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Il Papa può cadere nell’eresia?
Materia di un dibattito
La Religione abbatte l'eresia - Pierre Le Gros - Chiesa del Gesù - Roma
1. A prima vista sembrerebbe trattarsi di una cosa improbabile. In effetti, la risposta negativa a questa domanda rappresenta l’opinione comune dei teologi dell’epoca moderna. Questi dicono infatti che il Papa non può diventare eretico formale e pertinace, cioè eretico cosciente e colpevole, benché possa diventare eretico materiale per ignoranza non colpevole o in ragione di un semplice errore e non in ragione di una cattiva volontà.I principali sostenitori di questa tesi sono il teologo olandese Alberto Pighi (1490-1542( (1), San Roberto Bellarmino (1542-1621) (2), Francesco Suarez (1548- 1617) (3).
Fino a prima del concilio Vaticano I, questa opinione era seguita anche dal canonista francese Marie-Dominique Bouix (1808-1870). Al momento del concilio, Mons. Zinelli, parlando in nome della Deputazione della Fede, lodò questa opinione di Bellarmino e di Suarez: secondo lui è probabile che il Papa non sarà mai eretico formale (4).
All’indomani del concilio, il cardinale Billot (1846-1931) (5) riprese la stessa opinione. Anche il padre Dublanchy l’adottò dopo di lui (6). Infine, sotto Pio XII, il manuale classico del Padre Salaverri (7) menziona questa questione dell’eresia personale del Papa come una materia dalla teologia controversa e presenta come probabile l’opinione di Bellarmino e di Suarez, lodata da Mons. Zinelli.
2. L’argomento di questa spiegazione è duplice e resta invariato in tutti gli autori che adottano questa posizione. Vi è un primo argomento teorico che è presentato come conveniente: l’infallibilità della funzione promessa in Lc.XXII, 32, renderebbe moralmente necessaria l’indefettibilità personale nella fede.
In effetti, fa notare San Roberto Bellarmino (8), l’ordine stabilito da Dio esige assolutamente che la persona privata del Sommo Pontefice non possa cadere nell’eresia, neanche perdendo la fede in maniera puramente interna. «Poiché il Papa, non solo non deve e non può predicare l’eresia, ma deve sempre insegnare la verità, ed è fuori dubbio che egli lo farà sempre poiché il Signore gli ha comandato di confermare i suoi fratelli. Ma un papa eretico, come potrebbe confermare i suoi fratelli nella fede, come potrebbe predicare sempre la vera fede? Senza dubbio, Dio è in grado di strappare dal cuore di un eretico la professione della vera fede, come fece parlare l’asina di Balaam. Ma in questo caso ci sarebbe una violenza e non un’azione conforme alla divina Provvidenza, che dispone tutto con soavità.»
Vi è anche un secondo argomento di fatto, conseguente al primo, che porta logicamente tutti i sostenitori della tesi a provare che mai in tutta la storia della Chiesa c’è stato un papa formalmente eretico (9).
3. Tuttavia, i teologi dell’epoca moderna sono dei ritardatari. E si potrebbe obiettare che prima di loro i teologi hanno comunemente ritenuto, dal XII al XVI secolo, che il Papa possa cadere nell’eresia.
Si riscontra questa idea, nel XII secolo, nel Decreto di Graziano (10). Graziano dice che il Papa non può essere giudicato da nessuno, salvo nel caso in cui si allontanasse dalla fede (11). Questa tesi servirà da base per tutta la riflessione dei canonisti del Medio Evo e fonderà un’opinione ormai comune: «I canonisti del XII e del XIII secolo», dice il Padre Dublanchy, «conoscevano e commentavano il testo di Graziano. Tutti ammettevano che il Papa potesse cadere nell’eresia o in qualunque altra grave colpa; essi si preoccupavano solo di ricercare perché e a quali condizioni egli potesse essere giudicato in questo caso dalla Chiesa (12).» Il Gaetano sostiene questa tesi.
Nel XVI, Alberto Pighi sarà il primo a rompere una tradizione teologica e canonica fino ad allora unanime. Ma anche all’epoca moderna, la nuova opinione introdotta da Pighi non troverà assolutamente l’unanimità. Infatti, Pighi è ben presto rifiutato da Melchior Cano (1509-1560) (13) e da Dominique Banez (1528-1604) (14). Il domenicano Charles-René Billuart (1685-1757) (15) condivide la stessa opinione di questi due teologi. Infine, all’indomani del concilio Vaticano, il Padre Palmieri (16) difende questa tesi.
4. Consideriamo anche che i fatti della storia sono innegabili. Nella Chiesa ci sono stati uno o due papi fautori di eresia e oggi, dal Vaticano II, ci sono dei papi che pongono gravi problemi di coscienza a dei cattolici, giustamente perplessi. Il Papa Onorio (625-640) fu anatemizzato dai suoi successori Sant’Agatone (678-681) e San Leone II (682-684) in occasione del terzo concilio di Costantinopoli del 681, in quanto fautore dell’eresia monotelita (17). D’altra parte, è chiaro che a partire dal Vaticano II i papi Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI hanno insegnato, e Papa Francesco insegna ancora, una teologia che è difficile conciliare con la sostanza del dogma cattolico (18). I fatti recenti sono senza dubbio più gravi dei fatti passati (19). Ma in entrambi i casi la portata è sostanzialmente la stessa. E questi fatti sono stati constatati da delle persone il cui giudizio presenta una certa autorità morale, in mancanza dell’essere giuridica.
5. Tutto questo ci porta a ritenere, né più né meno, che la prima opinione che considera probabile la caduta del Papa nell’eresia è essa stessa… improbabile. In altre parole, gli argomenti di autorità teologica che andrebbero nel senso di una risposta negativa alla questione posta, non bastano a comportare l’adesione. Resta allora da dimostrare come la retta ragione, illuminata dalla fede, possa giustificare una risposta affermativa.
NOTE
1 – A lui si deve un trattato sulla Chiesa gerarchica (Hierarchiæ ecclesiasticæ assertio), in cui esamina la questione del papa eretico nel capitolo VIII del libro IV.
2 - De Romano Pontifice, libro IV, capitoli 6-14.
3 - De fide, disputatio 10, sectio 6, § 11, Opera omnia, tomo XII, p. 319.
4 - «Hæc Providentiæ supernaturali confisi, satis probabiliter existimamus nunquam eventura » (Mansi, tomo 52, col. 1 109).
5 - LOUIS BILLOT, L’Église. II – Sa constitution intime, questione 14, tesi 29, parte II, n° 940-949, Courrier de Rome, 2010, p. 449-457.
6 - DUBLANCHY, « Infaillibilité du pape » dans Dictionnaire de théologie catholique, t. VII, 2° parte, coll. 1716-1717.
7 - JOACHIM SALAVERRI, De Ecclesia Christi, tesi 14, § 657.
8 - SAN ROBERTO BELLARMINO, De Romano Pontifice, libro IV, capitolo VI, p. 484 dell’Opera omnia.
9 - ID., Ibidem, capitoli 7-14, pp. 484-506.
10 – Si tratta del famoso passo del libro I, distinzione 40, capitolo VI, intitolato Si papa.
11 - «… cunctos ipse judicaturus a nemine est judicandus, nisi deprehendatur a fide devius.» Questa affermazione è attribuita a San Bonifacio, arcivescovo di Magonza, e prima di Graziano è stata citata sotto il suo nome dal cardinale Deusdedit e da Yves de Chartres. Si veda l’articolo già citato di Dublanchy, nel Dictionnaire de théologie catholique, coll. 1714-1715.
12 - DUBLANCHY, Ibidem, col 1715.
13 - De locis theologicis, libro VI, capitolo VIII, §§ 21-23.
14 – Commento in 2a2æ, q 1, art 10, folios 183-212 dell’edizione di Venezia del 1587.
15 - De fide, dissertatio 5, art 3, § 3, obiezione 2 ; De regulis fidei, dissertatio 4, art 8, § 2, obiezioni 2 e 6 ; De incarnatione, dissertatio 9, art 2, § 2, obiezione 2.
16 - Tractatus de romano pontifice, tesi 32, scholion, pp. 630-633.
17 – Si veda l’articolo « Une crise sans précédents ? » pubblicato nella rivista dell’Institut Universitaire Saint Pie X Vu de haut n° 14 (autunno 2008), pp. 78-95.
18 - «Poiché infine, a partire dal Concilio, ciò che noi [i papi di prima del 1962] abbiamo condannato ecco che le autorità romane l’adottano e lo professano. Com’è possibile? Noi abbiamo condannato il liberalismo; noi abbiamo condannato il comunismo, il socialismo, il modernismo, il sillonismo, tutti questi errori che noi abbiamo condannato ecco che oggi sono professati, sostenuti dalle autorità della Chiesa: è possibile?» (Mons. Lefebvre, Omelia per la consacrazione episcopale del 30 giugno 1988).
19 - «Veramente ci troviamo davanti ad un grave dilemma, eccessivamente grave, che io credo non è mai esistito nella Chiesa: che colui che è assiso sul soglio di Pietro partecipa a dei culti di falsi dei. Io penso che questo non sia mai accaduto nella storia della Chiesa.» (Mgr Lefebvre, Omelia a Écône per la Pasqua, 30 marzo 1986); «La cosa è molto grave. Noi siamo sulla strada di una nuova Chiesa. E’ Roma che spinge le anime nell’eresia. Mi sembra che noi non possiamo accettare tutti i documenti del Vaticano II. Ve ne sono che non possono essere interpretati secondo Trento e il Vaticano I. Che ne pensate voi?» (Mons de Castro-Mayer, Lettera dell’8 dicembre 1969 a Mons. Lefebvre, conservata negli archivi personali di Mons. Lefebvre, in deposito a Écône).
di Don Jean-Michel Gleize, sacerdote della Fraternità San Pio X,
professore di ecclesiologia al Seminario Internazionale San Pio X di Écône
Pubblicato su Courrier de Rome n° 595, gennaio 2017
Da noi ripreso dal sito francese della Fraternità La porte Latine
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