RISPOSTA AI DUBIA DEI CARDINALI? IL SOMMO PONTEFICE RISPONDERÀ ATTRAVERSO GLI SCISMATICI LEFEBVRIANI …
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La
mancanza di diritto, sostituito con la emotività, il sentimentalismo ed
il singolo arbitrio, oltre alla mancanza di senso comune, ed a tratti
anche alla mancanza di comune senso del ridicolo, è la migliore, ma
sotto certi aspetti anche peggiore risposta, che i quattro Cardinali autori dei dubia rischiano purtroppo di ricevere.
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A tutti voi, Lettori di questa giovannea Isola di Patmos,
luogo dell’ultima rivelazione, nella quale il Beato Apostolo scrisse il
Libro dell’Apocalisse, il mio benedicente saluto di pace e grazia dal
Signore Nostro Gesù Cristo.
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Nelle nostre alture dell’Anatolia
il clima è abbastanza mite e tra i quattro sassi delle rovine della mia
antica chiesa cattedrale si sta vivendo una Quaresima ricca di frutti
spirituali verso la Pasqua di Risurrezione.
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Venerdì ho diretto la Via Crucis, alla
quale hanno partecipato un nutrito gruppo di pecore di montagna, a me
condotte da Arak, un pastore turkmeno dell’Asia Centrale che mi è molto
devoto e che oggi protegge dagli archeologi di frodo tedeschi i ruderi
della mia chiesa cattedrale bruciata molti secoli fa, proprio da questo
prende nome la mia sede titolare: Laodicea Combusta, ossia Laodicea la bruciata.
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Terminata la Via Crucis le pecore
mi hanno baciata la mano a una a una ricevendo la mia apostolica
benedizione, dopodiché, il pastore turkmeno Arak, le ha riportate
edificate e santificate da questo pio esercizio presso il loro ovile,
mentre io mi immergevo nella mia apostolica solitudine, tra le rovine visibili della mia chiesa, a riflettere su ciò che oggi accade nell’antica Roma, ridotta sempre più a rovina invisibile.
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Durante le mie solinghe meditazioni
mi sono venuti a mente quattro miei Fratelli Vescovi, i Padri Cardinali
Walter Brandmüller, Leo Burke, Carlo Caffarra e Joachim Meisner, che ho
sempre stimato autentici uomini di Dio, ed ai quali desidero donare
questa mia riflessione quaresimale a proposito dei loro Dubia [cf. QUI].
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Desidero anzitutto far notare
ai miei quattro Eminenti Fratelli che come Vescovo di Laodicea Combusta
mantengo molto vivo un ricordo legato alla prima epoca apostolica,
perché la mia Diocesi è suffraganea dell’antica Sede Arcivescovile di
Antiochia [cf. QUI],
dove, come narra il Beato Apostolo Paolo nella Lettera Apostolica ai
Galati [Gal 2,1-2.7-14], egli procedette ad ammonire e riprendere
pubblicamente Pietro, di cui non mise mai in dubbio l’autorità,
tutt’altro: a massima tutela della sua stessa autorità apostolica
ritenne cosa buona e giusta indicargli l’errore e l’ambiguità nella
quale era caduto.
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Con questi vivi ricordi che
fanno parte della storia antica di questa terra dove ha sede la mia
diocesi, ho particolarmente pregato per questi miei fratelli Vescovi, ai
quali il Romano Pontefice può rispondere in vari modi, più o meno
diretti o indiretti. Nel particolare caso di specie penso si stia
accingendo a dar loro una risposta indiretta, ma non per questo meno
esauriente, risolvendo così in modo definitivo il problema generato da
alcune ambiguità contenute nel documento post-sinodale Amoris Laetitia.
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A tutti è nota la storia
non poco dolorosa di quella frangia di cattolici scismatici e per
questo tecnicamente e canonicamente eretici, tali sono i seguaci del
Vescovo Marcel Lefebvre. Questo insigne presule ritenne opportuno, a
tutela del deposito della fede cattolica, rifiutare l’ultimo Concilio
Ecumenico della Chiesa. Beninteso, riguardo questo Concilio si potrebbe
discutere sia sulle proprietà di certi linguaggi sia su alcune vaghezze o
ambiguità. Sempre però chiarendo che un conto è discutere
nell’obbedienza della fede, animati dallo scopo che la Chiesa – la sola
ed unica legittimata a farlo – corregga o integri certe espressioni,
peraltro di un concilio pastorale; altro conto auto-eleggersi novelli
Atanasio di Alessandria e negare l’autorità della Chiesa. E detto questo
è bene far notare, a tutti coloro che nel tempo hanno paragonato Marcel
Lefebvre a questo Santo Padre della Chiesa, che il Vescovo Alessandrino
non negò mai l’Autorità della Chiesa, ma la difese dall’eresia dei
vescovi ariani, non combatté certamente contro la Chiesa; egli accusò di
eresia i vescovi ariani, non accusò di eresia il Magistero della
Chiesa.
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Il grave errore dei lefebvriani
e di tutti i loro seguaci, è credere e insegnare che il Concilio
Vaticano II, essendo stato pastorale, non è vincolante. E se questo non
bastasse, lo giudicano e indicano pure colmo di eterodossie, affermando
da alcuni decenni ch’esso è intriso di eresie moderniste. In tal modo, i
lefebvriani ed i loro seguaci, si ergono per un verso a giudici della
purezza della fede, per altro verso a unici custodi dell’unica e vera
fede. Il tutto dimentichi con superbia a tratti sconfortante, che la
custodia del deposito della fede non è stata affidata da Cristo Signore a
loro, ma alla Chiesa governata dal Successore del Principe degli
Apostoli. Ribadisco pertanto che i lefebvriani, allo stato attuale, sono
scismatici ed eretici, perché chiunque accusi di eresia l’alto
Magistero della Chiesa, è solo per questo eretico e fuori dalla
comunione cattolica.
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Il Santo Pontefice Giovanni Paolo II
e in seguito il Venerabile Pontefice Benedetto XVI, furono molto chiari
nel precisare che i lefebvriani dovevano accettare il magistero del
Concilio ed i suoi testi senza riserve. In seguito Benedetto XVI fece
precisare alla apposita commissione Ecclesia Dei, che ai
lefebvriani non era richiesto di accettare l’interpretazione del
Concilio ― per intendersi il post-concilio ― ma i documenti del suo
solenne magistero. E con animo misericordioso egli rimisi ai quattro
Vescovi consacrati da Marcel Lefebvre senza mandato pontificio la
scomunica nella quale erano incorsi, ma precisando che al momento,
questi Vescovi, ed i Sacerdoti da essi consacrati, non avevano alcun
ruolo all’interno della Chiesa Cattolica [cf. QUI]; né potevano averlo, non essendo de facto in comunione con la Chiesa Cattolica.
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Stando a quando da settimane viene dichiarato,
pare che il Pontefice felicemente regnante abbia superato il grande
scoglio dell’accettazione del Magistero del Concilio, forse dichiarando
di motu proprio dopo colazione, parlando con un giornalista alla presenza di un portinaio della Domus Sanctae Marthae,
che in ogni caso, i cosiddetti lefebvriani, sono cattolici. E da alcuni
mesi si sta parlando di istituire per loro una prelatura personale col
pieno riconoscimento della Santa Sede.
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Una volta la Chiesa aveva un diritto proprio codificato. Fin quando s’è deciso di eliminare questo fastidioso odore di legalismo, sostituito in parte dall’odore delle pecore, in parte da una Misericordia tutta da chiarire, posto che l’una e l’altra cosa non possono dare vita né ad un diritto fai-da-te, né ad un diritto secondo-come-mi-batte-il-cuoricino.
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Il Superiore Generale della Fraternità di San Pio X, il vescovo Bernard Fellay, che in quanto scismatico è ipso facto
eretico, ha più volte ripetuto in varie interviste ufficiali che ormai,
l’accordo con Roma, è in pratica quasi fatto e che ad esso … «manca
solo il timbro» [vedere video-intervista QUI].
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Pare quindi che i lefebvriani, dichiarati motu proprio cattolici un bel mattino dopo colazione alla presenza del portinaio della Domus Sanctae Marthae,
sarà concessa una prelatura, ed in tal modo legittimati dalla Santa
Sede a negare il Magistero della Chiesa, perché a prescindere da esso,
sono comunque cattolici (!?).
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Il Regnante Pontefice, forse mira a mettere assieme, come in una minestra di verdure che assume un unico nome – in questo caso il nome di Chiesa Cattolica anziché di minestrone
– ogni genere di ortaggio, inclusi i finocchi, ingredienti determinanti
a qualsiasi genere di brodo ecclesiastico vegetale. E con ciò è presto
detto: tra poco ci ritroveremo in una Chiesa nella quale dovranno
convivere sotto lo stesso tetto: da una parte gli scalmanati di Kiko
Arguello e di Carmen Hernandez che celebrano imperterriti la metodica
profanazione dell’Eucaristia con le loro celebrazioni sui generis,
dall’altra i non meno scalmanati lefebvriani pronti a mettere in
discussione la transustanziazione delle specie eucaristiche per un
involontario errore formale del celebrante.
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Da una parte i kikiani che ballano al suono dei bonghi attorno alla mensa allestita il sabato sera in qualche salone per fare Eucaristia allegra,
dall’altra i canti gregoriani dei lefebvriani con le mani giunte
all’unisono. E dentro la stessa minestra racchiusa nell’unico pentolone,
i lefebvriani daranno a sacrosanta ragione degli eretici ai kikiani, mentre i kikiani daranno degli olezzanti naftalina pre-conciliare ai lefebvriani, ma senza aver però dal canto loro alcuna ragione, perché …
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… perché è indubitabile, oltre che lodevole, che i lefebvriani celebrino con sacra devozione la Santa Messa intesa come Sacrificio Eucaristico, non come festa degli amici attorno alla mensa.
Anzi volendo, a meritato onore dei lefebvriani, posso aggiungere che
seguitando di questo passo, nel giro di dieci anni, per avere memoria di
come una volta era la Messa cattolica, bisognerà andare necessariamente
ad assistere alle celebrazioni fatte dai Sacerdoti della Fraternità
Sacerdotale di San Pio X, mentre nei luoghi di culto della nuova Chiesa misericordiosa aperta a tutto e tutti, specie a tutto ciò che non è cattolico, avverrà ogni genere di abominio, dalle Eucaristie kikiane alle celebrazioni inter-confessionali con gli eretici scismatici luterani e anglicani.
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Se ai lefebvriani, per come sono e la pensano, sarà
concessa una prelatura personale, quindi il massimo riconoscimento
canonico da parte della Santa Sede, il tutto sarà una risposta indiretta
ma chiara ai miei quattro Fratelli Vescovi, che seguendo la più antica
tradizione apostolica hanno rivolto dei quesiti in forma di dubia,
ai quali potrebbe far seguito quella fraterna correzione che il Beato
Apostolo Paolo rivolse al Beato Apostolo Pietro qua ad Antiochia.
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Nulla di questo sarà però necessario, ve
ne spiego il motivo: legittimando a questo modo e in questi termini i
Lefebvriani, qualsiasi singolo Vescovo e qualsiasi Presbìtero sarà
libero di accettare o di rigettare in modo del tutto legittimo le parti
del Magistero della Chiesa che non gli piacciono.
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È presto detto: il problema dei dubia,
in tal senso decadrà dinanzi ad una risposta data implicitamente. Se
infatti i lefebvriani, che non accettano un intero concilio della
Chiesa, sono cattolici e possono avere un loro ruolo ed un loro status
giuridico all’interno della Chiesa, che cosa volete che sia, a loro
confronto, rifiutare una semplice esortazione post-sinodale che aleggia
in alcuni punti di ambiguità?
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Da diversi decenni è oggetto di discussione – benché non dovrebbe esserlo – ciò che sancisce il Beato Paolo VI nella sua enciclica Humanae Vitae.
Ma anche in questo caso il problema è risolto, perché in fondo si
tratta solo di una singola enciclica che contiene delle discipline
morali ben precise, che alcuni potranno accettare, altri invece
rifiutare. Dov’è il problema? In fondo, la Humane Vitae,
contiene solo delle discipline morali vincolanti, non sancisce mica un
dogma di fede! Ma soprattutto, quale autorità ecclesiastica potrebbe mai
più richiamare Vescovi, Presbìteri o singoli teologi? Perché anche in
questo caso la risposta sarebbe tanto semplice quanto coerente: avete
legittimano e dato uno status giuridico ai lefebvriani che
rigettano per intero l’ultimo concilio della Chiesa, a quale titolo
richiamate noi, che invece non accettiamo solo alcuni documenti che non
ci piacciono, senza mettere assolutamente in discussione alcun dogma
della fede, a partire dalla infallibilità del magistero solenne della
Chiesa?
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Pertanto, miei diletti Fratelli Vescovi e Padri Cardinali, attendete
assieme a me, che da queste alture dell’Anatolia prego per voi, che il
Romano Pontefice metta veramente questo annunciato timbro mancante
ai lefebvriani. A quel punto ogni dubbio cadrà, ed ogni risposta
diretta da parte di Sua Santità non sarà più necessaria. E chiunque lo
reputi in coscienza opportuno, potrà rigettare in toto o in parte la Amoris Laetitia, assieme a quell’enciclica che pare scritta per la gioia della sinistra ecologista, la Laudato si’,
senza che alcuna Autorità Ecclesiastica, a partire dall’Autorità
Suprema della Chiesa, possa dir niente a chi rifiuta solo qualche
documento, dopo avere data piena legittimazione e status giuridico a chi rifiuta e giudica invece eterodosso e inficiato di eresie moderniste un intero concilio della Chiesa.
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La mancanza di diritto,
sostituito con la emotività, il sentimentalismo ed il singolo arbitrio,
oltre alla mancanza di senso comune, ed a tratti anche alla mancanza di
comune senso del ridicolo, è la migliore e sotto certi aspetti anche la
peggiore risposta che voi rischiate purtroppo di ricevere.
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In conclusione una precisazione,
perché anche se certe cose si tende a darle per scontate, forse è
bene — ed in specie di questi tempi —, non dare invece mai nulla per
conoscenza comune scontata. È quindi bene precisare che la definizione
di scismatico e per logica conseguenza eretico data al
Vescovo Bernard Fellay, lungi dall’essere una mancanza di rispetto nei
suoi riguardi, è una affermazione che rientra nel lessico delle
ordinarie dispute sia teologiche sia canoniche. Ciò che invece mai sarà
imputato da queste colonne a questo Vescovo ed ai suoi Sacerdoti della
Fraternità Sacerdotale di San Pio X, è di essere uomini senza fede.
Perché costoro, oltre ad essere dotati di fede, sono anche dotati di
autentica, profonda e lodevole pietà sacerdotale, come del resto lo era
il Vescovo Marcel Lefebvre, che fu anzitutto modello di umane virtù e
modello di Vescovo missionario.
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Non possiamo invece dire altrettanto
nei riguardi di chi tratta la Santissima Eucaristia nel modo in cui
documentano i filmati inseriti tra i testi di questo articolo. A maggior
ragione si ribadisce quanto già detto in precedenza: seguitando di
questo passo, nel giro massimo di dieci anni, per avere memoria di come
una volta era la Messa cattolica, bisognerà andare di necessità ad
assistere alle celebrazioni fatte dai Sacerdoti della Fraternità
Sacerdotale di San Pio X, mentre nei luoghi di culto della nuova Chiesa misericordiosa aperta a tutto ed a tutti, specie a tutto ciò che non è cattolico, avverrà ogni genere di liturgica abominazione.
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dalle rovine della Chiesa cattedrale di Laodicea Combusta
27 marzo 2017
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Nel
nostri cuori sacerdotali, resta indelebile il ricordo della Santa Messa
celebrata dai Santi, che per tutta la vita hanno amata, servita e
ubbidita la Chiesa …
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… invece, su questo, stendiamo un velo veramente pietoso.
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Ma il padrone della gatta Ipazia con che cosa fa colazione alla mattina? Cosa beve che lo porta ad uno stato di alterazione così evidente Cos'è che lo fa sproloquiare tanto ? Mah ? .jane
RispondiEliminaOttimo jane, me lo sono chiesta anch'io.... povero....
EliminaIl sig. Levi sarebbe involontariamente comico se non fosse che lui, con tutti i suoi colleghi eretici neomodernisti, dovranno presto rendere conto a N.S.G.C. delle anime perdute a causa del conciliabolo e dei suoi frutti avvelenati.
RispondiEliminaScusate, potete aiutare anche me a capire?
RispondiEliminaDove e in che cosa sbaglia don Ariel Di Gualdo (al netto dell'ironia sulla fantasmatica diocesi di Laodicea Combusta)?
A me pare la saccenza del suo sedicente tradizionalismo,più papista del papa, con cui imputa scisma ed eresia a chi non la pensa e si comporta come lui "nel lessico delle ordinarie dispute sia teologiche sia canoniche".
EliminaLa sua ironia, al netto, mi sembra più un'autoconsacrazione.