Luci e ombre della dottrina
Francesco
Diversi terremoti hanno recentemente scosso la Chiesa Cattolica come istituzione e il Vaticano come Stato. Due eventi in particolare stanno segnando questo periodo Oltretevere e muovono ombre sia verso l’amministrazione Obama sia verso il pontificato di Papa Francesco.
Già da diversi mesi è noto al pubblico che tra le mail trafugate nello scandalo Wikileaks ce ne siano alcune che rivelino informazioni delicate sui giochi di potere in Vaticano. Una in particolare vedeva coinvolto John Podesta – responsabile della campagna elettorale di Hillary Clinton – il quale affermava inequivocabilmente, già nel 2012, che l’amministrazione Obama e lui stesso avevano lavorato negli anni per suscitare quella che definisce una “Catholic Spring”, una primavera cattolica. Fine di questa operazione era, a quanto si capisce, rendere inoffensiva sotto il profilo etico la Chiesa Cattolica negli States soprattutto nella sua opposizione a Obama, orientandone le prerogative ed il potere di opinion making.
“Una persona che pensa solo a costruire muri e non a costruire ponti, non è Cristiano” – Foto Sean Gallup/Getty Images
Il metodo a quanto si era appreso sarebbe stato quello di creare gruppi ad hoc all’interno della Chiesa stessa che sarebbero serviti come strumenti di influenza politica all’interno della gerarchia ecclesiastica; due di questi gruppi sono Catholics in Alliance for the Common Good e Catholics United. Nel frattempo hanno luogo le presidenziali e l’imponderabile accade: The Donald (che aveva promesso inchieste sulla Clinton circa gli scandali di Wikileaks) viene effettivamente eletto come nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Il giornale cattolico The Remnant coglie quindi la palla al balzo e pubblica una lettera destinata a Donald Trump in cui si richiede l’apertura di un’inchiesta volta a verificare tutti i modi in cui l’amministrazione Obama ed Hillary Clinton abbiano effettivamente potuto interferire negli affari interni della Chiesa e propone un’altra prospettiva ancora più grave: la possibilità che proprio queste manovre di palazzo abbiano portato al “regime change” Vaticano con l’abdicazione di Benedetto XVI e l’elezione di Francesco. Il regime change è in effetti stato l’esito ultimo di diverse primavere arabe e se questo era l’archetipo socio-politico su cui Podesta e Clinton stavano basando la loro azione di lobbing, una simile teoria non risulterebbe troppo irreale.
The Remnant infatti fa notare come il nuovo papa abbia avuto parole fuori dall’ordinario contro Donald Trump in piena campagna elettorale, particolarmente contro la famosa ipotesi proposta dall’ormai Presidente di erigere il ben noto muro tra USA e Messico. Il Santo Padre era arrivato in quell’occasione a mettere addirittura in dubbio la “cristianità” di Trump. Un intervento a gamba tesa che poteva compromettere gli esiti elettorali in favore di una Hillary Clinton, tutt’altro che amica delle istanze etiche cattoliche. Il newspaper americano conclude la sua nota chiedendo di conseguenza a Trump di aprire un’inchiesta in questo senso:
particolarmente su quali furono le azioni intraprese dall’amministrazione Obama per fomentare questa “primavera cattolica”, perchè l’NSA stesse monitorando il conclave, qual’era la natura di un incontro privato tra il vecchio vice presidente Biden e Benedetto XVI nel 2011 e se George Soros abbia avuto un ruolo in tutto ciò.
Ma questa è solo la prima parte degli scandali che coinvolgono il Vaticano allo stato corrente. L’altro fronte caldo Oltretevere è diventato col passare dei mesi il Sovrano Militare Ordine di Malta, uno degli Ordini più antichi della Chiesa e diretto discendente delle opere ospedialiere a Gerusalemme nel periodo delle Crociate. Allo stato attuale gode di uno status molto particolare: rimane principalmente impegnato nell’assistenza agli ammalati e ai bisognosi, ma viene allo stesso tempo riconosciuto sia come soggetto giuridico della Chiesa, sia come soggetto di diritto internazionale, con proprie ambasciate e sedi diplomatiche in tutto il mondo. Ebbene da diverso tempo è in atto uno scontro tra il Papa e l’Ordine stesso circa la sospensione del Gran Cancelliere Boeselager, il quale aveva autorizzato una distribuzione di contraccettivi e abortivi in Africa. La scoperta di questo fatto (la cui reale durata è tutt’ora oggetto di dibattito) ne aveva provocato l’allontanamento dall’Ordine. Il Papa si era opposto duramente a questa scelta, nominando a dicembre una sorta di Commissione vaticana che facesse luce su quanto accaduto.
Papa Francesco in un incontro con il principe gran maestro Fra Matthew Festing
Per tutta risposta il Gran Magistero dei Cavalieri di Malta aveva reagito con fermezza a questa scelta dichiarando che la decisione presa era affare interno all’Ordine, il quale in virtù della sua sovranità, rifiutava qualunque intromissione vaticana. Ma l’Ordine di Malta è un ordine religioso e così il Papa, cambiando nettamente comportamento e strategia avrebbe richiesto le dimissioni del Gran Maestro Festing, il quale vincolato al voto di obbedienza non ha potuto più opporsi, dimettendosi il 24 gennaio. Quel che è successo dopo può essere vista come la Caporetto su tutta la linea per la sovranità dei Cavalieri di Malta: dopo le dimissioni di Festing tutti gli atti ufficiali presi dal 6 dicembre (dall’allontanamento di Boeselager in avanti) vengono dichiarati nulli e invalidi, mentre Papa Francesco procede a nominare un Delegato Speciale per le relazioni tra i Cavalieri di Malta e il Vaticano, almeno fino alla nomina di un nuovo Gran Maestro. Una manovra politicamente pesante, come un macigno, e che inficia l’effettiva sovranità dell’Ordine e il suo spazio di manovra.
Impero contro Papato, Papato contro Cavalieri. Nulla di nuovo sotto il sole
Per concludere il Vaticano è sotto un particolare momento geopolitico che a raccontarsi comunemente, si stenterebbe a credere: se venisse confermato il quadro come viene descritto dalle fonti citate sopra, la prima superpotenza mondiale avrebbe complottato un regime change contro lo stato più piccolo del mondo, per imporre un Papa in linea con i dettami dell’amministrazione Obama e una potenziale futura amministrazione Clinton; lo stesso Papa poi in quanto leader religioso e capo dello stato più piccolo del mondo, avrebbe attaccato le decisioni interne dell’unico stato al mondo senza territorio, ottenendo infine la testa del suo capo e quello che sembra un commissariamento de facto di tutto l’ente in questione. L’ipotesi della rivoluzione colorata in Vaticano resta però, allo stato attuale delle cose soltanto un’ipotesi peraltro difficile da confermare in via ufficiale: Donald Trump infatti sembra aver dimenticato la promessa elettorale di investigare sulle manovre di Hillary Clinton emerse dallo scandalo Wikileaks. Senza un’inchiesta complessiva su questi fatti, difficilmente ne avrà luogo una più dettagliata su un singolo episodio della stessa saga. Ma queste sono le “alte sfere”. Anche il basso popolo però comincia a mostrare segni di insofferenza per la gestione attuale della Chiesa: Roma lo scorso sabato mattina si è svegliata invasa da manifesti di critica all’operato del Papa, una contestazione non proveniente da ambienti anticlericali o anticattolici, bensì proprio da novelli Pasquino cattolici, i quali denunciano un attegiamento reale del Santo Padre ben diverso e molto meno misericordioso di quanto propagandato dai media. Tra i punti di critica presenti nel manifesto, anche l’operato contro l’Ordine di Malta.
di Giovanbattista Varricchio - 8 febbraio 2017
http://www.lintellettualedissidente.it/esteri-3/luci-e-ombre-della-dottrina-francesco/
Trump e Pence contro l’aborto. Ma Avvenire preferiva Obamacare
di Alessandro Rico
Donald Trump si è insediato solo il 20 gennaio, ma il vento è già cambiato.
Come noto, tra i primi ordini esecutivi del nuovo Presidente c’è stato il blocco dei finanziamenti alle ONG che promuovono l’aborto, incluse Planned Parenthood International e le agenzie ONU, quell’altro carrozzone massonico da sempre in prima linea per caldeggiare il controllo delle nascite. Sebbene le leggi federali proibiscano l’uso del denaro dei contribuenti per finanziare pratiche abortive, l’amministrazione Obama aveva approfittato fin qui di un classico trucco di contabilità, la “fungibilità” dei fondi. In sostanza, bastava destinare generici stanziamenti alle attività mediche di Planned Parenthood, che poi però li impiegava per i suoi delitti. Anche in America, fatta la legge, trovato l’inganno. La Camera dei Rappresentanti, però, ha approvato a larga maggioranza una mozione che prescrive il divieto di finanziamenti per il controllo delle nascite sul territorio nazionale.
Se questo non fosse abbastanza, basti sapere che alla marcia per la vita che si è svolta a Washington il 27 gennaio (in ricordo del 22 gennaio 1973, il giorno in cui la Corte Suprema legalizzò l’aborto), ha partecipato il vice presidente Mike Pence. Cattolico, ma non cattolico come John Podesta, il faccendiere della Clinton demolito dalle rivelazioni di Wikileaks. Un cattolico serio.
Dinanzi a questi successi, forse insperati dopo gli anni di Obama, non si può che manifestare grande soddisfazione e fiducia. La battaglia è ancora lunga, ma le premesse sono ottime. Eppure, da questo cambio di rotta paradossalmente proprio la Chiesa Cattolica rischia di uscire spiazzata.
Tutti ricorderanno il viaggio di papa Francesco negli Stati Uniti. In quell’occasione, il pontefice si lasciò sfuggire dichiarazioni poco lusinghiere nei confronti di Trump, allora candidato alle primarie del Partito Repubblicano, definito senza mezzi termini «non cristiano» per le sue posizioni sull’immigrazione (Francesco non lo nominò esplicitamente, ma era chiaro che il suo monito si riferiva a lui). Si sorvoli pure sul discutibile martellamento sull’accoglienza, uno dei leitmotiv di questo pontificato, ma è indubbio che sul piano dell’etichetta quella sortita fu inopportuna. Forse pure il papa aveva letto i sondaggi, che con un anno di anticipo già avevano incoronato vincitrice la Clinton. Ma oggi, quello scivolone può essere un boomerang, specialmente se gli ambienti ecclesiali non si convincessero a dare credito al nuovo Presidente.
La prima pagina di Avvenire di domenica 22 gennaio (proprio quel giorno in cui ricorreva il nefasto anniversario della sentenza americana sull’aborto) non faceva ben sperare. Il titolo, scritto a caratteri cubitali, recitava: «Trump è di parola. Subito meno salute», in riferimento ai primi provvedimenti per abrogare e rimpiazzare Obamacare, come promesso in campagna elettorale. Insomma, agli ambienti vicini al Vaticano sembra non interessare la svolta pro-life della nuova amministrazione. I principi non negoziabili si sono ridotti al mantra dell’assistenza sanitaria gratuita, che per Obama significava costringere i datori di lavoro a pagare contraccettivi e farmaci abortivi ai dipendenti. Trump e Pence sono in guerra con l’industria della morte, ma ad Avvenire piaceva Obamacare. Così, venerdì 27 il quotidiano della CEI non ha dedicato una riga alla marcia per la vita di Washington, preferendole le «preoccupazioni» della Santa Sede per il muro con il Messico (che esiste dal 1994, quando il Presidente era Bill Clinton e il cui ampliamento fu approvato nel 2006 anche grazie ai voti dei senatori Hillary Clinton e Barack Obama).
Speriamo che anche i cattolici nostrani si facciano provocare dalla realtà. Trump non è il meglio che potessimo desiderare, ma forse è il meglio che possiamo avere. Senza diventarne apologeti, basta seguire il saggio consiglio di San Paolo: «Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono».
Donald Trump si è insediato solo il 20 gennaio, ma il vento è già cambiato.
Come noto, tra i primi ordini esecutivi del nuovo Presidente c’è stato il blocco dei finanziamenti alle ONG che promuovono l’aborto, incluse Planned Parenthood International e le agenzie ONU, quell’altro carrozzone massonico da sempre in prima linea per caldeggiare il controllo delle nascite. Sebbene le leggi federali proibiscano l’uso del denaro dei contribuenti per finanziare pratiche abortive, l’amministrazione Obama aveva approfittato fin qui di un classico trucco di contabilità, la “fungibilità” dei fondi. In sostanza, bastava destinare generici stanziamenti alle attività mediche di Planned Parenthood, che poi però li impiegava per i suoi delitti. Anche in America, fatta la legge, trovato l’inganno. La Camera dei Rappresentanti, però, ha approvato a larga maggioranza una mozione che prescrive il divieto di finanziamenti per il controllo delle nascite sul territorio nazionale.
Se questo non fosse abbastanza, basti sapere che alla marcia per la vita che si è svolta a Washington il 27 gennaio (in ricordo del 22 gennaio 1973, il giorno in cui la Corte Suprema legalizzò l’aborto), ha partecipato il vice presidente Mike Pence. Cattolico, ma non cattolico come John Podesta, il faccendiere della Clinton demolito dalle rivelazioni di Wikileaks. Un cattolico serio.
Dinanzi a questi successi, forse insperati dopo gli anni di Obama, non si può che manifestare grande soddisfazione e fiducia. La battaglia è ancora lunga, ma le premesse sono ottime. Eppure, da questo cambio di rotta paradossalmente proprio la Chiesa Cattolica rischia di uscire spiazzata.
Tutti ricorderanno il viaggio di papa Francesco negli Stati Uniti. In quell’occasione, il pontefice si lasciò sfuggire dichiarazioni poco lusinghiere nei confronti di Trump, allora candidato alle primarie del Partito Repubblicano, definito senza mezzi termini «non cristiano» per le sue posizioni sull’immigrazione (Francesco non lo nominò esplicitamente, ma era chiaro che il suo monito si riferiva a lui). Si sorvoli pure sul discutibile martellamento sull’accoglienza, uno dei leitmotiv di questo pontificato, ma è indubbio che sul piano dell’etichetta quella sortita fu inopportuna. Forse pure il papa aveva letto i sondaggi, che con un anno di anticipo già avevano incoronato vincitrice la Clinton. Ma oggi, quello scivolone può essere un boomerang, specialmente se gli ambienti ecclesiali non si convincessero a dare credito al nuovo Presidente.
La prima pagina di Avvenire di domenica 22 gennaio (proprio quel giorno in cui ricorreva il nefasto anniversario della sentenza americana sull’aborto) non faceva ben sperare. Il titolo, scritto a caratteri cubitali, recitava: «Trump è di parola. Subito meno salute», in riferimento ai primi provvedimenti per abrogare e rimpiazzare Obamacare, come promesso in campagna elettorale. Insomma, agli ambienti vicini al Vaticano sembra non interessare la svolta pro-life della nuova amministrazione. I principi non negoziabili si sono ridotti al mantra dell’assistenza sanitaria gratuita, che per Obama significava costringere i datori di lavoro a pagare contraccettivi e farmaci abortivi ai dipendenti. Trump e Pence sono in guerra con l’industria della morte, ma ad Avvenire piaceva Obamacare. Così, venerdì 27 il quotidiano della CEI non ha dedicato una riga alla marcia per la vita di Washington, preferendole le «preoccupazioni» della Santa Sede per il muro con il Messico (che esiste dal 1994, quando il Presidente era Bill Clinton e il cui ampliamento fu approvato nel 2006 anche grazie ai voti dei senatori Hillary Clinton e Barack Obama).
Speriamo che anche i cattolici nostrani si facciano provocare dalla realtà. Trump non è il meglio che potessimo desiderare, ma forse è il meglio che possiamo avere. Senza diventarne apologeti, basta seguire il saggio consiglio di San Paolo: «Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono».
RUSSIA. ABORTI DIMEZZATII IN 4 ANNI
Il numero di aborti in Russia è dimezzato nel corso degli ultimi quattro anni,
Il numero di aborti in Russia è dimezzato nel corso degli ultimi quattro anni,
ha detto il ministro della Salute Veronika Skvortsova Interfax-Religion recente. Parlando alla conferenza “Creare le condizioni per aumentare il tasso di natalità
nella Federazione Russa”, il Ministro ha dichiarato che continueranno a lavorare
intensamente per ridurre al minimo il tasso di aborti:
“Noi, senza dubbio, procederemo ulteriormente in questa direzione. Negli ultimi quattro anni
il numero di aborti nel nostro Paese è dimezzato, ma c’è ancora spazio per
una ulteriore diminuizione e ci si muoverà in quella direzione”. Skvortsova ha sottolineato che il 2016 è stato un anno “molto significativo”, con il numero di aborti
che si è ridotto di 96.300 (13%). Negli anni precedenti il calo medio è stato dell’8%,di 67.000 solo nel 2015. “Sono molto contenta,” ha detto, “che di questi novanta e
rotti mila, il numero degli aborti senza alcuna condizione medica,
sia diminuito di 72.000”. Il ministro ha anche osservato che essi continueranno ad operare per ridurre il tasso di
mortalità infantile, con l’aiuto di centri prenatali aperti di recente in varie regioni in
cui il tasso è leggermente superiore.
Decisamente, “laRussia di Putin è nemica dei nostri valori”
http://www.maurizioblondet.it/russia-aborti-dimezzatii-4-anni/
“Spifferi da Santa Marta sull’intercomunione” di Fra Cristoforo
Le cronache di Santa Marta non finiscono mai. Ecco un prospetto che ha a dir poco del grottesco.
Intanto oggi Bergoglio ha ricevuto una delegazione “ecumenica” della chiesa evangelica tedesca.. leggi qui
(http://ilsismografo.blogspot.it/2017/02/vaticano-udienza-di-papa-francesco-alla.html).
(http://ilsismografo.blogspot.it/2017/02/vaticano-udienza-di-papa-francesco-alla.html).
A parte i discorsi mielosi di rito ecco la solita “beatificazione” di Lutero e della sua riforma..e bla bla bla.
Ma c’è dell’altro. E ve lo confido proprio in modo “sicuro”. Intanto già è circolata la notizia che il Vescovo di Roma ha dato indicazioni per un cambio di “liturgia eucaristica”.
Ha dato delle dritte, che poi passeranno al suo vaglio per cambiare in soldoni il rito della Santa Messa.
Ma c’è dell’altro. E ve lo confido proprio in modo “sicuro”. Intanto già è circolata la notizia che il Vescovo di Roma ha dato indicazioni per un cambio di “liturgia eucaristica”.
Ha dato delle dritte, che poi passeranno al suo vaglio per cambiare in soldoni il rito della Santa Messa.
Vi cito solo un articolo su questo ma in rete è pieno di fonti
(http://ultimo-papa.blogspot.it/2017/02/bergoglio-ordina-cambiate-la-liturgia.html).
(http://ultimo-papa.blogspot.it/2017/02/bergoglio-ordina-cambiate-la-liturgia.html).
La mia fonte confidenziale di Santa Marta, riferendomi qualche discussione sentita – tra un pranzo e l’altro – mi ha detto che in realtà il cambiamento della Messa, voluto da Bergoglio, ha UN SOLO FINE: QUELLO ECUMENICO.
Cioè “creare” una Messa che non sia in contrapposizione con i protestanti e quindi una liturgia che si possa celebrare “in comunione”.
Cioè “creare” una Messa che non sia in contrapposizione con i protestanti e quindi una liturgia che si possa celebrare “in comunione”.
E’ questa la verità. E questo è il suo intento. Una liturgia perenne che sia però ecumenica. Ovviamente prevedo che Bergoglio per poter fare questo dovrà cambiare anche il testo della “Consacrazione”.
Il che renderebbe la Messa invalida. E prevedo pure che chi si rifiuterà di celebrare con questo “nuovo rito” sarà considerato fuori dalla Chiesa.
Stanno arrivando questi tempi. E facciamocene una ragione. Il vescovo di Roma vuole diventare “el presidente” delle varie confessioni; e per fare questo sta vendendo Gesù Cristo ad un prezzo molto più basso di Giuda.
Il che renderebbe la Messa invalida. E prevedo pure che chi si rifiuterà di celebrare con questo “nuovo rito” sarà considerato fuori dalla Chiesa.
Stanno arrivando questi tempi. E facciamocene una ragione. Il vescovo di Roma vuole diventare “el presidente” delle varie confessioni; e per fare questo sta vendendo Gesù Cristo ad un prezzo molto più basso di Giuda.
Per quanto mi riguarda, essendo io un sacerdote, mi rifiuterò di celebrare questo tipo di liturgia. E vi dico che si tornerà ad essere cristiani delle “catacombe”.
L’intento di Bergoglio dunque è arrivare a questo. Modificare per “unire”.
Già oggi, nel discorso a quei luterani, ha già accennato che la divisione liturgica tra cattolici e protestanti ferisce soprattutto le “coppie” miste
(http://www.lastampa.it/2017/02/06/vaticaninsider/ita/vaticano/francesco-anni-di-lutero-guardare-al-passato-senza-rancori-p7dY9rUSoVCYaFmtTQ57xJ/pagina.html)…
Quindi pare voglia anche accelerare i tempi.
L’intento di Bergoglio dunque è arrivare a questo. Modificare per “unire”.
Già oggi, nel discorso a quei luterani, ha già accennato che la divisione liturgica tra cattolici e protestanti ferisce soprattutto le “coppie” miste
(http://www.lastampa.it/2017/02/06/vaticaninsider/ita/vaticano/francesco-anni-di-lutero-guardare-al-passato-senza-rancori-p7dY9rUSoVCYaFmtTQ57xJ/pagina.html)…
Quindi pare voglia anche accelerare i tempi.
La mia “fonte” Santamartese mi confida che è cosa quasi fatta.
Solo questione di poco tempo.
Mala tempora currunt.
Solo questione di poco tempo.
Mala tempora currunt.
Suggerisco a tutti i lettori: pregate la Madonna con tanti Rosari. Non per allontanare questi tempi. Perché ormai ci siamo. Ma perché vi aiuti a conservare la fede. E ad essere perseveranti nel momento della persecuzione. Che arriverà presto.
Fra Cristoforo
“Spifferi da Santa Marta sull’intercomunione” di Fra Cristoforo
https://anonimidellacroce.wordpress.com/2017/02/06/spifferi-da-santa-marta-sullintercomunione-di-fra-cristoforo/
“Quando la Messa sarà distrutta”, cosi parlò Martin Lutero
“Quando la Messa sarà distrutta, penso che avremo rovesciato con essa tutto il papismo. Il papismo infatti poggia sulla Messa come su una roccia, tutto intero con i suoi monasteri, vescovadi, collegi, altari, ministeri e dottrine, in una parola con tutta la sua pancia. Tutto ciò crollerà necessariamente, quando sarà crollata la loro messa sacrilega e abominevole. … Bisognerebbe arrestare il Papa, i cardinali e tutta la plebaglia che lo idolatra e lo santifica, arrestarli come bestemmiatori, e strappare loro la lingua fin dal fondo della gola e inchiodarli tutti in fila alla forca” (Martin Lutero, “Contra Henricum, Regem Angliae”, 1522, Wittemberg, Werke, t. X, pg. 220)
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