e loro ci ringraziano così...
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APOLOGO (di Piero Nicola)
C'era una volta Insula, un paese di antica civiltà, il cui popolo si era stancato delle tradizioni per amore di innovazione e di progresso. Alcuni gruppi di differenti benefattori, deposto il re Arturo, avevano unanimemente proposto ai cittadini insuliti la corona regale. Entusiasti di cingersene, essi avevano applaudito all'evoluta istituzione. E siccome la sovranità collettiva era materialmente impossibile da esercitare, si convenne di delegarne le funzioni legislative e governative - secondo democrazia - a gruppi di eletti dalla maggioranza dei sovrani. Gli eletti, riconoscenti, fecero leggi liberali e magnanime, che davano le più ampie libertà, i più larghi diritti agli elettori. Acconsentendo alla liberalità già attuata dagli altri paesi amici, si mise la benevolenza al primo posto, attribuendo a tutti gli uomini bisognosi il diritto d'essere soccorsi e accolti a braccia aperte, a prescindere dai loro usi e costumi. Infatti il consesso delle nazioni onorava al più alto grado il pacifico e generoso principio di uguaglianza delle genti.
Non c'era quasi abitante di Insulia che non fosse sensibile alla universale solidarietà. Regioni, città e villaggi insuliti erano gelosi della loro storia e perfino campanilisti. Essi vantavano coloro che avevano dato lustro alle loro terre, rivaleggiavano tra loro e con ogni contrada del mondo gloriandosi dei monumenti posseduti, soprattutto non avrebbero mai rinunciato alla salvaguardia dei piatti prelibati della cucina locale. Ma tutto questo non impediva che amassero lo straniero avente preso dimora presso di loro. E se talvolta un cattivo impulso li faceva disprezzare certi africani o asiatici, che per qualche motivo davano noia, la loro coscienza li ammoniva tormentandoli finché si fossero pentiti. Dunque gli insuliti finivano per compiacersi dell'ospitalità fornita a turbe d'ogni provenienza, le quali intendevano rifarsi una vita in Insula; benché tale sacra accoglienza costasse denaro pubblico e sacrifici.
Il venerato Capo della religione predicava il merito e il dovere di accogliere i poveretti; diceva che erano profughi in fuga da guerre e carestie, e che nessuno doveva guardare per il sottile discriminando gli abusivi e cercando parassiti da espellere, perché simile egoismo era contrario tanto alla religiosità quanto all'umana giustizia, soprattutto offendeva il dio universale, il dio d'amore.
Gli emigranti, che apparivano in cerca d'un paese dove stare meglio, si dirigevano verso le rive di Insula, dove sembrava avrebbero trovato il loro sollievo. Si ammassavano sulla sponda del mare dirimpetto a quella dell'approdo desiderato. Le altre nazioni, ugualmente umanitarie, opponevano legali difficoltà all'ingresso degli emigranti o si giustificavano con la loro posizione lontana per non riceverli. Essi si imbarcavano su zattere in balia degli elementi, sicché molti perivano già vicino al luogo di partenza. Le autorità mondiali, preoccupate della loro sorte, avevano allestito un sistema di soccorsi, sostenuto anzitutto da Insula. La flotta militare insulita si prodigava andando a prendere i naufraghi e quelli in procinto di naufragare, sino alle coste da cui prendevano il largo. Anche le navi mercantili di passaggio raccoglievano i disperati, poi trasferiti nei soliti approdi di destinazione.
Ma non solo i paesi restii ed egoisti ubbidivano al germe del male, non ancora debellato nell'uomo della felice era dell'amore, circolavano sulle croste terrestri dei soggetti malefici che si davano a nascondere le realtà: dei malnati compivano nequizie e altri si ingrassavano coi traffici attinenti alle nefandezze.
I governanti di Insula non potevano ignorare le malefatte, ma avendo una coscienza democratica evitavano di turbare la felicità dei loro sovrani e il loro buon cuore. Nondimeno il sacrosanto Capo del Tempio dei templi tralasciava le vecchie norme della legge morale, che aveva mortificato lo spirito; egli faceva appello all'idealismo del divino bene, che non s'impaccia di regole di legulei. Perciò non si curava di conoscere i crimini dei trafficanti d'uomini e il mezzo con cui si sarebbero evitati le loro morti per stenti e annegamenti. Egli e il suo dio erano superiori al fatto che bande di negrieri facessero la tratta di moltitudini con percentuali di poveri, di temerari, di malviventi, irretiti sfruttandone le mire più o meno oneste e fantasiose, o maliziose. Il grande uomo pio per il suo dio evitava di indagare chi pagasse le spese dei viaggi e di considerare gli illeciti guadagni delle società addette alla cura degli arrivati sul suolo insulita. Egli non badava al fatto che incoraggiare le traversate significava contribuire alla morte e alle pene dei trasportati sulle zattere, mentre il dichiarato rifiuto di riceverli avrebbe fatto cessare lo scempio, nonché lo sfruttamento, da tempo in atto, dei nuovi arrivati da parte di individui senza scrupoli. Egli e il suo dio confidavano giustamente che il miscuglio di genti ancora da mettere in pari con la religione evoluta e purificata non creassero dissidi e perdite, ma meritassero la concordia e la collaborazione più augurabile.
Alcuni insuliti, i più retrogradi e attaccati ai formalismi, erano irrispettosi increduli del buon fine. Nutrivano diffidenza verso l'ineffabile spiritualismo predicato, la cui amorevolezza annullava la legge, pur dovendo sussistere leggi per la pratica della vita sociale. I retrivi sospettavano che quella dottrina servisse ai furfanti dando loro libero campo, e che un dio d'amore soltanto, andasse bene per costruzioni eteree, non aventi nulla a che fare con l'umana creatura. Sulle loro labbra blasfeme spuntava il termine di "dio nichilista".
Alla fine, i minuti re insuliti si persero nell'amalgama dell'eterogeneo mondo cosmopolita, venutosi a creare sotto le sue torri vetuste, tra i palazzi dei padri e degli antenati. Con loro grande meraviglia, i superstiti autoctoni godettero della stupefacente sensazione d'essere stranieri in patria, avendo ceduto la corona e le avite opere pubbliche ai sopravvenuti che, simili alle fazioni politiche, erano ben poco cambiati, ben poco uniti dalla concordia. I residui insuliti furono liberi da qualsiasi responsabilità. I migliori credenti, generosi e serafici, si affrancarono dal tetto e dalla cucina. L'abbandonata mensa degli stranieri indigenti, i loro ricoveri dismessi, divennero la loro mensa, i loro ricoveri. Ma un angelo messaggero si presentò sulle soglie dei molto buoni, e li sorprese mostrando un bando del Signore dei cieli, che diceva: "I vostri vizietti non saranno perdonati. Scrutate i vostri cuori e fate penitenza, altrimenti la porta del Paradiso sarà chiusa per voi".
L'ultimo Capo del Tempio dei templi, fedele al suo dio, affacciandosi dalla santa dimora rimodernata, proseguiva a rilasciare sermoni per tutti edificanti, ineccepibili.
Piero Nicola
Ondata migratoria inarrestabile. Piano di invasione in fase avanzata………
Cronaca: Migranti, boom di arrivi per Pasqua: quasi 8.500 salvati, 13 morti
Il bel tempo ha incoraggiato le partenze dalla Libia e il sistema di accoglienza è già al limite. La spesa aggiuntiva prevista dal Def nel 2017 potrebbe essere di 4,6 miliardi.
“..Si continua a morire nel Mediterraneo nel tentativo di approdare alla “terra promessa”. Il fine settimana pasquale ha registrato un vero boom di arrivi: 8.300 migranti sono stati salvati in tre giorni, ma sono stati recuperati anche 13 cadaveri, tra i quali quello di un bimbo di otto anni. Se il trend degli arrivi dovesse proseguire, il Def prevede che nel 2017 le spese per il soccorso e l’accoglienza potrebbero salire a 4,6 miliardi di euro……”
“..Si continua a morire nel Mediterraneo nel tentativo di approdare alla “terra promessa”. Il fine settimana pasquale ha registrato un vero boom di arrivi: 8.300 migranti sono stati salvati in tre giorni, ma sono stati recuperati anche 13 cadaveri, tra i quali quello di un bimbo di otto anni. Se il trend degli arrivi dovesse proseguire, il Def prevede che nel 2017 le spese per il soccorso e l’accoglienza potrebbero salire a 4,6 miliardi di euro……”
Facendo riferimento alle ultime drammatiche notizie che provengono dalle coste del sud Italia, possiamo cogliere l’occasione per affermare che l’ondata migratoria che si sta abbattendo sulle coste italiane è diventata ormai una emergenza epocale, che non ha più nulla a che fare con un fattore “umanitario” o una necessità di carattere economico.
Ci troviamo di fronte ad un fenomeno che ha tutte le caratteristiche di una invasione pianificata del territorio italiano favorita da oscuri (ma non tanto ) interessi che conducono a delle precise centrali di potere sovranazionali.
Questa migrazione di massa incontrollata si deve intendere come una emergenza nazionale che, per dimensioni e complessità, fa impallidire qualsiasi precedente moto migratorio avvenuto nella Storia e qualsiasi evento catastrofico registratosi negli ultimi 50 anni.
Questa migrazione di massa incontrollata si deve intendere come una emergenza nazionale che, per dimensioni e complessità, fa impallidire qualsiasi precedente moto migratorio avvenuto nella Storia e qualsiasi evento catastrofico registratosi negli ultimi 50 anni.
Il flusso di migranti economici e non, provenienti da Africa ed Asia e diretto verso il nostro paese, costituisce un fenomeno che, sia per dimensioni – con milioni di individui pronti a spostarsi dall’Africa e dall’Asia in direzione dell’Europa – sia per complessità – politica, economica e, non ultima, culturale – trova del tutto impreparate ed inadeguate le autorità politiche nazionali che dovrebbero fronteggiare questa emergenza. Al contrario si riscontrano molte complicità nella incentivazione del fenomeno migratorio, sia al livello politico ed imprenditoriale, sia nella dimensione criminale da parte di organizzazioni a carattere mafioso.
Si discute e si dibatte sui media del fenomeno migratorio come se questo appartenesse alla sfera delle astrazioni che vengono prospettate quali situazioni che non hanno un impatto diretto sull’assetto sociale, economico e culturale del paese. Al contrario l’impatto del fenomeno migratorio potrà essere talmente forte da destabilizzare la situazione sociale dell’Italia nei prossimi anni e ci sono fondati sospetti che sia esattamente questo il fine che si prefiggono le centrali che pilotano e favoriscono le migrazioni di massa.
Il dibattito che si sviluppa sulle migrazioni oscilla fra i fautori e sostenitori dell’abolizione totale delle frontiere e coloro che vorrebbero invece una chiusura totale di queste, oltre che a soffermarsi sugli effetti del fenomeno in tema di insicurezza, indisponibilità di alloggi, emergenza abitativa e resistenze delle popolazioni costrette a subire la convivenza cone le masse dei migranti.
Entrambe queste posizioni risentono di una impostazione di propaganda improntata a concezioni ideologiche astratte piuttosto che soffermarsi ad una analisi della realtà, in particolare delle cause vere che hanno determinato il fenomeno e della pianificazione che si trova dietro di questo.
Entrambe queste posizioni risentono di una impostazione di propaganda improntata a concezioni ideologiche astratte piuttosto che soffermarsi ad una analisi della realtà, in particolare delle cause vere che hanno determinato il fenomeno e della pianificazione che si trova dietro di questo.
Le cause
Se si analizzano le cause del tsunami migratorio non si può non partire dalla destabilizzazione e dal caos delle guerre prodotte dagli interventi militari degli USA e dei loro alleati a partire dall’Iraq, a seguire con la Libia, senza trascurare le intromissioni manu militari nei paesi dell’Africa come la Somalia ed il Sudan, a seguire con la Siria e con l’Afghanistan. La stessa Africa sub sahariana risente delle tante operazioni che hanno determinato conflitti e sfruttamento neocoloniale delle risorse, provocati dalle grandi potenze (USA, Gran Bretagna e Francia) che hanno determinato un impoverimento delle popolazioni, uno sfruttamento del territorio ed un peggioramento della situazione economica ed alimentare di una buona parte delle popolazioni.
Considerando anche il forte tasso di crescita demografica era naturale aspettarsi una forma di fuga di massa di popolazioni verso la “terra promessa” in cerca di un migliore futuro. Una fuga che poi viene agevolata ed incentivata dalla propaganda di ONG europee ed anglossassoni che inviano loro incaricati a prospettare la possibilità di una migrazione verso l’Europa, con forme di cofinanziamento tra le stesse ONG, le mafie locali, le organizzazioni libiche, tunisine o turche che speculano sul fenomeno della tratta di esseri umani, quelli che si avviano ad essere i “nuovi schiavi” della globalizzazione.
Le complicità
L’attività di queste ONG, che operano per favorire le migrazioni dall’Africa e dall’Asia, è stata ampiamente documentata da apposite indagini di cui si sono incaricati i servizi di intelligence dell’ Austria e della Serbia. La stessa Frontex ha denunciato l’attività sospetta delle navi affittate dalle ONG per prelevare dalla costa libica i migranti in accordo con le organizzazioni degli scafisti, tanto da indurre anche la Procura di Catania ad aprire una indagine per favoreggiamento della migrazione clandestina. Vedi: Migranti, procuratore Catania: “Con Ong indagini sui trafficanti più difficili
In realtà si sapeva da tempo che dietro queste ONG si nasconde la mano di George Soros, il multimiliardario di origine ungherese.
Già nell’anno scorso, da parte del Frontex si sono approntati due dossier, uno confidenziale e l’altro pubblico, in cui si afferma che ai migranti sarebbero state ”date chiare indicazioni prima della partenza sulla rotta da seguire per raggiungere le barche delle organizzazioni non governative”.
Addirittura ci sarebbe stato un caso accertato in cui ”le reti criminali hanno adoperato direttamente mezzi navali delle organizzazioni di volontariato per trasportare immigrati”.
Frontex, continua il rapporto, rilevando che quanti sono tratti in salvo dalle autorità mentre già si trovano sulle navi delle Ong ”non sono disposti a collaborare con gli incaricati dei primi colloqui” se non addirittura ”gia’ avvertiti del fatto che non devono cooperare con le autorita’ italiane o europee”.
Già nell’anno scorso, da parte del Frontex si sono approntati due dossier, uno confidenziale e l’altro pubblico, in cui si afferma che ai migranti sarebbero state ”date chiare indicazioni prima della partenza sulla rotta da seguire per raggiungere le barche delle organizzazioni non governative”.
Addirittura ci sarebbe stato un caso accertato in cui ”le reti criminali hanno adoperato direttamente mezzi navali delle organizzazioni di volontariato per trasportare immigrati”.
Frontex, continua il rapporto, rilevando che quanti sono tratti in salvo dalle autorità mentre già si trovano sulle navi delle Ong ”non sono disposti a collaborare con gli incaricati dei primi colloqui” se non addirittura ”gia’ avvertiti del fatto che non devono cooperare con le autorita’ italiane o europee”.
Da questo si evince quindi che l’immigrazione non è quel fenomeno “spontaneo” che, in Italia, ambienti interessati vorrebbero far credere ma si inizia a comprendere come ci siano precisi segnali di grandi organizzazioni che sospingono l’ondata migratoria verso le coste italiane.
D’altra parte, se qualcuno aveva ancora dei dubbi, vi erano state le dichiarazioni di George Soros in occasione del summit dell’ONU sulle migrazioni, una ammissione del proprio ruolo da parte del grande “sobillatore”, il finanziere ultra miliardario e speculatore , il quale, dopo aver riconosciuto di essere partecipe e sponsor dell’ondata di sollecitanti asilo che sono entrati in Europa nell’ultimo anno e mezzo, aveva voluto presentarsi nelle vesti del “grande benefattore” ed aveva assicurato che attualmente il suo obiettivo è quello di “creare imprese e prodotti” per migliorare le condizioni di vita dei migranti e rifugiati. Vedi: Soros: sveglia Europa, 6 impegni per accogliere un milione di profughi.
D’altra parte, se qualcuno aveva ancora dei dubbi, vi erano state le dichiarazioni di George Soros in occasione del summit dell’ONU sulle migrazioni, una ammissione del proprio ruolo da parte del grande “sobillatore”, il finanziere ultra miliardario e speculatore , il quale, dopo aver riconosciuto di essere partecipe e sponsor dell’ondata di sollecitanti asilo che sono entrati in Europa nell’ultimo anno e mezzo, aveva voluto presentarsi nelle vesti del “grande benefattore” ed aveva assicurato che attualmente il suo obiettivo è quello di “creare imprese e prodotti” per migliorare le condizioni di vita dei migranti e rifugiati. Vedi: Soros: sveglia Europa, 6 impegni per accogliere un milione di profughi.
I migranti che arrivano in Libia grazie all’aiuto delle ONG sono sottoposti forme di vero e proprio schiavismo che sono state peraltro documentate e filmate. Questo avviene nello stesso paese che una volta godeva delle migliori condizioni (economiche e di sistema sociale) di tutta l’Africa, dove l’intervento militare della NATO, prospettato nel 2011 (non dimentichiamolo) da una propaganda mediatica che insisteva sulla necessità di “salvare la popolazione” dal “tiranno” Gheddafi, hanno determianto l’effetto della guerra tra bande, dell’insorgere del terrorismo islamista, del caos generale e dello schiavismo a cui sono sottoposti i migranti che arrivano dall’Africa sub sahariana. Vedi: Libia, la tratta degli schiavi.
La destabilizzazione del sistema sociale esistente in Italia ed in altri paesi europei è l’obiettivo previsto dalle centrali di potere che utilizzano le migrazioni come arma geopolitica.
Occorre considerare che la politica di migrazione di massa verso l’Europa presenta due principali utilità per l’oligarchia economica mondialista: 1) come elemento di trasformazione etnica degli Stati (nel lungo termine) ; 2) come mano d’opera di riserva che sia utile per le multinazionali quale strumento di riduzione dei salari ed incremento dei profitti a medio e lungo termine .
Bisogna comprendere che la principale finalità di lungo termine delle centrali mondialiste è quella di sostituire le identità nazionali e distruggere la cultura originaria che si oppone al mercato globale e che rivendica l’autonomia delle comunità locali, sostituirla con una massa indifferenziata di varie etnie e culture che risulti più facimente omologabile al sistema e che non abbia i mezzi culturali per opporsi alla catechizzazione del nuovo ordine. Per questo fine è utile combattere (o infiltrare) tutte le istituzioni tradizionali e decostruire persino la cultura e la coscienza storica dei popoli.
Occorre considerare che la politica di migrazione di massa verso l’Europa presenta due principali utilità per l’oligarchia economica mondialista: 1) come elemento di trasformazione etnica degli Stati (nel lungo termine) ; 2) come mano d’opera di riserva che sia utile per le multinazionali quale strumento di riduzione dei salari ed incremento dei profitti a medio e lungo termine .
Bisogna comprendere che la principale finalità di lungo termine delle centrali mondialiste è quella di sostituire le identità nazionali e distruggere la cultura originaria che si oppone al mercato globale e che rivendica l’autonomia delle comunità locali, sostituirla con una massa indifferenziata di varie etnie e culture che risulti più facimente omologabile al sistema e che non abbia i mezzi culturali per opporsi alla catechizzazione del nuovo ordine. Per questo fine è utile combattere (o infiltrare) tutte le istituzioni tradizionali e decostruire persino la cultura e la coscienza storica dei popoli.
L’Italia è inevitabilmente in prima linea sul fronte del Mediterraneo, ed è il paese più esposto all’arrivo di questo tsumani di ondata migratoria dalla Libia e dal Nord Africa e paga il prezzo di una classe politica accondiscendente e inadeguata che pensa di trarre profitto e di compiacere le grandi Organizzazioni Internazionali che sospingono il fenomeno.
L’immigrazione di massa non è quindi un fenomeno spontaneo ma piuttosto un fenomeno provocato e come tale costituisce una delle armi più formidabili di cui dispongono le oligarchie “mondialiste” (coloro che operano per l’affermazione di un nuovo ordine mondiale) per imporre l’annientamento delle identità delle Nazioni. Un possente strumento geopolitico a disposizione delle centrali di potere.
Le centrali sovranazionali, che pilotano il fenomeno delle migrazioni di massa, costituiscono una delle branchie di quel mostro che si chiama grande finanza sovranazionale e che dispone di questo e di altri strumenti possenti per imporre un processo di trasformazione delle Nazioni destinato a realizzare in prospettiva il “nuovo ordine mondiale” (NWO), sil upremo obiettivo agognato dalle “elites” finanziarie mondiali.
Le centrali sovranazionali, che pilotano il fenomeno delle migrazioni di massa, costituiscono una delle branchie di quel mostro che si chiama grande finanza sovranazionale e che dispone di questo e di altri strumenti possenti per imporre un processo di trasformazione delle Nazioni destinato a realizzare in prospettiva il “nuovo ordine mondiale” (NWO), sil upremo obiettivo agognato dalle “elites” finanziarie mondiali.
Si prospetta quindi quella che sarò la battaglia decisiva delle Nazioni europee per la loro sopravvivenza in questo secolo: difendere e preservare la propria identità nazionale, culturale ed etnica o lasciarsi sommergere nel cosmopolitismo e lasciar imporre lo schema della società multiculturale, globalizzata ed uniformata al mercato unico, con i suoi effetti sicuri di decadenza economica, culturale e di perdita di sovranità ed autonomia nazionale a favore di istituzioni dominate dalla finanza, obiettivo questo conclamato delle forze mondialiste e delle centrali di potere finanziarie e sovranazionali.
Luciano Lago
IL CULTO DELLA MENZOGNA
La menzogna non è solo un peccato: è un sacrilegio. Perchè il peccato è contro la verità: e ogni verità è un riflesso dell’unica, luminosa Verità assoluta che è Dio. Instaurare un mondo morale capovolto è la pretesa del diavolo
di Francesco Lamendola
Abbiamo affermato, in un recente articolo, che sono tre i grandi mali che affliggono la società moderna, e che impediscono agli esseri umani di condurre una vita come si deve, in pace con se stessi, fra di loro e con Dio: la menzogna, l’immoralità e l’irreligiosità. Di questi, senza dubbio, il più grave è la menzogna; gli altri sono solo peccati, per quanto gravi: questo è un sacrilegio. La menzogna, infatti, è il peccato contro la verità: e ogni verità è un riflesso dell’unica, luminosa Verità assoluta, che è Dio. Dio è il supremo garante della Verità, essendo Egli stesso la Verità. Senza di Lui, non vi sarebbe la Verità, ma vi sarebbero solo delle piccole, misere verità parziali, che si contraddicono a vicenda e lottano incessantemente fra di loro; inoltre, non ci sarebbe nessuna garanzia, nessuna protezione di ciò che è vero. Tutti sarebbero liberi di mentire impunemente, sfacciatamente, capovolgendo la verità nel suo contrario, e dunque anche il bene nel male, il giusto nell’ingiusto, il bello nel brutto. E questo, di fatto, è ciò che accade nel mondo d’oggi, appunto per l’allontanamento degli uomini da Dio, e per la loro superba e folle pretesa di fare da sé, di non aver bisogno del suo aiuto, e quindi, in definitiva, di essere pari a Lui.
Tutto questo è semplicemente diabolico. Il diavolo non si limita a mentire, e quindi a ingannare: la sua audace, sfrontata pretesa è quella d’instaurare un mondo morale capovolto, dove tutti i valori siano stati rivoltati come altrettanti guanti, e dove gli uomini, resi folli dalla loro presunzione e traviati dalle sue pessime arti – ma lui non potrebbe agire su di loro, se non trovasse già presente, nel profondo delle anime, la “materia prima” del male: l’egoismo, la superbia, l’invidia, la lussuria, la gola, l’ira, l’accidia – si vantano, come dice san Paolo nella Epistola ai Romani, di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, e ricevono così, in se stessi, mentre credono di concedersi ogni piacere, il meritato castigo della loro protervia e della loro ribellione. Perciò se ogni peccato è anche, un po’, un peccato di menzogna, perché chi pecca si allontana dalla verità, di cui è Dio il supremo custode e la fonte originaria, la menzogna in se stessa è il peccato supremo, perché deturpa quella verità delle cose che è come un riflesso della verità divina, e, dunque, equivale a un blasfemo tentativo di deturpare il volto stesso di Dio.
Chi offende la verità, offende direttamente Dio; chi offusca, inquina o manipola la verità, tenta di offuscare, inquinare e manipolare Dio stesso. La menzogna intenzionale, anche quando si riferisce a cose in se stesse leggere, o comunque non gravi, ha sempre un che di diabolico. E la menzogna più diabolica di tutte è quella che protesta la propria innocenza, è quella che recita la commedia della meraviglia e del candore, della verità offesa, della sacra indignazione e dell’amor proprio ferito, allorché viene smascherata, o anche soltanto intravista, o intuita, dagli altri. Ne abbiamo un perfetto esempio nell’atteggiamento di Giuda Iscariota durante l’Ultima Cena, quando, alla drammatica asserzione di Cristo: Uno di voi mi tradirà, che gela letteralmente gli apostoli, ciascuno di loro si affretta a domandargli: Sono forse io?, e anche Giuda non si trattiene dal chiedergli: Sono forse io, Signore? Ecco la bestemmia. Avrebbe potuto anche tacere, dopotutto, se non altro per decenza, magari verso se stesso; avrebbe potuto andarsene anche prima, per fare quel che aveva deciso di fare; poteva fingere di non aver sentito, o non darsene per inteso: invece ha voluto aggiungere la commedia alla menzogna, e, sapendo benissimo che di lui Gesù aveva parlato, ma senza volerlo accusare apertamente, per un estremo atto di delicatezza, o, forse, per lasciar socchiuso un ultimo spiraglio di ravvedimento da parte sua, invece egli ha voluto recitare la parte dell’innocenza sospettata a torto, del virtuoso calunniato: Rabbi, sono forse io? Ah, Giuda, Giuda: con quelle parole, con quella domanda impudente, sfrontata, ti sei legato da te stesso nelle mani del diavolo, definitivamente e irreparabilmente. E l’evangelista non manca di rilevarlo: dice che quando Giuda intinse il pane nel piatto del Maestro, il diavolo entrò in lui, ed egli uscì dal cenacolo come ormai gli aveva raccomandato anche Gesù: Quello che devi fare, fallo presto. L’evangelista qui ci tiene a precisare: ed era notte (Giovanni, 13, 30). Quando l’anima si abbandona al gusto della menzogna intenzionale e spudorata, su di essa scendono le tenebre; su di essa scende la notte, come era scesa su Giuda quella sera, mentre usciva dal cenacolo per recarsi dai sacerdoti e dagli scribi, a prendere gli ultimi accordi per l’arresto a tradimento di Gesù.
La menzogna “nasce” come un peccato individuale, e si alimenta delle piccole menzogne che il bambino, se non viene opportunamente corretto, tende a rifilare agli adulti per giustificare le proprie mancanze; ma poi, mano a mano che il bambino diventa adulto, e mano a mano che la vita dell’adulto si intreccia con quella di milioni d’altri adulti e con la rete del sistema planetario delle relazioni sociali, a cominciare da quella dell’informazione, tende a divenire qualcosa di più e qualcosa d’altro, di radicalmente diverso e assai più minaccioso. La menzogna, nella società odierna, travalica i limiti di un peccato individuale e assume sempre più la forma e le dimensioni di una congiura mondiale contro la Verità. Il mondo dell’informazione, i giornali, la radio, la televisione, e il mondo della cultura, l’editoria, la scuola, l’università, sembrano collegati in questo patto scellerato - forse perché dipendono dai foraggiamenti degli stessi padroni, cioè, volevamo dire, degli stessi finanziatori: abolire, annientare, deridere la verità e mettere in trono, al suo posto, lo scetticismo, l’agnosticismo e il relativismo. Ora, la civiltà moderna è una civiltà estremamente intellettualistica (cosa che non va assolutamente confusa con “civiltà colta”), tanto è vero che essa ha collocato al vertice delle proprie istanze culturali, la figura dell’intellettuale, figura tanto vaga quanto pretenziosa e autoreferenziale, così come altre civiltà, evidentemente meno “evolute” e meno “intelligenti” della nostra, avevano messo al proprio vertice la figura del “saggio”, puramente e semplicemente. Ebbene: l’intellettuale è il mendace per definizione: in quanto banditore del verbo relativista, così come vogliono i poteri oscuri che lo manovrano dietro le quinte, come un burattino, giocando sulla sua smodata ambizione e sul suo infinito narcisismo, egli ha costruito la propria carriera, il proprio percorso e la propria identità sulla falsificazione sistematica della verità. Infatti, egli è pagato per dire solo una parte della verità, quella che fa comodo ai poteri finanziari, e per tacere il resto: laddove dire una parte della verità e tacere intenzionalmente la verità nel suo insieme equivale ad alterare la verità, a falsificarla e a indurre in errore coloro i quali, fidandosi, prestano fede a siffatti “intellettuali”.
Peccato che, di saggezza, l’intellettuale moderno non ne abbia nemmeno l’ombra. Peggio ancora: non ne vuole avere. L’intellettuale moderno, oltre a essere un parassita, nel senso che vive letteralmente alle spalle della comunità, senza dare nulla di positivo, ma solo sottraendole tempo ed energie, è anche un ipocrita all’ennesima potenza: si dice per il progresso, ma combatte ferocemente le idee realmente innovative; si dice per la giustizia, e finisce per difendere i privilegi assurdi e ingiusti delle minoranze superprotette; si dice per l’onestà, per la trasparenza, per il merito, ed è lui stesso, nove volte su dieci, la dimostrazione vivente di quel che possano, ai nostri dì, le raccomandazioni ideologiche, le amicizie semi-mafiose, e di come siano male spesi i denari, non di rado del pubblico erario, che servono a mantenerlo, affinché egli possa sputare ininterrottamente sulla società che lo nutre, sulla famiglia che lo ha cresciuto, sui professori che lo hanno educato, sui sacerdoti che gli hanno insegnato, da bambino (e pur con tutti i loro limiti, umani e intellettuali), la differenza fra il bene e il male. Come Giuda ebbe la sfrontatezza di chiedere a Gesù Cristo, che preannunciava il tradimento di uno dei suoi: Rabbi, sono forse io?, così l’intellettuale-tipo della modernità ostenta disinteresse, imparzialità, senso della giustizia, sincero desiderio della verità, nel medesimo tempo che, per contratto e per servile vocazione, si affanna per procacciarsi prebende e privilegi, punta il dito contro i faziosi, maledice l’ingiustizia, si profonde in interminabili e lamentose giaculatorie contro i bugiardi e intona elogi a favore degli spiriti retti e veritieri – proprio lui, che non sa neppure dove stia di casa la rettitudine; lui, che non si è mai curato della verità, ma sempre e solo di ciò che ne ha le apparenze e ne usurpa la funzione.
Pertanto, oggi assistiamo ad un costante attacco contro la verità, al livello della politica, della storia, della filosofia, della psicologia, della sociologia, dell’arte, della letteratura, della musica, del cinema, e perfino dello sport e del tempo libero: ogni cosa viene capovolta, ma con tale sistematicità, con tale arroganza e con tale faccia tosta, da trascinare nell’errore le masse abbrutite, fino al punto di renderle desiderose solo di ghiande e spregiatrici delle perle che, per caso, qualcuno volesse offrir loro, magari per riscuoterle dal sonno pesantissimo in cui giacciono voluttuosamente sprofondate. L’ultima variante di questa spregevole figura di pennivendolo al soldo della ideologia dominante è quella del teologo progressista e modernista, ben deciso a stravolgere la lettera e lo spirito del Vangelo per trasformare la figura e la testimonianza di Gesù Cristo in qualcosa di diversissimo da ciò che sono state e di lontanissimo dal loro vero significato, qualcosa che possa piacere al maggior numero possibile di persone dal palato grosso, e che possa dispiacere al minor numero possibile: perché codesti teologi progressisti sono infinitamente vanesi e hanno bisogno dell’applauso unanime, soffrirebbero se anche solo poche persone negassero loro l’omaggio di applaudirli e di complimentarli per le belle cose che dicono e scrivono. E, subito dopo i teologi, ossia le cattive menti di questa congiura modernista contro la Verità del Vangelo, ci sono i cardinali, gli arcivescovi, i vescovi e i sacerdoti, fino alla base della piramide ecclesiale, ciascuno dei quali si è messo in gara con tutti gli altri per primeggiare in demagogia, in buffoneria e in volgarità, sempre al medesimo scopo: ottenere l’applauso della folla, far dire di sé: Come è bravo, costui, e come parla bene, e con quanto sentimento: ecco, questo è il vero senso del Vangelo, che i preti conservatori e oscurantisti, in combutta con i ricchi e i potenti (senti da che pulpito…) ci avevano, finora, tenuto sempre nascosto!
Quindi, rende un culto alla menzogna il giornalista che, sapendolo, altera e falsifica le notizie, per compiacere il suo direttore o la sua parte politica; rende un culto alla menzogna il professore che, senza aver mai seriamente approfondito le cose, ripete ai suoi studenti le falsità e le mistificazioni contenute nel libro di storia, o in quello di filosofia, e che, guarda caso, si accordano e combaciano perfettamente con ciò che dice, alla televisione, quell’altro professore, assai più famoso, che scrive libri ed è continuamente ospitato nei salotti buoni della cultura; rende un culto alla menzogna il direttore di banca, o anche il semplice impiegato, i quali, in piena consapevolezza, abusando della fiducia del piccolo risparmiatore, lo consigliano d’investire i suoi sudati risparmi, o il suo modesto stipendio, in titoli e azioni di dubbia solidità, allo scopo di garantire il proprio interesse e quello della propria banca; rende un culto alla menzogna il politico che si adopera per far approvare in parlamento delle leggi ingiuste, immorali, scandalose, al solo scopo di compiacere gli elettori e di carezzare le basse voglie, o l’edonismo più egoista, delle masse; e rende un culto alla menzogna anche il teologo, o il vescovo, o il sacerdote, i quali adulterano la Rivelazione cristiana, travisano la Scrittura, disprezzano la Tradizione, e, stravolgendo la liturgia, la pastorale, la dottrina, gettano le anime nel turbamento e nella confusione, ottenendo in cambio riconoscimenti, elogi e una più facile carriera verso i vertici della chiesa. In un certo senso, e per le ragioni dette all’inizio, tutti costoro rendono un culto al diavolo, sono suoi servitori sciocchi e fedeli, ma soprattutto sciocchi: perché, probabilmente, non si rendono conto sino in fondo della estrema gravità del loro modo di agire, s’ingannano riguardo a se stessi, e s’illudono di essere i combattenti della buona battaglia a favore della civiltà, del progresso, della giustizia, della solidarietà, e chi sa di quante altre belle e nobilissime cose.
Per tutte queste ragioni, non è affatto un’esagerazione affermare che la civiltà moderna è, in larga misura, ispirata e manovrata dal diavolo, e che il nostro tempo si caratterizza – come aveva visto la mistica tedesca Katharina Emmerick due secoli fa – come l’era del diavolo. Che con questa civiltà la Chiesa cattolica, a partire dalla “svolta” del Concilio Vaticano II, abbia deciso bruscamene di voler giungere a un accordo, a un’intesa, a un dialogo a tutto campo, resta un mistero ben arduo da comprendere. Come può, un clero che sia in buona fede, e una teologia cattolica che sia al servizio della Verità, voler “dialogare” con la menzogna? E che altro sono le false religioni, o le confessioni cristiane scismatiche, se non delle contraffazioni dell’unica Verità, ossia delle menzogne? Quale malinteso concetto di dialogo è quello del clero modernista e progressista! Quando mai Gesù Cristo, il solo e vero Maestro, ha voluto “dialogare” coi sacerdoti di Baal; o con quelli di Astarte, la Grande Madre, o della sua equivalente, l’Artemide di Efeso; o con quelli di Iside? E dunque: costoro pensano forse di essere superiori al divino Maestro? Di essere più saggi, più aperti, più “adulti”? Quale sconfinata superbia! E, di nuovo: quale culto della menzogna, e quale offesa sfacciata alla Verità!...
La menzogna non è solo un peccato: è un sacrilegio
di Francesco Lamendola
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