L'APOSTASIA DALLA VERITA'
La prova finale della Chiesa: impostura religiosa e apostasia dalla Verità. Moltissimi fedeli sono turbati e disorientati guardano verso i loro pastori e non trovano in essi quella guida salda autorevole e divinamente ispirata di Francesco Lamendola
I
tempi della fine, nessuno li conosce: Gesù lo disse espressamente, e
sarebbe insolenza e follia pretendere di leggere oltre il velo del
mistero impenetrabile nel quale Egli stesso ha voluto avvolgere il
destino finale della Chiesa e dell’umanità tutta. Al contrario, Gesù ha
messo sovente in guardia circa l’imprevedibilità di quel momento, che
giungerà come un ladro nella notte, e sorprenderà gli uomini quando meno
se lo aspetteranno. Da ciò, le sue continue esortazioni a vegliare e a
pregare: e il sonno innaturale, quasi incomprensibile, che colse i tre
apostoli prediletti nell’orto degli olivi, poco prima dell’arresto,
quando Gesù stesso li aveva spronati a restare ben desti e a unirsi a
lui nella preghiera al Padre, è un simbolo e una anticipazione del sonno
morale nel quale potremmo essere sorpresi quando il momento verrà, a
cominciare da quelli che erano ritenuti i più saldi nella fede, e,
naturalmente, dai pastori del gregge: vale a dire i vescovi, gli
arcivescovi e i cardinali, e poi, a seguire, i sacerdoti, i religiosi e
le religiose, e infine i semplici fedeli.
Il
fatto, però, che nessuno può predire quando verrà la fine e saremo
chiamati in Giudizio, non significa che non dobbiamo esercitare, oltre
alla virtù della prudenza e all’esercizio attivo della preghiera, anche
la facilità dell’osservazione e del discernimento spirituale; non
significa, cioè, che dobbiamo rimanere ciechi e muti davanti allo
spettacolo visibile della storia, e che non possiamo, o non dobbiamo,
fare le nostre deduzioni circa il comportamento degli uomini e le
vicende che riguardano direttamente la Chiesa, i suoi membri, la sua
gerarchia, i suoi indirizzi, i suoi comportamenti, il suo insegnamento.
Sia pure con modestia, con umiltà, con prudenza, ciascuno, tuttavia, è
chiamato a vegliare e a vigilare, ricordandosi bene che il nemico più
insidioso e più perfido non è quello che viene da fuori, e che tenta di
dare l’assalto alla fortezza dall’esterno, apertamente, ma quello che,
strisciando in silenzio, e dandosi l‘aria dell’amico, si adopera
dall’interno per provocare la caduta della fortezza, addormentando i
compagni, assassinando a tradimento le sentinelle e spalancando le porte
affinché i nemici di fuori possano fare irruzione e distruggere e
devastare ogni cosa, senza rimedio.
In altre parole: non bisogna assolutamente cadere nella sindrome del complotto; non si deve contribuire ad instaurare un clima di sospetto continuo, di tutti contro tutti; ma non bisogna neppure cadere nell’errore opposto, quello di una placidità ingenua, incosciente, di un buonismo ebete e disarmato,
di una acquiescenza fatale, per un malinteso senso di carità e
disciplina, verso pratiche sbagliate, comportamenti erronei,
affermazioni fuorvianti: in breve, non bisogna avere alcuna indulgenza e alcuna tolleranza nei confronti dell’apostasia.
Tale sarà, infatti, la strategia del Diavolo, anzi, tale lo è già
adesso: insinuare delle mezze verità nel corpo della Verità cristiana, e
da quelle mezze verità trarre delle verità ancor più monche,
fuorvianti, ancor più mescolate a dosi massicce di errore e di menzogna;
altrimenti, poco a poco, quasi insensibilmente, si rischia di arrivare
al punto che i fedeli non capiranno più niente, non si renderanno conto
di essere minacciati da una vera e propria impostura religiosa, o se ne
renderanno conto troppo tardi, quando ormai sarà difficilissimo, se non
impossibile, reagire e ripristinare la Verità nella sua luminosa
semplicità e purezza. Ebbene: questi sono precisamente i tempi che
stiamo vivendo. Alcune grandi anime, come la veggente Katharina
Emmerich, l’avevano preannunziato: l’era de Diavolo è già incominciata, e
noi ci siamo dentro. Dunque, questa è anche l’epoca in cui la Chiesa
viene passata al setaccio; e sia i suoi pastori, sia i semplici fedeli,
sono vagliati come si fa col grano per separarlo dalla pula.
Scriveva una quindicina d’anni or sono – ma paiono parole scritte oggi - padre Livio Fanzaga, nel suo libro La Donna e il drago. I giorni dell’Apocalisse (Milano, Sugarco, 2002, pp. 66; 85-86):
Secondo
il “catechismo della Chiesa cattolica”, prima della seconda venuta di
Cristo la Chiesa dovrà passare attraverso una prova finale “che
scuoterà la fede di molti credenti” (n. 675). Si tratta sostanzialmente
di una “impostura religiosa” con la quale il “mistero di iniquità” che
opera nella storia offrirà agli uomini una soluzione apparente ai loro
problemi, al prezzo del’apostasia dalla verità. La massima impostura
religiosa è quella dell’Anticristo, cioè di un falso messianismo nel
quale l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto
nella carne. Noi sappiamo i tempi di questa “massima impostura”, ma non
vi è dubbio che essa si vada già delineando con tratti ben preciso
nell’attuale fase della storia umana. […]
Nell’ora
della prova soltanto la fede genuina resterà accesa come una lampada
che nessuna bufera infernale riuscirà a spegnere. Non fu così durante la
passione del Signore, quando si scatenò il potere delle tenebre la fede
di ognuno, in particolare quella degli apostoli, fu passata al vaglio?
Perfino la fede generosa di Pietro vacillò e parve spegnersi. Essa
tuttavia ebbe il privilegio di rimanere protetta dalla preghiera del
Maestro: “Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come
il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu,
una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (Luca, 22, 31). Non ci
deve però sfuggire la leale e cruda annotazione dell’evangelista Marco,
quando Gesù viene arrestato e portato via in catene: “Tutti, allora,
abbandonandolo, fuggirono” (Marco, 14, 30). La fede troppo umana degli
apostoli non seppe reggere alla virulenza dell’assalto satanico. Solo la
Madre resistette impavida sotto i colpi delle porte dell’inferno e
credette anche nel momento in cui non vi era più umana speranza.
Non
dobbiamo meravigliarci se nel corso della storia anche la Chiesa deve
passare attraverso l’agonia della passione, che si prolunga nel suo
corpo sino alla fine del mondo. Questa accadrà certamente nei tempi
della fine, quando ci sarà lo scatenamento ultimo del male. “Prima della
venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale,
che scuoterà la fede di molti credenti” (“Catechismo della Chiesa
Cattolica, 675). Alla fine infatti si manifesterà il mistero di iniquità
sotto la forma di una grande impostura religiosa “in cui l’uomo
glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella
carne”. La Chiesa quindi “non entrerà nella gloria del Regno che
attraverso quest’ultima Pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella
sua morte e resurrezione” (“Catechismo della Chiesa Cattolica”, 677).
Questo
insegnamento del “Catechismo della Chiesa Cattolica”, che ha un valore
particolare per i tempi della fine, riguarda anche un momento storico
come il nostro, che sta sperimentando la minaccia di una impostura
religiosa, la quale, se non è ancora quella finale, ne è tuttavia una
anticipazione e una profezia. La lunga e stupefacente presenza della
Regina della pace per riaffermare la fede dei credenti ha una sua logica
spiegazione nei tempi, ormai incominciati, dello scatenamento delle
forze del male, quando toccherà ai testimoni intrepidi della fede il
compito di alleviare la disperazione del mondo.
I
primi a essere passati al vaglio saranno coloro che ufficialmente
dovrebbero essere i maestri le guide del popolo di Dio. Allora tutto
ciò che vi è di grettamente umano crollerà. Le maschere cadranno; la
paglia brucerà; i mercenari fuggiranno; i pavidi tradiranno. Resteranno i
soldati veri, quelli plasmati con lo spirito di Maria, a tenere alto il
vessillo di Cristo, quando il mondo, imbevuto del livore di satana,
griderà ancora una volta il suo: “Crucifige!”. Sono lontani questi
momenti? O forse non sono già stati anticipati lungo il Calvario del
ventesimo secolo? La croce sul monte Krizevac [a Medjugorje] sta a
indicare il cammino prossimo della Chiesa, che soltanto chi ha quella
“forte fede” richiesta dalla Regina della pace potrà percorrere fino
alla cima.
Sì,
lo sappiamo benissimo: citare padre Livio Fanzaga, in questi giorni, in
questi mesi, è più che mai politicamente scorretto (specie dopo il suo
giudizio sulla Boldrini); egli è divenuto la bestia nera di tutti i
laicisti neoradicali e di tutti i cosiddetti cattolici progressisti e
modernisti, i quali fanno a gara nel tempestarlo d’insulti a causa di
ciò che essi chiamano il suo fondamentalismo.
Una perla per tutte: l’invettiva di don Aldo Antonelli, classica espressione della Neochiesa progressista e sinistroide,
che, dal suo blog, carico di furore e di rancore, tuona farneticando
contro Radio Maria e contro padre Livio, con queste testuali espressioni
di pretta marca sessantottina:
…
Intolleranza spacciata per “fedeltà”! Feticismo scambiato per fede!
Fascismo ideologico camuffato da “Verità”! […] Cosa ci si può aspettare
da una radio che ritengo diseducativa, politicamente fascista, con delle
pennellate anche di nazismo e di razzismo, antisemitismo. E, dal punto
di vista ecclesiale, ante e anti-conciliare. […] Questa emittente, 24
ore su 24, dispensa rifiuti tossici, trasmissioni diseducative, che
imprigionano la fede all’interno di una religiosità parolaia e
feticista, nella quale esiste solo lui, don Livio Fanzaga, l’uomo che
parla e dialoga con la sua pancia. Dio fa da passepartout! Si tratta di
una religiosità fatta di un lurido scambio, indecente commercio tra
preghiere e offerte. Basta recitare un bel po’ di rosari, di
giaculatorie, qualche benedizione, e chiedere un’offerta: e si viene
sommersi da un diluvio di soldi.
Se
questo è il tenore e se queste sono le ragioni dell’astio,
dell’insofferenza che simili preti hanno nei confronti di padre Fanzaga,
allora crediamo che finire nel mirino di costoro sia un onore e un
segno del fatto che si sta facendo bene il proprio mestiere di
cristiani. E qui chiudiamo la parentesi, e torniamo al nostro tema
principale; ci basta aver mostrato quale tipo di reazioni suscitano
coloro i quali pongono certe domande: perché porre domande come quelle
che ci siamo fatti all’inizio, cioè se siamo giunti alla fine dei tempi e
se la Chiesa sta vivendo l’ora della grande tribolazione, è divenuto
più che mai politicamente scorretto. Non soltanto non si dovrebbe
parlare di tali cose, ma non si dovrebbe neppure insinuare il sospetto
che valga la pena d’interrogarsi in proposito: è giudicato inammissibile
il solo fatto di suggerire che, forse, esiste una relazione fra le
profezie dei tempi ultimi - presenti nell’Antico e nel Nuovo Testamento,
nei libri dei Padri della Chiesa, nelle visoni di alcuni grandi mistici
e santi di ogni tempo, e nei messaggi delle apparizioni mariane, da
quella di Rue du Bac, a La Salette, Lourdes, Fatima e altre – e il
cancro che ha assalito von violenza il corpo della Chiesa e che ora,
dall’interno, minaccia di divorarla e distruggerla.
Se
il tempo preciso dell’Anticristo, della grande apostasia nella Chiesa e
della battaglia finale tra il Bene e il Male, nessuno lo può conoscere,
resta il fatto che esistono indizi preoccupanti, e più che indizi, dati
di fatto concreti, in base ai quali è possibile affermare, a nostro
parere, che l’apostasia è già incominciata, e che, dentro la
Chiesa, forze potenti stanno sferrando l’ultimo assalto per
impadronirsene del tutto e piegarla, così, a delle logiche mondane, a
dei disegni extra cristiani, anzi, nettamente anticristiani, il
cui scopo ultimo è la distruzione della fede in Cristo e la sua
sostituzione con una sorta di auto-deificazione dell’uomo, travestita,
probabilmente, da sincretismo religioso o da deismo gnostico e
massonico. Moltissimi fedeli sono turbati, disorientati, smarriti: guardano verso i loro pastori e non trovano in essi quella guida salda, autorevole e divinamente ispirata,
che si aspetterebbero; trovano, invece, degli uomini ebbri di orgoglio,
di presunzione, tutti presi e agitati da umane passioni – anche
l’anelito alla giustizia è una passione umana; e, se assolutizzato e
vissuto come un bisogno anteriore e superiore alla ricerca di Dio, una
passione maligna e distruttiva – e totalmente incapaci di porgere con
fedeltà, con purezza e mansuetudine il vero messaggio di Cristo, che è
un messaggio di amore, ma anche di timor di Dio, nel quale si ricorda
all’uomo che egli, senza Dio e contro Dio, non solo non si realizza, ma
si perde e si annienta.
Il
cristiano sa bene che, restando strettamente unito a Cristo, come il
tralcio alla vite, egli gode anche della comunione con il Padre, e
diventa capace di compiere qualunque impresa, anche la più difficile; ma
che, ridotto alle sue sole forze umane, diviene del tutto impotente, e i
suoi disegni si disperdono come fumo al vento. Egli sa anche che esiste
una mediatrice preziosa, insostituibile, fra sé e Dio, la Madonna,
sotto il cui mantello corrono a rifugiarsi tutte le anime sofferenti e
assetate di pace, di pane, di amore, di verità e di giustizia. Sa,
infine, che gli Angeli e i Santi sono al suo fianco per sostenerlo e per
fargli da scudo nei momenti più difficili e tempestosi, purché egli non
si stanchi mai di pregare e confidare in loro. Molti teologi
progressisti e modernisti tendono a sfumare e, se possibile, muovendosi
con astuzia, a sopprimere le fonti perenni e vivificanti del Vangelo:
la fede nella Santissima Trinità e la devozione alla Madonna, agli
Angeli e ai Santi. Se ci riuscissero, per la Chiesa sarebbe la fine. Ma
non ci riusciranno, perché Gesù stesso ha assicurato: Non praevalebunt...
La prova finale della Chiesa: impostura religiosa e apostasia dalla Verità
di
Francesco Lamendola
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