E il teologo disse "non diffondete l'audio"
Ho avuto modo di partecipare, quando i cinque dubia dei quattro ancora non erano stati né inviati privatamente né portati alla pubblica conoscenza per un dibattito vivo e vivace ancora oggi, ad un incontro presso una realtà ecclesiale non parrocchiale, in quanto la parrocchia è amministrati dai frati francescani.
In poche parole mi sono trovato di fronte a un lupo vestito da agnello, un prete protestante travestito da sacerdote cattolico, un apostata della fede cattolica apostolica romana di sempre, uno dei tanti Giuda traditori del Figlio di Dio Gesù Cristo venuto a corrompere la sacra dottrina in quanto è andato oltre la fumosità di Amoris Laetitia.
Non solo alle mie domande sui rischi della casuistica e del dare l’Eucaristia ai divorziati risposati con la percezione della fine del matrimonio indissolubile ha risposto con un si senza condizioni, ma con molta sicumera, adducendo una risposta di fede in funzione della misura del dono ricevuto (a una scelta tra bene e peccato in una situazione irregolare da me prospettata ha risposto con una scelta da compiere nella gradualità del bene, eliminando di fatto il male, ossia la condizione oggettiva di peccato), nonostante il concilio di Trento abbia solennemente affermato l'indissolubilità del matrimonio ma alla domanda di un anziano seduto davanti a me circa la ‘benedizione della coppie omosessuali’, anziché rispondere con il punto 251 della stessa esortazione che afferma “Nel corso del dibattito sulla dignità e la missione della famiglia, i Padri sinodali hanno osservato che “circa i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali, non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”, ha risposto invece affermando che ‘il prossimo passo della Chiesa sarà quello di cercare una sorte di inclusione di queste coppie’.
Siccome è andato oltre il limite, e penso ne fosse consapevole, alla fine della presentazione della Sua ‘Amoris Laetitia’ – (sua in quanto spero e presumo che siano le sue opinioni personali di un teologo e non il pensiero della Chiesa) ha detto di non fare girare troppo l’audio in quanto verbalmente si dicono cose che non si scrivono: in questo almeno ha mostrato un segno di consapevolezza.
Quando mi sono convertito all’età di 24 anni alla fede della Chiesa, che è la fede degli Apostoli e non la fede mia e del teologo, mi era stato insegnato che i papi non possono contraddire i loro predecessori e che il potere del papa trova un limite invalicabile nei concili e nel magistero precedente; e che la dottrina della Chiesa era immutabile, ed era un parola di eternità in un mondo di parole che passano: in altre parole in questi 3 lustri ci ho messo la faccia a difendere la dottrina della Chiesa, nei suoi punti anche più risibili per il mondo, in ogni luogo e dove e adesso mi trovo nella condizione di trovarmi in torto, quando so di non affermare opinioni di uomini?
A me non interessa una Chiesa che mi dia ragione quando ho ragione ma mi interessa una chiesa che mi dica che sbaglio quando penso di avere ragione, come insegna il Che Guevara cattolico, ossia il rivoluzionario Chesterton.
Mi ricordo che la diocesi di Milano quando sul giornale laicista “la Repubblica" o "Il Fatto Quotidiano” venne fuori che stava chiedendo ai professori di religione con un questionario se nelle loro scuole facessero lezioni di ideologia gender, la stessa diocesi ha chiuso la vicenda pronandosi di fronte alla denuncia , con formali scuse, quando invece qua le uniche persone che devono chiudere scusa a Dio per i loro peccati sono gli ideologi gender e tutti gli omosessualisti dei tempi nostri.
Forse mancano oggi quelli che erano i profeti di un tempo che, al contrario della Chiesa dialogante di oggi, hanno il coraggio di denunciare il male affermando: “non ti è lecito”! come fa il Battista. Una denuncia dell’adulterio del Re, che essendo il capo e rappresentante del popolo, rappresenta una denuncia dell’adulterio di Israele. Non si tratta di legalismo, né di semplice condanna. La profezia è sempre denuncia del peccato e appello alla conversione.
Il Profeta vuol salvare il peccatore per amore del quale espone la propria vita. Solo che oggi la profezia andrebbe indirizzata non ai rappresentanti di Cesare, ma ai rappresentanti di Dio. Una Chiesa non è un grado di far crescere i suoi figli se, nella presunzione di essere più misericordiosa, accogliente e inclusiva del Padre, non è più capace di dire le parole dure che fanno male ma che fanno crescere: NON POSSUMUS!
Per il bene dell’anima naturalmente, di cui non si parla più e che sembra sparita dalla memoria e dall’orizzonte dei fedeli. Se la cosa più importante del Cristianesimo è Cristo stesso senza la quale non c’ cristianesimo (per questo si dice che il cristianesimo è un Persona), la cosa più importante per un cattolico è senza dubbio l’Eucaristia, ove Cristo è presente in corpo, sangue anima e divinità, secondo una dicitura ormai caduta in disuso, un cibo imprescindibile per l’anima per chi vuole vivere (e morire) da Cattolico.
In poche parole mi sono trovato di fronte a un lupo vestito da agnello, un prete protestante travestito da sacerdote cattolico, un apostata della fede cattolica apostolica romana di sempre, uno dei tanti Giuda traditori del Figlio di Dio Gesù Cristo venuto a corrompere la sacra dottrina in quanto è andato oltre la fumosità di Amoris Laetitia.
Non solo alle mie domande sui rischi della casuistica e del dare l’Eucaristia ai divorziati risposati con la percezione della fine del matrimonio indissolubile ha risposto con un si senza condizioni, ma con molta sicumera, adducendo una risposta di fede in funzione della misura del dono ricevuto (a una scelta tra bene e peccato in una situazione irregolare da me prospettata ha risposto con una scelta da compiere nella gradualità del bene, eliminando di fatto il male, ossia la condizione oggettiva di peccato), nonostante il concilio di Trento abbia solennemente affermato l'indissolubilità del matrimonio ma alla domanda di un anziano seduto davanti a me circa la ‘benedizione della coppie omosessuali’, anziché rispondere con il punto 251 della stessa esortazione che afferma “Nel corso del dibattito sulla dignità e la missione della famiglia, i Padri sinodali hanno osservato che “circa i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali, non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”, ha risposto invece affermando che ‘il prossimo passo della Chiesa sarà quello di cercare una sorte di inclusione di queste coppie’.
Siccome è andato oltre il limite, e penso ne fosse consapevole, alla fine della presentazione della Sua ‘Amoris Laetitia’ – (sua in quanto spero e presumo che siano le sue opinioni personali di un teologo e non il pensiero della Chiesa) ha detto di non fare girare troppo l’audio in quanto verbalmente si dicono cose che non si scrivono: in questo almeno ha mostrato un segno di consapevolezza.
Quando mi sono convertito all’età di 24 anni alla fede della Chiesa, che è la fede degli Apostoli e non la fede mia e del teologo, mi era stato insegnato che i papi non possono contraddire i loro predecessori e che il potere del papa trova un limite invalicabile nei concili e nel magistero precedente; e che la dottrina della Chiesa era immutabile, ed era un parola di eternità in un mondo di parole che passano: in altre parole in questi 3 lustri ci ho messo la faccia a difendere la dottrina della Chiesa, nei suoi punti anche più risibili per il mondo, in ogni luogo e dove e adesso mi trovo nella condizione di trovarmi in torto, quando so di non affermare opinioni di uomini?
A me non interessa una Chiesa che mi dia ragione quando ho ragione ma mi interessa una chiesa che mi dica che sbaglio quando penso di avere ragione, come insegna il Che Guevara cattolico, ossia il rivoluzionario Chesterton.
Mi ricordo che la diocesi di Milano quando sul giornale laicista “la Repubblica" o "Il Fatto Quotidiano” venne fuori che stava chiedendo ai professori di religione con un questionario se nelle loro scuole facessero lezioni di ideologia gender, la stessa diocesi ha chiuso la vicenda pronandosi di fronte alla denuncia , con formali scuse, quando invece qua le uniche persone che devono chiudere scusa a Dio per i loro peccati sono gli ideologi gender e tutti gli omosessualisti dei tempi nostri.
Forse mancano oggi quelli che erano i profeti di un tempo che, al contrario della Chiesa dialogante di oggi, hanno il coraggio di denunciare il male affermando: “non ti è lecito”! come fa il Battista. Una denuncia dell’adulterio del Re, che essendo il capo e rappresentante del popolo, rappresenta una denuncia dell’adulterio di Israele. Non si tratta di legalismo, né di semplice condanna. La profezia è sempre denuncia del peccato e appello alla conversione.
Il Profeta vuol salvare il peccatore per amore del quale espone la propria vita. Solo che oggi la profezia andrebbe indirizzata non ai rappresentanti di Cesare, ma ai rappresentanti di Dio. Una Chiesa non è un grado di far crescere i suoi figli se, nella presunzione di essere più misericordiosa, accogliente e inclusiva del Padre, non è più capace di dire le parole dure che fanno male ma che fanno crescere: NON POSSUMUS!
Per il bene dell’anima naturalmente, di cui non si parla più e che sembra sparita dalla memoria e dall’orizzonte dei fedeli. Se la cosa più importante del Cristianesimo è Cristo stesso senza la quale non c’ cristianesimo (per questo si dice che il cristianesimo è un Persona), la cosa più importante per un cattolico è senza dubbio l’Eucaristia, ove Cristo è presente in corpo, sangue anima e divinità, secondo una dicitura ormai caduta in disuso, un cibo imprescindibile per l’anima per chi vuole vivere (e morire) da Cattolico.
di Marco Parnaso
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