ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 2 dicembre 2016

Il Dio bonaccione

http://opportuneimportune.blogspot.it/2016/12/les-quatre-mousquetaires-de-la.html
L’OSSERVATO SPECIALE 

 Le cronache di questi giorni mostrano un Bergoglio attivo ed incisivo nell’ambito della realtà sociale ed ecclesiale. Lo abbiamo visto soffermarsi su qualche fenomeno dalla soluzione precaria e raccogliere consensi aderendo all’iniziativa di coloro che invocavano l’amnistia per gli ospiti delle Case Circondariali. Sulla scia dei manifestanti l’associazionismo papalino, di portata generalmente ampia, ha contribuito ad ingigantire le rivendicazioni auspicate dagli abituali avversari della Chiesa. Gli effetti indesiderati, invece, sono più evidenti passando al rinnovamento spirituale la cui affermazione va di pari passo con la localizzazione del potere. Il potere Apostolico, infatti, colpisce quanti osano ricordare che, oltre alla pastorale della misericordia, c’è anche – nella sfera dei rapporti pubblici e privati con Dio – la pastorale della giustizia Divina.
Alcune tradizionali normative precisano che in un certo luogo dove c’è pianto e stridore di denti c’è la pena eterna del danno e del senso. L’allergia per l’esperienza giuridica anticonciliare, che stabiliva l’opposto delle normative moderne, viene ravvisata anche nei Papi specie quando osano occultare riferimenti semplici sui castighi nell’altra vita ma anche in questa. «La guerra sta per finire ma se non lasceranno di offendere Dio, sotto il Pontificato di Pio XI ne comincerà un’altra peggiore», preannunciava la Madonna a Fatima (1917). L’evento, puntualmente avveratosi, ci riporta ad un fenomeno in cui l’abominio è l’elemento dominante. È, infatti, un abominio negare a Dio il diritto alla punizione terrena ed ultraterrena proprio riguardo al vizio della città di Sodoma distrutta da una pioggia di fuoco e zolfo per il loro peccato molto grave. Ed è un abominio sanzionare l’operato del Sacerdote che, fedele al suo Ministero, ha osato in questi giorni ricordare che, con la legalizzazione del vizio contro natura, si offre a Dio la facoltà di reagire castigando pubblicamente. L’orizzonte culturale di Bergoglio, votato all’assimilazione del Dio bonaccione, si è dilatato anche con l’incursione su un altro pendio ugualmente scivoloso. Ci riferiamo all’intercomunione con i luterani proclamata nel corso del recente viaggio a Lund e a Malmo in Svezia ove si è recato per festeggiare l’anniversario dei 500 anni della Riforma. L’indiscusso successo ripropone la differenziazione delle stagioni. Parliamo di stagioni in relazione ai lavori (non dei campi) delle commissioni ecumeniche le quali, dopo la primavera conciliare, hanno introdotto la torrida ed ammorbante estate individuabile nella disseccazione degli intelletti e nella probabile beatificazione di Lutero. Il contagio delle menti include anche dei benefici. I militanti cattolici, che hanno ancora a disposizione equilibrio ed intuito ottimali, sanno che tra gli umori di Bergoglio si cela l’auspicio (non del trasferimento della Sede Santa a Lampedusa) d’una pastorale che acceleri nei cattolici d’Europa una permeabilità più ampia che preluda alla unificazione delle due compagini. Non sappiamo, comunque, cosa pensano i luterani del probabile apparentamento con Roma. Sappiamo, però, che quasi tutti gli studiosi che hanno approfondito le tematiche riguardanti il Concilio di Trento (1545-1563) hanno parlato di una sorta di imprevedibilità della storia. Infatti dopo l’impresa religiosa di Lutero sono state le deliberazioni tridentine a caratterizzare gli orientamenti giuridici, teologici e culturali e a forgiare le funzioni legislative e di governo della Chiesa e dei regnanti. Sarà proprio la Chiesa a plasmare il mondo inesplorato della vita sociale ed a regolare il percorso ecclesiale con l’espansione missionaria extraeuropea. Per 22 anni si protrassero le iniziative, che perdurarono sino all’apertura del Concilio, per stabilire l’opportunità o meno della sua convocazione, sollecitata da alcuni e rifiutata da altri. Altri 18 anni trascorsero nell’approvare e portare a compimento la poderosa opera di riforma, intrapresa da Paolo III (proseguita da Giulio III e Pio IV) per rafforzare l’azione spirituale e regolare gli affari tedeschi condizionati dall’eresia di Lutero. Gli sviluppi così complessi dell’Assise dipenderanno non solo dalle controversie religiose, con lo scisma che aveva minato il corpo della cristianità, ma anche dalla necessità di intervenire con il massimo rigore per riformare la corte romana e i costumi ecclesiastici. L’attacco protestante, con il colpo inferto al papato, spingerà i teologi ad affrontare questioni dottrinali e disciplinari di grande rilievo come la venerazione dei santi e delle immagini, le indulgenze, la giustificazione, i sacramenti, il peccato originale, il purgatorio. Le discussioni accese e le requisitorie teologiche accentueranno il clima incandescente nella ripresa dei lavori con i pontefici che si avvicenderanno nel corso dei 18 anni sancendo l’affermazione della Potestà romana sulle Chiese germaniche. Dicevamo che il Concilio doveva occuparsi anche di problemi interni molto gravi. Si era, infatti, consapevoli che le Istituzioni ecclesiastiche erano al centro di grandi preoccupazioni per le inadempienze morali, per le collusioni politiche, per l’esercizio di un governo poco pastorale, per l’amministrazione di privilegi più che dei Sacramenti, per la coscienza lucrativa, per l’inossidabile fiscalità. Il risentimento anticuriale di Lutero non risparmiò il governo temporale dei Papi, la centralità di Roma, le questioni teologiche della giustificazione, l’interpretazione delle fonti bibliche, l’amministrazione dei Sacramenti, l’esercizio del potere di assolvere (confessione). Con i suoi violenti libelli, nei quali lasciò affiorare l’idea del Papa Anticristo, l’oscuro monaco agostiniano della Sassonia consolidò la dottrina del solo precetto della fede senza le opere (pecca fortiter sed crede fortius) alimentando il sovvertimento della liturgia sulla transustanziazione con la soppressione del carattere sacrificale della messa (cena). Lasciò tracce indelebili fomentando, nella vita pubblica, conflitti locali con stragi di contadini, e nella privata assecondando le pulsioni e i bisogni dell’individuo sposando una ex monaca cistercense (Caterina Bora) dopo aver abbandonato l’abito monastico. La bolla di scomunica fu respinta e bruciata pubblicamente. Di ben altro tenore era stata la risonanza spirituale del Santo poverello di Assisi (1181) nel segnare il proprio tempo con l’apostolato ed il messaggio d’amore al Crocifisso. Ben diverso era stato il fuoco divorante della carità nel disfarsi dell’uomo vecchio perché solo Cristo lo animasse e dissetasse. Era stato infatti lo slancio luminoso verso la Sede di Pietro a spingere Francesco ad intraprendere ben altre iniziative nei confronti d’una gerarchia corrotta e schiacciata da debolezze. Non indietreggiò di fronte al decadimento della Corte romana inquinata dal peccato, ma reagì senza distruggere dando splendore e vigore alla spiritualità del Papato e della vita religiosa. Tornando all’offensiva scatenata da Lutero ribadiamo che il Concilio di Trento riuscì a far fronte alla crisi interna ed esterna con la scelta di una revisione della vita religiosa offrendo alla società modelli ed identità del papato e della cattolicità (validi ed inviolabili sino al secolo scorso) all’altezza delle esigenze spirituali contrapposte allo scenario luterano. L’aver affrontato un tema così complesso induce a sottolineare qualche dettaglio per capire quanto sia stata dura la battaglia per affossare i decreti immutabili e dogmatici sanciti nella Sede di Trento. Si è dovuto attendere il XIX secolo (Concilio Vaticano II) per demolire il dogma e sostituirlo con il dialogo, per mutare la Santa Messa ed imporre la cena luterana, per abbattere lo Stato Confessionale e sostituirlo con il Pantheon degli dei, per volgarizzare la parola trascritta in latino (nei testi Sacri), per riformare il calendario liturgico. Basta solo questo per comprendere la tendenza romana a far leva su strumenti di tipo coercitivo per annientare le resistenze di quanti hanno tentato di opporsi alla devastante rivoluzione conciliare del secolo scorso. Alcune normative sono rimaste inalterate, quali il padrinaggio, la comunione frequente, la dottrina sul matrimonio (tra l’uomo e la donna) la cui celebrazione è ancora oggi preceduta dall’annuncio pubblico per evitare il pericolo di poligamia. Il percorso, con il modello istituzionale organizzato a Trento, produsse azioni efficaci. Significativa fu l’opera di San Carlo Borromeo che, ispirandosi alle norme tridentine, intensificò la cura delle anime offrendo un modello pastorale di grande efficacia nel quadro dell’autorità sacrale esercitata con esemplare discernimento e nella pienezza dei poteri a tutela dell’ortodossia. Con gli sviluppi successivi sorsero movimenti mistici che diedero splendore al cattolicesimo romano sublimato dall’apostolato di una nutrita schiera di santi (Sant’Ignazio, San Camillo, San Francesco di Sales, Santa Teresa d’Avila, San Giovanni della Croce). Lontani dalla casistica delle favole ed ancorati alle regole della correttezza diciamo che la ricomposizione del quadro (in parte sottoposta al lettore) necessita di un ulteriore tassello: il blocco. Questo elemento nelle mani di alcuni Presuli (che già perseverano nell’azione intrapresa con coraggiosa incisività) porterebbe ad arginare e bloccare l’anarchia dottrinale e pratica imposta dall’arbitrio riformistico ed utopistico di colui che ha tra le mani le redini della Chiesa. L’adesione al Vangelo dovrebbe tutelare il diritto ed il dovere di governare secondo il Vangelo e non elaborare la teoria della religione personalistica in simbiosi col verbo protestante grazie al «percorso comune, espressione della piena unità. Non hanno più senso le scomuniche reciproche… l’intercomunione finora non ammessa sia oggi possibile». Parole facili da ricordare ma difficili da dimenticare. Del resto il presupposto di quello che è l’abituale successo di Bergoglio sta nella chiamata all’appello di tutte le forze disponibili alla resa. Siamo nuovamente all’imprevedibilità della storia? Alla strategia della riconquista? Un fatto è certo: il Vaticano III con la teologia del ripiegamento è il corpus dottrinario del riformatore romano (dalla pantofola inamidata) che procede di pari passo con la confutazione dell’eresia. Questo fondamentale tassello accentua le ragioni del rifiuto e rafforza le motivazioni della mancata condivisione. Col progressivo abbassamento del livello culturale viene meno anche la consapevolezza dell’esistenza di un potere giurisdizionale privo di autocontrollo. Coerente con i suoi convincimenti, l’osservato speciale della Casa Apostolica torna all’abituale prassi, dettata dai rapporti di forza nel contrapporre ai renitenti le sue regole anche (e lo ribadiamo) con la somministrazione di purghe. Un tempo si chiamavano purghe i flagelli che i despoti scaricavano sugli oppositori. Il fermento demolitore non conosce limiti. Se non saranno gli uomini sarà Dio a porvi rimedio.

di Nicola Di Carlo

O Vergine Immacolata, Madre di Gesù e Madre nostra, proteggete vi preghiamo la Santa Chiesa di Dio. Voi, nei suoi periodi più tristi ne siete stata la salvezza, riportando vittoria su tutti i suoi nemici; Voi, che da sola, debellate tutte le eresie, proteggetela adesso più che mai in quest’ora di odio e di smarrimento per tanti cristiani. Siate il suo scudo e la sua difesa. Tenete uniti e stretti ad Essa i suoi figli. Richiamate al suo seno i traviati e presto, oh, sì presto, per il potente vostro aiuto e la materna vostra intercessione, torni a splendere per tutta la Chiesa il sole di pace sì che vi si possa nuovamente acclamare Regina delle Vittorie. [P. L. Mignozzi, M.I.

http://www.presenzadivina.it/281.pdf

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