ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 7 aprile 2017

La testa sotto l’ala

ILLUSIONE DEI CATTO-PROGRESSISTI

    Come si deve regolare il cattolico davanti al fenomeno delle migrazioni in cui si riversano in Europa migliaia e milioni di persone di religione islamica? Secondo papa Francesco allargare le braccia e accoglierli tutti 
di Francesco Lamendola  


  


Come si deve regolare il cristiano, il cattolico, davanti al fenomeno delle migrazioni che si riversano sull’Italia e sull’Europa, portando migliaia e milioni di persone di religione islamica, sovente non per emergenze umanitarie, ma semplicemente per desiderio di cambiar vita e profittare delle opportunità che offre il nostro continente, peraltro senza alcun amore o rispetto per la nostra civiltà, né alcuna intenzione d’integrarsi, ma, semmai, con la segreta intenzione di conquistare l’Europa un poco alla volta, come ha detto a chiare note il premier turco Erdogan, e come già aveva affermato il leader algerino Boumedienne?
Secondo papa Francesco e tutti i vescovi e preti progressisti, modernisti e buonisti, non c’è altro da fare che allargare le braccia e accogliere tutti, senza sollevare difficoltà o fare troppe domande, anche perché, a loro dire, questo è quanto prescrive il Vangelo.
Scrive, ad esempio, su questo tema – ma gli esempi potrebbero essere tantissimi - don Paolo Bagattini, nell'editoriale del suo giornale, intitolato La grande illusione (in: Il Missionario, rivista bimensile degli stimmatini,Verona, marzo/aprile 2017, pp. 27-29):
Mettere la testa sotto l'ala a mo' di struzzo per non vedere i problemi o chiudersi in casa per non entrare in contatto fisico con essi, ecco le due grandi illusioni. Non s'allontanano così i problemi né, tanto meno, si risolvono, ma ingigantiscono e sono destinati a diventare conflitti. La convivenza umana è una realtà quotidiana incancellabile e l'esperienza insegna che, alla lunga, o si è amici o si diventa nemici: la neutralità non esiste. Brexit per l'Inghilterra, protezionismo per Trump, reti metalliche ai confini dell'Ungheria, uscire dall'Euro, tutti aspetti della stessa illusione: da soli stiamo e viviamo meglio! Sono le nuove edizioni del muro di Berlino da parte comunista o dell'autarchia di mussoliniana memoria. Come se il mondo non fosse uno solo, come se gli uomini, al di là delle tipicità locali, non avessero le stesse necessità e non covassero nel cuore gli stessi sentimenti. [...] Come se impedendo l'ingresso nel proprio paese di prodotti altrui non si innescasse un processo di reciprocità. A cosa può portare tutto questo, come del resto è già accaduto, se non al disinteresse, per l'altro, al sospetto, alla lettura negativa dei comportamenti altrui e quindi all'incremento delle armi e alla guerra?Basta il buon senso per capire tutto questo. Ma se vogliamo scomodare il messaggio cristiano, come alcuni isolazionisti pretendono, ci chiediamo: dov'è mai possibile trovare in esso giustificazioni per tali comportamenti? 

Per concludere con una citazione di Albert Einstein (ovvio; non poteva essere una citazione di san Paolo, o di sant’Agostino, o di san Tommaso d’Aquino; tanto meno poteva essere una citazione di Gesù Cristo: non ha forse detto papa Francesco che bisogna farla finita col “clericalismo”?):

Finché le nazioni intenderanno disporre di una sovranità illimitata, verremo sicuramente messi di fronte a guerre ancora più grandi, combattute con armi ancora più potenti e tecnologicamente più avanzate:

E dunque, l’auspico di un Governo unico mondiale, cioè dell’instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale.
Questi concetti sono stati ribaditi da don Bagattini nell’articolo American Way of Life, sullo stesso numero della rivista, nel quale passa direttamente dall’America di Trump all’Italia e alla questione “migranti”, in una sezione finale intitolata Paura dell’Islam?, ovviamente per ribadire i concetti già espressi nell’editoriale, che poi sino una copia fotostatica di ciò che va dicendo, fin dall’inizio del suo pontificato, il papa Francesco; ne riportiamo le battute finali (pp. 27-28):

Da sempre esistono varie religioni nel mondo e milioni e milioni di fedeli che le seguono, fio a prova contraria, in buona coscienza. Esiste una religione vera e le altre sono false? Il Concilio dice piuttosto che ci sono elementi di verità in tutte le religioni. Ognuno è disposto a credere che la propria religione è quella giusta. Questo si riscontra anche all’interno del Cristianesimo dove ognuno di fatto preferisce la propria confessione e tuttavia si dichiarano tutti credenti in Cristo. […]
C’è stata negli ultimi decenni un’immigrazione considerevole in Europa di persone di religione musulmana. Alcuni temono che ci sia un’islamizzazione del continente anche perché attualmente le famiglie musulmane fanno più figli di quelle cristiane. Le persone più preoccupate vorrebbero chiudere le frontiere. Alcuni hanno scoperto il problema in occasione delle guerre in medio oriente, ma esisteva già da prima. Mi pare che i Musulmani ufficialmente immigrati in Italia da tempo e quivi lavoranti siano oggi circa 500.000, una cifra inimmaginabile solo 50 anni fa.
Certo uno stato può decidere dell’accoglienza o meno. Ho già parlato di questo in altro scritto. Qui pongo il problema religioso. Selezionare le persone che chiedono l’immigrazione da un punto di vista religioso è semplicemente anticostituzionale. Se lo vogliamo fare, dobbiamo cambiare la costituzione. Si può limitare l’ingresso per motivi di incapacità economica a sostenere il costo o per motivi legati a una qualsiasi forma di criminalità, ma non per motivi religiosi. Equiparare poi i musulmani ai terroristi è semplicemente ingiusto e disonesto. Dunque i musulmani sono destinati ad aumentare in Italia e in Europa e i Cristiani (a giudicare dalla frequenza alle chiese e al numero degli “sbattezzati” e dei non battezzati) a diminuire.
Con buona pace dei cristiani preoccupati. Costoro devono ammettere che l’unica arma legale che hanno in mano è quella di dare una testimonianza così bella del loro cristianesimo da farlo apparire interessante, umano, degno di essere abbracciato.
Un mio confratello di Udine che si occupa della catechesi per coloro che vogliono diventare cristiani ha incontrato varie persone musulmane che desiderano divenire cristiane e, alla domanda sul perché, hanno risposto: “Perché mi sono reso conto che voi volete bene a tutti e aiutate tutti, senza distinzione! Ci deve essere qualcosa in più nella vostra fede”. E inizia la ricerca.
Se proprio vogliamo scomodare anche il Vangelo, bisogna ricordare che il Signore Gesù ha polemizzato decine di volte con le categorie religiose della sua epoca: farisei, dottori della legge, sacerdoti del tempio, proprio per il loro ritualismo e per il loro fondamentalismo. I pagani che appaiono nel Vangelo, i Samaritani eretici e i peccatori, per contro, vi fanno una gran bella figura…

Don Paolo Bagattini è un sacerdote stimmatino friulano (da Gemona se abbiamo capito bene consultando le notizie presenti in rete), che risiede attualmente negli Stati Uniti d’America e cura la corrispondenza da quel Paese per il bimensile delle missioni e delle opere degli stimmatini, ll Missionario, di cui è anche il direttore. Nutriamo un immenso rispetto per la Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo, fondata dal veronese san Gaspare Bertoni (1777-1853), la cui attività è rivolta specificamente all'istruzione e all'educazione cattolica della gioventù, alla formazione del clero nei seminari, alle missioni popolari e alla catechesi; e gran parte di tale immenso rispetto è dovuta, lo diciamo più che volentieri, alla stima incondizionata che nutriamo nei confronti di uno stimmatino friulano che, se non fosse stato un prete, o se, almeno, fosse stato un prete di sinistra, un contestatore alla don Milani o un esponente della "svolta antropologica" o del sedicente ecumenismo, alla Martini, sarebbe oggi riconosciuto come uno dei più insigni teologi e filosofi del XX secolo, allo stesso livello di un Romano Guardini, un Étienne Gilson o un Tomas Tyn. Invece padre Fabro era un cattolico, e per giunta un prete di quelli di una volta: tenacemente legati alla Tradizione – il suo maestro era e restò sempre san Tommaso d’Aquino –, imperterriti nella fede dei padri e nel Magistero perenne, imperturbabili davanti alle mode e alle tendenze del momento, capaci di pensiero critico quanto basta per distinguere la moneta buona, nella stagione del Concilio Vaticano II, da quella falsa. Era anche aperto al pensiero moderno, ma non in ciò che esso ha dato di peggio e di anticristiano, bensì in ciò che ha dato di meglio: grandissimo studioso e traduttore di Kierkegaard, nel quale riconobbe un’anima affine, fu lui a farlo conoscere in Italia a un pubblico più ampio di quello degli specialisti, e fu lui a tradurre, per la prima volta, alcune delle opere del grande filosofo danese.
Con molta tristezza, però, davanti alla deriva conformista di alcuni membri della Congregazione stimmatina, non possiamo non rilevare l’immensa distanza che separa la fedeltà al Vangelo di un genio filosofico (le sue opere complete riempiranno più di una cinquantina di volumi), ma di un uomo e sacerdote umile, come Cornelio Fabro, dal banale appiattimento di taluni suoi confratelli odierni sulle posizioni più discutibili, più azzardate e meno autenticamente cattoliche della neochiesa di papa Francesco. Ciò che dice don  Bagattini sulla questione delle migrazioni e dell’accoglienza dei sedicenti profughi nei Paesi occidentali, è quanto di più misero si possa immaginare sul piano intellettuale, e quanto di meno conforme al cattolicesimo sul piano religioso e anche sul piano strettamente umano. Non solo: il suo argomentare denota una conoscenza superficiale e schematica dei fatti e un uso strumentale del Vangelo, per far dire a Gesù quel che vogliono lui e i cattolici progressisti come lui, cosa di un’impudenza intollerabile. Francamente, dopo aver letto quel che scrive il direttore de Il Missionario, si capisce perché tante persone, anche credenti, non vogliano più versare il cinque per mille delle tasse alla Chiesa cattolica: se esso serve per mandare negli Stati Uniti dei sacerdoti italiani, o per scrivere simili cose sulla stampa “cattolica”, allora tanto vale versarli direttamente a qualche “centro culturale” islamico, ossia a qualche moschea camuffata.
Dunque, vediamo. Sull’editoriale non ci sarebbe molto da dire, se non che pare una velina e un concentrato del politcally correct bergogliano, nonché della linea di Barack Obama e Hillary Clinton: abbasso Trump, abbasso la Brexit, guai a uscire dall’Unione Europea, guai a difendere i propri confini, come ha provato a fare l’Ungheria. È inutile ed è anche poco cristiano. Nulla di nuovo sotto il sole di questa neochiesa modernista e massonica. Sono discorsi talmente banali e talmente campati per aria, talmente generici e velleitari, che non vale la pena di entrare nel merito più di tanto. Piuttosto, ci permettiamo una domanda: che c’era questa lezioncina del politicamente corretto con la religione? Che c’entra con il cristianesimo, che c’entra con la Chiesa cattolica? Che c’entra con gli stimmatini e con la lezione tracciata da san Gaspare Bertoni e da Cornelio Fabro? Questa  non è religione, non è spiritualità, non è nemmeno cultura. Le stesse cose si possono leggere su un qualsiasi quotidiano o settimanale profano, di quelli dell’area politica e culturale dominante; anzi, praticamente su tutti. Ma una rivista cattolica, una rivista ecclesiale, una rivista missionaria, forse dovrebbe parlare d’altro, o, almeno, da un altro punto di vista. Qui non c’è ombra del Vangelo, né della grazia e del peccato, né della vita eterna; qui non c’è Dio e neppure Gesù Cristo, il quale, semmai, salta fuori alla fine, ma solo per motivi strumentali: Gesù non avrebbe detto così, non avrebbe fatto così… Ma chi può dirlo? Ah, già, dimenticavamo: al tempo di Gesù, come dice con molta finezza e scrupolosità filologica padre Sosa Abascal, il nuovo generale dei gesuiti voluto dal papa, non c’erano i registratori; dunque, qualsiasi cattolico progressista può fargli dire quel che vuole. Noi sfidiamo costoro a trovare nel Vangelo il benché minimo appiglio a questo concetto: che un popolo deve accettare di venire sommerso e soppiantato in casa propria, in nome di un filantropismo e di un umanitarismo ideologici e indiscriminati. E quando mai Gesù ha detto che si può sacrificare anche la prole, pur di fare posto agli altri, i quali, magari, si spacciano per profughi, e invece non lo sono affatto? Quando mai ha ordinato di accoglierli in casa propria, fino al punto di mettere i propri figli in condizione di essere sopraffatti dal numero e dalle pretese dei nuovi arrivati? E quando mai ha detto, o fatto capire, che non si possono tutelare le proprie merci, i propri concittadini, lui che una volta ha detto di essere venuto per i figli d’Israele e che non era bene dare ai cagnolini, cioè ai pagani, il pane destinato ai propri figli?
Quando poi don Bagattini si chiede, dubbioso, se vi sia una religione vera, mentre le altre sono false; quando afferma che il Concilio Vaticano II stabilì che in tutte le religioni c’è qualcosa di vero, egli dice cose temerarie, inesatte e non cattoliche. Se un prete cristiano, oltretutto membro di una congregazione nata per la predicazione cattolica e la formazione del clero, non ritiene che la religione cristiana sia vera, o ha paura di dirlo, o lo lascia capire solo con mille cautele e con mille giri di parole, forse ha sbagliato mestiere. Quanto al Vaticano II, i suoi documenti non hanno mai messo il cristianesimo sullo stesso piano di verità relativa delle altre religioni: questo è un falso, uno dei tanti che i preti modernisti e progressisti si sono permessi di fare sul fatto del Concilio, per le loro particolari ragioni. Non spendiamo parole per confutare la rozzezza di certe considerazioni, come citare l’esistenza di diverse confessioni cristiane quale dimostrazione della relatività di ciò che è vero. Alcuni dei più grandi intellettuali e dei più grandi santi cattolici contemporanei provengono, in buona misura, proprio dall’area protestante: i Newman, i Chesterton e tanti altri. Si sono convertiti perché hanno riconosciuto la verità del cattolicesimo e l’errore delle varie chiese protestanti.
Quando poi passa  a parlare dei “timori” di una islamizzazione dell’Europa, assumendo toni ironici nei confronti dei cristiani “preoccupati” (vale a dire gli aborriti “tradizionalisti”, invisi a Bergoglio e quindi anche a lui), la situazione demografica che egli tratteggia fa pensare a uno scenario remoto e assai ipotetico, mentre le proiezioni demografiche, che sono basate sulla  matematica, dicono che l’islamizzazione dell’Europa non solo ci sarà, ma che essa è imminente. Dove è andato a prendere i suoi dati, il nostro direttore? Dice che i musulmani, in Italia, sono attualmente 500.000; ma forse ha dimenticato qualche zero. Le stime ufficiali della Caritas/Migrantes relative al 2011, cioè vecchie di sei anni (e ne sono arrivati, in questi ultimi sei anni, al ritmo di centinaia, qualche volta di migliaia al giorno) parlano di oltre 1.500.000: tre volte tanti. E questi sono dati vecchi, ripetiamo, e sono dati ufficiali, forniti dalla stessa Chiesa cattolica, quella che, sotto l’impulso di papa Francesco, fa di tutto per disinnescare l’allarme sociale e per tranquillizzare i “preoccupati”. Non solo: queste sono le cifre ufficiali degli immigrati regolari. Ma quanti ce ne sono di clandestini e d’irregolari? Probabilmente la cifra ufficiale va raddoppiata, né più né meno: tale è la stima ufficiosa di fonti vicine al Ministero degli interni. E non è ancora finita. Gli immigrati continuano ad arrivare, ogni giorno, ogni settimana, ogni mese: alcuni riescono a sgusciare negli altri Pesi dell’Unione europea, ma sempre di meno; la maggior parte, ormai, rimane “intrappolata” in Italia. È come un rubinetto che perde: è inutile fare il conto di quanti litri d’acqua si siano sparsi sul pavimento, se prima non si ripara la perdita: qualunque calcolo si faccia, sarà sempre inferiore alla realtà; qualunque aggiornamento, sarà sempre in ritardo rispetto allo stato dei fatti. Bisogna pensare a quale sarà la situazione fra sei mesi, fra un anno, fra due, fra dieci. Con questo ritmo d’invasione –- e usiamo la parola giusta, una buona volta, cari signori; basta con le ipocrisie! -, e sommando l’accrescimento demografico naturale delle famiglie islamiche già residenti, entro dieci anni avremo a che fare con un numero di persone di religione islamica dieci volte superiore a quello dei dati ufficiali del 2011. Ecco: la mancanza di onestà intellettuale parte da qui: dalla manipolazione e dalla falsificazione dei dati. Far credere che ci sono 500.000 immigrati islamici nel nostro Paese, quando ce ne sono circa sei volte tanti, significa voler indurre negli Italiani una falsa percezione del problema. E alla disinformazione, si aggiunge anche lo sfottò: Con buona pace dei cristiani preoccupati, dice il Nostro (lui preoccupato non lo è, figuriamoci; lui è ardimentoso e tuttavia sereno), bisogna rassegnarsi: anche perché, se si volesse respingere qualcuno per motivi religiosi, bisognerebbe prima cambiare la Costituzione. Quindi la Costituzione viene brandita come una clava per ridurre al silenzio le obiezioni dei “preoccupati”.
Infine, il caso di Udine. Conosciamo quella città per esservi nati e vissuti; e ci sembra che, come l’Italia descritta sopra sia un Paese irreale, anche la Udine ci cui egli parla sia una città di fantasia. Intendiamoci: non mettiamo in dubbio che qualche islamico, ogni tanto, sia attratto dal cristianesimo, e carezzi l’idea di abbracciarlo. Ma tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare. Il cristianesimo non vieta a nessuno di passare a un’altra fede religiosa; il Corano, sì. I rarissimi casi che si verificano, comportano non solo la morte sociale dell’immigrato che si è fatto battezzare, ma un cumulo di angherie e di persecuzioni da parte dei suoi ex confratelli. Magdi Allam, il più noto musulmano convertito al cristianesimo, ci è passato; e ed è costretto a vivere con la scorta permanente della polizia. Ah, già, dimenticavamo: Magdi Allam non conta. Poiché si è permesso di fare quella tale equiparazione che don Bagattini definisce “ingiusta e disonesta”, il suo parere non vale nulla. Sta di fatto che, se ogni tanto un islamico chiede di essere battezzato, ci sono almeno dieci cristiani che si convertono all’islam (specialmente le donne italiane che sposano dei musulmani); e qualcuno va anche ad arruolarsi nelle file dell’Isis, magari cercando di portarsi dietro anche i genitori e la famiglia di origine, come fatti di cronaca recenti e ben documentati hanno mostrato in maniera inoppugnabile.
Ma i catto-progresissti non vogliono vedere la realtà: essa ha il torto di contraddire i loro sogni, i loro vaneggiamento buonisti. E il bello è che propri loro si permettono di definire, parafrasando il film di Renoir, una grande illusione il tentativo di alcuni settori della società europea di reagire alla islamizzazione e all’invasione in atto del loro continente. La verità è un po’ diversa da quella che descrivono: a coltivare una grande illusione sono proprio loro. Essi dicono che basta vivere da buoni cristiani per rendere credibile il Vangelo e ”invogliare” gli altri, i non cristiani, ad abbracciarlo. Ma forse don Bagattini, anche quando viveva qui da noi, era, di fatto, su un altro pianeta: pare che egli stia descrivendo una partita a scacchi tra perfetti gentlemen. Eppure nel suo Friuli, a Montereale Valcellina (Pordenone), la diciottenne Sanaa Dafani, nel 2009, è stata uccisa a coltellate da suo padre perché frequentava un giovane italiano cattolico; e il padre viveva in Italia da vent’anni e sembrava, dicono, perfettamente integrato (don Bagattini scrive, sempre nello stesso articolo, che i marocchini in Italia vengono accolti bene, lavorano e si integrano e hanno rapporti corretti con i fedeli cristiani). L’aggressione è avvenuta mentre i due giovani erano insieme: il ragazzo italiano ha visto la giovane morire sotto i suoi occhi, e ha rischiato a sua volta di finire ammazzato. La famiglia dell’assassino non ha mai fatto mea culpa, al contrario: la moglie di lui ha difeso il marito e ha continuato ad accusare la famiglia del giovane cattolico di averle “portato via” la figlia. Nemmeno ai funerali è stata possibile una riconciliazione. Ecco la differenza fra utopia e realtà: i catto-progressisti si mettono le lenti colorate e poi vedono il mondo nella tinta che si confà alla loro ideologia buonista. Qui si tocca con mano chi sono quelli che mettono la testa sotto l’ala, come lo struzzo, per non vedere. Così si spiega il fatto che non solo non sono mai preoccupati, loro, per il nostro comune futuro - perché, carissimi, scusate: non si tratta solo di voi, ci sono anche i nostri figli e nipoti, i quali un giorno, forse, ci malediranno tutti, voi e anche noi -, ma si prendono il lusso di fare gli spocchiosi con quelli che lo sono, e a ragione.

La grande illusione dei catto-progressisti

di

Francesco Lamendola

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