrui naturali tendenze all’apatia e alla pigrizia mentale. In compenso OMISSIS dimostra sincera e primitiva ammirazione per colui che sa. Di costui pone tuttavia in luce le qualità di applicazione manuale, la memoria, la metodologia ovvia ed elementare: si diventa colti leggendo molti libri e ritenendo quello che dicono. Non lo sfiora minimamente il sospetto di una funzione critica e creativa della cultura. Di essa ha un criterio meramente quantitativo.
OMISSIS professa una stima e una fiducia illimitata verso l’esperto; un professore è un dotto, rappresenta la cultura autorizzata. È il tecnico del ramo. Gli si demanda la questione, per competenza. Il suo discorso realizza il massimo di semplicità. OMISSIS abolisce i congiuntivi, le proposizioni subordinate, riesce quasi a tendere invisibile la dimensione sintassi. Evita i pronomi, ripetendo sempre per esteso il soggetto, impiega un numero stragrande di punti fermi. Non si avventura mai in incisi o parentesi, non usa espressioni ellittiche, non allude, utilizza solo metafore ormai assorbite dal lessico comune. Il suo linguaggio è rigorosamente referenziale e farebbe la gioia di un neo-positivista. Non è necessario fare alcuno sforzo per capirlo.
OMISSIS è privo di senso dell’umorismo. Ride perché è contento della realtà, non perché sia capace di deformare la realtà. Gli sfugge la natura del paradosso; come gli viene proposto, lo ripete con aria divertita e scuote il capo, sottintendendo che l’interlocutore sia simpaticamente anormale; rifiuta di sospettare che dietro il paradosso si nasconda una verità, comunque non lo considera come veicolo autorizzato di opinione.
Di tutte le domande possibili su di un argomento sceglie quella che verrebbe per prima in mente a chiunque e che una metà degli spettatori scarterebbe subito perché troppo banale. In questo vertiginoso gioco di gaffe non tenta neppure di usare perifrasi: la perifrasi è già una agudeza, e le agudezas appartengono a un ciclo vichiano cui OMISSIS è estraneo.
Quanto più è mediocre, l’uomo mediocre è maldestro. OMISSIS lo conforta portando la gaffe a dignità di figura retorica, nell’ambito di una etichetta omologata dall’ente trasmittente e dalla nazione in ascolto. OMISSIS gioisce sinceramente col vincitore perché onora il successo. Cortesemente disinteressato al perdente si commuove se questi versa in gravi condizioni e si fa promotore di una gara di beneficenza, finita la quale si manifesta pago e ne convince il pubblico; indi trasvola ad altre cure confortato sull’esistenza del migliore dei mondi possibili. Egli ignora la dimensione tragica della vita.
OMISSIS convince dunque il pubblico, con un esempio vivente e trionfante, del valore della mediocrità. Non provoca complessi di inferiorità pur offrendosi come idolo, e il pubblico lo ripaga, grato, amandolo. Egli rappresenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiungere perché chiunque si trova già al suo livello. Nessuna religione è mai stata così indulgente coi suoi fedeli. In lui si annulla la tensione tra essere e dover essere. Egli dice ai suoi adoratori: voi siete Dio, restate immoti.
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Allora, caro Giuseppe, sembra proprio che il testo sia scritto oggi e parli dell’OMISSIS che intendiamo noi. Invece è la “Fenomenologia di Mike Bongiorno”, che Umberto Eco pubblicò nel 1961 in “Diario minimo”.
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Del resto, la neochiesa della misericordia ha trovato in OMISSIS il suo “bravo presentatore” proprio come a suo tempo la televisione lo trovò in Mike Bongiorno. E non si può dire che la neochiesa sia più seria di “Rischiatutto”, di “Telemike” o della “Ruota della fortuna”. Più tragica sì, ma non più seria.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo

“FUORI MODA” – la posta di Alessandro Gnocchi

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