IL NUOVO CORSO BERGOGLIANO
«Egli andrà fin dentro il tempio di Dio, si metterà in trono con la
pretesa di essere Dio». Nuova idolatria? eccessiva spettacolarizzazione
della figura del papa: dal "Pastore tedesco" al nuovo corso
"obbligatorio" bergogliano
di Francesco Lamendola
Molte
coscienze sono addormentate, anche fra i credenti; moltissime anime
sono in pericolo: perché il nemico sta arrivando, ma le sentinelle
dormono, le porte sono spalancate, la città è sguarnita e giace immersa
in un sonno beato.
Questa
è la situazione attuale: nella società, fra i cattolici, nella Chiesa
come istituzione. Molti, troppi, non si rendono conto di quel che sta
accadendo; altri vedono e capiscono, ma tacciono: per disinteresse, per
conformismo, per viltà; altri ancora vedono, capiscono e approvano,
anzi, danno il loro contributo affinché la svolta diventi definitiva e
irreparabile, affinché tutti i ponti vengano bruciati dietro le spalle,
affinché si realizzi un vero e proprio colpo di mano ai danni della
società e della Chiesa, senza che la gente se ne renda conto. La loro
abilità consiste nell’insinuarsi subdolamente, piano, piano, simulando
di essere quel che non sono e abusando della buona fede, della fiducia o
dell’ingenuità dei molti.
Entro
poco tempo, qualche anno, forse meno ancora, il giro di vite potrebbe
essere tale da non consentire più rimedio. O ci si rende conto adesso di
quel che sta accadendo, o sarà troppo tardi.
Nel giro di poco tempo ci
sarà la stretta definitiva: i medici e gli infermieri che non si
presteranno alle pratiche abortive verranno multati, diffidati,
licenziati, processati; le maestre e i professori che non accetteranno
di inchinarsi ai nuovi programmi scolastici dell’U.N.E.S.C.O. e
all’osceno indottrinamento degli emissari delle lobby gay, subiranno lo
stesso trattamento; i giornalisti, gli scrittori e i docenti
universitari che non si renderanno disponibili a diffondere il nuovo verbo mondialista,
globalista, umanitarista e massonico, perderanno il posto e finiranno
la loro carriera, o verranno ridotti al silenzio; i preti e le suore che
non chineranno la testa davanti alla deriva relativista, sincretista,
gnostica e modernista della contro-chiesa che ha usurpato la vera Chiesa di Cristo,
subiranno la persecuzione da parte dei loro vescovi e arcivescovi,
saranno additati al pubblico disprezzo, saranno indicati come i
portatori del morbo oscurantista e fondamentalista, come dei
manipolatori delle masse, come dei fomentatori di disordini e come dei
pericolosi nemici del dialogo con le altre confessioni cristiane e con
le altre religioni. E ciò avverrà da parte degli stessi vescovi,
arcivescovi e cardinali che non parlano più di Gesù Cristo, il Verbo
Incarnato, morto e risorto per la redenzione dell’umanità; che non
parlano più della grazia e del peccato, del bene e del male, della
libertà e della tentazione; che non parlano più della salvezza delle
anime e di ciò che la minaccia, ma danno a intendere, mentendo, che la
salvezza è pronta per tutti, anche per i peccatori impenitenti, non c’è
problema, la misericordia di Dio è infinita, e della sua giustizia non
bisogna preoccuparsi, perché Egli è talmente buono che può anche
passarci sopra.
E
invece no. Qui c’è un pensiero non cattolico, ma gnostico-massonico,
che sta penetrando dentro la Chiesa, che la sta spodestando, che se ne
sta impadronendo e la sta trasformando in un’altra cosa: in una contro-chiesa al servizio di poteri oscuri, il cui obiettivo finale è la distruzione della Chiesa cattolica,
non mediante una repressione esterna, bensì attraverso un processo di
mutazione genetica, un processo interno, avallato e benedetto dalle
massime autorità, spacciato come legittimo e perfino doveroso, come
“autenticamente evangelico” e come “più vicino alla misericordia di
Dio”, ma in realtà, scaturente da una logica e da una strategia
diametralmente opposte al Vangelo; una logica e una strategia che paiono
ispirate da colui il quale, da sempre, si oppone all’amore di Dio e
cerca in ogni maniera di spezzare la relazione filiale e fiduciosa
dell’uomo verso di Lui.
Lo
strumento del quale si serve il nemico per scardinare la relazione
amorevole fra l’uomo e Dio è l’orgoglio, un orgoglio smisurato egli che
non si stanca di ispirare nell’anima degli esseri umani, e che trova
facile presa là dove, della fede cristiana, è rimasta, dopo anni e anni
di sottile penetrazione del veleno modernista, soltanto una leggera
verniciatura, dietro la quale c’è il vuoto spirituale, origine di altri
malanni dell’anima: l’ambizione, la smania del potere, del successo,
della visibilità; del denaro, dei piaceri disordinati della carne.
Purtroppo, i tempi erano maturi perché una pletora di cardinali, di
arcivescovi e di vescovi infedeli, senza più autentica fede, avidi solo
di gloria mondana, di lusso, di celebrità terrena, vanitosi dome pavoni,
sempre compiaciuti di pubblicare libri e di rilasciare interviste alla
televisione, o, peggio ancora, sprofondati in vizi vergognosi, la
sodomia, la pedofilia, e stretti fra loro da un patto scellerato,
aderenti alla massoneria, amici di banchieri senza scrupoli e di
politici corrotti: i tempi erano maturi, dicevamo, perché questo esercito di pastori mercenari,
di lupi travestiti da agnelli, si prestasse all’opera di distruzione
interna della Chiesa, spargendo ovunque i semi pestilenziali di dottrine
eretiche, ma senza averne l’aria, senza mai assumersene apertamente la
responsabilità, senza mai sfidare l’ortodossia in modo troppo sfacciato e
palese.
A
loro volta, questi pessimi pastori, fiancheggiati da una quantità di
sedicenti teologi insuperbiti dalla loro intelligenza, e dimentichi
dell’umiltà e della mitezza evangeliche, hanno esercitato un influsso
deleterio sul clero, sui sacerdoti, sui religiosi e sulle religiose: li
hanno confusi con le loro dottrine erronee, con i loro comportamenti
disinvolti in fatto di pastorale, di catechesi, di morale; li hanno
ripresi se troppo “zelanti”, li hanno elogiati e incoraggiati se animati
da temerario spirito di ribellione nei confronti della sacra
Tradizione. Hanno assistito impassibili, nascondendo la mano dopo aver
tirato il sasso, alle ironie, ai motteggi, alle frasi sprezzanti, alle
allusioni malevole di codesti sacerdoti nei confronti degli aspetti più
dolci, più delicati e più sentiti della devozione popolare. Hanno fatto
in modo che la pratica di recitare il Rosario, di ricevere
quotidianamente la santa Comunione, di fare digiuni, pellegrinaggi e
altre forme di devozione, divenissero cose sempre più “anomale”, sempre
più circondate da una sottile atmosfera di gelo, quasi di
disapprovazione. Hanno fatto in modo che dei sacerdoti presuntuosi e
temerari costringessero i fedeli a ricevere l’Ostia consacrata sulla
mano, abusando del loro abito sacerdotale, e fomentando l’idea che l’uomo è quasi pari a Dio; che può porsi di fronte a Lui pressoché su un piano di uguaglianza;
che non vi è ragione di nutrire alcun timore e tremore; che le mani del
laico sono “consacrate” come quelle del sacerdote, e ciò al fine di
abolire, di fatto, l’uso di ricevere la Comunione in bocca e di
facilitare i trafugamenti sacrileghi delle Ostie, per gl’infami
cerimoniali della messa nera. Perché bisogna pur dire che una parte,
forse piccola, ma pericolosissima, di codesti monsignori e di codeste
eminenze di tendenza modernista, non sono “solamente” aderenti alla
massoneria, sono anche membri di circoli satanisti, i cui rituali
infernali hanno lo scopo di affrettare la fine della Chiesa e l’avvento
del grande nemico. Leggiamo nella Seconda lettera ai Tessalonicesi (2, 3-4):
Non
lasciatevi imbrogliare da nessuno, in alcun modo! Prima infatti [che
avvenga il ritorno del Signore] dovrà avvenire l’apostasia e dovrà esser
rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si
contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è
oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso
come Dio.
Sono
parole drammatiche, oscure, che lasciano profondamente turbati: alla
fine dei tempi, prima che Gesù Cristo ritorni sulla terra per giudicare i
vivi e i morti, vi sarà, dunque, una grande apostasia. San Paolo non
dice: vi sarà un grande assalto contro la Chiesa; non lo dice,
ma neppure dice il contrario, e quindi è possibile che vi sarà, questo
non lo sappiamo: ciò che l’Apostolo delle genti dice con estrema
chiarezza, senza alcuna ambiguità, è che vi sarà una apostasia
generalizzata, ossia una degenerazione interna della Chiesa di Cristo e
uno sbandamento del clero e dei fedeli, uno scivolamento generale di
entrambi al di fuori della Verità del Vangelo, in una falsa dottrina,
che si chiamerà ancora cattolica, ma che di cattolico non avrà più
nulla. Sono parole che fanno riflettere, perché trovano un’eco alquanto
nitida, purtroppo, in ciò che sta accadendo, sotto i nostri occhi, nella
Chiesa, sempre più secolarizzata, sempre meno spirituale e sempre più
irretita in dottrine moderniste. Non stiamo già assistendo a una
eccessiva spettacolarizzazione della figura del papa, ad una sua
sovraesposizione narcisista, rispetto allo stile consueto dei pontefici?
Non è bene che i fedeli, e anche i non cattolici, prestino più
attenzione al papa, che a Dio; che ascoltino di più la voce del papa,
che la Parola del Vangelo; che esaltino la figura del papa, più di
quella di Gesù Cristo, il Salvatore e il Redentore degli uomini mediante
il suo sacrificio sulla croce. Questa è già una forma sottile
(o forse neanche tanto sottile) d’idolatria, che si accompagna al fatto,
ormai evidente, che una parte del clero ha smesso di parlare di Gesù
Cristo come di Dio e del Figlio di Dio, come della seconda Persona della
santissima Trinità; che ne parla come di un grand’uomo, di un saggio,
di un profeta, insomma come ne parlano i non cristiani: ma a Lui si
rivolgono sempre meno come al nostro unico Signore, come alla nostra
sola speranza di salvezza: Perché se Gesù Cristo non è risorto da morti, vana è la nostra predicazione, e vana è anche la vostra speranza, dice sempre san Paolo, nella Prima lettera ai Corinzi.
Perciò, che costoro presentino in maniera così ambigua la Verità di
Cristo, è un chiaro indizio che, o hanno perso la fede e non si rendono
conto del danno immenso che le loro parole e i loro modi di fare stanno
causando, oppure lo sanno benissimo, e, in tal caso, ciò fa parte di una
precisa strategia, di una deliberata volontà di distruzione della vera
Chiesa di Gesù, per sostituirla con una contro-chiesa mondanizzata.
Infatti,
costoro hanno sempre “il mondo” sulla bocca: parlano sempre del dialogo
con il mondo, della necessità di conciliare il Vangelo con il mondo,
del dovere di accogliere fraternamente e amorevolmente ciò che viene dal
mondo. Invero, è un linguaggio inaudito, assolutamente incompatibile
con una conoscenza anche superficiale del Vangelo: Gesù non è
venuto affatto sulla terra per “dialogare” con il mondo, con i farisei,
con il Sinedrio, con i nemici subdoli o palesi del Vangelo, con
gl’indemoniati, ma per convertire il mondo. I segnali della
grande apostasia, nella neochiesta modernista degli ultimi tempi,
c’erano, ed erano già evidenti negli anni e nei decenni trascorsi,
specialmente a partire dal Concilio Vaticano II; però non abbiamo saputo
coglierli, o, se pure li abbiamo colti, non abbiamo attribuito loro la
debita importanza. Avremmo dovuto ascoltare meglio, capire di più. Era
il veleno del modernismo che stava fluendo in tutte le vene e le arterie
della Chiesa, lo stava infettando con i germi del relativismo, dello
storicismo, dell’immanentismo, dello gnosticismo. Troppo forte era in
tutti noi, però, il senso innato di rispetto, di obbedienza, di fedeltà
alla Chiesa di Cristo; ingenuamente, abbiamo pensato che la promessa di
Cristo, non praevalebunt, avrebbe protetto la sua Chiesa senza
bisogno che noi ci impegnassimo a vigilare, come le vergini savie,
affinché lo Sposo, venendo all’improvviso, forse nel cuore della notte,
non ci trovasse addormentati, e vedesse la sua casa invasa da una folla
d’impostori, che, spacciandosi per suoi servitori, la stanno dilaniando e
dissolvendo, ma il tutto con molta abilità e con silenziosa pazienza.
Troppo forte era il rispetto nei confronti del pontefice, il capo della
Chiesa, il vicario di Cristo; pensavamo che, pur non riusciamo a capire
certi discorsi, certi atteggiamenti, non avevamo il diritto di
criticarlo apertamente. Ahimè, ci siamo scordati che ciascun essere
umano è pur sempre null’altro che un essere umano; e che, se non si
rende doverosamente umile davanti al Mistero di Cristo, la superbia e la
vanità possono giocargli dei bruttissimi scherzi, fino ad accecarlo,
Anche
di questo verrà domandato conto ai pastori infedeli e traditori: di
aver dato scandalo alle anime, di averle sedotte e traviate con false
dottrine, di aver messo in pericolo mortale la loro salvezza eterna.
Hanno ignorato la cosa più importante del loro sacro ministero: Salus animarum suprema lex,
la salvezza delle anime è la legge suprema che deve vigere entro la
Chiesa. Non c’è nulla, non c’è alcun bene, per quanto prezioso, che stia
al di sopra di questo imperativo: provvedere alla salvezza delle anime.
Davvero i Küng, i Rahner, i Kasper, gli Häring, i Schillebeeckx, i
Congar, i Bianchi, davvero costoro si preoccupano, in primissimo luogo,
della salvezza delle anime? Anche il vescovo di Anversa, che si dice
favorevole ai matrimoni omosessuali in chiesa, ha ben chiara la priorità
della salvezza delle anime? E il vescovo di Santiago, che ordina
sacerdoti due omosessuali dichiarati e conviventi, si è preoccupato
della salvezza delle anime? Sarebbe quasi comico, se non fosse triste,
vedere come tutti quei teologi, quei monsignori, quei preti “di strada”,
progressisti e modernisti, che hanno levato gli scudi contro Benedetto
XVI, il detestato “pastore tedesco”, ora, dopo l’elezione di Francesco,
improvvisamente si ricordano dell’autorità del papa, e, dal pulpito,
invitano tutti i cattolici ad assecondare di buon grado il cosiddetto nuovo corso bergogliano…
«Egli andrà fin dentro il tempio di Dio, si metterà in trono con la pretesa di essere Dio»
di Francesco Lamendola
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