Preti, peccati sessuali e vaniloqui
Dopo lo scandalo di Padova. Un clero che è immerso nel “sociale”, che è del mondo (quel mondo il cui principe risponde al nome di Satana), che si occupa di tutto ma non dell’anima, che non parla più di peccato e di grazia, dei novissimi, della Messa come rinnovazione del sacrificio della Croce, del valore delle nostre afflizioni, delle nostre sofferenze da offrirsi a Dio, non è più in grado di opporsi alle tentazioni.
di Giovanni Lugaresi
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La vicenda triste, dolorosa, di Padova, tale da far riecheggiare Isaia (“amaritudo mea amarissima”), ha visto i media scatenati, ovviamente, data la vicenda di per se stessa, e quindi l’allargamento dello scandalo dal parroco di San Lazzaro a un confratello della zona collinare euganea, presentato da giornali e televisioni come “il padre spirituale di Belen Rodriguez” (prosit!). Entrambi protagonisti di avventure erotiche, con annessi & connessi, per così dire, cioè (addirittura) orge, strumenti da sexy shop, videoporno, giro di donne, e di soldi…
Complimenti a chi avrebbe dovuto vigilare, complimenti a chi è deputato alla formazione dei sacerdoti in seminario, complimenti a chi non ha capacità di vedere, di avvertire che un giovane non è fatto per il sacerdozio, per la vita religiosa.
Dovrà risponderne davanti a Dio prima che, eventualmente, all’autorità religiosa… competente. Ma, e questo è un risvolto della vicenda, esiste ancora un’autorità religiosa, più o meno “competente”? Esiste ancora una disciplina del clero? Esistono ancora regole, obblighi in pro della vita spirituale di sacerdoti, religiosi e religiose?
Dovrà risponderne davanti a Dio prima che, eventualmente, all’autorità religiosa… competente. Ma, e questo è un risvolto della vicenda, esiste ancora un’autorità religiosa, più o meno “competente”? Esiste ancora una disciplina del clero? Esistono ancora regole, obblighi in pro della vita spirituale di sacerdoti, religiosi e religiose?
Sì, certo, il peccato carnale è sempre stato commesso da certi preti e religiosi, e la letteratura ne è piena, a incominciare dal Boccaccio, ma… Qui sembra ci sia “continuazione” nel peccato della carne, e uno stridente contrasto con quanto poi appariva pubblicamente dei due sacerdoti padovani.
Ma c’è un altro risvolto della vicenda. A televisioni locali e nazionali, parrocchiani e/o anche semplici cittadini interpellati hanno, da un lato, fatto l’elogio dei due sacerdoti, che predicavano bene, che aiutavano la gente, dall’altro, che tutto dipende (cioè il sesso e le orge in canonica) dal fatto che i preti non si sposano.
Perché i preti non si sposano rimandiamo a un libro scritto nei primi Sessanta del Novecento da (udite! udite!) padre Ernesto Balducci, notissimo esponente del clero progressista, che però argomentava fortemente, efficacemente sul significato e sul grande valore del celibato.
La nostra attenzione invece va alle persone non delle parrocchie che hanno risposto alle domande dei telecronisti. Sarà stato un caso, ma non ne abbiamo sentita una (diciamo una!) fra tantissime intervistate che abbiano sottolineato un dato di fatto caratterizzante una parte non trascurabile del clero e del mondo religioso odierno.
Che è immerso nel “sociale”, che è del mondo (quel mondo il cui principe risponde al nome di Satana), clero che si occupa di tutto ma non dell’anima, che non parla più di peccato e di grazia, dei novissimi, della Messa come rinnovazione del sacrificio della Croce, del valore delle nostre afflizioni, delle nostre sofferenze, da offrirsi a Dio.
Il senso del peccato sembra latitante, se non scomparso, a fronte di una melassa buonista dominante anche ai piani alti della Chiesa.
Viene da chiedersi, e da chiedere, se preghiera e penitenza abitino ancora nelle curie vescovili, nelle parrocchie, in quelli che un tempo chiamavamo “i nostri ambienti”.
Già. Preghiera e penitenza… Annullate? Per dare spazio al luterano “sola fides”? Tanto va bene lo stesso… e oggi pare sia Lutero a docere in parte di una chiesa che non dà più certezze.
Ecco, questo, o qualcosa di simile avremmo voluto sentir dire da uno, almeno da uno degli intervistati. Invece, tutto deriva dal fatto che i preti non si sposino!!! Come se, fra i laici sposati non ci siano casi di “balletti rosa”, scambi di coppia, per finire poi con la pedofilia. E si sa che pedofili sono tanti pastori protestanti… sposati. E allora?
Nessuno degli intervistati che abbiamo sentito ha poi pronunciato i nomi “Dio”, “Gesù Cristo”, o si sia indignato di fronte a un evento di tale portata, senza per carità condannare, esprimendo però dolore, costernazione per questo “tradimenti di chierici”.
Non sappiamo ovviamente (parrocchiani a parte) se gli intervistati siano credenti, praticanti…
Procedendo però di questo passo, giorno verrà in cui non ci si scandalizzerà più di preti che fanno sesso con la perpetua o con parrocchiane, chiamando poi alla goduria altri confratelli, organizzando orge; e giorno verrà in cui sarà accettata la pedofilia, non soltanto dalla società civile, ma, purtroppo, pure da quella ecclesiale. Si troverà una ragione, un elemento, un cavillo, una scappatoia per giustificare ciò che non verrà più considerato colpa e/o peccato.
Eccesso di pessimismo, il nostro? Lo vorremmo, ma a questi chiari di luna, e procedendo in questa direzione, il pessimismo è giustificato.
Preghiera, penitenza, meditazione, opere di misericordia sì corporali, ma senza trascurare (anzi!) quelle spirituali; infine, e sarà un nostro chiodo fisso, ma pure letture: dalla Sacra Scrittura ai Padri della Chiesa, da Jacopone a San Tommaso, da Dante a Tommaso da Kempis, da Manzoni a Bloy, da Bernanos al convertito Papini e al tormentato, sempre in cerca della fede, Prezzolini. Sono elementi caratterizzanti dei nostri sacerdoti?
Che Dio ci aiuti, e che aiuti quei preti peccatori, i quali probabilmente non hanno realizzato che quando ci si rivolge con fede al Signore chiedendogli soccorso, il soccorso arriva: qui e ora. Soltanto così si vincono le tentazioni, quelle della carne comprese.– di Giovanni Lugaresi
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I verbali dell'amante di don Contin: "Mi comprò anche una ciotola e un guinzaglio"
Dopo lo scandalo a luci rosse che ha travolto la parrocchia di San Lazzaro (Padova) dove don Andrea Contin faceva da guida spirituale, emergono le sei pagine di denuncia dell'amante del sacerdote
Dopo lo scandalo a luci rosse che ha travolto la parrocchia di San Lazzaro (Padova) dove don Andrea Contin faceva da guida spirituale, emergono le sei pagine di denuncia dell'amante del sacerdote
Continuano ad emergere particolari agghiaccianti sullo scandalo a luci rosse che ha travolto la parrocchia di San Lazzaro (Padova) guidata spiritualmente da don Andrea Contin.
Dopo le prime accuse a don Contin e dopo la confessione di un altro sacerdote coinvolto nelle orge, spunta la deposizione dell'amante del prete che ha dato inizio alle indagini. Il 6 dicembre scorso, la 49enne si è rivolta ai carabinieri per denunciare violenze, prostituzione, orge e sesso con il parroco di San Lazzaro.
Così gli agenti, dopo una serie di indagini e perquisizioni della canonica di don Andrea Contin nelle quali hanno trovato un mare di dvd amatoriali a luci rosse, hanno iscritto nel registro degli indagati il sacerdote. Contin, che ora si trova in una casa protetta a Trento, è accusato di favoreggiamento della prostituzione e violenza privata. Il don, infatti, oltre ad avere rapporti sessuali con le sue amanti, ad organizzare orge e incontri omosessuali, a vendere le sua amanti e a filmare i rapporti sessuali, picchiava le donne con le quali aveva una relazione.
Dopo più di un mese di accuse e smentite, il Mattino di Padova mostra una parte della denuncia dell'amante di don Andrea Contin che il 6 dicembre scorso ha dato inizio alle indagini. La 49enne - si legge - era follemente innamorata del sacerdote di San Lazzaro, a tal punto da accettare violenze e perversioni, ma non il tradimento. Quando, infatti, si è resa conto che don Andrea Contin aveva una seconda vita costellata da altre amanti ha deciso di vuotare il sacco con gli agenti. E la 49enne depone in Procura un verbale da sei pagine.
"Prima di Natale 2010 ricevetti una telefonata di don Andrea che aveva chiesto il mio numero a un parrocchiano - inizia così la deposizione dell'amante del don -. Un giorno, invitandomi in canonica, dopo una breve conversazione, mi abbracciò e mi baciò sulla bocca. Rimasi impietrita, me ne andai sconvolta. Nel febbraio- marzo 2011 ci fu il primo rapporto sessuale marcatamente aggressivo in canonica, nonostante ciò mi sentivo sempre più innamorata e felice per le sue attenzioni. Ero realmente felice di ricevere tante attenzioni, fin quando mi fece leggere alcuni sms molto spinti provenienti da altre ammiratrici. Mi faceva vedere anche foto di donne nude durante atti sessuali con altri uomini. Alcune erano parrocchiane che io avevo visto frequentare la chiesa. Lui, poi, iniziò a essere molto esigente. Voleva rapporti sempre più spinti. Aveva sempre con sé una valigia con all’interno vibratori, maschere, capi in pelle già visibilmente usati da altre donne e un giorno mi portò in un sexy shop nell’Alto Vicentino dove acquistò specifici prodotti erotici".
"Iniziò anche a chiedermi di andare dietro la canonica per attirare i ragazzi che giocavano nel campo di calcio e, una volta adescati, mi costringeva ad avere rapporti con loro vicino al garage. Lui mi filmava di nascosto. Quando gli dissi che non ero più disposta a prestarmi a quei giochetti, mi portò più volte in zona Limena per vederlo durante un rapporto con un transessuale" - si legge nella denuncia della 49.
Ma non è tutto. "Un giorno - continua - don Andrea Contin mi fece vedere che aveva postato le mie foto nuda su siti per scambisti. Mi chiamava schiava, mi comprò una ciotola per animali e un guinzaglio marrone". La 49enne, poi, prosegue descrivendo rapporti di gruppo, sesso estremo, serate in alberghi lussuosi, ma nel suo racconto c'è anche tanta violenza. Gli episodi sono ripetuti. "Il 23 dicembre 2012 mi invitò a cena in canonica, mi fece accomodare su un divanetto rosso e, dopo aver chiuso la porta, iniziò a picchiarmi con ferocia inaudita. Riuscii a mandare un messaggio alla mia amica chiedendole aiuto. Il sacerdote si era arrabbiato con me perché durante la sagra di San Lazzaro, mentre facevo volontariato, si accorse che un uomo mi aveva guardata senza che io me ne accorgessi".
L'amante di don Andrea Contin confessa che dopo una serie di episodi di quel tipo ha iniziato a cambiare idea su di lui, ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato scoprire le relazioni con le altre parrocchiane. Così è scattata la sua denuncia. Ora, l'indagine si sta allargando sempre di più e lo scandalo di don Andrea Contin ha coinvolto anche don Roberto Cavazzana.
Su questo secondo don, la 49enne spiega: "Un giorno mi portò da don Roberto Cavazzana a Carbonara di Rovolon perché mi disse che doveva salutarlo. A un certo punto mi prese la testa e me la abbassò dicendo che dovevo avere un rapporto orale. Obbedii. La stessa cosa avvenne una seconda volta, quando don Andrea mi portò a cena con don Roberto in un ristorante dei colli (Euganei, ndr). Successivamente ci recammo in canonica a Carbonara di Rovolon dove abbiamo avuto un rapporto sessuale a tre".
Una nota di Giovanni Lugaresi, dopo l’articolo sulla vicenda dei preti padovani
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Caro Direttore,
sono il primo a non nutrire eccessiva considerazione per la nostra categoria (quella dei giornalisti), ma mi pare una esagerata prevenzione quella di chi, leggendo il mio intervento sulla triste vicenda dei preti padovani, asserisce che gli intervistatori abbiano tagliato le dichiarazioni di persone in controtendenza, per così dire. Mi pare un giudizio temerario o quanto meno una opinione azzardata. In mancanza di prove è d’obbligo la prudenza, che è richiesta non soltanto ai giornalisti, ma pure ai lettori.
Un’aggiunta, se mi permetti. Certo, ci sono tanti degni sacerdoti, tanti degni religiosi e religiose, e a quelli bisogna guardare, come ha detto il vescovo di Padova Cipolla in un messaggio rivolto ai fedeli della diocesi; ciò non ci esime peraltro dal guardare in faccia la realtà. Non si può tacere e non si può girare il capo dall’altra parte per non vedere il marciume che c’è nella Chiesa, a tutti i livelli. Quella sporcizia che a suo tempo l’allora cardinale Ratzinger aveva denunciato e che di quando in quando emerge per casi clamorosi come quello di Padova…
Non ci salviamo tutti per la misericordia infinita di Dio; siamo liberi di salvarci o di dannarci, perché della libertà che Dio ha dato all’uomo è l’uomo stesso a decidere come impiegarla.
Giovanni Lugaresi
Caro Direttore,
sono il primo a non nutrire eccessiva considerazione per la nostra categoria (quella dei giornalisti), ma mi pare una esagerata prevenzione quella di chi, leggendo il mio intervento sulla triste vicenda dei preti padovani, asserisce che gli intervistatori abbiano tagliato le dichiarazioni di persone in controtendenza, per così dire. Mi pare un giudizio temerario o quanto meno una opinione azzardata. In mancanza di prove è d’obbligo la prudenza, che è richiesta non soltanto ai giornalisti, ma pure ai lettori.
Un’aggiunta, se mi permetti. Certo, ci sono tanti degni sacerdoti, tanti degni religiosi e religiose, e a quelli bisogna guardare, come ha detto il vescovo di Padova Cipolla in un messaggio rivolto ai fedeli della diocesi; ciò non ci esime peraltro dal guardare in faccia la realtà. Non si può tacere e non si può girare il capo dall’altra parte per non vedere il marciume che c’è nella Chiesa, a tutti i livelli. Quella sporcizia che a suo tempo l’allora cardinale Ratzinger aveva denunciato e che di quando in quando emerge per casi clamorosi come quello di Padova…
Non ci salviamo tutti per la misericordia infinita di Dio; siamo liberi di salvarci o di dannarci, perché della libertà che Dio ha dato all’uomo è l’uomo stesso a decidere come impiegarla.
Giovanni Lugaresi
Ci avviciniamo al fondo. Mick
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