Fa meraviglia che il Papa non risponda? Purtroppo no
SCRITTO DAL C3S
Alla sacrosanta lettera inviata da monsignor Caffarra al Papa per chiedere un incontro e discutere sulla confusione generata dai diversi modi di applicazione dell’Amoris Laetitia da parte delle Conferenze Episcopali (leggi qui), il Santo Padre ha finora ritenuto opportuno non rispondere.
Perchè?
La risposta ci sembra ovvia: perché il Papa non può rispondere.
Ovviamente non si tratta di un’impossibilità di fatto, quanto di un’impossibilità di principio, nel senso che la linea che ha scelto questo Pontefice (linea che riteniamo essere l’esito “coerente” di un’impostazione che già da tempo è presente nella Chiesa) obbliga a non rispondere, obbliga cioè a mantenere le cose in una prospettiva evanescente, fluida, differenziata, contestualizzata. Così come esige il pastoralismo.
In questa situazione non ci può essere risposta. Se si volesse rispondere, bisognerebbe affermare la legittimità di una simile “rivoluzione”, ma il dirlo ufficialmente implicherebbe una serie di conseguenze sul piano canonico di portata enorme.
Ed ecco le “ragioni” del silenzio, che sono le “ragioni” del lasciare andare, del fare decantare, affinché la situazione possa essere data come “fatta” e quindi come inevitabile.
Qualcuno l’ha giustamente definito “scandalo del silenzio”. Roberto de Mattei su corrispondenzaromana.it ha così scritto: “Non c’è scandalo né ribellione nel fatto che dei collaboratori del Papa gli chiedano un’udienza privata e che, nella richiesta, descrivano con ‘parrhesia’, ma con oggettività, la divisione che ogni giorno si allarga nella Chiesa. Lo scandalo è il rifiuto del Successore di Pietro di ascoltare chi chiede di essere ricevuto. Tanto più che Papa Francesco ha voluto fare dell’ “accoglienza” il marchio di fabbrica del suo pontificato affermando, in una delle sue prime omelie a Santa Marta (25 maggio 2013) che i «cristiani che chiedono non devono mai trovare porte chiuse». Perché rifiutarsi di dare udienza a quattro cardinali che non fanno altro che il loro dovere di consiglieri del Papa?”
E tutto questo si traduce in contraddizione e dissoluzione.
Contraddizione, se è vero come è vero che mai come in questo pontificato si è predicato in favore dell’apertura, dell’uscita, dell’incontro. Giustamente ha commentato Riccardo Cascioli su lanuovabq.it: “(…) questo atteggiamento sprezzante del Papa nei confronti di chi ha firmato i Dubia è in contrasto con tutta la sua predicazione. Prendiamo ad esempio la sua recente udienza alla Congregazione per il clero, quando ha raccomandato la vicinanza dei vescovi ai propri sacerdoti: «Quante volte io ho sentito le lamentele di sacerdoti… (…): ho chiamato il vescovo; non c’era, e la segretaria mi ha detto che non c’era; ho chiesto un appuntamento; “È tutto pieno per tre mesi…”. E quel prete rimane staccato dal vescovo. Ma se tu, vescovo, sai che nella lista delle chiamate che ti lascia il tuo segretario o la tua segretaria ha chiamato un prete e tu hai l’agenda piena, quello stesso giorno, alla sera o il giorno dopo – non di più – richiamalo al telefono e digli come sono le cose, valutate insieme, se è urgente, non urgente… Ma l’importante è che quel prete sentirà che ha un padre, un padre vicino. Vicinanza. Vicinanza ai preti. Non si può governare una diocesi senza vicinanza, non si può far crescere e santificare un sacerdote senza la vicinanza paterna del vescovo.’ Ma se la vicinanza è un dovere dei vescovi con i sacerdoti, non dovrebbe valere anche per il Papa con cardinali e vescovi?”
Dissoluzione, perché questo silenzio non fa altro che legittimare un cattolicesimo prêt-à-porter, o se volete: alla carta… ognuno sceglie o scarta ciò che vuole,ovviamente senza parlare… in silenzio!
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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