ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 10 settembre 2016

Parafulmine contro l’assalto finale del Demonio

RUOLO PROVVIDENZIALE DI MARIA

Il ruolo provvidenziale di Maria negli ultimi tempi della storia. Viviamo tempi difficili specialmente nella prospettiva della storia sacra che non è certo finita ma continua e proseguirà sino all’ultimo giorno di questo mondo 
di Francesco Lamendola  

  
Viviamo in tempi strani, difficili; specialmente nella prospettiva della storia sacra, che non è certo finita con l’epoca dei Patriarchi, e neppure con la venuta di Gesù o con la missione degli Apostoli, ma continua ancora oggi e non si è mai fermata, e proseguirà sino all’ultimo giorno nella vicenda di questo mondo terreno.
Chi sa per quale ragione, un buon numero di fedeli, a partire dal Concilio Vaticano II, è fermamene convinta di essere giunta ad una visione e ad una comprensione della religione cristiana superiore a tutte le epoche precedenti, e si felicita e si congratula con se stessa per aver avuto la fortuna di partecipare ad una fase storica così felice, nella quale, più che in qualsiasi altra epoca passata, il disegno di Dio è apparso nitido e riconoscibile, e così pure il senso pieno ed autentico della Sua Rivelazione agli uomini.

Nello stesso tempo, assai significativamente, si direbbe che, non tanto all’esterno della Chiesa e nell’ambito dei non credenti, ma proprio entro di essa, e non solo tra i laici, ma anche nel clero, si sia lentamente e silenziosamente diffuso come un senso di perplessità, d’insofferenza, e, addirittura, d’inconfessabile fastidio, nei confronti di taluni aspetti del culto cattolico, in particolare la venerazione mariana; al punto che, non di rado, si sente brontolare e quasi sbuffare nei confronti delle apparizioni e rivelazioni troppo frequenti della Madonna, nel corso degli ultimi due secoli, in particolare a partire dalla apparizione di Rue du Bac, a Parigi, alla monaca Caterina Labouré, e poi, passando per La Salette, Lourdes, Fatima, le Tre Fontane a Roma, fino ai nostri giorni, cioè fino a Medjugorje, che  è storia presente e tuttora in corso.
Le perplessità riguardano anche i veggenti, che sono, il più delle volte, delle veggenti; figure come quella di Faustina Kowalska, o come Maria Valtorta, pur tenendo conto che l’una ha ricevuto un riconoscimento da parte della Chiesa e l’altra no, sembrano accomunate, al di là delle oggettive differenze relative ai loro casi, da una diffidenza, per non dire da una incredulità, o, per altro verso, da una sorta di diffusa indifferenza nei confronti dei messaggi mariani di cui si sono fatte tramite. Faustina Kowalska, poi, ha avuto la visione dell’Inferno e delle anime dannate (così come, del resto, l’aveva avuta, prima di lei, suor Lucia dos Santos, l’ex pastorella di Fatima); e questo non va d’accordo con le teorie, sempre più spiccatamente moderniste, di molti teologi postconciliari, i quali, dell’Inferno, non parlano mai, e neppure vorrebbero sentir parlare, come di una credenza anacronistica e cupa, degna dei secoli oscuri del Medioevo, ma non della nostra luminosa civiltà moderna. Eppure il papa Giovanni Paolo II ha dato un tale peso alle visioni di suor Faustina, da scrivere una intera enciclica, Dives in Misericordia, nel 1980 - la seconda del suo lungo pontificato - interamene dedicata al culto di Gesù  Misericordioso, così come Egli era apparso all’umile suora polacca, proclamata poi santa nel 2000.
I sospettosi, i diffidenti, ragionano così: Tutte queste apparizioni mariane sono sospette. Troppe Madonne, troppe rivelazioni private, troppe statuine che piangono e sanguinano, troppi messaggi per i fedeli, troppi pellegrinaggi, autorizzati e non autorizzati, troppa pubblicità, troppo rumore, troppo chiasso; e concludono: meglio non credere a nulla, poiché la Madonna, se pure appare, certo non ama i lampi dei fotografi e il clamore delle televisioni. E a pensarla in questo modo sono soprattutto i cattolici di una certa cultura, i preti progressisti e i teologi di tendenza neomodernista e razionalista, istintivamente diffidenti verso tutto ciò che è riconducibile al misticismo.
Ora, premesso che è giustissimo non essere creduli ed eccessivamente ingenui, e che bisogna stare in guardia contro le mistificazioni e le forme di esaltazione religiosa, non ne consegue però che ci si debba porre in un atteggiamento di chiusura e di scetticismo pregiudiziali, perché ciò non sarebbe conforme né alla Tradizione cattolica, né alle sacre Scritture: nell’una e nelle altre si testimonia, infatti, che il soprannaturale è uno degli strumenti essenziali della comunicazione fra Dio e gli uomini. Inoltre, il culto di Maria santissima, basato sulle sue frequenti apparizioni (come è attestato sia dall’antichità di esso, sia dal grandissimo numero di santuari sorti in Europa e nel mondo sui luoghi ove quelle si ricordano e si venerano) è parte integrante e non secondaria della Rivelazione cristiana, e i cattolici, da sempre, lo considerano come un ponte necessario e pressoché indispensabile per far giungere le loro preghiere fino a Dio: e si veda, in proposito, lo stupendo XXXIII canto del Paradiso di Dante Alighieri, nel quale san Bernardo di Chiaravalle pronuncia la più bella preghiera mariana che mai sia stata concepita da un essere umano.
Ma, si dirà, va bene qualche apparizione, ogni tanto, così, per rinvigorire la fede e per aiutare gli uomini nel loro pellegrinaggio terreno; ma, ultimamente, non si sta esagerando? Il papa in persona ha parlato con ironia e sufficienza delle “letterine” che la Madonna, a ore fisse, recapita ai suoi fedeli; e la pungente allusione, così almeno è stato universalmente interpretato, andava ai veggenti di Medjugorje ed a tutti coloro i quali credono all’autenticità di quelle apparizioni nella città dell’Erzegovina, sulle quali, peraltro, il Magistero ecclesiastico non si è ancora pronunciato, e, pur dopo un inspiegabile ritardo, non sembra ancora deciso a farlo. Insomma, si invoca la modica quantità, e questo secondo un ordine di ragionamenti e secondo un giudizio di tipo storico che risente, in tutto e per tutto, della dimensione esclusivamente umana. Ci si dimentica, tuttavia, che Dio non si cura delle misure umane; che, diversamente, la sua pazienza nei confronti dell’umanità peccatrice, e la stessa gratuità e generosità del Suo amore per essa, sarebbero state messe in crisi dalla testarda, incorreggibile tendenza degli uomini a rimettersi sulla cattiva strada, ad allontanarsi da Lui, pur dopo tanti e continui segni della Sua benevolenza e del Suo desiderio che si attui la loro salvezza. Pertanto, che le apparizioni di Maria si siano fatte “troppo” frequenti, quasi incalzanti, non è, di per sé, un argomento contro la loro plausibilità ed autenticità; semmai potrebbe essere un argomento a favore, se è vero, come è vero, che Maria, ausiliatrice dei credenti, accorre là dove il pericolo si fa maggiore, e quando le anime dei cristiani sono più in pericolo.
Che cosa ci spinge ad affermare questo? Da un lato, una rilettura approfondita delle Scritture, e, in modo particolare, del Libro dell’Apocalisse, l’ultimo libro della Bibbia, che chiude la divina Rivelazione con lo scenario, grandioso e impressionante, della lotta finale tra il Bene e il Male, libro nel quale si parla, anche se un po’ misteriosamente, del ruolo che Maria svolgerà, e che sempre ha svolto, a difesa degli uomini contro le insidie di Satana; dall’altro, una osservazione spassionata delle vicende storiche delle quali siamo testimoni e che si svolgono sotto i nostri occhi, caratterizzate, se non andiamo errati, da un grado di traviamento dell’umanità nei confronti dell’amore di Dio, quale mai, forse, si era sinora verificato, dai tempi del Diluvio universale, e, poi, della distruzione di Sodoma e Gomorra. E non crediamo sia un caso se alcune veggenti, come Katharina Emmerich, Lucia dos Santos, Faustina Kowalska, abbiano parlato di messaggi di Gesù e di Maria nei quali si preannuncia non solo una grande perversione dell’umanità e una grande tribolazione dei santi, ma anche una minaccia di apostasia finale della Chiesa stessa, a cominciare dai suoi vertici, tale da far scricchiolare dalle fondamenta la navicella di san Pietro, se i credenti non cercheranno riparo e salvezza sulla roccia del Vangelo di Cristo, non come lo interpretano le menti superbe e cavillose degli uomini, ma come esso si rivela direttamente all’uomo di fede e di cuore puro, e come, per circa duemila anni, è stato gelosamente tramandato dalla santa Chiesa.
Maria, in questa vicenda grandiosa di peccato, giudizio e redenzione finale, svolge, per forza di cose, un ruolo importantissimo: colei che ha messo al mondo il Figlio di Dio, non sarà di certo assente nell’estrema lotta dei credenti per conservare la fede contro le insidie del Diavolo: lo scrive l’autore dell’Apocalisse, lo dicono diversi messaggi nelle apparizioni mariane, lo presente con ardore di speranza il cuore dei suoi devoti e dei suoi figli adottivi. Ecco perché bisognerebbe essere molto cauti e prudenti, prima di liquidare con un’alzata di spalle fenomeni come quello di Medjugorje: considerato poi che, come ha detto Gesù, l’albero si riconosce dai frutti, e i frutti di quella lunga serie di apparizioni, che prosegue tuttora, non si direbbero proprio frutti cattivi, bensì frutti di conversione, di preghiera e di pietà, che ormai coinvolgono da oltre trent’anni milioni di cattolici, la cui vita è cambiata dopo avere incontrato, laggiù, la Regina della Pace.
Così, dunque, scriveva Luigi Maia Grignon de Montfort - nato nel 1673 e morto nel 1716 - nel Trattato della vera devozione della santissima Vergine Maria (Traité de la vraie dévotion à la Sainte Vierge  Ancilla, Conegliano, & Salus Infirmorum, Padova, 1998; 1, 3, §§ 49-50, pp. 129-131), scritto probabilmente, verso il 1712 ma rimasto nascosto per quasi 130 anni, prima di essere ritrovato e pubblicato nel 1843:

La salvezza del mondo fu iniziata tramite Maria e tramite Maria deve essere portata a termine Maria quasi non comparve nella prima venuta di Gesù Cristo: ciò fu permesso perché gli uomini, ancora poco istruiti e illuminati sulla persona di Suo Figlio, non dovessero allontanarsi da Lui nell’attaccarsi troppo fortemente e grossolanamente a Lei. È quanto sarebbe accaduto se fossero state conosciute le grazie meravigliose che Dio aveva concesso anche al Suo aspetto esteriore Questo è tanto vero Dionigi l’Areopagita ha lasciato scritto che, quando egli vide la Santissima Signora, l’avrebbe scambiata per una dea per la sua bellezza segreta e incomparabile, se la fede che professava non gli avesse suggerito il contrario. Ma nella seconda venuta di Gesù Cristo, Maria sarà fatta conoscere e sarà rivelata dallo Spirito santo, affinché, per le sue mani, Gesù Cristo possa essere conosciuto, amato e servito. Le ragioni che hanno mossolo Spirito Santo a nascondere Maria durante la sua vita terrena e a rivelarLa solo un po’ attraverso la predicazione del Vangelo, ora non sussistono più.  […]
Quindi, in questi ultimi tempi Dio desidera rivelare e far conoscere Maria, il capolavoro delle Sue mani:
1) poiché Ella stessa si è nascosta in questo mondo e si è abbassata al di sotto della polvere per la sua profonda umiltà, avendo ottenuto da Dio, dai suoi Apostoli e dagli Evangelisti di non essere manifesta;
2) poiché Maria è il capolavoro delle mani di Dio, sia qui in terra per grazia come in Cielo per gloria. Dio stesso desidera essere pregato e glorificato in Lei da coloro che vivono sulla terra;
3) poiché Maria è l’alba che precede e annuncia il Sole di Giustizia, che è Gesù Cristo; deve essere vista e riconosciuta affinché anche Gesù lo possa essere;
4) poiché Maria è la strada per cui Gesù è venuto a noi la prima volta: sarà la strada per cui Egli verrà la seconda volta, sebbene non nella stessa maniera;
5) poiché Maria è il mezzo sicuro e la via diritta e senza macchia per andare a Gesù e per trovarLo perfettamente: è per le sue mani che le anime devono risplendere di una santità speciale e trovare nostro Signore. Chi trova Maria trova la vita (cfr. Pr8, 35)., che è Gesù Cristo, “la Via, la Verità, la Vita “ (Gv.14, 6), ma nessuno può trovare Maria se non La cerca, né può trovarLa se non La conosce, infatti, non si cerca né si desidera un oggetto sconosciuto. È necessario, allora, per maggiore conoscenza e gloria dell’Altissima Trinità, che Maria venga conosciuta più che mai;
6) poiché in questo ultimi tempi Maria deve risplendere come non mai in misericordia, potenza e grazia: in misericordia, per riportare e ricevere amorevolmente i poveri peccatori distratti che saranno convertiti e ritorneranno in seno alla Chiesa; in potenza, contro i nemici di Dio, idolatri, scismatici, maomettani, giudei e anime indurite dall’empietà che si solleveranno in una rivolta terribile contro Dio per sedurre tutti coloro che si opporranno a loro e per farli cadere con false promesse e minacce; e, infine, deve risplendere in grazia, per animare e sostener ei valorosi soldati e i fedeli servi di Gesù Cristo che combatteranno per il suo disegno;
7) poiché, soprattutto in questi ultimi tempi, Maria deve essere terribile come un esercito schierato in battaglia (cfr. Ct., 6, 4), per il diavolo e i suoi spiriti. Infatti, satana, sapendo che gli è rimasto poco tempo per trascinare alla rovina le anime (cfr. Ap., 12, 12), raddoppierà sforzi e tentativi ogni giorno. Quanto prima egli darà inizio a una crudele persecuzione tendendo insidie terribili ai servi fedeli, veri figli di Maria, che rovina più difficilmente degli altri.

Non sarà male riportare quel che lo stesso san Luigi Maria Grignon de Montfort aveva scritto sul trattato, al momento di consegnarlo, affinché lo custodisse, al vescovo di La Rochelle:

Prevedo molte belve arrabbiate, che arriveranno con furia per strappare con i loro denti diabolici questo piccolo scritto e colui del quale lo Spirito Santo si è servito per scriverlo, o almeno per avvolgerlo nelle tenebre e nel silenzio di un baule, affinché non venga Lui conosciuto; costoro anzi attaccheranno e perseguiteranno quelli e quelle che lo leggeranno e cercheranno di metterlo in pratica.

Le “belve arrabbiate” di cui parlava erano, probabilmente, i giansenisti; ma vi sono anche oggi molti “giansenisti”, molte altre belve arrabbiate, le quali, sotto le apparenze di una fede più avanzata e coraggiosa, di una dottrina più profonda e penetrante, di una pietà meglio indirizzata e più consona ai tempi che stiamo vivendo, vorrebbero cancellare quelle espressioni, far sparire un’altra volta il Trattato e, insieme ad esso, anche tutte le Lourdes, le Fatima e le Medjugorje di cui la storia sacra dell’età contemporanea è così ricca.
Perché danno loro tanto fastidio, perché suscitano in loro reazioni così infastidite, le apparizioni mariane e il ritorno al culto di Maria quale parafulmine contro l’assalto finale del Demonio? Potrebbe darsi che la Massoneria ecclesiastica, ormai saldamente insediata all’interno della Sposa di Cristo, si stia mobilitando con tutto il peso delle sue potentissime aderenze, della stampa, dei mezzi d’informazione, per screditare, indebolire e, se possibile, ridicolizzare e cancellare quei messaggi, quelle apparizioni?

Il ruolo provvidenziale di Maria negli ultimi tempi della storia

di

Francesco Lamendola

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