ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 28 giugno 2017

"Cambio di paradigma"?


Dopo l'Accademia per la Vita, cambia faccia anche l'Istituto per la Famiglia

Passati al setaccio l'uno dopo l'altro, i nuovi membri della Pontificia Accademia per la Vita nominati il 13 giugno da papa Francesco, riservano ogni giorno nuove sorprese.
Ma anche nel contiguo Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, anch'esso consegnato dal papa alla cura di monsignor Vincenzo Paglia, si prepara una svolta nella stessa direzione.
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Nella Pontificia Accademia per la Vita ha fatto inizialmente scalpore soprattutto la nomina del teologo moralista anglicano Nigel Biggar, sostenitore dell'aborto fino a "18 settimane dopo il concepimento".
Interpellato da Vatican Insider, monsignor Paglia ha tentato di giustificare la nomina asserendo che Biggar – a parte le parole scambiate nel 2011 con il filosofo e acceso abortista Peter Singer – "non ha mai scritto nulla sul tema dell'aborto", mentre sul fine vita "ha una posizione assolutamente coincidente con quella cattolica".
Ma non c'è voluto molto per scoprire che entrambe le asserzioni non corrispondono al vero, e che Biggar ha espresso le sue posizioni possibiliste in tema di aborto in un articolo del 2015 sul "Journal of Medical Ethics" e in tema di eutanasia nel suo libro del 2004 "Aiming to kill. The ethics of suicide and euthanasia".
Poi si è notato che anche altri neoaccademici sono ben lontani dalle posizioni della Chiesa:
- la svedese Katarina Le Blanc, del Karolinska Institutet di Stoccolma, che utilizza cellule staminali tratte da embrioni umani fecondati in vitro;
- il giapponese e premio Nobel Shinya Yamanaka, che pur celebre per aver prodotto artificialmente delle cellule staminali pluripotenti non esclude affatto che si proseguano le ricerche sull'utilizzo delle staminali embrionali umane, e spiega perché in un articolo sulla rivista scientifica "Cell & Stem Cell".
- l'ebreo israeliano Avraham Steinberg, che ammette in alcuni casi l'aborto e la distruzione degli embrioni ad uso scientifico;
- l'italiano Maurizio Chiodi, teologo moralista di primo piano, che nel suo libro "Etica della vita" apre all'ammissione della procreazione artificiale, se sorretta da una "intenzione generante".
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Intanto, come già è avvenuto per l'Accademia, anche per il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia è in arrivo un nuovo statuto, che entrerà presto in vigore con un chirografo di papa Francesco.
L'istituto cambierà nome, non si intitolerà più al papa che l'ha fondato, si chiamerà "Istituto di Scienze della Famiglia" o qualcosa di simile, e sarà incorporato nella Pontificia Università Lateranense, sotto l'autorità del suo attuale rettore, monsignor Enrico dal Covolo.
Questa perdita di autonomia dell'istituto viene giustificata dai fautori del nuovo corso con la volontà di rafforzare il valore dei titoli di licenza in teologia morale, di dottorato e di master che esso rilascia, di ampliare la sua offerta formativa integrandola con quella dell'università e di allargare il suo orizzonte internazionale.
Ma a parte il fatto che l'Istituto Giovanni Paolo II ha già numerose sue sedi in Europa, Asia, Africa, America ed Australia, un primo effetto pratico di questo cambiamento sarà che il suo corpo docente potrà essere rimodellato a piacimento, immettendo nuovi professori e nuovi studiosi presi dall'Università Lateranense e da altre università pontificie e non.
E questo basta per aggirare il muro eretto dai suoi attuali docenti, nella quasi totalità compatti nel tener ferma la linea del fondatore dell'istituto, papa Karol Wojtyla, e dei suoi primi tre presidi: Carlo Caffarra, Angelo Scola e Livio Melina. Quest'ultimo è stato rimosso la scorsa estate e sostituito dal teologo milanese PierAngelo Sequeri, contestualmente alla nomina di monsignor Paglia a Gran Cancelliere dell'istituto. Di Scola, divenuto cardinale e arcivescovo di Milano, si sa che è stato il grande sconfitto da Jorge Mario Bergoglio nel conclave del 2013. Mentre di Caffarra, anche lui divenuto cardinale e oggi arcivescovo emerito di Bologna, è nota la franchezza di parola nei confronti di papa Francesco: è uno dei quattro cardinali che gli hanno chiesto pubblicamente di fare chiarezza sui "dubia" generati dal suo magistero proprio in materia di matrimonio e famiglia e che gli hanno recentemente scritto per essere ricevuti in udienza. In entrambi i casi senza che il papa li degnasse di una risposta.
Un esempio della linea "wojtyliana" sulla quale continuano ad essere attestati i docenti dell'istituto ereditati dalla passata gestione è il "Vademecum" sull'interpretazione di "Amoris laetitia" edito a cura dei professori José Granados, Stephan Kampowski e Juan José Pérez-Soba, in piena continuità con il magistero precedente della Chiesa.
Non mancano però nemmeno i primi cambiamenti di campo. Il più clamoroso è quello di Gilfredo Marengo, dal 2013 docente di antropologia teologica nell'istituto. Era uno dei discepoli prediletti di Scola, quando questi era preside e anche dopo, mentre ora lo si ritrova sulla sponda opposta, con monsignor Paglia. Non è un caso che proprio a Marengo sia stato dato l'incarico di coordinare la commissione – di cui fa parte l'attuale preside dell'istituto, Sequeri – che dovrebbe aprire la strada a una reinterpretazione dell'enciclica di Paolo VI "Humanae vitae" sulla contraccezione, alla luce di "Amoris laetitia".
Resta poi da vedere che cosa accadrà con le sedi periferiche dell'istituto, anch'esse poco disposte a sottomettersi al nuovo corso. La più potente è quella di Washington, con un agguerrito corpo docente tutto sulla linea "wojtyliana" e ben finanziata dai Cavalieri di Colombo, il cui capo supremo, Carl Anderson, ne è anche docente e vicepreside.
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In ogni caso, gli allievi e i docenti dell'Istituto Giovanni Paolo II tuttora in cattedra tirano avanti dritto, senza demordere.
Sul prossimo numero della rivista dell'istituto, "Anthropotes", comparirà un articolo di un dottorando di Milano, Alberto Frigerio, che critica a fondo il volume "Amoris laetitia: un punto di svolta per la teologia morale", a cura di Stephan Goertz e Caroline Witting, edito in Italia dalla San Paolo, che esprime le posizioni più avanzate della teologia tedesca.
E proprio con il più noto dei teologi moralisti di Germania, Eberhard Schockenhoff – autore di un recente saggio su "Stimmen der Zeit" che ha fatto molto rumore –, ha incrociato le lame Livio Melina, il penultimo preside dell'istituto, durante un convegno a Nysa, in Slesia, di un centinaio di teologi moralisti polacchi, presenti due vescovi ausiliari di Poznan e di Lublino.
Schockenhoff è un'autorità non solo in Germania ma anche fuori. La conferenza episcopale di Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia ha voluto ascoltare proprio lui in una giornata di studio su "Amoris laetitia" tenuta ad Amburgo due mesi fa.
Ma Melina ha contraddetto punto per punto le posizioni del teologo tedesco, mostrando l'infondatezza del presunto "cambio di paradigma" che molti associano al magistero di papa Francesco. E i vescovi della Polonia, nelle loro linee guida per l'applicazione di "Amoris laetitia", concordano in pieno con lui.


La conferenza di Melina, pronunciata il 12 giugno, sarà anch'essa pubblicata sul prossimo numero di "Anthropotes", col titolo: "Le sfide di 'Amoris laetitia' per un teologo della morale".

Settimo Cielo di Sandro Magister 28 giuhttp://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/06/28/dopo-laccademia-per-la-vita-cambia-faccia-anche-listituto-per-la-famiglia/

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